BATTESIMO DI GESU’ – FESTA – ANNO B


Vangelo commentato dai Padri

BATTESIMO DI GESU’ – FESTA – ANNO B

Vangelo di Marco 1, 7-11

In quel tempo, Giovanni predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
In quei giorni Gesù venne da Nazaret in Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

VERSETTI 7-8

In quel tempo, Giovanni predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me davanti a cui non sono degno inchinarmi per sciogliere il laccio dei suoi calzari. Io vi ho battezzato con l’acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

BEDA: Infatti nel miele c’è la dolcezza, nelle locuste un rapido volo; per cui segue: e predicava dicendo: «Verrà dopo di me uno più forte di me».

GLOSSA: Diceva questo per rimuovere dalle turbe l’opinione che egli fosse il Cristo; preannunzia che il Cristo sarà più forte, e rimetterà i loro peccati, cosa che egli non poteva fare.

GIROLAMO: Ma chi c’è di più forte della grazia dalla quale vengono lavati i peccati, e che è significata da Giovanni? Senza dubbio colui che rimette i peccati settanta volte sette. La grazia certamente viene prima, ma rimette una volta sola i peccati con il battesimo, mentre la misericordia si estende da Adamo fino a Cristo su una successione di settantasette generazioni e su centoquarantaquattromila.

CRISOSTOMO: Per non lasciar però credere che ciò che ha appena detto non l’ha detto per paragonarsi a Cristo, aggiunge: davanti a cui non sono degno di inchinarmi per sciogliere il laccio dei suoi calzari. Non è però la stessa cosa sciogliere il laccio dei suoi calzari, come qui dice Marco, e portare i suoi calzari, come dice Matteo. Gli Evangelisti, pur perseguendo l’ordine della loro narrazione, e senza ingannarsi in nulla, dicono che Giovanni ha detto l’una e l’altra di queste parole, ma in un senso differente. I commentatori, poi, hanno spiegato la cosa diversamente. Il laccio di cui qui si parla non è che il legame dei sandali, e Giovanni si è servito di questa espressione per esaltare l’eccellenza del potere della divinità di Cristo, e si riduce a questo: «Io non sono nemmeno degno di essere contato nel numero dei suoi servi», È infatti una grande cosa dedicarsi al lato umano di Cristo come prosternandosi, e vedere in basso l’immagine delle realtà celesti, e sciogliere ciascuna delle cose inesplicabili che riguardano il mistero dell’incarnazione.

GIROLAMO: Infatti il calzare è nella parte estrema del corpo; ora il Salvatore, incarnandosi, ha avuto come estremità delle sue intenzioni di operare la giustizia, ed è per questo che ha detto mediante il Profeta (Sal 59,10): «Estenderò la mia calzatura fino all’Idumea»,

GREGORIO: I calzari, poi, vengono fatti con animali morti. Dunque il Signore incarnato, venendo, apparve come calzato, poiché assunse nella sua divinità la corruzione della nostra mortalità. Oppure diversamente. Era costume presso gli antichi che se un uomo rifiutava di ricevere in sposa una donna che gli competeva, colui che per diritto di parentela diveniva il marito di questa donna lasciata, scioglieva il calzare del primo che l’aveva rifiutata. Le parole di Giovanni il Battista significavano dunque questo: «Io non posso sciogliere la calzatura del Redentore, poiché mi riconosco indegno di ricevere il nome di sposo».

TEOFILATTO: Si intende anche così. Tutti quelli che venivano ed erano battezzati da Giovanni venivano sciolti dal legame dei peccati mediante la penitenza credendo in Cristo. Così Giovanni scioglieva il legaccio di tutti gli altri, cioè il vincolo dei peccati; però non poté sciogliere il legaccio di Gesù poiché non trovò in lui peccato.

BEDA: Così dunque Giovanni non predica ancora manifestamente il Signore come Signore e Figlio di Dio, ma solo come un uomo più forte di lui. Infatti gli uditori, ancora grossolani, non erano capaci di comprendere un così grande mistero, che cioè il Figlio eterno di Dio, avendo assunto l’uomo dalla Vergine, era nato nuovamente nel mondo. Essi dovevano essere introdotti gradualmente dalla conoscenza dell’umiltà glorificata a quella della divinità eterna. Tuttavia patentemente mostra la sua divinità con queste parole: Io vi ho battezzato con l’acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo. Non c’è dubbio che nessun altro all’infuori di Dio può dare la grazia dello Spirito Santo.

GIROLAMO: Che differenza c’è dunque fra l’acqua e lo Spirito Santo che era portato sulle acque? L’acqua è un ministero umano, lo Spirito invece è un mistero di Dio.

BEDA: Siamo battezzati dal Signore nello Spirito Santo non solo quando nel giorno del battesimo siamo lavati alla fonte della vita in remissione dei peccati, ma anche ogni giorno quando, mediante la grazia dello stesso Spirito Santo, siamo accesi per compiere le cose che piacciono a Dio.

VERSETTI 9-11

E avvenne in quei giorni che Gesù venne da Nazaret in Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano. E subito, salendo dall’acqua, vide i cieli aperti e lo Spirito discendere come colomba e rimanere su di lui, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio diletto, in te mi sono compiaciuto».

GIROLAMO: Marco Evangelista, come il cervo, desiderando la fonte delle acque, va per le pianure e per le valli, e come un’ape gusta qua e là il miele dei fiori, così narra che Gesù giunse da Nazaret dicendo: E avvenne in quei giorni che Gesù venne da Nazaret in Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano.

CRISOSTOMO: Preparando un altro battesimo viene al battesimo di Giovanni, battesimo che era incompleto in rapporto a quello che egli preparava, e che tuttavia non era il battesimo dei Giudei, ma stava come in mezzo ad essi. Così, per la natura stessa del battesimo che riceveva, egli provava che non riceveva il battesimo per la remissione dei peccati, e come avente bisogno di ricevere lo Spirito Santo, due doni di cui era privo il battesimo di Giovanni. Egli riceveva il battesimo per essere conosciuto da tutti e perché tutti potessero credere in lui; ed era anche per adempiere ogni giustizia, che consiste nel compimento dei comandamenti, ed essendo il battesimo del Profeta un’obbligazione reale per il popolo.

BEDA: Egli fu battezzato per dare così l’autorità del suo esempio al battesimo di Giovanni, e al fine di santificare, discendendo in esse, le acque del Giordano, e di mostrare che lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, veniva nelle acque rigeneratrici dei fedeli; per cui segue: E subito, salendo dall’acqua, vide i cieli aperti e lo Spirito discendere come colomba e rimanere su di lui. Ora, i cieli si aprono non per l’apertura degli elementi, ma per gli occhi spirituali, così come Ezechiele ci dice di se stesso all’inizio delle sue profezie. Che poi egli abbia visto i cieli aperti dopo il suo battesimo avvenne a motivo di noi, per cui la porta del regno dei cieli è aperta dopo il bagno di rigenerazione.

CRISOSTOMO: Oppure, affinché la santificazione discenda dai cieli sugli uomini e i cieli si uniscano alla terra. Lo Spirito Santo discendeva su di lui non come venendo a lui per la prima volta, come avrebbe potuto fare se prima non fosse stato con lui, ma per designare egli stesso colui che Giovanni annunziava, e per mostrare così a tutti il Cristo come col dito della fede.

BEDA: Lo Spirito Santo che discendeva sul battesimo era così un segno della grazia spirituale che è conferita nel battesimo.

GIROLAMO: Lo Spirito Santo è così questa unzione di cui Cristo è stato unto in rapporto alla sua umanità, e di cui fu detto (Sal 44,8): «Dio ti ha unto con l’olio della gioia al di sopra dei tuoi compagni».

BEDA: Bene poi lo Spirito Santo discende sotto forma di colomba, poiché è un animale molto semplice, ed estraneo alla malizia del fiele, per insinuarci in figura che cerca i cuori semplici e non si degna di abitare nelle menti empie.

GIROLAMO: Lo Spirito Santo discende in forma di colomba anche perché nel Cantico (2,10; 5,2) si canta della Chiesa: «Mia sposa, mia amica, mia diletta, mia colomba». Sposa nei Patriarchi, amica nei Profeti, prossima in Giuseppe, mia diletta in Giovanni Battista, colomba in Cristo e negli Apostoli, ai quali si dice (Mt 10,16): «Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe».

BEDA: La colomba poi siede sul capo di Gesù affinché nessuno pensi che la voce del Padre si rivolgesse a Giovanni e non al Signore. Bene poi aggiunse: e rimanere su di lui: è infatti prerogativa di Cristo che lo Spirito Santo, una volta riempitolo, non lo lasci più. Infatti ai suoi fedeli, come segno della virtù e per compiere miracoli, talvolta viene conferita la grazia dello Spirito Santo, e talvolta viene tolta; in quelli però a cui viene data per compiere opere di pietà e di giustizia, e per conservare l’amore di Dio e del prossimo, la grazia dello Spirito non è mai assente. La voce del Padre poi insegnò che colui che era venuto con gli altri per essere battezzato da Giovanni era veramente il Figlio di Dio; per cui segue: e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio diletto, in te mi sono compiaciuto». Queste parole tuttavia non insegnano al Figlio stesso ciò che egli non sapeva, ma mostrano a noi ciò che dobbiamo credere.

AGOSTINO: Per cui Matteo (3,17) afferma che fu detto: «il mio Figlio diletto» poiché voleva mostrare il senso dell’espressione: «Questo è il mio Figlio», in modo che venisse indicato piuttosto a coloro che udivano che egli era il Figlio di Dio. Se poi chiedi quale delle due espressioni sia risuonata in quella voce, prendi una qualsiasi delle due, purché tu intenda che quanti non udirono la stessa locuzione udirono però la stessa sentenza. Che poi Dio si sia compiaciuto nel Figlio ci viene indicato dalle parole: in te mi sono compiaciuto.

BEDA: La stessa voce insegnò che anche noi, mediante l’acqua dell’abluzione e lo Spirito di santificazione, possiamo divenire figli di Dio; e nel battesimo viene mostrato anche il mistero della Trinità. Il Figlio è battezzato, lo Spirito discende sotto forma di colomba e si ode la voce del Padre che dà testimonianza al Figlio.

GIROLAMO: In senso morale anche noi, tratti dall’odore dei fiori e dal fascino della purezza, corriamo con le adolescenti dalla volubilità del mondo dietro allo sposo, e siamo purificati dal sacramento del battesimo alla doppia sorgente dell’amore di Dio e della carità fraterna, e, portati dalla speranza, contempliamo i segreti del cielo con gli occhi di un cuore puro. Infine riceviamo lo Spirito Santo, che scende verso coloro che sono mansueti, attraverso le vie di un cuore contrito e umiliato e della semplicità di spirito, e lo riceviamo in modo che rimanga in noi con una carità che non viene mai meno. E la voce del Signore si dirige dai cieli a noi, amati da Dio: «Beati gli operatori di pace, poiché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9), e allora in noi si compiace il Padre con il Figlio e lo Spirito Santo, quando diveniamo un solo spirito con Dio.