Natale del Signore (Messa della Notte) – Solennità


Vangelo Commentato dai Padri

Natale del Signore (Messa della Notte) – Solennità

Vangelo: Luca 2, 1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.
Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno; troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia», E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama»

VERSETTI 1-5

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.

BEDA: Il Figlio di Dio nato nella carne, come nascendo da una vergine fece vedere che l’ornamento della verginità gli era graditissimo, così viene procreato in un tempo assai pacifico per il mondo; perché ha insegnato a cercare la pace e stima degno di visitare i fautori della pace. Né poteva esserci un indizio più grande della pace che abbracciare tutto il mondo in un solo censimento, come fu decretato da Augusto; e al tempo della nascita del Signore regnava una pace così grande che, mentre in tutto il mondo le guerre erano cessate, il vaticinio del Profeta sembrava essersi avverato alla lettera; perciò si dice: In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.

Il GRECO: Il Cristo nasce nel momento in cui i principi dei Giudei erano scomparsi, e il comando era stato trasferito ai principi romani, ai quali i Giudei pagavano i loro tributi; e così si avvera la profezia che prediceva (Gen 49,10): «Lo scettro non verrà tolto a Giuda, né l’impero alla sua discendenza finché venga colui che dev’essere mandato». Ora, mentre si compiva il quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Augusto, uscì da lui un editto di fare un censimento di tutta la terra per il pagamento dei tributi; e questo venne affidato a un certo Quirino, che Cesare aveva stabilito come governatore della Giudea e della Siria. Perciò continua: Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino.

BEDA: Egli segnala questo censimento o perché fu il primo di quelli che abbracciarono tutta la terra, poiché si legge che già molte parti della terra erano state censite, oppure perché per la prima volta ebbe inizio quando Quirino fu inviato in Siria.

AMBROGIO: Aggiunge propriamente il nome del governatore per indicare l’ordine del tempo: infatti se sono scritti i nomi dei consoli nelle tavole degli acquisti, quanto più dev’essere fissato il tempo della redenzione di tutti?

BEDA: Ora, dalla disposizione divina la dichiarazione del censimento fu così fissata che ciascuno era tenuto a recarsi nella propria città; Andarono tutti a farsi registrare, ciascuno nella propria città: il che accadde perché il Signore, concepito in un luogo e nato in un altro, potesse più facilmente sfuggire al furore delle insidie di Erode. Onde continua: Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea.

CRISOSTOMO: Sotto la guida del Signore, Augusto emanò questo editto per servire alla presenza dell’Unigenito: infatti l’editto sospingeva la madre verso la patria che i Profeti avevano predetto, ossia Betlemme di Giuda; per questo motivo dice: alla città di Davide chiamata Betlemme.

Il GRECO: Perciò aggiunge: alla città di Davide, per annunziare che la promessa fatta da Dio a Davide che dal frutto del suo ventre sarebbe disceso un re perpetuo, si era avverata; perciò continua: perché era della casa e della famiglia di Davide. Ora, poiché Giuseppe era della famiglia di Davide, l’Evangelista si accontentò di notificare che la stessa Vergine Maria era della famiglia di Davide, poiché la legge divina prescriveva che gli accoppiamenti coniugali fossero contratti nella stessa stirpe; perciò segue: insieme con Maria sua sposa che era incinta.

CIRILLO: Dice che era sposata alludendo al fatto che il concepimento aveva semplicemente accompagnato gli sponsali precedenti; infatti la santa Vergine non aveva concepito mediante il seme maschile.

GREGORIO: In senso mistico il mondo viene censito in vista della nascita del Signore: perché appariva nella carne colui che avrebbe registrato i suoi eletti per l’eternità.

AMBROGIO: E mentre si mostra la dichiarazione mondana, si include quella spirituale, che non è consacrata a un re della terra, ma del cielo. Questa dichiarazione di fede è il censimento delle anime: infatti una volta abolito il vecchio censimento della sinagoga, veniva predisposto il nuovo censimento della Chiesa. E affinché tu conosca che il censimento non è di Augusto ma di Cristo, a tutto il mondo viene ordinato di iscriversi. Infatti chi poteva pretendere una iscrizione di tutto il mondo se non colui che aveva il comando su tutto il mondo? Ora, ciò non competeva ad Augusto, ma: «Del Signore è la terra e ciò che la riempie» (Sal 23,1).

BEDA: Inoltre egli compì in modo perfetto il pretesto di Augusto come colui che desidera ed è sufficiente a incrementare i suoi.

TEOFILATTO: Era pure conveniente che per mezzo di Cristo cessasse il culto di molti dèi e che fosse adorato un solo Dio: perciò viene stabilito che un solo re comandasse su tutto il mondo.

ORIGENE: A chi considera la cosa più attentamente, sembra che venga raffigurato un mistero, che cioè nella dichiarazione di tutto il mondo fosse opportuno che venisse censito anche il Cristo, perché, catalogato insieme con tutti gli altri, li santificasse tutti, e, riportato nel censimento con il mondo, gli offrisse la comunione con se stesso.

BEDA: Come allora, mentre comandava Augusto e governava Quirino, ciascuno si recava nella propria città per dichiarare il proprio censo, così ora, mentre comanda il Cristo, per mezzo dei dottori della Chiesa dobbiamo dichiarare il censo della giustizia.

AMBROGIO: Perciò questa è la prima dichiarazione delle menti al Signore, al quale tutti si confessano, non su invito dell’araldo, ma del profeta che dice (Sal 46,): «Popoli tutti, battete le mani». Quindi affinché sappiano che si tratta del censo della giustizia, vanno da lui Giuseppe e Maria, cioè il giusto e la vergine: quegli per osservare la parola, questa per obbedire.

BEDA: La nostra città e la nostra patria è la patria beata, alla quale noi dobbiamo arrivare crescendo ogni giorno nelle virtù. Ora, seguendo ogni giorno il suo maestro la santa Chiesa, dal turbine della condotta mondana che corrisponde alla Galilea, salendo alla città di Giuda, ossia della confessione e della lode, assolve al censimento della sua devozione al re eterno, e sull’esempio della beata Vergine Maria, vergine anch’essa ci concepisce dallo Spirito, e mentre è sposata a uno viene fecondata da un altro, mentre si unisce visibilmente al Pontefice che le è preposto, viene riempita della virtù dello Spirito invisibile. Perciò giustamente si intende il nome di Giuseppe come accresciuto, indicando con il nome stesso che l’insistenza del maestro che parla non serve a nulla a meno che, mentre si ascolta, si riceva l’aumento dell’aiuto superiore.

VERSETTI 6-7

Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’ alloggio.

AMBROGIO: San Luca spiega brevemente in che modo, in quale tempo e in che luogo è nato il Cristo secondo la carne, dicendo: Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Anzitutto in che modo, perché concepì da sposata ma generò da vergine.

GREGORIO NISSENO: Infatti, comparendo come uomo, tuttavia non sottostà in tutto alle leggi della natura umana: che infatti nasca da una donna, sa di umiltà; mentre la verginità, che si prestò alla sua nascita, fa vedere quanto abbia superato l’uomo. Infatti [vediamo] la sua felice gestazione, il luogo immacolato, il facile parto, la nascita senza corruzione, senza aver inizio dalla sensualità e senza aver partorito nel dolore; infatti colei che con la colpa ha introdotto la morte nella nostra natura, fu condannata a partorire tra i dolori, mentre era conveniente che partorisse con gioia chi dava alla luce l’autore della vita. Ora, in quel tempo, grazie all’integrità verginale, egli trasmigra nella vita dei mortali, in cui cominciano a diminuire le tenebre, e l’immensità della notte a causa dell’esuberanza del raggio di luce è costretta a recedere. Infatti la morte aveva toccato il confine della pravità del peccato; ma per il resto essa tende al nulla per la presenza della vera luce, che con i raggi evangelici ha illuminato tutta la terra.

BEDA: Inoltre egli si è degnato di incarnarsi nel tempo in cui sarebbe stato subito registrato nel Censimento di Cesare, che così si sarebbe messo al servizio della nostra liberazione. Perciò non solo in forza del decreto della corona imperiale, ma anche per il mistero del nome il Signore nasce a Betlemme.

GREGORIO: Betlemme viene certamente intesa come casa del pane; infatti è egli stesso a dire (Gv 6,41): «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo». Perciò il luogo dove nasce il Signore, in precedenza era chiamato casa del pane, perché sarebbe accaduto che lì apparisse mediante la natura umana colui che avrebbe ristorato a sazietà le menti degli eletti.

BEDA: Sino alla fine del mondo il Signore viene concepito a Nazaret, ma non cessa di nascere a Betlemme allorché ciascuno degli ascoltatori, dopo avere ricevuto il fiore della parola, fa di se stesso la casa del pane eterno; ogni giorno nel seno verginale, cioè nell’anima dei credenti, mediante la fede viene concepito e mediante il battesimo viene alla luce. Poi continua: Diede alla luce il suo figlio primogenito.

GIROLAMO: Da questo testo Elvidio si sforza di dimostrare che non si può parlare di primogenito a meno che uno non abbia dei fratelli, come si chiama unigenito chi è l’unico figlio dei genitori. Noi invece diamo la seguente definizione: l’unigenito è il primogenito, ma non ogni primogenito è unigenito. Non chiamiamo primogenito colui al quale seguono altri fratelli, ma colui prima del quale non è esistito nessun altro, altrimenti se è primogenito solo colui al quale seguono dei fratelli, allora i primogeniti non sono dovuti ai sacerdoti fino a quando non sono stati procreati altri fratelli, a meno che, non essendoci un altro parto, uno sia unigenito e non primogenito.

BEDA: Inoltre è unigenito nella sostanza della divinità, primogenito nell’accoglienza dell’umanità; primogenito nella grazia, unigenito nella natura.

GIROLAMO: Non fu presente nessuna ostetrica né la cura di alcuna donnetta. Essa stessa avvolse nei panni l’infante; fu essa stessa sia madre sia ostetrica; perciò segue: lo avvolse in fasce.

BEDA: Colui che ha rivestito tutto il mondo con ogni sorta di ornamento, viene avvolto in umili panni, affinché noi possiamo ricevere la prima stola (della grazia). Colui per mezzo del quale tutte le cose sono state create viene legato mani e piedi, affinché le nostre mani siano allenate a fare il bene, i nostri piedi diretti sulla via della pace.

Il GRECO: O quale mirabile costringimento e peregrinazione subì colui che contiene l’universo! Sin dall’inizio accetta la povertà e la rende bella in se stesso. Indubbiamente, se avesse voluto, avrebbe potuto venire muovendo il cielo, scuotendo la terra, scagliando fulmini; ma non è arrivato in questo modo: infatti non voleva perdere ma salvare, e voleva calpestare la superbia umana sin dall’inizio; e fa ciò non solo da uomo, ma da uomo povero; scelse inoltre una madre povera, che è priva persino delle cose su cui deporre l’infante; infatti segue: e lo depose in una mangiatoia.

BEDA: Viene contenuto dall’angustia della dura mangiatoia colui la cui sede è il cielo, per allargare a noi le gioie del regno celeste. Colui che è il pane degli Angeli viene deposto in una mangiatoia, per ristorarci con il frumento della sua carne come se si trattasse di animali sacri.

CIRILLO: Inoltre trova un uomo che è diventato bestiale nell’anima, e perciò viene posto in una mangiatoia al posto del pascolo, sicché, cambiando la nostra vita bestiale, siamo condotti a una conoscenza consona all’uomo, e così raggiungiamo non del fieno, ma il pane celeste, corpo della vita.

BEDA: Ora, colui che siede alla destra del Padre si trova privo di un albergo, per preparare per noi molte mansioni nella casa dal Padre; perciò continua: perché non c’era posto per loro nell’alloggio. Egli non nasce nella casa dei genitori, e neppure in un albergo, ma lungo la via; perché mediante il mistero dell’incarnazione egli è diventato la nostra via che ci porta alla patria dove godremo la verità e la vita.

GREGORIO: E per mostrare che per mezzo dell’umanità che assunse, fu come se fosse nato in un territorio straniero, non secondo la potenza ma secondo la natura.

AMBROGIO: Perciò per te si è fatto debolezza, mentre in se stesso è la potenza; per te povertà, mentre in se stesso è la ricchezza; non valutare quanto vedi, ma confessa che sei stato redento. O Signore Gesù, devo alle tue pene il fatto di essere stato redento, come più che alle fatiche il fatto di essere stato creato. Non sarebbe giovato a nulla nascere, a meno che non fosse giovato anche l’essere redenti.

VERSETTI 8-12

C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guarda al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento. Ma l’angelo disse loro: non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.

AMBROGIO: Guardate in che modo la curia celeste sostiene la nostra fede. Un Angelo informa Maria, un Angelo Giuseppe, un Angelo i pastori, dei quali si dice: C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.

CRISOSTOMO: Indubbiamente un Angelo apparve a Giuseppe nel sonno; ma ai pastori egli appare in modo visibile perché erano più rozzi; l’Angelo non si recò a Gerusalemme, non ricercò gli Scribi e i Farisei; infatti erano corrotti ed erano tormentati dall’invidia; invece i pastori erano sinceri, conservando l’antica condotta dei Patriarchi e di Mosè. Infatti l’innocenza è come un sentiero che conduce alla filosofia.

BEDA: Ora, in tutta la serie dell’Antico Testamento non troviamo mai che gli Angeli, che compaiono così frequentemente ai Padri, siano apparsi con la luce. Ma questo privilegio fu giustamente riservato a questo tempo, quando nelle tenebre sorse la luce per i retti di cuore: onde segue: la gloria del Signore li avvolse di luce.

AMBROGIO: Egli viene generato dal ventre, ma risplende dal cielo; giace per terra fuori dall’albergo, ma è forte grazie alla luce celeste.

Il GRECO: In verità si spaventarono per il miracolo; perciò segue: Essi furono presi da grande spavento. Ma mentre li assale il terrore, l’Angelo lo mette in fuga; per cui segue: Ma l’angelo disse loro: Non temete. Ma l’angelo non placa soltanto il loro terrore, bensì anche infonde in essi l’alacrità; infatti prosegue: ecco, vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il popolo, non solo del popolo dei Giudei, ma di tutti gli uomini. E viene mostrata la causa della gioia: con gli stessi nomi si manifesta il parto nuovo e ammirabile; infatti continua: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è Cristo Signore: dei quali il primo titolo, cioè il nome di Salvatore, è di azione; mentre il terzo, cioè il nome di Signore, è di maestà.

CIRILLO: Ma il nome che viene posto in mezzo, cioè Cristo, non significa la natura, ma l’ipostasi composta. Infatti noi confessiamo che in Cristo venne celebrata un’unzione non semplicemente figurativa, come avveniva in passato con l’olio nei re, come se si trattasse di una grazia profetica, e neppure per la realizzazione di qualche compito, secondo quanto viene detto in (Is 45,1): «Così dice il Signore a Ciro mio unto», il quale, pur essendo un idolatra, venne chiamato Cristo (unto), affinché per divino decreto occupasse tutta la provincia dei Babilonesi. Ora, il Salvatore fu unto dallo Spirito Santo umanamente nella forma di servo, ungendo poi come Dio con lo Spirito Santo coloro che credono in lui.

Il GRECO: Di questa nascita mostra anche il tempo quando dice: oggi, e il luogo quando aggiunge: nella città di Davide, e i segni quando dice: Questo sarà per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. Ecco, gli Angeli annunciano ai pastori il pastore principale, come un agnello manifestato e generato in una grotta.

BEDA: Ora, con le ricche lodi degli Angeli e con le doviziose testimonianze degli Evangelisti viene narrata l’infanzia del Salvatore, per imprimere meglio nei nostri cuori che cosa è stato fatto per noi. E bisogna osservare che come segno del nato Salvatore non viene detto che si trova avvolto nella porpora di Tiro, ma in squallide fasce; non in un letto ornato d’oro, ma in una mangiatoia.

MASSIMO: E se ai tuoi occhi le fasce diventano vili, ammira gli Angeli che lodano; se disprezzi la mangiatoia, innalza un po’ gli occhi e contempla nel cielo una nuova stella che annuncia al mondo la nascita del Signore; se credi alle cose vili, credi anche alle cose meravigliose; se vuoi discutere delle cose che appartengono all’umiltà, venera le cose superiori e celesti.

GREGORIO: Ora, in senso mistico il fatto che l’Angelo appare ai pastori che vigilano e che lo splendore di Dio li circonda, significa che meritano di contemplare le realtà divine a preferenza degli altri coloro che sanno sovrintendere degnamente al gregge dei fedeli, e mentre essi vigilano piamente sul gregge, la grazia divina splende su di loro più largamente.

BEDA: Infatti nel senso mistico questi pastori del gregge significano i dottori e i rettori delle anime dei fedeli. La notte, durante la quale i pastori montavano la guardia al loro gregge, indica i pericoli delle tentazioni, dai quali essi non cessano di custodire se stessi e i loro sudditi. E giustamente, dopo la nascita del Signore, i pastori vigilano sul gregge: perché è nato colui che dice (Gv 10,11): «lo sono il buon pastore»; ma era anche giunto il tempo in cui il pastore stesso richiamasse ai pascoli della vita le sue pecore che erano disperse.

ORIGENE: Del resto, se vogliamo salire verso una comprensione più segreta, dirò che c’erano stati Angeli pastori che governavano le realtà umane, e mentre ognuno di loro conservava la propria custodia, dopo la nascita del Signore venne un Angelo a dare l’annuncio ai pastori che era nato il vero pastore. Infatti, prima della nascita del Salvatore, gli Angeli potevano fare poco, poiché a stento qualcuno tra le varie nazioni credeva nel Signore; mentre ora popoli interi si accostano alla fede di Gesù.

VERSETTI 13-14

E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.

BEDA: Affinché non apparisse piccola l’autorità di un Angelo, dopo che uno di essi li aveva informati circa il mistero della nuova nascita, immediatamente comparve una moltitudine degli eserciti celesti; perciò si dice: E subito apparve con l’Angelo una moltitudine dell’esercito celeste. Opportunamente il coro degli Angeli che arriva assume il nome di esercito celeste, sia perché asseconda umilmente nella battaglia quel capo che apparso per sconfiggere le potenze celesti, sia perché egli stesso sconvolge fortemente con le armi celesti le potenze contrarie affinché non riescano a tentare i mortali quanto vogliono. Invero, poiché Dio nasce come uomo, si canta la pace agli uomini e la gloria a Dio. Perciò continua: la moltitudine lodava Dio e diceva Gloria a Dio nel più alto dei cieli. Dopo che un Angelo, un solo messaggero, aveva annunziato che Dio era nato nella carne umana, ecco che subito una moltitudine dell’esercito celeste irrompe in lode del Creatore, per suscitare la devozione verso il Cristo e per istruirci con il suo esempio che ogni volta che uno dei fratelli fa risuonare la parola del sacro insegnamento, oppure quando riconduciamo alla mente le cose che riguardano la pietà, si deve subito rendere a Dio la lode con il cuore, con la bocca e con le opere.

CRISOSTOMO: Una volta certamente gli Angeli venivano inviati per punire, per esempio agli Israeliti, a Davide, ai Sodomiti, alla valle di lacrime; ora invece essi cantano sulla terra rendendo grazie a Dio perché ha loro rivelato la sua discesa tra gli uomini.

GREGORIO: Contemporaneamente essi lodano (il Signore) anche perché le nostre voci si conformano alla loro esultanza per la nostra salvezza, e ancora, poiché, mentre vedono che noi siamo accolti, godono perché vedono che il loro numero viene completato.

BEDA: Essi desiderano anche la pace per gli uomini, quando aggiungono: e pace in terra agli uomini, poiché essi, ora che è nato il Signore nella carne, trattano come compagni coloro che prima avevano disprezzato in quanto ammalati e abietti.

CIRILLO: Ora, questa pace è stata realizzata per mezzo di Cristo: infatti mediante se stesso egli ci ha riconciliato con Dio Padre, eliminando la colpa nemica; in un solo uomo pacificò due popoli, e riunì in un solo gregge gli abitanti del cielo e della terra.

BEDA: Per quali uomini poi essi chiedano la pace, lo spiegano dicendo: di buona volontà, vale a dire per quelli che accolgono il Cristo che è nato: infatti non c’è pace per gli empi, mentre c’è una grande pace per coloro che amano il nome di Dio.

ORIGENE: Ma l’attento lettore investighi in che modo il Salvatore dica (più avanti 12,51): «Non sono venuto a portare la pace sulla terra», mentre ora gli Angeli, riguardo alla sua nascita, cantano: pace in terra agli uomini. In realtà, per il fatto che si chiede che vi sia la pace tra gli uomini di buona volontà, viene risolta la questione: infatti la pace che il Signore non concede sulla terra, non è la pace degli uomini di buona volontà.

AGOSTINO: Infatti la giustizia appartiene alla buona volontà.

CRISOSTOMO: Ora, ammira il meraviglioso procedimento: prima fece discendere gli Angeli verso di noi e poi condusse gli uomini alle sfere celesti; il cielo è diventato terra poiché doveva accogliere le realtà terrene.

ORIGENE: In senso mistico, gli Angeli vedevano che non potevano compiere l’ufficio che era stato loro affidato senza colui che poteva veramente salvare, e che la loro medicina era inferiore rispetto alla cura di cui gli uomini avevano bisogno; perciò, ad esempio, quando giunge un archiatra che possiede una somma conoscenza della medicina, coloro che in precedenza non erano riusciti a procurare la guarigione, vedendo che per mano del maestro la putredine delle ferite è venuta meno, non sono colti da invidia, ma erompono in lode dell’archiatra: così è anche di Dio, il quale, agli uomini che erano ammalati rispetto a se stesso, ha inviato un uomo dotato di grande scienza; e così la moltitudine degli Angeli loda Dio per la venuta di Cristo.

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