
EPIFANIA DEL SIGNORE – SOLENNITA’
5 Gennaio 2024 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / anticristo, avvento, epifania, gerusalemme, i-tempi-della-chiesa, il-ritorno-di-gesù, le-due-venute-di-gesù, matteo, natale, oriente, padre-angelico, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, re-magi, vangelo
Pax et bonum!
Cari fratelli e sorelle, oggi con l’arrivo dei Magi si è manifestato la luce del mondo alle genti, delle quali i Magi ne sono i rappresentanti in questa Epifania del Signore. Lui, la luce vera che illumina ogni uomo, è venuto per dare la vista ai ciechi e per toglierla a chi dice di vedere cf Gv 9, 40-41 cioè a quelli che non vogliono accoglierlo, e credono di vedere senza la luce.
“Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». Gv 9,41”
Ora la Chiesa vede non con i propri occhi, ma con la luce della fede, ed è simboleggiata, nel racconto, dai Magi che con la fede seguono la stella che è Cristo Signore e adorandolo diventano suoi fedeli e suoi figli.
Erode invece, pensa di vedere, ma è cieco, egli è il simbolo di quel potere terreno che non si assoggetta a quello divino.
Non volle seguire la stella, né colui che venuto nella paglia, era dall’astro, significato e annunciato quale re e Signore dei Signori.
Cieco per la tenebra e la brama del potere terreno fece uccidere i bambini innocenti, affinché fosse fatto spegnere quel sole che sorge.
Forti di questi insegnamenti, auguro a tutti che, con la fede donataci dal Cristo, seguiamo la stella, simbolo dei re, e a vederla gioiamo nei cuori perché possiamo in letizia offrire anche noi oro, incenso e mirra:
-Oro: per il riconoscimento della sua regalità
-Incenso: per il riconoscimento della sua divinità
-Mirra: per il riconoscimento della sua umanità.
Vi Benedico nell’Infante della Salvezza
Buona e Santa Epifania nell’attesa della sua venuta
Maranathà: Vieni Signore Gesù!
Padre Angelico
Vangelo commentato dai Padri
Epifania del Signore – Solennità
Vangelo di Matteo 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra di Giudea,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di
Giuda: da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».
Allora, Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino, e quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
VERSETTI 1-2
Essendo nato Gesù in Betlemme di Giuda nei giorni del re Erode, ecco vennero a Gerusalemme dei Magi dall’Oriente dicendo: Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo infatti visto la sua stella in Oriente e siamo venuti ad adorarlo.
AGOSTINO: Dopo il miracolo del parto verginale nel quale il grembo pieno della maestà divina, salvo il segno della verginità, diede alla luce l’uomo Dio, fra gli oscuri nascondigli di una stalla e le ristrettezze di un presepio, dove l’infinita maestà dimorava ridotta in piccole membra, mentre Dio pende dal seno materno e accetta di essere avvolto di umili panni, subito rifulse dal cielo sulla terra un nuovo astro, e dissipata la tenebra di tutto il mondo mutò la notte in giorno affinché il giorno non fosse celato nella notte; per cui l’Evangelista dice: Essendo nato Gesù in Betlemme, ecc.
REMIGIO: Al principio di questo brano evangelico pone tre cose: la persona, quando si dice: Essendo nato Gesù; il luogo, quando dice: in Betlemme di Giuda; il tempo, quando aggiunge: nei giorni del re Erode. E queste tre cose vengono poste per la conferma di ciò che vuole narrare.
GIROLAMO: Riteniamo che dall’Evangelista sia stato posto prima, come leggiamo nell’ebraico, di Giuda, non della Giudea: qual è infatti la Betlemme delle altre genti per cui si deve precisare, per distinguerla, che si tratta della Betlemme della Giudea? Viene scritto invece di Giuda poiché nel libro di Giosuè figlio di Nun leggiamo di un’altra Betlemme in Giudea.
GLOSSA: Ci sono infatti due Betlemme: una che è nella terra di Zabulon, l’altra che è nella terra di Giuda, che prima venne chiamata Efrata.
AGOSTINO: Sulla città di Betlemme concordano Matteo e Luca. Ma in che modo e per quale motivo Giuseppe e Maria vennero ad essa lo espone Luca, mentre Matteo lo omette. Invece Luca tace dei Magi venuti dall’Oriente, mentre ne parla Matteo.
CRISOSTOMO [Ps.]: Ma vediamo perché l’Evangelista designa il tempo in cui nasce Cristo, dicendo: nei giorni del re Erode. Lo dice per dimostrare che si è adempiuta la profezia di Daniele, la quale predice che Cristo nascerà dopo settanta settimane di anni. Infatti da quel tempo fino al regno di Erode passarono settanta settimane di anni; oppure perché finché il popolo giudaico era governato da re giudaici, per quanto peccatori, venivano mandati i Profeti a suo rimedio; ora invece, quando la legge di Dio era tenuta sotto il potere di un re iniquo e la giustizia di Dio era oppressa sotto la dominazione romana, nasce Cristo, poiché una malattia grave e incurabile richiedeva un medico più abile.
RABANO [ANSELMO]: Oppure ha fatto menzione di un re straniero affinché si adempisse la profezia (Gen 49,10) che dice: «Non sarà tolto lo scettro a Giuda né il bastone del comando dai suoi piedi finché non verrà colui che deve essere mandato».
AMBROGIO: Si dice che dei briganti Idumei, entrati in Ascalona, presero come prigioniero, fra gli altri, Antipatro. Questi dunque, iniziato ai misteri dei Giudei, strinse amicizia con Ircano re dei Giudei, il quale lo mandò a Pompeo in suo favore; e poiché la missione ebbe buon esito, pretese per quel servizio una parte del regno. Ucciso però Antipatro, un decreto del Senato concesse, sotto Antonio, il regno dei Giudei a Erode suo figlio; dal che appare chiaro che costui si procurò il regno senza alcuna affinità con la gente dei Giudei.
CRISOSTOMO: Si dice poi del re Erode, aggiungendo la dignità, poiché ci fu anche un altro Erode che uccise Giovanni.
CRISOSTOMO [Ps.]: Mentre dunque era nato in questo tempo, ecco i Magi vengono, ossia non appena nacque, mostrando un grande Dio in un piccolo uomo.
RABANO: I Magi sono coloro che filosofano su tutte le cose, ma il linguaggio comune intende i Magi nel senso di maghi, mentre nel loro popolo sono intesi in modo diverso, essendo i filosofi dei Caldei, e i re e i principi di questo popolo traggono il loro sapere universale dalla loro scienza; ora, essi per primi intesero la nascita del Signore.
AGOSTINO: Ora, che cosa furono questi Magi se non le primizie delle genti? I pastori Israeliti, i Magi gentili; quelli da vicino, questi da lontano, entrambi tuttavia accorsero alla pietra angolare.
AGOSTINO: Gesù fu manifestato quindi non ai dotti né ai giusti: prevale infatti l’ignoranza nella grossolanità del pastori, e l’empietà nei sacrilegi dei Magi. Però quella pietra angolare li ascrive a sé entrambi, essendo colui che è venuto a scegliere le cose stolte per confondere i sapienti, e a chiamare non i giusti, ma i peccatori, affinché nessun grande si insuperbisse e nessun debole disperasse.
GLOSSA: Ora, questi Magi furono re, e sebbene si dice che offrirono tre doni, non per questo si prova che non furono più di tre, ma lo si è detto affinché venissero prefigurate in essi le genti che nacquero dai tre figli di Noè e sarebbero venute alla fede. Oppure molti furono i principi, che condussero con loro molti altri. Vennero poi non dopo un anno, poiché allora avrebbero trovato il bambino in Egitto, non nel presepio, ma il tredicesimo giorno. Per mostrare poi da dove venivano, si dice: dall’Oriente.
REMIGIO: Bisogna però sapere che sui Magi vi sono opinioni diverse. Alcuni infatti dicono che essi furono Caldei: infatti i Caldei veneravano la stella come Dio, e per questo dissero che il loro falso Dio mostrò ad essi il vero Dio che era nato. Altri invece dicono che essi erano Persiani. Alcuni dicono che essi erano degli estremi confini della terra. Altri poi dicono che essi erano discendenti di Balaam, il che è più credibile; infatti Balaam fra le altre cose che profetizzò disse (Nm 24, 17): «Sorgerà una stella da Giacobbe». Ora essi, avendo questa profezia, non appena videro la nuova stella intesero che era nato il re, e vennero.
GIROLAMO: E così sapevano che questa stella sarebbe apparsa in base al vaticinio di Balaam, di cui erano successori. Ma occorre chiedersi: se erano Caldei, o Persiani, o provenienti dai confini della terra, come poterono giungere così rapidamente a Gerusalemme?
REMIGIO: Bisogna sapere che alcuni sono soliti dire che il bambino che era nato poté condurli a sé in un così breve spazio di tempo dagli estremi confini della terra.
GLOSSA: Oppure non bisogna meravigliarsi che essi siano giunti a Betlemme in tredici giorni avendo cavalli e dromedari arabici, che sono molto veloci nel viaggiare.
CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure partirono due anni prima della nascita di Cristo, e la stella li precedeva, e né il cibo né la bevanda vennero meno nelle loro bisacce.
REMIGIO: Oppure, se erano successori di Balaam, questi re non distano troppo dalla terra promessa: quindi poterono giungere a Gerusalemme in un così breve spazio di tempo. Ma ora bisogna chiedersi perché l’Evangelista dice che vennero dall’oriente. Perché vennero da quella regione che sta dalla parte orientale rispetto ai Giudei. Ed è bello che si dica che sono venuti dall’oriente, poiché tutti coloro che vengono al Signore vengono da lui e per lui, ed egli è l’oriente, secondo quanto è scritto (Zc 6, 12): «Ecco l’uomo, oriente è il suo nome».
CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure vennero dall’Oriente. Da dove nasce il giorno, di là è proceduto l’inizio della fede, poiché la fede è la luce delle anime. Vennero dunque dall’Oriente, ma a Gerusalemme.
REMIGIO: Sebbene il Signore non fosse nato là, poiché sebbene conoscessero il tempo della nascita, tuttavia non conoscevano il luogo. Infatti Gerusalemme è la città regale, e credevano che un tale bambino non potesse nascere se non in una città regale. Oppure vennero affinché si adempisse ciò che fu scritto (Is 2, 3): «Da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del Signore», poiché lì per la prima volta fu annunziato Cristo; oppure perché la premura dei Magi condannasse la pigrizia dei Giudei. Vennero dunque a Gerusalemme dicendo: dov’è il re dei Giudei che è nato?
AGOSTINO: Essendo nati e defunti molti re dei Giudei, forse che i Magi cercavano qualcuno di loro per adorarlo? No, perché di nessuno di essi aveva loro parlato il cielo. Non si ritenevano certamente obbligati, venendo da lontano ed essendo del tutto estranei a quel regno, ad attribuire un così grande onore a un qualsiasi re dei Giudei, paragonabile agli altri.
AGOSTINO [Ps.]: Avevano appreso invece che era nato uno dal quale, adorato, avrebbero senza alcun dubbio conseguito la salvezza che è secondo Dio; infatti non c’era nemmeno l’età che si prestasse all’adulazione umana, non la porpora sulle membra, né il diadema sul capo; non la pompa dei servitori, non la minaccia dell’esercito, non la gloriosa fama delle battaglie attrassero questi uomini da terre lontane con una fede così grande e un desiderio così ardente. Giaceva nel presepio il bambino appena nato, piccolo nel corpo, spregevole per la povertà. Ma qualcosa di grande si celava nella piccolezza, che quegli uomini, primizie delle genti, avevano appreso non per testimonianza della terra, ma del cielo; per cui segue: Abbiamo visto la sua stella in Oriente.
[AGOSTINO]: Annunziano e interrogano, credono e ricercano, come significando coloro che camminano nella fede e desiderano la visione.
GREGORIO: Bisogna sapere però che gli eretici Priscillianisti, i quali pensano che le varie costellazioni presiedano al destino degli uomini, prendono a sostegno del loro errore il fatto che quando il Salvatore apparve nella carne sorse una nuova stella, che ritengono sia stata la stella del suo destino.
AGOSTINO: E secondo Fausto la stella è qui introdotta per confermare la nascita, per cui tale narrazione potrebbe essere chiamata «Genesidio» piuttosto che Vangelo.
GREGORIO: Ma non sia mai che i fedeli credano nel loro cuore all’esistenza del fato.
AGOSTINO: Infatti gli uomini, quando sentono parlare di fato, secondo l’uso comune non intendono se non l’influsso della posizione delle stelle, quale si ha quando uno nasce o è concepito, che alcuni intendono come indipendente dalla volontà di Dio. Ma questo errore, che è di alcuni che vogliono essere cultori degli dei, va rifiutato da tutti. Altri invece ritengono che le stelle abbiano questo potere, che sarebbe stato loro concesso dal potere divino; costoro fanno una grande ingiuria al cielo, poiché ritengono che nella sua splendida curia si deliberi l’esecuzione di delitti tali che se li avesse deliberati una città terrena, questa dovrebbe essere distrutta per decisione del genere umano.
CRISOSTOMO [Ps.]: Se dunque uno diventa adultero e omicida per una stella, è grande l’iniquità di quelle stelle, e ancora di più di colui che ha creato le stelle; infatti, dato che Dio preconosce le cose future, e da lui deriva una così grande iniquità mediante le stelle, se ha voluto dare ad esse tale potere non è buono, e se non ha voluto darlo, ma non ha potuto, non è onnipotente. Se poi deriva da una stella il fatto che siamo cattivi o buoni, allora né il nostro bene va lodato né il male rimproverato, poiché in noi non c’è un atto volontario: infatti come potrei ricevere la pena di un mio male che ho commesso non per volontà, ma per necessità? In fin dei conti gli stessi comandamenti di Dio affinché gli uomini non pecchino, o le esortazioni affinché facciano il bene, distruggono questa insipienza. Chi infatti comanda a qualcuno di non fare un male che non può evitare, o di fare un bene al quale non può giungere?
GREGORIO NISSENO [NEMESIO]: Sono inutili le esortazioni fatte a chiunque si trovi sotto il fato: infatti viene eliminata la provvidenza divina con la sua bontà quando l’uomo viene ritenuto un puro oggetto sottomesso al superno moto circolare; poiché dicono che da questo sono mosse a operare non solo le parti del corpo, ma anche i pensieri dell’anima; e quanti dicono così distruggono del tutto non solo ciò che è in noi, ma anche la natura dell’ente contingente; e questo non è altro che il sovvertimento di tutte le cose. Come potrà inoltre rimanere il libero arbitrio? Infatti è necessario che ciò che è in noi sia libero.
AGOSTINO: In verità non è del tutto assurdo che alcuni influssi degli astri siano determinanti per certi fenomeni naturali; ad esempio: con l’allontanarsi e l’avvicinarsi del sole si dà il variare delle stagioni dell’anno e col crescere e il calare della luna aumentano e diminuiscono alcuni fenomeni, come la crescita dei ricci di mare e delle ostriche perlifere e il mirabile flusso e riflusso dell’oceano. Rimane però che le attività spirituali non dipendono dalla posizione degli astri.
[AGOSTINO]: Se poi dicono che le stelle sono piuttosto segni che cause, come spiegare il fatto che non si è mai riusciti a dire perché si abbia tanta diversità nella vita dei gemelli, nelle loro attività, eventi, professioni, mestieri, cariche e nelle altre cose riguardanti la vita umana e la stessa morte? Per quanto attiene a questi dati, talora sono più simili fra di loro degli estranei che certi gemelli, sebbene siano separati da un brevissimo spazio di tempo nel nascere e siano concepiti mediante un solo atto generativo e anche nel medesimo istante. Ciò che dunque tentano di stabilire ricorrendo a quell’esiguo spazio di tempo che i gemelli hanno avuto nel nascere non spiega la differenza che si riscontra nella volontà, negli atti, nella moralità e nel comportamento dei gemelli. Alcuni invece chiamano fato non la diversa posizione degli astri, ma la connessione e serie delle cause che attribuiscono alla volontà e al potere del sommo Dio. Se dunque uno vuole attribuire le cose umane al fato poiché chiama fato la stessa volontà o potere di Dio, conservi la sua idea ma cambi il modo di parlare, poiché il nome di fato normalmente indica l’influsso delle stelle. Per cui non chiamiamo fato la volontà di Dio, a meno forse di non intendere «fato» da «for-faris», cioè parlare. È scritto infatti (Sal 61,12): «Dio ha parlato una sola volta, e queste due cose ho udito». Per cui non dobbiamo faticare e combattere molto con loro sul significato della parola.
AGOSTINO: Se poi non poniamo la nascita di nessun uomo sotto il fato delle stelle per salvare il libero arbitrio della volontà da ogni vincolo di necessità, quanto meno diremo che è avvenuta sotto l’influsso degli astri la generazione temporale di colui che è l’eterno creatore e signore di tutte le cose? Così quella stella che i Magi videro alla nascita di Cristo secondo la carne non era per il dominio, ma per la testimonianza. Quindi non era una di quelle stelle che dall’inizio della creazione custodiscono l’ordine della loro orbita sotto la legge del creatore, ma al nuovo parto della Vergine apparve una nuova stella per offrire il suo servizio, camminando davanti ad essi, cioè ai Magi che cercavano Cristo, fino a condurli proprio al luogo dove stava il Verbo di Dio fatto bambino. Ma quali astrologi hanno mai stabilito il fato degli uomini che nascono sotto le stelle nel senso che, nato un certo uomo, queste abbandonano la loro orbita e si accostano a colui che è nato? Pensano invece che la sorte di chi nasce si collega all’ordine degli astri, non che il corso degli astri possa mutare a seconda del giorno di nascita di un uomo. Per cui, se quella stella era una di quelle che in cielo seguono il loro ordinamento, come poteva distinguere ciò che Cristo avrebbe fatto, se alla nascita di Cristo le fu comandato di lasciare ciò che faceva? Se invece, come si pensa con maggiore probabilità, la stella cominciò a esistere per mostrare Cristo, allora Cristo non è nato perché essa esisteva, ma essa sorse perché Cristo era nato: per cui dovremmo dire non che la stella fu fato a Cristo, ma Cristo alla stella; infatti non questa fu causa della nascita di quello, ma quello della nascita di questa.
CRISOSTOMO: Non è poi compito dell’astronomia conoscere in base alle stelle coloro che nascono, ma dall’ora della nascita predire il futuro; i Magi invece non conoscevano il tempo della nascita, così che partendo da ciò potessero conoscere le cose future in base al moto delle stelle, ma al contrario. Dicono dunque: Abbiamo visto la sua stella.
GLOSSA: Cioè proprio la sua, poiché la creò per mostrare se stesso.
GLOSSA: Cristo è mostrato dagli Angeli ai pastori, dalla stella ai Magi: a entrambi parla la lingua dei cieli, poiché era cessata la lingua dei Profeti. Gli Angeli abitano i cieli e le stelle li adornano: a entrambi quindi i cieli cantano la Gloria.
GREGORIO: E giustamente ai Giudei, in quanto dotati di ragione, dovette predicare un vivente razionale, cioè l’Angelo. I Gentili, invece, poiché non sapevano fare uso della ragione, vengono condotti a conoscere il Signore non con la parola, ma con dei segni, poiché a quelli furono date anche le profezie, in quanto fedeli, e a questi dei segni, in quanto infedeli. E proprio alle genti poi gli Apostoli predicano Cristo quando è giunto all’età perfetta, mentre una stella lo enuncia alle genti quando è bambino e ancora incapace di parlare: poiché senza dubbio l’ordine della ragione richiedeva che quando il Signore già parlava lo predicassero dei predicatori che ci parlavano, mentre quando non parlava ancora lo predicassero dei muti elementi.
LEONE: Era poi lo stesso Cristo l’atteso delle genti, riguardo alle quali fu promessa un tempo al beatissimo padre Abramo una successione innumerevole da generarsi non carnalmente, ma nella fecondità della fede; e per questo fu paragonata alla moltitudine delle stelle del cielo, affinché dal padre di tutte le genti si attendesse una progenie non terrena, ma celeste. Quindi gli eredi dell’eredità promessa designati nelle stelle del cielo sono spronati a credere dalla nascita della nuova stella, affinché come il cielo era stato chiamato a testimone, così si accompagnasse l’ossequio del cielo.
CRISOSTOMO: E’ manifesto poi che questa non fu una stella come le altre: infatti nessuna stella procede per questa via, poiché andava da oriente a mezzogiorno, quale è la posizione della Palestina rispetto alla Persia. Secondo: in base al tempo in cui era vista; infatti non apparve soltanto di notte, ma nel mezzo del giorno, il che non è in potere di una stella, e nemmeno della luna. Terzo: dal fatto che appariva e poi nuovamente si nascondeva; appena infatti entrarono in Gerusalemme, si nascose; poi, non appena lasciarono Erode, si mostrò. E non aveva nemmeno un cammino proprio, ma quando i Magi dovevano andare, andava; quando invece dovevano fermarsi, si fermava, come accadeva anche della nube nel deserto. Quarto: poiché mostrava il parto della Vergine non rimanendo in alto, ma lo faceva scendendo in basso; il che non compete al moto di una stella, ma a una certa potenza razionale: per cui sembra che questa stella appartenesse a una potenza invisibile che aveva assunto quella forma.
REMIGIO: Alcuni dicono che questa stella era lo Spirito Santo, cosicché colui che in seguito discese sotto forma di colomba sul Signore battezzato sarebbe apparso ai Magi sotto l’aspetto di una stella. Altri dicono che fu un Angelo, cosicché colui che apparve ai pastori sarebbe apparso anche ai Magi.
GLOSSA: Segue anche: in Oriente. E dubbio se la stella sia nata in oriente oppure essi, trovandosi lì, l’abbiano vista nascere e cadere: poté infatti nascere in oriente e condurli a Gerusalemme.
AGOSTINO: Ma dirai da chi hanno udito che quella stella indicava la nascita di Cristo? Certamente da qualche rivelazione di Angeli. Chiedi forse: di Angeli buoni o cattivi? Infatti anche gli Angeli cattivi, cioè i demoni, hanno confessato che Cristo era il Figlio di Dio. Ma perché non dovrebbero aver udito questo anche dai buoni, dal momento che nell’adorazione di Cristo incontravano la loro salvezza, e non la loro rovina? Poterono quindi anche gli Angeli dire ad essi: la stella che avete visto è Cristo. Andate, adoratelo dove è nato, e nello stesso tempo giudicate quale e quanto grande sia colui che è nato.
LEONE: Oppure, oltre a quell’apparizione della stella che colpì il loro sguardo corporeo, un più fulgido raggio della verità ammaestrò il loro cuore; e questo apparteneva senza dubbio all’illuminazione della fede.
AGOSTINO [Ps.]: Oppure intesero che era nato il re dei Giudei essendo solitamente la stella segno del re temporale. Infatti questi Magi Caldei non osservavano il corso degli astri con animo cattivo, ma per interesse scientifico. Come infatti è dato a comprendere, seguivano l’insegnamento trasmesso da Balaam, il quale disse (Nm 24, 17): «Una stella sorgerà da Giacobbe». Per cui vedendo una stella al di fuori dell’ordinamento del mondo intesero che era quella che Balaam aveva profetizzato come indicativa del re dei Giudei.
LEONE: Potevano bastare ad essi le cose credute e intese, così da non cercare di vedere con lo sguardo corporale ciò che avevano pienamente contemplato con lo sguardo della mente; ma la diligenza dell’impegno fino a giungere a vedere il bambino serviva agli uomini del nostro tempo, e come giovò a tutti noi il fatto che dopo la risurrezione del Signore la mano dell’apostolo Tommaso abbia toccato le sue piaghe, così che sarebbe stato utile che lo sguardo dei Magi vedesse la sua infanzia; per cui dicono: siamo venuti ad adorarlo.
CRISOSTOMO [Ps.]: Ma forse che non sapevano che a Gerusalemme regnava Erode? Forse che non capivano che chiunque, vivendo un re, proclama o adora un altro re viene punito con la morte? Ma mentre consideravano il re futuro non temevano quello presente; ancora non avevano visto Cristo e già erano pronti a morire per lui. O beati Magi, che al cospetto di un re crudelissimo, prima di conoscere Cristo, sono divenuti confessori di Cristo!
VERSETTI 3-6
Udendo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui; e riunendo tutti i principi dei sacerdoti e gli scribi del popolo cercava di sapere da loro il luogo in cui doveva nascere il Messia. Ma quelli gli dissero: In Betlemme di Giuda; così infatti è stato scritto dal profeta: «E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la più piccola tra i principi di Giuda; da te infatti uscirà un capo che reggerà il mio popolo, Israele».
AGOSTINO [Ps.]: Come i Magi desiderano un redentore, così Erode teme un successore; per cui segue: Udendo, il re Erode fu turbato.
GLOSSA: È detto re così che dal confronto con colui che viene ricercato, questo venga ritenuto un estraneo.
CRISOSTOMO [Ps.]: Si turba udendo che era nato per i Giudei un re della stirpe dei Giudei, dato che egli era di stirpe Idumea, cosicché una volta ritornato nuovamente il regno ai Giudei egli non venisse scacciato dai Giudei, e la sua stirpe dopo di lui venisse tolta dal regno: infatti un grande potere è sempre soggetto a un grande timore: come infatti i rami degli alberi posti in alto si muovono al minimo soffio di vento, così anche gli uomini di rango elevato sono turbati anche da una piccola diceria; quelli invece di umile condizione stanno per lo più tranquilli come in una pacifica valle.
AGOSTINO: Che cosa mai sarà il tribunale del giudice quando la nascita del bambino faceva temere i re superbi? I re temano colui che ormai siede alla destra del Padre, se l’empio re lo temette quando era ancora attaccato al seno della madre.
LEONE: È inutile però, Erode, che ti turbi: il tuo territorio non racchiude Cristo, né il Signore del mondo ha cominciato a essere contenuto nelle ristrettezze del tuo potere. Colui che tu non vuoi che regni in Giudea regna in ogni luogo.
GLOSSA: Oppure non temette solo per sé, ma per l’ira dei Romani: infatti i Romani avevano decretato che nessuno venisse detto re o dio senza una loro deliberazione.
GREGORIO: Nato il re del cielo, fu turbato il re della terra, perché senza dubbio la grandezza terrena risulta confusa quando si apre l’altezza celeste.
LEONE: Erode personifica anche il diavolo, del quale, come allora fu istigatore, così adesso è anche indefesso imitatore. E tormentato infatti per la chiamata delle genti è torturato per la quotidiana distruzione del suo potere.
CRISOSTOMO [Ps.]: Entrambi dunque sono turbati per la propria gelosia, e temevano il successore del loro regno: Erode quello terreno, il diavolo quello celeste. Ecco che anche il popolo Giudaico si turba, il quale avrebbe dovuto rallegrarsi alla notizia che sorgeva un re Giudeo. Ma si turbavano poiché gli ingiusti non potevano gioire della venuta del giusto. Oppure si turbavano temendo che a motivo del re giudaico l’ira del re si riversasse su di loro; per cui segue: e tutta Gerusalemme con lui.
GLOSSA: Volendo compiacere a colui che temeva; il popolo infatti favorisce più del dovuto coloro di cui sopporta la crudeltà. Segue: e riunendo tutti i principi dei sacerdoti e gli scribi del popolo. Qui nota la diligenza di colui che ricerca Cristo, per fare, se lo avesse trovato, ciò che poi mostrò di volere; o altrimenti per essere scusato presso i Romani.
REMIGIO: Sono poi detti scribi non tanto per l’ufficio dello scrivere, quanto piuttosto per l’interpretazione delle Scritture: erano infatti dottori della legge. Segue: cercava di sapere da loro il luogo in cui doveva nascere il Messia. Qui bisogna notare che non ha detto: dove era nato il Messia, ma dove doveva nascere. Li interrogò infatti astutamente per poter sapere se erano lieti della nascita del re. Lo chiama poi Messia, o Cristo, poiché sapeva che il re dei Giudei veniva unto.
CRISOSTOMO [Ps.]: Ma perché Erode interrogava se non credeva alle Scritture? O se credeva, come sperava di poter uccidere colui che esse dicevano che sarebbe stato re? Era il diavolo che lo istigava, lui che credeva che le Scritture non mentono. Così sono i peccatori, ai quali non è permesso di credere perfettamente ciò che essi credono: infatti, se credono, è per la forza della verità, che non può rimanere nascosta; se invece non credono, è per l’accecamento del nemico. Se infatti credessero perfettamente, vivrebbero come dovendo passare presto da questo mondo, non come dovendovi rimanere sempre. Segue: Ma quelli gli dissero: In Betlemme di Giuda.
LEONE: I Magi pensarono di dover cercare nella città regale la nascita del re che era stata indicata ai loro sensi umani. Ma colui che aveva preso la forma di servo, e non era venuto a giudicare ma per essere giudicato, scelse Betlemme per la nascita e Gerusalemme per la passione.
TEODOTO: Se avesse scelto la grande città di Roma, si sarebbe creduto che il mutamento verificatosi nel mondo era risultato dal potere dei suoi abitanti; se fosse nato figlio dell’imperatore, si sarebbe attribuito questo risultato alla sua potestà. Che cosa fece invece? Scelse tutte le cose povere e vili, affinché si sapesse che la divinità aveva trasformato il mondo. Per questo scelse una madre poveretta, una patria ancora più povera, fu povero di danaro, e tutto ciò te lo insegna il presepe.
GREGORIO: Con ragione nasce a Betlemme: tale nome infatti significa casa del pane, poiché egli disse (Gv 6, 41): «lo sono il pane vivo disceso dal cielo».
CRISOSTOMO [Ps.]: Mentre però [i Giudei] avrebbero dovuto celare il mistero del re designato da Dio, soprattutto al cospetto di un re straniero, non divennero predicatori delle opere di Dio, ma svelatori del suo mistero; e non solo manifestarono il mistero, ma allegarono anche la testimonianza profetica; per cui aggiungono: così infatti è stato scritto dal profeta, cioè da Michea (5,2): E tu Betlemme, terra di Giuda.
GLOSSA: Pone ciò come fu detto da loro, i quali, anche se non riferirono le parole esatte, posero tuttavia in qualche modo la verità del senso.
GIROLAMO: Per cui in questo passo i Giudei vengono redarguiti di ignoranza, poiché la profezia dice: «Tu Betlemme di Efrata», mentre essi dissero: Tu Betlemme, terra di Giuda.
CRISOSTOMO [Ps.]: Ma ancora, troncando la profezia, divennero causa dell’uccisione dei bambini; così infatti era stato scritto: «Da te uscirà un re che pascerà il mio popolo Israele, e i suoi giorni sono dai giorni dell’eternità». Se dunque avessero riferito la profezia intera, Erode considerando che non era terreno un re i cui giorni erano dall’eternità, non si sarebbe così infuriato.
GIROLAMO: Ora, il senso della profezia è questo: tu Betlemme, terra di Giuda o di Efrata (si dice così poiché c’è un’altra Betlemme situata in Galgala), sebbene sia la più piccola fra le mille città di Giuda, tuttavia da te nascerà il Messia, che sarà il dominatore di Israele, il quale secondo la carne è da Davide, ma è nato tuttavia da me prima dei secoli; per questo si dice: «La sua uscita è dall’inizio, dai giorni dell’eternità», poiché «in principio il Verbo era presso Dio» (Gv 1, 1).
[GLOSSA]: Ma quest’ultima cosa, come si è detto, i Giudei la tacquero, mentre mutarono l’altra, o per ignoranza, come si è detto, o per una maggiore manifestazione, per aprire l’intelletto dello straniero Erode alla profezia; per cui, mentre il Profeta aveva detto Efrata, che era un nome antico e forse ignoto a Erode, dissero: terra di Giuda; e mentre il Profeta aveva detto: «Sei la minima fra le mille di Giuda», volendo mostrare la sua piccolezza quanto alla moltitudine della popolazione, dissero: non sei la più piccola tra i principi di Giuda, volendo mostrare la grandezza della dignità proveniente dalla dignità del principe che doveva nascere, quasi a dire: sei grande fra le città dalle quali nacquero i principi.
REMIGIO: Oppure il senso è questo: sebbene tu sembri piccola fra le città aventi un principato, tuttavia non sei la più piccola, poiché da te uscirà un capo che reggerà il mio popolo, Israele. Ora, questo capo è Cristo, che regge e governa il popolo fedele.
CRISOSTOMO: Nota poi l’esattezza della profezia: infatti non ha detto che sarà in Betlemme, ma che uscirà da Betlemme, mostrando che sarebbe soltanto nato. Come si può dire poi, come alcuni vogliono, che queste parole si riferiscono a Zorobabele? Infatti la sua uscita non fu dal principio, dai giorni dell’eternità, e neppure uscì da Betlemme, non essendo nato in Giudea, ma a Babilonia. E lo testimonia anche ciò che dice: non sei la più piccola, poiché da te uscirà; nessun altro infatti ha reso illustre la città in cui è nato all’infuori di Cristo. Infatti dopo la sua nascita i pellegrini vengono dai confini della terra a vedere il presepe e il luogo della capanna. Non ha però detto: da te uscirà il Figlio di Dio, ma un capo che reggerà il mio popolo, Israele; bisognava infatti condiscendere in principio affinché non si scandalizzassero, e predicare quelle cose che riguardavano la salvezza degli uomini, affinché fossero maggiormente attratti. In senso mistico poi dice: che reggerà il mio popolo Israele. Qui chiama infatti Israele coloro che hanno creduto fra i Giudei; se poi Cristo non resse tutti, fu loro colpa. Nel frattempo tace delle genti, per non scandalizzare i Giudei. Vedi poi la mirabile disposizione: i Giudei e i Magi si istruiscono reciprocamente; i Giudei sentono dai Magi che una stella predicava Cristo nella regione dell’Oriente, e i Magi sentono dai Giudei che i Profeti lo avevano annunziato dall’antichità; in modo che, confermati da una doppia testimonianza, cercassero con fede più ardente colui che veniva manifestato dallo splendore della stella e dall’autorità della profezia.
AGOSTINO: Infatti la stella che condusse i Magi al luogo dove si trovava Dio bambino con la madre Vergine poteva condurli proprio alla città; tuttavia si sottrasse e non apparve in alcun modo ad essi fino a che gli stessi Giudei non dissero, a proposito della città in cui doveva nascere: in Betlemme di Giuda.
[AGOSTINO]: divenuti simili ai costruttori dell’arca di Noè, che fornirono ad altri il mezzo per sfuggire al diluvio mentre essi vi perirono; simili alle pietre miliari, mostrarono la via, ma essi non vi poterono camminare. Udirono e se ne andarono i cercatori, parlarono e rimasero i dottori. E anche adesso i Giudei non cessano di mostrarci qualcosa di simile: infatti alcuni fra i pagani, quando presentiamo loro chiaramente certe testimonianze delle Scritture, allorché apprendono che Cristo fu profetizzato in antecedenza, pur sospettando che forse questi testi siano stati inseriti dai cristiani, preferiscono credere ai codici dei Giudei; e come fecero allora i Magi, lasciano i Giudei alle loro inutili letture, ed essi si avviano fedelmente ad adorare.
VERSETTI 7-9a
Allora Erode, chiamati nascostamente i Magi, apprese diligentemente da loro il tempo della stella che apparve ad essi. E mandandoli a Betlemme disse: Andate e informatevi diligentemente del bambino, e quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch’io venendo lo adori. Avendo udito il re, essi partirono.
CRISOSTOMO [Ps.]: Erode dopo che ha udito il responso credibile in due modi, primo, poiché era stato dato dai sacerdoti, poi in quanto era stato comprovato dalla testimonianza profetica, non si piega tuttavia alla devozione del re che doveva nascere, bensì alla malizia della sua uccisione con l’inganno. Vide infatti che non poteva né piegare i Magi con le lusinghe, né atterrirli con le minacce, né corromperli con l’oro affinché consentissero all’uccisione del futuro re; pensò quindi di ingannarli, per cui si dice: Allora Erode, chiamati nascostamente i Magi. Li chiamò nascostamente affinché i Giudei, di cui sospettava, non vedessero, per il timore che forse, amando un re della loro gente, frustrassero i suoi piani. Apprese diligentemente da loro il tempo della stella.
REMIGIO: Diligentemente perché era astuto e temeva che non ritornassero da lui, così che potesse sapere che cosa fare per uccidere il bambino.
AGOSTINO [Ps.]: La stella fu vista da loro circa due anni prima, senza che essi comprendessero che cosa fosse. Ma si intende che fu indicato ad essi di chi fosse la stella che da tempo vedevano quando fu nato colui che da essa veniva significato. Ora, dopo che Cristo, una volta nato, fu rivelato ai Magi, questi vennero dall’Oriente, e il tredicesimo giorno adorarono colui la cui nascita avevano appreso pochi giorni prima.
CRISOSTOMO: Oppure questa stella apparve molto tempo prima poiché i Magi avrebbero dovuto compiere un lungo cammino, così che, non appena fosse nato, fossero presenti a Cristo, adorandolo in fasce, affinché apparisse più straordinario.
GLOSSA: Secondo altri invece la stella sarebbe apparsa solo dal giorno della nascita di Cristo, e, adempiuto il suo compito, essendo una stella nuova, cessò di esistere.
Dice infatti FULGENZIO [ANSELMO]: il bambino nato si fece una nuova stella. Conosciuto il luogo e il tempo, non vuole ignorare la persona del bambino; per cui dice: Andate e informatevi diligentemente del bambino. Aveva comandato ciò che avrebbero fatto anche senza comando.
CRISOSTOMO: Non dice: Informatevi del re, ma del bambino; gli invidiava infatti anche il nome del potere.
CRISOSTOMO [Ps.]: Quindi per indurli a ciò prometteva devozione, e con essa aguzzava la spada, dando alla malizia del suo cuore il colore dell’umiltà. Tale è la consuetudine di tutti i malvagi: quando vogliono colpire più gravemente qualcuno di nascosto, fingono l’umiltà e l’amicizia nei suoi riguardi. Per cui dice: e quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch’io venendo lo adori.
GREGORIO: Simula di volerlo adorare e immagina di togliergli la vita se lo incontra. Segue: Avendo udito il re, essi partirono.
REMIGIO: I Magi udirono Erode per cercare il Signore, ma non per ritornare da lui. Significavano infatti i buoni ascoltatori, che fanno le cose che sentono dai cattivi predicatori, e tuttavia non imitano le loro opere.
VERSETTO 9b
Ed ecco la stella, che avevano visto in oriente, li precedeva, finché giungendo si fermò sul luogo dove si trovava il bambino.
CRISOSTOMO [Ps.]: In questo passo si mostra che la stella, avendo condotto i Magi a Gerusalemme, si nascose ad essi, affinché, abbandonati dalla stella, fossero costretti a Gerusalemme a porre domande intorno a Cristo e a manifestarlo, e ciò per due motivi: primo, per la confusione dei Giudei, poiché i Gentili, confermati solo dalla visione della stella, cercavano Cristo in province straniere, mentre i Giudei, pur leggendo sin dall’infanzia le profezie su Cristo, non lo accolsero nemmeno quando nacque entro i loro confini; poi perché i sacerdoti, interrogati sul luogo da cui doveva nascere Cristo, a loro danno rispondessero: «da Betlemme», poiché coloro che avevano istruito Erode su Cristo, essi stessi lo ignoravano; quindi, subito dopo la domanda e la risposta, si aggiunge: Ed ecco la stella, che avevano visto in oriente, li precedeva, in modo che, considerando l’ossequio della stella, intendessero la dignità del re.
AGOSTINO: E per rendere a Cristo un ossequio pieno moderò il suo corso, fino a condurre i Magi al bambino. Prestò ossequio, non diede un comando; mostrò gli adoratori, irradio l’alloggio con una grandissima luce e pervase la casa del bambino, poi se ne andò; per cui segue: finché giungendo si fermò sul luogo dove si trovava il bambino.
CRISOSTOMO [Ps.]: Come meravigliarsi se una stella divina serviva il sole della giustizia che sorgeva? Si fermò infatti sul capo del bambino, quasi dicendo: è qui, in modo che, non potendo mostrarlo con la parola, lo indicasse fermandosi.
GLOSSA: Qui poi appare che la stella era posta nell’aria, e molto vicina alla casa nella quale si trovava il bambino: infatti in caso diverso non avrebbe fatto distinguere la casa.
AMBROGIO: Ora, questa stella è la via e Cristo è la via, poiché secondo il mistero dell’incarnazione Cristo è la stella; egli infatti è la stella splendida e mattutina, per cui dove c’è Erode non viene vista, mentre dove c’è Cristo è vista nuovamente, e mostra la via.
REMIGIO: Oppure la stella significa la grazia di Dio, Erode il diavolo. Ora, chi si sottomette al diavolo con il peccato perde subito la grazia, mentre, allontanandosene con la penitenza, subito trova la grazia, che non lo abbandona finché non lo conduca alla casa del bambino, cioè alla Chiesa.
GLOSSA: Oppure la stella è l’illuminazione della fede che conduce al prossimo e che i Magi perdono quando si volgono ai Giudei: poiché, mentre chiedono consiglio ai cattivi, perdono la vera illuminazione.
VERSETTI 10-11
Vedendo la stella si rallegrarono di gioia e molto grande, ed entrando nella casa trovarono il bambino con Maria sua madre, e prostrandosi lo adoravano, e aperti i loro scrigni gli offrirono doni: oro, incenso e mirra […]
GLOSSA: Dopo avere premesso l’ossequio della stella l’Evangelista aggiunge la gioia dei Magi e dice: Vedendo la stella si rallegrarono di gioia e molto grande.
REMIGIO: E conviene notare che non bastò all’Evangelista dire: si rallegrarono, ma aggiunge: di gioia e molto grande.
CRISOSTOMO [Ps.]: Si rallegrarono in quanto la loro speranza non era stata delusa, ma confermata maggiormente, poiché non inutilmente avevano intrapreso la fatica di un viaggio così lungo.
GLOSSA: Si rallegra di gioia chi si rallegra per Dio, che è la vera gioia. Aggiunge poi anche: grande poiché gioivano di una cosa grande.
CRISOSTOMO [Ps.]: Infatti attraverso il mistero della stella capivano che la dignità del re appena nato eccedeva la misura di tutti i re mondani. Aggiunge anche: molto.
REMIGIO: Poiché volle mostrare che gli uomini si rallegrano di più per le cose perdute che per quelle sempre possedute. Aggiunge anche: ed entrando nella casa trovarono.
LEONE: Piccolo nelle dimensioni, bisognoso dell’aiuto altrui, incapace di parlare e in nulla diverso dalla generalità dei bambini; poiché come erano fidate le testimonianze che mostravano in lui la maestà della divinità invisibile, così bisognava provare nel modo più sicuro che quella sempiterna essenza del Figlio di Dio aveva assunto la vera natura dell’uomo. Con Maria sua madre.
CRISOSTOMO [Ps.]: Non coronata con un diadema né coricata in un letto d’oro, ma che possiede a stento un’unica tunica, non per ornamento del corpo ma per ricoprire la nudità, quale poteva averla la moglie di un falegname che si trovava in un paese straniero. Se dunque fossero venuti per cercare un re terreno, sarebbero stati più confusi che rallegrati, poiché avrebbero intrapreso senza motivo la fatica di un viaggio così lungo. Poiché invece cercavano un re celeste, anche se non vedevano nulla di regale, accontentandosi della testimonianza della sola stella si rallegrarono alla vista di un povero bambino, poiché lo spirito lo mostrava venerabile nel loro cuore; per cui prostrandosi lo adoravano; vedono infatti un uomo e riconoscono Dio.
RABANO: Per un comando divino Giuseppe se ne era andato, perché non fosse dato alle Genti qualche motivo di maligno sospetto.
GLOSSA: Essi, sebbene seguissero, nell’offrire i doni, il costume della loro gente-infatti gli Arabi abbondano di oro, incenso e qualsiasi genere di aromi-, tuttavia volevano mostrare con i doni qualcosa del mistero; per cui segue: aperti gli scrigni gli offrirono doni: oro, incenso e mirra.
GREGORIO: L’oro senza dubbio conviene al re, mentre l’incenso veniva posto in sacrificio a Dio, e con la mirra venivano imbalsamati i corpi dei morti.
AGOSTINO: L’oro dunque viene offerto come al grande re, l’incenso viene immolato come a Dio, la mirra viene offerta come a colui che sarebbe morto per la salvezza di tutti.
CRISOSTOMO [Ps.]: Sebbene poi essi non intendessero allora secondo quale mistero portavano queste cose, e che cosa significava ciascun dono, ciò tuttavia non importava, poiché la grazia che li esortava a fare anche queste cose, le aveva ordinate tutte.
REMIGIO: E bisogna sapere che non portarono individualmente i singoli doni, ma ciascuno tutti e tre; e ciascuno con i suoi doni predicò il re, il Dio e l’uomo.
CRISOSTOMO: Si vergognino dunque Marcione e Paolo di Samosata, che non vogliono vedere ciò che videro i Magi, i quali sono i progenitori della Chiesa, adorando Dio nella carne. Che infatti sia in una vera carne lo mostrano i panni e il presepio; che poi lo adorino non come un puro uomo ma come Dio lo dimostrano i doni, che era conveniente offrire a Dio. Si confondano anche i Giudei vedendosi preceduti dai Magi, e che non si impegnano a venire nemmeno dopo di loro.
GREGORIO: Si può anche intendere altro in queste cose. Infatti con l’oro si designa la sapienza, secondo la testimonianza di Salomone che dice (Pr 21, 20): «Un tesoro desiderabile riposa nella bocca del sapiente»; con l’incenso, che viene acceso a Dio, si esprime la virtù della preghiera, secondo le parole (Sal 140, 2): «Si diriga la mia preghiera come incenso al tuo cospetto»; con la mirra invece viene figurata la mortificazione della carne. Dunque noi offriamo l’oro al re nato se al suo cospetto risplendiamo della luce della sapienza; offriamo l’incenso se con l’impegno della preghiera riusciamo a essere profumo davanti a Dio; offriamo la mirra se mortifichiamo i vizi della carne con l’astinenza.
GLOSSA [e RABANO]: I tre uomini che offrono significano poi le genti che vengono dalle tre parti del mondo. Aprono i tesori quando con la confessione mostrano la fede del cuore. Giustamente poi insegnano nella casa, affinché non propaghiamo il tesoro della buona coscienza vantandocene in pubblico. Offrono tre doni, cioè la fede della Santa Trinità; oppure, aperti i tesori delle Scritture, presentano il senso storico, morale e allegorico, oppure la Logica, la Fisica e l’Etica, quando le fanno servire alla fede.
VERSETTO 12
[…] e avendo avuto responso in sogno di non tornare da Erode, per altra via fecero ritorno al loro paese.
AGOSTINO: L’empio Erode, divenuto crudele per il timore, volle infierire. Ma come poteva prendere colui che era venuto a togliere proprio i crimini? Affinché dunque il suo inganno venisse eliminato, segue: E avendo avuto responso.
GIROLAMO: Coloro infatti che offersero doni al Signore, conseguentemente ricevono il responso. Il responso, in greco «chrematisthentes», non avviene mediante l’Angelo, ma mediante lo stesso Signore, perché venga mostrato il privilegio dei meriti di Giuseppe.
GLOSSA: Questa risposta è data dallo stesso Signore, poiché nessun altro stabilì la via del ritorno se non colui che dice (Gv 14, 6): «Io sono la via». Tuttavia ad essi non parla il bambino, affinché la divinità non sia rivelata prima del tempo, e affinché si abbia una vera umanità. Dice poi: E avuto responso; come infatti Mosè grida tacitamente, così costoro chiedevano piamente con l’affetto che cosa comandasse la divina volontà. Dice poi: per altra via fecero ritorno al loro paese, poiché non dovevano mescolarsi all’incredulità dei Giudei.
CRISOSTOMO: Osserva poi la fede dei Magi, come non si sono scandalizzati dicendo in se stessi: se questo bambino è grande, che bisogno c’è di fuggire e di andarsene di nascosto? Appartiene infatti alla vera fede non cercare la causa delle cose che ci viene comandato di fare, ma lasciarsi solo persuadere da esse.
CRISOSTOMO [Ps.]: Se i Magi avessero cercato Cristo come un re terreno, trovandolo sarebbero rimasti presso di lui; invece lo adorarono e ritornarono. Una volta però ritornati, rimasero cultori di Dio più di prima, e predicando istruirono molti. E alla fine, quando Tommaso andò in quella provincia, si unirono a lui; e battezzati misero in pratica la sua predicazione.
GREGORIO: I Magi ci danno una grande lezione ritornando al loro paese per un’altra via. Il nostro paese è senza dubbio il paradiso, al quale, conosciuto Gesù, ci è proibito di tornare per la via per la quale siamo venuti. Infatti ci siamo allontanati dal nostro paese Insuperbendoci, disobbedendo, seguendo le cose visibili, gustando un cibo proibito; ad esso è necessario che torniamo piangendo, obbedendo, disprezzando le cose visibili e frenando l’appetito della carne.
CRISOSTOMO [PS.]: E non era nemmeno possibile che quanti erano venuti da Erode a Cristo tornassero da Erode: quanti infatti, abbandonato Cristo, passano al diavolo attraverso il peccato, frequentemente con la penitenza tornano a Cristo. Chi infatti fu nell’innocenza, non conoscendo il male, facilmente è ingannato; mentre, se ha sperimentato il male che ha trovato e si ricorda del bene che ha perduto, compunto ritorna a Dio. Chi invece, abbandonato il diavolo, viene a Cristo, difficilmente ritorna al diavolo, poiché mentre gode nei beni che ha trovato e si ricorda dei mali a cui è sfuggito, difficilmente ritorna al male.