Quarta Domenica di Avvento Anno B


Vangelo Commentato dai Padri

Quarta domenica di Avvento Anno B

Vangelo Luca 1,26-38

In quel tempo l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’Angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».
E l’angelo partì da lei.

VERSETTI 26-27

Nel sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

BEDA: Poiché l’incarnazione di Cristo sarebbe avvenuta nella sesta età, oppure sarebbe accaduta per il compimento della Legge, giustamente nel sesto mese dal concepimento di Giovanni l’Angelo inviato a Maria annuncia il Salvatore che sarebbe venuto; perciò si dice: nel sesto mese. Per sesto mese intendi il mese di marzo, nel venticinquesimo giorno del quale si dice che nostro Signore è stato concepito e ha patito, come nel venticinquesimo giorno di dicembre è nato. Perché se in questo giorno, come alcuni pensano, accade l’equinozio di primavera, oppure se crediamo che in quel giorno avvenga il solstizio di inverno, conviene che con l’aumento della luce venga concepito e nasca colui «che illumina ogni uomo che viene in questo mondo» (Gv 1,9). Ma se qualcuno pensa che prima del tempo del concepimento e della nascita del Signore la luce aumenta oppure le tenebre diminuiscono, diciamo anche noi che Giovanni predicava il regno dei cieli prima della sua venuta.

BASILIO: Gli spiriti celesti si avvicinano a noi non come da se stessi, ma per il fatto che contemplano la bellezza della divina sapienza; onde continua: l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio.

GREGORIO. Alla Vergine Maria viene infatti mandato non un Angelo qualsiasi, ma l’Arcangelo Gabriele. Indubbiamente per questo sommo ministero era degno di venire quell’Angelo che annunciava la cosa più grande di tutte; perciò gli viene dato un nome particolare per indicare mediante il vocabolo che cosa egli valga nella sua operazione. Infatti Gabriele significa fortezza di Dio; perciò mediante la fortezza di Dio si doveva annunciare chi era il Signore delle potenze, che potente nel combattimento veniva a debellare le potenze dell’aria.

GLOSSA: Si aggiunge il luogo dove viene inviato, quando si dice: in una città della Galilea chiamata Nazaret: infatti si annunciava che sarebbe venuto il Nazareo, cioè il Santo dei santi.

BEDA: Era un inizio appropriato della riparazione umana che un Angelo fosse inviato da Dio per consacrare la Vergine con un parto divino; poiché la prima causa della rovina umana accadde quando il serpente fu inviato dal diavolo a ingannare la donna con lo spirito della superbia. Perciò si prosegue: a una vergine.

AGOSTINO: Infatti solo la verginità poté partorire decorosamente colui che nella sua nascita non poteva avere nessun padre. Infatti era necessario che il nostro capo, mediante un miracolo strepitoso, secondo il corpo nascesse da una vergine; il che significava che le sue membra sarebbero nate dalla vergine Chiesa secondo lo Spirito.

GIROLAMO: E opportunamente viene inviato alla Vergine un Angelo, perché la verginità è sempre consanguinea agli Angeli. Certamente vivere nella carne al di fuori della carne non è una vita terrena, ma celeste.

CRISOSTOMO: Ora l’Angelo non dà l’annuncio alla Vergine dopo il parto, al fine di non turbarla eccessivamente; perciò le parla prima del concepimento, e questo non nel sonno, ma in modo visibile: infatti, per assumere un rapporto straordinariamente grande, aveva bisogno di una visione solenne prima dell’evento della cosa.

AMBROGIO: La Scrittura presenta bene entrambe le cose, cioè che era sposata e che era vergine: vergine, per apparire esente dall’unione con un uomo, e sposata per non essere bruciata dall’infamia di una verginità profanata, quando un seno gravido sarebbe parso segno di corruzione. Ora, il Signore preferì che qualcuno dubitasse della sua nascita [miracolosa] piuttosto che del pudore della madre. Infatti conosceva la delicata verecondia della vergine e la fama fuggevole del pudore, e non pensò giusto che si costruissero delle ingiurie intorno alla madre circa la sua origine. Così come la Beata Vergine viene conservata integra nel pudore, altrettanto viene conservata inviolabile la verginità nella fama; né conveniva lasciare un’ombra di scusa alle vergini con l’opinione sinistra che apparisse disonorata la madre del Signore. Ora, di che cosa si potrebbero accusare i Giudei, di che cosa si potrebbe accusare Erode, se avessero perseguitato uno nato da un adulterio? E in che modo egli stesso avrebbe potuto dire (Mt 5,17): «Non sono venuto per abolire la Legge, ma per completarla», se fosse stato visto incominciare con un’offesa della Legge, poiché il parto di una donna non sposata viene condannato dalla Legge? E perché si presta maggior fede alle parole di Maria e si rimuove la spinta a mentire? Infatti sembrerebbe che una donna incinta non sposata volesse nascondere la colpa con la menzogna. Invece non aveva nessun motivo di mentire una donna sposata. Poiché per le donne il parto è il premio del matrimonio e la grazia delle nozze. Inoltre non fu una cosa insignificante che la verginità di Maria ingannasse il principe di questo mondo, il quale vedendola sposata a un uomo non poteva avere sospetti in un parto.

ORIGENE. Infatti se non avesse avuto uno sposo, sarebbe sorto immediatamente nel diavolo il dubbio su come fosse rimasta incinta una donna che non si era coricata con il marito. Questo concepimento dev’essere divino, dev’essere qualche cosa di più sublime della natura umana.

AMBROGIO: Ma ingannò ancora di più i principi di questo mondo: infatti la malizia dei demoni scopre facilmente anche le cose occulte; invece coloro che sono occupati nelle vanità mondane, non riescono a conoscere le cose divine. Che anzi il marito viene adoperato come un teste più valido del suo pudore, in quanto potrebbe cancellare l’ingiuria e vendicare l’insulto, qualora non venisse riconosciuto il mistero: perciò si aggiunge: un uomo della casa di Davide chiamato Giuseppe.

BEDA: Il che non appartiene soltanto a Giuseppe, ma anche a Maria. Infatti era un comandamento della Legge che ciascuno prendesse moglie dalla stessa tribù o famiglia. Poi continua: la vergine si chiamava Maria. In ebraico Maria significa stella del mare, mentre in siriaco significa signora, e a buon diritto, perché meritò di generare il Signore di tutto il mondo e la luce perenne dell’universo.

VERSETTI 28-29

Entrando da lei disse: Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te, benedetta sei tu fra le donne. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.

AMBROGIO: Conosci una vergine dai suoi costumi; sola in luoghi segreti, che nessun uomo può vedere, e soltanto l’Angelo può trovare; perciò si dice: entrando da lei. E per non essere guastata da un discorso volgare, essa viene salutata da un Angelo.

Il GRECO: Al posto della voce precedentemente diretta alla donna, ora si rivolge alla Vergine un discorso. In quella a causa del peccato il parto viene punito con il dolore; in questa l’afflizione viene scacciata dalla gioia: perciò con ragione l’Angelo preannuncia alla Vergine la giocondità, dicendo: ti saluto (Ave). E che fosse considerata degna degli sponsali viene testimoniato quando dice: o piena di grazia; come se venisse mostrata allo sposo come una caparra o una dote il fatto che sia ricca di grazie. Infatti delle cose che dice alcune appartengono alla sposa e altre allo sposo.

GIROLAMO: Viene detto bene: o piena di grazia; poiché agli altri viene data in modo parziale, mentre in Maria viene infusa simultaneamente tutta la pienezza della grazia. Veramente piena di grazia, mediante la quale con la grande pioggia dello Spirito Santo è stata ricolmata ogni creatura. Infatti si trovava già con la Vergine chi inviava l’Angelo alla Vergine, e il Signore precedette il proprio messaggero, né poteva essere contenuto da luoghi chi si trova in tutti i luoghi; onde segue: il Signore è con te.

AGOSTINO: Molto più che in me, egli si trova nel tuo cuore, si forma nel tuo seno, riempie la mente, riempie il ventre.

Il GRECO: Qui sta il compimento di tutta la sua missione. Infatti il Verbo di Dio, come lo sposo che compie un’unione che supera ogni ragione, in quanto egli stesso che germoglia viene allo stesso tempo germogliato, rese conforme a se stesso tutta la natura umana. Invero per ultimo viene posto come massimamente perfetto e riassuntivo: benedetta sei tu fra le donne; la sola fra tutte le donne: sicché in te siano benedette le donne, come i maschi sono benedetti nel Figlio; ma ancora di più le une e gli altri in entrambi. Infatti come per mezzo di una donna e di un uomo entrarono simultaneamente nel mondo il peccato e il dolore, così ora per mezzo di una (donna) e di un (uomo) è stata ristabilita la benedizione e la gioia è stata riversata sui singoli.

AMBROGIO: Ora riconosco la vergine dalla verecondia, poiché aveva paura; infatti prosegue: a queste parole ella rimase turbata. Trepidare è proprio delle vergini; perciò temono qualsiasi entrata di un uomo e qualsiasi discorso di un uomo. Impara, o vergine, a evitare la leggerezza delle parole: Maria aveva paura persino del saluto di un Angelo.

Il GRECO: Come se ella fosse abituata a queste visioni, l’Evangelista non attribuisce il suo turbamento alla visione, ma a cose affini, dicendo: a queste parole ella rimase turbata. Ora, fa’ attenzione sia all’anima che alla voce della Vergine, che sono pudiche e prudenti. Ascoltata la gioiosa notizia, ella considerò attentamente quanto le era stato detto, e non vi si oppose manifestamente per incredulità, né lo accolse immediatamente con leggerezza; evitando allo stesso tempo sia la leggerezza di Eva sia l’ostinazione di Zaccaria; donde segue: e si domandava che senso avesse un tale saluto; non il concepimento, infatti ignorava ancora l’immensità del mistero, ma il saluto; forse era un saluto sfacciato, come di un uomo a una vergine, o un saluto divino, dal momento che si fa menzione di Dio, quando si dice: il Signore è con te?

AMBROGIO. Si stupiva anche per la nuova formula di benedizione che prima non era affatto conosciuta: ciò veniva riservato solamente a Maria.

ORGENE Infatti se Matia avesse saputo che un simile discorso era stato fatto ad altri, in quanto possedeva la conoscenza della Legge, un simile saluto non l’avrebbe spaventata come se fosse una cosa straordinaria.

VERSETTI 30-33

L’angelo le disse: Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai nel grembo un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà fine.

BEDA: Poiché vedeva che la Vergine era turbata dall’insolito saluto, chiamandola per nome come se si trattasse di una persona più familiarmente conosciuta, le ordina che non deve temere; perciò segue: l’Angelo le disse: non temere, Maria.

Il GRECO: Come se dicesse: Non sono venuto per ingannare, ma per dare la soluzione dell’inganno; non sono venuto per violentare la tua verginità inviolabile, ma per spalancare l’abitazione al creatore e al custode della purezza; non sono un servitore del serpente, ma l’ambasciatore di chi uccide il serpente; il curatore degli sponsali, non l’orditore di insidie. Perciò non ha neppure permesso che fosse molestata da considerazioni che la distraessero, perché non fosse giudicato sleale il ministro dell’annunzio.

CRISOSTOMO: Ora, chi si merita la grazia presso Dio, non ha di che temere; perciò segue: perché hai trovato grazia presso Dio. Ma in che modo uno trova la grazia se non mediante l’umiltà? Infatti Dio concede la grazia agli umili.

Il GRECO: La Vergine trova la grazia presso Dio perché adornando la propria anima con lo splendore della purezza, preparò una dimora gradita a Dio; e non conservò solamente un celibato inviolabile, ma custodì anche una coscienza immacolata.

ORIGENE: Prima di lei molti avevano trovato grazia, e perciò soggiunge ciò che le è proprio dicendo: ecco concepirai nel grembo un figlio. L’espressione ecco denota la celerità e la presenza, insinuando che con la sua parola è stato celebrato il concepimento. Dice: concepirai nel grembo, per mostrare che il Signore assume la carne dal suo seno verginale e dalla nostra sostanza. Infatti venne il divino Verbo che avrebbe purificato la natura umana e gli inizi della nostra generazione; quindi, senza peccato e senza seme umano, è concepito come noi nella carne in ogni particolare e viene portato nel grembo per lo spazio di nove mesi.

GREGORIO NISSENO: Ma poiché succede in modo speciale che si concepisca uno spirito divino e si partorisca uno spirito salvifico, secondo il Profeta, perciò aggiunge: lo darai alla luce.

AMBROGIO: Ora, non tutte le donne sono come Maria, sicché mentre concepiscono per opera dello Spirito Santo, danno alla luce il Verbo. Infatti ci sono quelle che prima di partorire eliminano un Verbo abortivo, e ci sono quelle che portano nel loro seno il Cristo ma non l’hanno ancora formato (nel loro cuore).

GREGORIO NISSENO: Ora, mentre l’attesa del parto riempie le donne di timore, la dolce notizia del parto placa la paura del timore, quando si dice: e lo chiamerai Gesù. Infatti la venuta del Salvatore respinge ogni timore.

BEDA: Ora, Gesù si interpreta come Salvatore o Salutare.

Il GRECO: Dice tu chiamerai, non il padre: infatti è privo di padre per quanto concerne la generazione inferiore (ossia della natura umana), come è privo di madre riguardo alla generazione superiore (cioè della natura divina).

CIRILLO: Questo nome è stato imposto al Verbo in modo nuovo, in conformità con la nascita della carne, secondo il passo profetico (Is 62,2): «E a te sarà imposto un nome nuovo che la bocca del Signore designerà».

Il GRECO: E’ vero che questo nome gli è comune con il successore di Mosè; perciò l’Angelo, accennando al fatto che non accade secondo la somiglianza con lui, aggiunge: sarà grande.

AMBROGIO: Certamente è stato detto anche di Giovanni che sarà grande, ma di lui come di un uomo grande, mentre questi viene detto grande come Dio. Infatti si estende largamente la potenza di Dio e ampiamente si espande la grandezza della sostanza celeste: essa infatti non viene rinchiusa in un luogo, né viene compresa dall’opinione, né racchiusa in una valutazione, né varia con il tempo.

ORIGENE: Perciò guarda in che modo la grandezza del Salvatore si trova diffusa in tutto l’universo: sali in alto nei cieli, e vedi in che modo li ha riempiti di realtà celesti; discendi con il pensiero negli abissi, e vedi che egli è disceso fino laggiù: se vedrai queste cose vedrai parimenti il compimento delle parole: sarà grande.

Il GRECO: Né l’assunzione della carne toglie valore all’altezza della divinità, ma piuttosto sublima l’umiltà dell’umanità. Perciò segue: sarà chiamato figlio dell’Altissimo. Indubbiamente non sei tu che gli imponi il nome, ma egli stesso sarà chiamato: e da chi se non dal suo genitore consostanziale? «Nessuno conosce perfettamente il Figlio tranne il Padre» (Mt 11, 27). Invero, colui presso il quale c’è l’infallibile conoscenza del generato, è il vero interprete riguardo alla conveniente imposizione del nome: perciò dice (Mt 17,5): «Questi è il mio Figlio diletto». Egli esiste dall’eternità, sebbene solamente ora il suo nome sia diventato chiaro per la nostra conoscenza. Perciò dice sarà chiamato, non: diverrà o sarà generato: infatti era stato consostanziale al Padre prima d’ogni tempo. Questi pertanto concepirai; di lui diverrai madre; la tua cella verginale abbraccerà colui che gli spazi celesti non possono contenere.

CRISOSTOMO: D’altronde se a qualcuno appare enorme il fatto che Dio abiti in un corpo, forse che il sole, che possiede un corpo sensibile e invia i suoi raggi ovunque, viene leso nella propria purezza? Perciò molto più il sole di giustizia, assumendo un corpo mondissimo dal seno verginale, non solo non viene contaminato, ma anzi rende più santa la sua stessa madre.

Il GRECO: E per rendere la Vergine memore dei Profeti, aggiunge: il Signore gli darà il trono di Davide suo padre, perché sappia chiaramente che chi nascerà da lei è il Cristo, che le promisero che sarebbe nato dal seme di Davide.

CIRILLO: Tuttavia il corpo mondissimo di Cristo non fu generato da Giuseppe: infatti secondo la stessa linea di parentela si incontrarono Giuseppe e Maria, dalla quale l’Unigenito assunse la forma dell’umanità.

BASILIO: Tuttavia il Signore non siederà sulla sede materiale di Davide, essendo stato trasferito il regno giudaico a Erode, ma chiama la sede di Davide, su cui siederà il Signore, regno indissolubile; onde segue: e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe.

CRISOSTOMO: Chiama al presente casa di Giacobbe coloro che tra i Giudei credettero in lui; come dice san Paolo (Rm 9,6): «Non tutti i discendenti di Israele sono israeliti, ma quelli che sono figli della promessa vengono computati nella discendenza».

BEDA: Oppure egli chiama casa di Giacobbe tutta la Chiesa, la quale o è sorta da una buona radice, oppure, essendo prima un olivastro, fu inserita a buon diritto nel buon olivo della fede.

Il GRECO: Ora, non è proprio di nessun altro il regnare in eterno se non di Dio solo: perciò avviene che, sebbene mediante l’incarnazione si dica che riceve il trono di Davide, tuttavia egli stesso, in quanto Dio, viene riconosciuto come re eterno. Poi continua: e il suo regno non avrà fine: e ciò non soltanto in quanto Dio, ma anche in quanto uomo; e anche nel momento presente possiede un regno su molti, ma alla fine regnerà su tutti, poiché ogni cosa gli sarà sottomessa.

BEDA: Perciò Nestorio smetta di dire che dalla Vergine è nato soltanto un uomo, e che questi non è stato ricevuto dal Verbo di Dio nell’unità della persona: infatti l’Angelo il quale dice che la stessa persona avrà Davide come Padre e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, dimostra che l’unica persona di Cristo possiede due nature. Ora, l’Angelo non usa le parole al futuro perché, come dicono gli eretici, il Cristo prima di essere concepito da Maria non sarebbe esistito, ma perché egli, secondo la stessa persona, l’uomo con Dio, riceve lo stesso nome di Figlio.

VERSETTI 34-35

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te; su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà da te sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio».

AMBROGIO: Né Maria doveva non credere all’Angelo, né arrogarsi alla leggera di realtà divine; perciò si dice: allora Maria disse all’Angelo: Come avverrà questo? Una tale risposta è più moderata delle parole del sacerdote (Zaccaria). Questa dice: Come avverrà questo? mentre egli rispose: «Come posso conoscere questo?». Egli si rifiuta di credere e va quasi in cerca di un altro autore della fede, mentre questa confessa di essere disposta a fare e non dubita del fatto che bisogna fare, ma chiede in che modo ciò accada. Maria aveva letto (Is 7,14): «Ecco, la vergine concepirà nel suo seno e partorirà un figlio»; perciò credeva che sarebbe accaduto; ma non aveva potuto leggere come sarebbe avvenuto; infatti come ciò sarebbe avvenuto non era stato rivelato al Profeta: un così grande mistero infatti non doveva essere rivelato dalla bocca di un uomo, ma di un Angelo.

GREGORIO NISSENO: Fa’ attenzione anche alla voce della casta Vergine: l’Angelo annuncia il parto; essa allora si appoggia sulla propria verginità, ritenendo l’incorruttibilità più importante della visione angelica; perciò dice: non conosco uomo.

BASILIO: La conoscenza viene detta in molti modi: infatti viene chiamata conoscenza la sapienza del nostro Creatore e la notizia delle sue azioni grandiose, come pure la custodia dei suoi comandamenti e l’avvicinamento a lui, e l’unione sessuale, come si intende in questo testo.

GREGORIO NISSENO: Queste parole di Maria sono l’indizio di ciò che essa pensava nella sua mente. Infatti se avesse voluto sposare Giuseppe in vista dell’unione sessuale, perché viene colta da stupore quando le viene annunciato il concepimento? Poiché in tal caso essa stessa avrebbe chiesto di diventare madre secondo la Legge naturale. Ma poiché era opportuno conservare come una cosa inviolabile il suo corpo consacrato a Dio, perciò dice: poiché non conosco uomo; come se dicesse: benché tu sia un Angelo, tuttavia poiché si vede che per me è impossibile conoscere uomo, in che modo sarò madre essendo priva di un coniuge? Poiché conosco Giuseppe solo come promesso sposo.

Il GRECO: Ma considera in che modo l’Angelo risolve il dubbio di Maria, spiegando allo stesso tempo il casto connubio e il parto ineffabile; infatti continua: le rispose l’Angelo: lo Spirito Santo scenderà su di te.

CRISOSTOMO: Come se dicesse: non ricercare un ordine naturale dove le cose trattate trascendono e superano la natura. Dici: Come avverrà questo poiché non conosco uomo? Indubbiamente ciò accadrà per il fatto stesso che non hai avuto esperienza del matrimonio; infatti se avessi praticato un uomo, non saresti considerata degna di questo mistero; non perché il matrimonio sia una cosa profana, ma perché la verginità è più grande. Infatti era conveniente che il Signore di tutte le cose avesse in comune con noi la nascita, ma che in essa si distinguesse da noi. Infatti ebbe in comune con noi il fatto di nascere da un seno materno, ma ricevette più di noi per il fatto che nacque senza l’unione sessuale. Quanto beato fu quel corpo che per la sovrabbondante purezza della Vergine Maria, come si vede, attrasse a sé il dono dell’anima! Infatti in tutti gli altri a stento si trova un’anima pura che ottenga la presenza dello Spirito Santo; ma ora la carne diviene il ricettacolo dello Spirito!

GREGORIO NISSENO: Infatti le tavole della nostra natura che la colpa aveva spezzato, di nuovo il vero legislatore le ha dirozzate per sé dalla nostra terra, creando senza l’unione sessuale un corpo assumibile dalla sua divinità, che il dito divino scolpì, ossia lo Spirito Santo che sopraggiunse sulla Vergine.

CRISOSTOMO: Inoltre: su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. La potenza dell’Altissimo sovrano è il Cristo, il quale mediante la venuta dello Spirito Santo si forma nella Vergine.

GREGORIO. Infatti con la parola adombramento sono indicate tutte e due le nature del Dio che si incarna; poiché l’ombra viene formata dalla luce e dal corpo; ora, il Signore mediante la divinità è la luce: perciò, poiché una luce incorporea si doveva incorporare nel suo seno, le si dice giustamente: su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo; cioè, in te il corpo dell’umanità riceverà la luce incorporea della divinità; infatti ciò viene detto a Maria per il conforto della sua mente che le viene dato dall’alto.

BEDA: Perciò non concepirai mediante il seme di un uomo che non conosci, ma per opera dello Spirito Santo, di cui sarai ripiena: infatti in te non ci sarà il calore della concupiscenza, là dove lo Spirito Santo stende la sua ombra.

GREGORIO NISSENO: Oppure dice: su te stenderà la sua ombra perché come l’ombra del corpo si conforma alle caratteristiche precedenti, così si manifestano gli indizi della divinità del Figlio nella potenza della generazione. Come in noi si intravede una certa potenza vitale nella materia corporea con la quale l’uomo viene formato, così nella Vergine la potenza dell’Altissimo per mezzo dello Spirito vivificante similmente assunse dal corpo virgineo la materia della carne insita nel corpo per formare l’uomo nuovo; donde segue: colui che nascerà da te sarà dunque santo.

ATANASIO: Infatti noi confessiamo che il corpo di natura umana che assunse da Maria era verissimo e secondo natura identico al nostro corpo: Maria è infatti nostra sorella, poiché discendiamo tutti da Adamo.

BASILIO: Perciò anche san Paolo dice (Gal 4,4) che «Dio mandò suo figlio nato» non mediante una donna, ma «da donna». Infatti l’espressione: «mediante una donna» poteva indicare l’idea che la nascita sarebbe stata di passaggio; invece il fatto che si dice «da donna» manifesta la comunanza di natura di chi nasce rispetto al genitore.

GREGORIO: Ora, diversamente dalla nostra santità, si dice che Gesù è nato singolarmente santo: infatti sebbene noi diventiamo santi, tuttavia non nasciamo santi, perché siamo legati dalla stessa parentela di una natura corruttibile: invece è nato veramente santo solo chi non è stato concepito mediante l’accoppiamento sessuale; chi non è uno nell’umanità e un altro nella divinità, come folleggia l’eretico; chi non fu concepito e generato come puro uomo, poi, grazie ai suoi meriti, cominciò a essere come Dio; ma con l’annuncio dell’Angelo e la venuta dello Spirito, ci fu subito nel seno il Verbo e subito il Verbo si fece carne nel seno (della Vergine): perciò segue: sarà chiamato Figlio di Dio.

TEOFILATTO: Vedi come egli manifesta la santa Trinità, ricordando non solo lo Spirito Santo, ma anche la potenza, cioè il Figlio, e l’Altissimo, cioè il Padre.

VERSETTI 36-38

Vedi: anche Elisabetta tua parente nella sua vecchiaia ha concepito un figlio, e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile. Nulla è impossibile a Dio. Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo parti da lei.

CRISOSTOMO: Poiché il detto precedente superava l’intelligenza della Vergine, egli piegò il discorso verso cose più umili, persuadendola mediante cose sensibili; perciò dice: ed ecco Elisabetta tua parente. Osserva l’abilità di Gabriele: non le ricorda Sara, oppure Rebecca o Rachele, perché erano esempi piuttosto antichi, ma adduce un fatto imminente per confortare la sua mente, e per questo le ricorda anche l’età quando dice: anch’essa nella sua vecchiaia ha concepito un figlio; e l’impotenza della natura; infatti continua: e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile. Non le annunciò sin dall’inizio il concepimento di Elisabetta, ma trascorso lo spazio di sei mesi, affinché il gonfiore del ventre fornisse la prova.

GREGORIO NAZIANZENO: Ma qualcuno domanderà: in che modo Cristo viene riferito a Davide? Poiché Maria derivava dal sangue di Aronne, dato che l’Angelo afferma che Elisabetta era sua parente. In questo caso per volontà superiore accadde che la schiatta regale si unisse alla stirpe sacerdotale, sicché il Cristo che è re e sacerdote nascesse da entrambe secondo la carne. Inoltre nell’Esodo si legge che Aronne, il quale secondo la Legge fu il primo sacerdote, condusse come sposa dalla tribù di Giuda Elisabetta figlia di Aminabad; e fa attenzione all’economia santissima dello Spirito, il quale mentre stabiliva che la moglie di Zaccaria si chiamasse Elisabetta, ci riporta a quella Elisabetta che Aronne aveva preso in moglie.

BEDA: Perciò, affinché la Vergine non diffidi di poter obbedire, porta l’esempio di un’anziana sterile che partorirà, perché impari che tutto è possibile a Dio, anche le cose che sembrano contrarie all’ordine naturale; perciò continua; nulla è impossibile a Dio.

CRISOSTOMO: Infatti, essendo Signore della natura, egli può tutto qualora lo voglia, egli che fa tutto e dispone tutto tenendo nelle sue mani le redini della vita e della morte.

AGOSTINO: Ora, chiunque dice: Se Dio è onnipotente faccia sì che le cose sono state fatte non siano fatte, non si accorge di dire che le cose che sono vere, allo stesso tempo in cui sono vere, sono false. Infatti può fare che qualche cosa non sia ciò che era: ad esempio, che colui che fece essere con la nascita, lo faccia non essere con la morte. Ma chi dirà che fa non essere ciò che già non è? Infatti tutto ciò che è passato non è più, e se da esso qualche cosa può divenire, c’è ancora qualche cosa da cui può divenire. Ma se è, in che modo è passato? Quindi non esiste propriamente ciò che abbiamo detto che è stato; ma è vero che esso è stato perché è vero nella nostra sentenza, ma non nella cosa, che non esiste più: ora, Dio non può rendere falsa questa sentenza. D’altra parte non possiamo dire che Dio è onnipotente al punto di poter credere che egli può morire. Si dice veramente onnipotente chi esiste veramente e dal quale trae l’esistenza qualsiasi cosa che in qualche modo esiste.

AMBROGIO: Ammira ora l’umiltà della Vergine, ammira la sua devozione; infatti continua: eccomi, sono la serva del Signore. Si dice serva quella che viene scelta a essere madre, né si esalta per colui che le viene promesso in modo così inatteso. Infatti colei che partorirà chi è mite e umile, dovette essa stessa preferire l’umiltà; inoltre dicendosi serva, non rivendicò per se stessa alcuna prerogativa per una grazia così grande, tranne quella di compiere ciò che le fosse comandato; donde segue: avvenga di me secondo la tua parola. Hai l’ossequio, vedi il desiderio. Eccomi sono la serva del Signore, è la disposizione a compiere il suo ufficio. Avvenga di me secondo la tua parola, è l’espressione del suo desiderio.

EUSEBIO: In questo discorso della Vergine alcuni assegnano il primato a una cosa, altri ad un’altra. Certamente qui tutti esaltano la costanza e la prontezza a obbedire; ma alcuni sottolineano il fatto che non è stata attratta da promesse così splendide e grandi, fatte da un grande Arcangelo; altri il fatto che non eccede nel modo di sollevare le sue obiezioni, ma egualmente ha cura di evitare sia la leggerezza di Eva sia la disobbedienza di Zaccaria; a me invece risulta non meno ammirevole la profondità della sua umiltà.

GREGORIO. Infatti per un mistero ineffabile, con un concepimento santo e un parto inviolabile, secondo la verità di entrambe le nature la stessa Vergine fu sia serva che madre.

BEDA: Ora, dopo avere ricevuto il consenso della Vergine, l’Angelo fa subito ritorno alle realtà celesti; donde continua: e l’Angelo partì da lei.

EUSEBIO: Non solo ottenendo quanto desiderava, ma preso da stupore per la bellezza verginale e la pienezza della virtù.

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