Le due venute di Gesù (Prima Catechesi – II Parte)


Le due venute di Gesù (Prima Catechesi – II Parte)

Pax et bonum!

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, sono lieto di presentarvi la continuazione della prima catechesi del nostro blog dal titolo “Le due venute di Gesù”. Questa seconda parte, qui a seguito che vi propongo, completa la Decimaquinta Catechesi di San Cirillo di Gerusalemme sui momenti che precederanno il ritorno di Cristo, nonché la risurrezione e il Giudizio Universale a cui tutti siamo chiamati.

La scelta, di mostrarvi questa catechesi di San Cirillo sulle due venute di Gesù, è stata fatta per darvi un solido insegnamento di ciò che la Chiesa da sempre insegna sui momenti che precederanno la venuta gloriosa di Gesù e la vita del mondo che verrà. La ragione è che con le sue catechesi Cirillo, essendo stato un Padre Conciliare nel 381 del Concilio Ecumenico di Costantinopoli, le volgeva a spiegazione del simbolo di fede in esso professato e proclamato.

Certo di farvi cosa gradita, vi saluto con la Benedizione di Dio Onnipotente nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Maranathà, Vieni Signore Gesù!

DECIMAQUINTA CATECHESI BATTESIMALE, SUL SECONDO AVVENTO DI CRISTO SULL’ULTIMO GIUDIZIO E SUL SUO REGNO CHE NON AVRA’ MAI FINE (II PARTE)

10. Verrà sulle nubi, segnalato da trombe angeliche

La venuta del vero Cristo, del Figlio Unigenito del Padre, non avrà luogo come la prima volta dalla terra

Non uscire neppure per vedere chi nel deserto vanta delle visioni: «Se qualcuno vi dirà: “Ecco il Cristo è qui, ecco è là” non ci credete»”. Non guardare alla terra, perché il Signore scenderà dal cielo: non più nell’isolamento come nel primo avvento ma in compagnia di molti e scortato da miriadi di angeli”; non più nel nascondimento come rugiada nel vello”, ma nel pieno splendore della luce folgorante da lui stesso preannunciata: «Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’ uomo»; «Vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria, ed egli manderà i suoi angeli con una grande tromba, ecc.»

11. Falsificazioni diaboliche del primo e secondo avvento

Ma il diavolo interviene con la sua malizia, calcolando come poter screditare il vero facendogli precedere il falso: la prima volta prevenendo l’avvento nella carne e la generazione verginale col suscitare tra gli idolatri miti di falsi dèi generanti e generati da donne; così pure la seconda volta l’avversario, prendendo l’abbrivo dall’attesa dei semplici e specialmente di quelli della circoncisione, preverrà l’avvento del vero Cristo col suscitare un uomo dedito alla magia e molto esperto in ogni arte malefica di venefici e incantesimi, che usurperà il potere imperiale tra i romani e il nome di Cristo tra i giudei, per trarre in inganno i pagani con prestidigitazioni magiche e i giudei con il nome del Messia che ancora attendono.

12. L’Anticristo usurpatore dell’impero e falso Messia

L’Anticristo di cui abbiamo parlato verrà però quando l’impero romano avrà esaurito il suo tempo e sarà ormai vicina la fine del mondo. Dieci imperatori in diverse regioni contemporaneamente occuperanno allora il potere supremo di Roma, e dopo questi imperatori contemporanei verrà come undicesimo l’Anticristo.

Egli usurperà con arti magiche l’impero romano, umiliando tre degli imperatori suoi predecessori e assoggettando gli altri sette al suo dominio. Dapprincipio si mostrerà ragionevole e saggio, simulando benignità, moderazione e clemenza; ma dopo aver tratto i giudei a seguirlo come il Messia aspettato, ingannandoli con i segni e i prodigi della sua menzognera magia, in seguito sopravanzerà per comportamenti disumani e iniqui gli ingiusti ed empi suoi predecessori, segnalandosi per comportamenti malvagi e sanguinari, tirannici e impietosi. Sarà versipelle e maldisposto con tutti, ma specialmente con noi cristiani.

Tale strapotere durerà soltanto tre anni e sei mesi, perché lo sperderà nel secondo avvento glorioso dal cielo il Figlio Unigenito di Dio, il nostro Signore e Salvatore, il vero Cristo che col soffio della sua bocca sopprimerà l’Anticristo ricacciandolo nel fuoco della geenna.

13. Testimonianza veterotestamentaria della fine

Ciò che insegniamo non è frutto di una nostra ricerca sofistica, ma è dottrina appresa dalle Sacre Scritture ammesse dalla Chiesa, soprattutto dalla profezia di Daniele che abbiamo appena letta, secondo l’interpretazione che ne diede lo stesso arcangelo Gabriele dicendo precisamente: «La quarta bestia significa che ci sarà sulla terra un quarto regno che supererà ogni altro impero». Secondo la tradizione esegetica della Chiesa, il quarto regno è l’impero romano: il primo regno, famoso, fu quello degli assiri; il secondo quello dei medi e dei persiani; il terzo successivo quello dei macedoni; il quarto è dunque l’impero romano.

L’interpretazione di Gabriele così continua nel testo immediatamente successivo: «Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel regno e dopo di loro ne seguirà un altro che supererà nel male i precedenti – dice tutti i precedenti, non solo i dieci -; abbatterà tre re – ovviamente: tre dei dieci di cui ha parlato; non considerando re i tre abbattuti, egli regnerà come ottavo -; e proferirà insulti contro l’Altissimo». Sarà cioè un uomo bestemmiatore e iniquo, né succederà in modo legittimo nell’impero in quanto con arti magiche occuperà il trono che non ha ereditato dagli avi.

14. Nell’Anticristo opererà il padre della menzogna

Ma chi sarà mai costui, e in virtù di quale potenza opererà? Dona tu, o Paolo, la spiegazione.

Egli dice: «La sua venuta avverrà nella potenza di satana, con tutta la sua virtù, con ogni specie di segni e prodigi menzogneri».

Con queste parole oscure addita nell’Anticristo lo strumento per cui satana opererà con tutta la strapotenza che lo distingue. Allora infatti, sapendo ineluttabilmente prossimo il suo giudizio, satana non combatterà più come ora è solito per via dei suoi emissari, ma verrà personalmente «con ogni specie di segni e prodigi menzogneri». Come palese padre di menzogna compirà di fatto opere menzognere, sicché le folle crederanno che egli risusciti un morto senza veramente risuscitarlo, faccia camminare degli storpi e restituisca la vista a dei ciechi senza operare veramente tali guarigioni.

15. Fingerà di ricostruire il tempio e perseguiterà i santi

Paolo aggiunge: «L’avversario s’innalzerà sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto – cioè al di sopra di ogni divinità idolatrica che sarà in odio all’Anticristo -, fino a sedere nel tempio di Dio».

Di quale tempio parla? Di quello giudaico ormai distrutto, non di questo in cui ora stiamo, non sia mai! Perché lo diciamo? Non per gratificare noi stessi. Se si presenterà ai giudei come Cristo con la pretesa di essere da loro adorato, lo farà per sedurli più facilmente: col prendersi cura della ricostruzione del tempio di Salomone vorrà farsi credere della stirpe di Davide.

Ma, come ha predetto il Salvatore, l’Anticristo verrà quando del tempio giudaico non sarà rimasta pietra su pietra. Quando per vetustà o per demolizione, in vista di ricostruzione o altro, saranno crollate tutte le pietre – non dico quelle della cinta esterna, ma quelle dove all’interno del tempio si trovavano i cherubini -, allora l’Anticristo verrà «con ogni specie di segni e prodigi menzogneri» a infierire contro tutti gli idoli.

Dapprincipio simulerà indulgenza e benignità, ma poi dimostrerà la sua inflessibilità e brutalità, soprattutto contro i santi di Dio. Sta scritto infatti: «Io intanto stavo guardando e quel corno muoveva guerra ai santi», e altrove: «Vi sarà un tempo di angoscia, come non c’era mai stato sulla terra dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo». Sarà un mostro di ferocia, un dragone immenso contro cui l’uomo non potrà averla vinta, una belva sempre pronta a divorare. La Sacra Scrittura ci darebbe argomento per parlarne a lungo, ma per non passare la misura non ne diremo più altro.

16. Breve il regno dell’Anticristo: tre anni e mezzo

Perciò il Signore, conoscendo quanto sia grande la forza del nostro avversario, ebbe pietà dei giusti dicendo: «Quelli che sono in Giudea fuggano ai monti».

Ma volle anche dire: «Vi resti chi ha coscienza di potere resistere a satana; non ho sfiducia nella capacità di resistenza della mia Chiesa! Ripetete pure “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” ecc.».

Chi di noi avrà dunque paura si metta pure al sicuro, ma chi se ne sentirà il coraggio resti e resista. Vero è che «vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà»; ma rendiamo grazie a Dio che ha limitato a pochi giorni il tempo della tribolazione, secondo sta scritto: «In considerazione degli eletti il periodo di quei giorni sarà accorciato». L’Anticristo regnerà solo tre anni e mezzo.

La nostra affermazione non si basa sugli Apocrifi ma su Daniele, che infatti disse: «Gli saranno dati in mano per un tempo, più tempi e la metà di un tempo». Un tempo significa l’anno in cui andrà sempre più consolidandosi il suo avvento; più tempi sono altri due anni di iniquità che aggiunti al primo anno risultano tre; la metà di un tempo è costituita da sei mesi. Daniele torna a fare la stessa profezia anche altrove: «Egli giurò per colui che vive in eterno che tutte queste cose si sarebbero compiute fra un tempo, più tempi e la metà di un tempo». Si è giunti forse a questa interpretazione anche per via dell’espressione «milleduecentonovanta giorni», cui fa seguito l’altra: «Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni».

Dovremo di fatto nasconderci e fuggire: non avremo forse mai finito di percorrere tutte le città di Israele, quando verrà il Figlio dell’uomo.

17. Beatitudine dei martiri di Cristo al suo secondo avvento

Ma quale sarà la beatitudine dei santi che allora subiranno il martirio per Cristo?

Quanti infatti lo subiranno allora, io dico, sopravanzeranno tutti i martiri precedenti che ebbero a lottare soltanto contro degli uomini. Quelli che testimonieranno ai tempi dell’Anticristo dovranno combattere contro lo stesso satana, mentre quanti testimoniarono nelle precedenti persecuzioni furono condannati a morte da imperatori che non simulavano risurrezioni di morti né ostentavano la loro potenza con segni e falsi prodigi. Inoltre, la perversa provocazione alla paura e all’apostasia allora sarà tale «da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti».

A nessuno allora venga in mente di chiedersi: «Cosa ha fatto il Cristo più di costui? Non opera prodigi in virtù di qualche potenza?». Certo, se Dio non lo volesse, non glieli permetterebbe. Lo dice l’Apostolo, che così te ne mette in guardia: «Per questo Dio invierà loro una potenza d’inganno – dice “invierà” nel senso di “permetterà che venga” – perché infine siano condannati – non dice: ” perché siano scusati”, ma “perché siano condannati”, e ne dà il motivo – tutti quelli che non hanno creduto alla verità – cioè al Cristo -, ma hanno consentito all’iniquità – cioè all’Anticristo». Dio sopporta l’iniquità delle persecuzioni che oggi si susseguono come allora, e la permetterà alla fine dei tempi; non perché non abbia il potere di impedirla, ma perché è suo costume elargire la corona alla pazienza: dei suoi atleti come dei suoi profeti e apostoli. Opera così perché essi traggono da un tempo breve di sofferenza un’eredità eterna nel regno celeste.

Dice Daniele: «In quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro – ovviamente, nel libro della vita -; tra i tanti che dal sonno sotto un cumulo di terra si risveglieranno, gli uni andranno alla vita eterna e gli altri alla vergogna dell’infamia eterna; i saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento, coloro che avranno indotto molti alla giustizia brilleranno come le stelle per sempre».

18. Attendiamo vigilanti la parusia finale già iniziata

Pensa quindi ad assicurarti la salvezza, o uomo. Ricorda i segni dell’Anticristo che ti ho indicato.

Ricordali non solo per te, ma per comunicarli generosamente a tutti. Se hai un figlio secondo la carne, mettilo sull’avviso; se ne hai generato qualcuno con la catechesi, mettilo al sicuro dalla falsità ricordandogli la verità di questo «mistero di iniquità ormai operante». Quanto a me, sono terrorizzato dalle guerre che si scatenano tra i popoli, dagli scismi che dividono le Chiese e dall’odio che mette i fratelli l’uno contro l’altro.

Basti averne fatto cenno, Dio non voglia che assistiamo al compimento di tutti. Solo, siamo vigilanti: ho già detto abbastanza dell’Anticristo.

19. 1 Tess. 4,15-16: morti e vivi al momento della parusia

Ma noi siamo in attesa del Signore che verrà al suono delle trombe angeliche sulle nubi del cielo.

Allora dapprima risorgeranno i morti in Cristo, ma i santi ancora in vita saranno senz’altro rapiti sulle nubi per ricevere in premio delle lotte sovraumane affrontate gli onori sovraumani meritati da tante fatiche. Ne dà testimonianza l’Apostolo: «Il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo: prima risorgeranno i morti in Cristo; noi superstiti quindi saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre col Signore».

20. Il pensiero della parusia non vi rattristi: risorgeremo

L’Ecclesiaste, prevedendo questa venuta del Signore e gli ultimi eventi cosmici, disse: «Sta’ lieto, o giovane, nella tua giovinezza, ecc.; caccia il corruccio dal tuo cuore e allontana dal tuo corpo ogni patema; ricordati del tuo creatore prima che vengano i giorni tristi, quando il sole e la luce della luna e delle stelle si oscureranno, e le pupille che guardavano le finestre – cioè le facoltà visive – si offuscheranno, quando il cordone d’argento – cioè la struttura degli astri fulgenti come argento – si romperà, e il filo d’oro del sole – o della pianta chiamata filo d’oro dai molti polloni e dai petali simili a raggi di sole fulgente come oro – si infrangerà; quando al cinguettio dei passeri gli uomini risorgeranno e guarderanno la via percorsa dalle alture senza alcuna paura».

Cosa guarderanno? Sta scritto: «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo, e si batteranno il petto» «le tribù famiglia per famiglia». E che cosa avverrà alla venuta del Signore? Lo dice l’Ecclesiaste: «Fiorirà il mandorlo, la locusta s’ingrasserà e il cappero disperderà i suoi semi». Secondo gli interpreti, il mandorlo in fiore che annunzia la fine dell’inverno significa che allora dopo questo inverno il nostro corpo rifiorirà nel cielo; la locusta che acquista un corpo pesante è figura dell’anima che riacquisterà il corpo rivestendone il suo essere alato; il cappero che disperde i suoi semi è segno di colui le cui iniquità saranno disperse come spine.

21. Il fuoco consumante del Figlio ci farà degni del Padre

Che questi siano segni profetici dell’avvento del Signore è chiaro. Ecco ora come riconosceranno la voce del passero.

Quale voce? Vediamo: «Il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo». L’arcangelo chiamerà tutti dicendo: «Svegliatevi, perché viene il Signore, andategli incontro!».

La discesa del Signore, dice Davide, sarà terribile: «Il nostro Dio apparirà in modo che tutti lo vedano, e non verrà nel silenzio; davanti a lui si accenderà un fuoco divorante, e intorno a lui si scatenerà la tempesta, ecc.». Quando il Figlio dell’uomo tornerà al Padre sulle nubi del cielo, come abbiamo or ora letto nella Scrittura, scorrerà un fiume di fuoco che proverà gli uomini; facendone rifulgere di più l’oro delle opere inconsistenti. Ci attende il Padre, «assiso sul trono, con la sua veste candida come la neve e i capelli del capo candidi come la lana».

Cosa significa questo linguaggio umano? Che Dio non può regnare su quanti siano macchiati di peccato. Perciò egli disse: «Renderò bianchi come neve e come lana i vostri peccati». Le immagini si riferiscono alle persone, cui sono rimessi i peccati o che mai hanno commesso peccato.

Il Signore verrà dal cielo sulle nubi, come vị è salito sulle nubi. Lo disse egli stesso: «Vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e gloria grande».

22. Comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo

Ma quale segno della venuta del Signore sarà tale da impedire alla tracotanza della potenza avversa di scimmiottarlo? La croce, vero e proprio distintivo del Cristo.

Secondo sta scritto, «allora apparirà il segno del Figlio dell’uomo». Il segno distintivo del Cristo è veramente la croce.

Il segno di una croce luminosa precederà il Re, perché i giudei riconoscano chi hanno crocifisso, insidiato e angariato, e tutte le tribù battendosi il petto dicano: «Ecco chi abbiamo schiaffeggiato, quel volto che abbiamo coperto di sputi, colui che abbiamo legato e oltraggiato fino a infliggergli l’ignominia della croce».

I giudei diranno: «Dove avremo scampo davanti alla tua ira? Anche se avessimo a difesa schiere di angeli, non sapremmo dove trovare rifugio dal tuo cospetto». Il segno della croce terrorizzerà i nemici di Cristo! Sarà invece fonte di gioia per i credenti suoi amici e araldi che per lui avranno patito. Ma a chi tọccherà allora questa beatitudine di essere trovato amico di Cristo?

Perché i suoi eletti non vadano confusi con i suoi nemici, infatti, il re glorioso assiso sullo stesso trono del Padre tra schiere di angeli non trascurerà i suoi servi: «Manderà i suoi angeli con una grande tromba a radunare tutti i suoi eletti dai quattro venti». Colui che non disdegnò di prendersi cura di un solo giusto, Lot, potrà disinteressarsi di tanti giusti? Li farà chiamare a raccolta dagli angeli e fattili venire su carri di nubi, dirà loro: «Venite, benedetti dal Padre mio».

23. Nel Giudice divino non ci sarà accezione di persone

Ma qualcuno dei qui presenti mi dirà: «Non sarò trascurato neanch’io, povero e allora forse a letto ammalato?», oppure: «Si curerà anche di me, povera donna sorpresa alla mola?». No, abbi fiducia, o uomo; nel Giudice divino non c’è accezione di persona. Sta scritto: «Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire».

Non anteporrà i dotti agli indotti, i ricchi ai poveri; anche se ti troverai a lavorare il tuo campo, ti farà prendere dagli angeli. Non credere che prenderà i padroni terrieri per abbandonare te semplice contadino; fossi anche uno schiavo o un povero, non crucciarti, perché chi ha preso la forma di schiavo non disprezza gli schiavi. Fossi pure a letto ammalato, ti prenderà secondo sta scritto: «Allora due si troveranno in un letto; l’uno verrà preso e l’altro lasciato». Seppure per necessità, uomo o donna, ti trovassi tutto intento alla mola, tutto preso dal lavoro della mola con i figli, non ti trascurerà chi «ha la forza di far uscire i prigionieri».

Chi fece passare Giuseppe al regno dalla schiavitù e dal carcere introdurrà anche te al regno dei cieli libero dalla tribolazione; purché abbia fede in lui, purché affronti con piena generosità fatiche e lotte. Di esse nulla andrà perduto, perché Dio scrive tutte le preghiere e le salmodie, tutti i digiuni e le elemosine. Scrive i pregi sia del matrimonio santamente vissuto sia della continenza osservata per Dio, ma assegnerà le corone più preziose alle virtù della verginità e della perfetta castità, praticando le quali già fin d’ora splendi di quella luce che ti farà brillare come un angelo.

Belle queste che ascolti con piacere, ma senti anche quelle che a esse si oppongono e non possono essere ascoltate senza disappunto. Dio scrive pure tutti i peccati di avarizia e di fornicazione, di spergiuro e di bestemmia, di veneficio, furto e omicidio; mentre cancella le colpe commesse prima del battesimo, scrive tutti i peccati commessi dopo.

24. Il giudizio finale alla presenza dell’universo

Sta scritto: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, saranno con lui tutti i suoi angeli». Vedi, o uomo, davanti a quanti giudici ti presenterai. Ma sarà anche presente con essi tutto il genere umano!

Calcola quanti siano ora i cittadini dell’impero romano, quanti i barbari; quanti da migliaia d’anni sepolti da Adamo ai nostri giorni. Rispetto alla sterminata moltitudine degli angeli quella degli uomini è ben poca cosa – l’umanità è una delle cento pecore e gli angeli sono le altre novantanove – ; perché devi farti il conto del numero degli abitanti della terra a partire dall’immensità della stessa terra abitata, un punto in mezzo al solo cielo che lo circonda. Calcola che questo cielo è abitato da una moltitudine di esseri proporzionata alla sua estensione, e i cieli dei cieli a loro volta sono abitati da moltitudini infinitamente più grandi. Il profeta dice: «Mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano», per indicare non soltanto un gran numero, ma una moltitudine di tanto più grande da non poterne determinare il numero.

Al giudizio dunque assisteranno Dio Padre di tutti, Gesù Cristo assiso accanto a lui, con essi lo Spirito Santo dell’uno e dell’altro. Tutti con le nostre opere saremo convocati davanti a loro dalla tromba angelica! Non dobbiamo fin d’ora preoccuparcene? A prescindere dalla pena, o uomo, credi sia cosa da poco subire la condanna alla presenza di tanti? E subirla poi da amici? Non preferiamo spesso piuttosto morire?

25. Dio giudicherà anche i peccati segreti

Tremiamo dunque, fratelli, davanti a un Dio che per infliggere la condanna non ha bisogno né di indagini né di prove.

Non dire: «Ho fornicato, ho esercitato la magia, ho commesso il peccato, ma di notte, quando non c’era nessuno presente». Sarai giudicato secondo la tua coscienza: «Ti accuseranno o scuseranno i tuoi stessi pensieri, nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini». Ti costringerà a dire la verità l’aspetto tremendo del Giudice, che te ne darà le prove anche se non la confessassi, in quanto risusciterai vestito del tuo peccato o della tua santità.

L’ha chiaramente detto lo stesso Giudice, poiché secondo sta scritto ti giudicherà il Cristo: «Il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio», Il Padre però non si rende estraneo a tale potere, ma lo esercita attraverso il Figlio: il Figlio quindi giudica secondo la volontà del Padre, né tra la volontà del Padre e quella del Figlio v’è divergenza in quanto vogliono entrambi una sola e medesima cosa.

Cosa dirà allora il Giudice circa le opere che gli dovrai pur presentare, «quando saranno riunite davanti a lui tutte le genti – poiché tutte le ginocchia dovranno piegarsi davanti al Cristo in cielo, in terra e negli inferi – ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri»? Ma come separa le pecore il pastore? Consultando un elenco scritto di pecore e di capretti, oppure giudicando da quel che constata direttamente?

La lana rivela la pecora e il pelo duro il capretto. Così, dopo che ti sarai purificato delle colpe commesse, la lana pura delle opere rivestendoti come abito immacolato ti farà riconoscere come pecora, sicché potrai sempre ripetere: «Mi sono tolta la veste; come tornare ad indossarla?». Ma se la tua veste sarà di peli duri, simili a quelli fitti e irti di Esaù, tanto sciocco da perdere la primogenitura vendendone i diritti per un piatto, sarai di quelli della parte sinistra.

Non sia mai che qualcuno dei qui presenti abbia a deporre l’abito di grazia e trovarsi per le sue opere perverse tra le schiere dei peccatori, alla sinistra!

26. Saremo giudicati secondo le opere di misericordia e di giustizia

Veramente terribile il giudizio! Abbiamo ragione di temere quel che sarà pronunziato, circa il conseguimento del regno dei cieli o quel fuoco preparato dall’eternità.

Come potremo evitare dunque il fuoco – si chiederà – ed entrare nel regno dei cieli? Leggiamo: «Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare… ».Sono parole che indicano la via da seguire; vanno prese alla lettera e tradotte in pratica: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Se le osservi avrai parte al Regno, in caso contrario sarai condannato. Comincia dunque a praticarle e così persevera nella fede, guardandoti dall’operare come le vergini stolte che tardarono a procurarsi l’olio, per non finire come esse lasciato fuori.

Non credere che basti avere la lampada per stare al sicuro, ma procura di tenerla accesa, la luce delle tue buone opere splenda davanti agli uomini, e nessuno per colpa tua abbia a bestemmiare il Cristo.

Indossa l’abito incontaminato delle opere buone, per esse distinguendoti. Sii saggio amministratore delle cose che ricevi da Dio, procurando che siano beni utili. Dio ti ha affidato delle ricchezze? Siine il giusto curatore. Ti è stato affidato il dono dell’insegnamento? Compi bene il tuo ufficio. Hai il carisma di muovere gli animi degli ascoltatori? Utilizza bene questa capacità. La buona amministrazione ci apre tante porte per non rimanere fuori tra i condannati e per andare con fiducia incontro a Cristo, Re eterno che regna nei secoli.

Regna nei secoli giudice dei vivi e dei morti, perché egli ha dato la vita per i vivi e per i morti. Lo dice Paolo: «Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi».

27. Contro Marcello che nega il regno eterno del Figlio

Semmai fosse giunta alle tue orecchie l’eresia di chi or non è molto in Galazia ha cominciato a dire che il regno del Cristo avrà fine, detestala come una nuova testa del dragone.

Chi ha osato affermare che il regno di Cristo avrà termine con la fine del mondo, precisando che il Verbo uscito dal seno del Padre cesserà di sussistere venendo riassorbito come prima nel Padre, con tali parole blasfeme pronunzia la sua condanna. Non dà infatti ascolto né alle parole del Signore: «Il Figlio resta per sempre», né alle parole di Gabriele: «Regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Intendi bene queste parole che oggi degli eretici fraintendono traendone una dottrina opposta a quella del Cristo. L’arcangelo Gabriele volle dirci che il Salvatore sarà per sempre né verrà mai meno. A chi dunque vorrai piuttosto prestare fede? Ad essi o a Gabriele? Ascolta questa testimonianza di Daniele: «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile a un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede gloria potere e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto».

Tieni bene a mente queste parole, presta fede ad esse e respingi quelle degli eretici che ti distolgono dalla fede nel regno di Cristo.

28.Contro Marcello d’Ancira: Dan. 2,44; Sal. 44,7; 101,26-28

Simile testimonianza puoi trarre dalla profezia del Cristo secondo la carne, detto «pietra staccata dal monte ma non per mano d’uomo». Di essa lo stesso Daniele dà infatti l’esegesi: «Il suo regno non sarà trasmesso ad altro popolo….». Al regno del Cristo si riferì Davide quando disse: «Il tuo trono, o Dio, dura nei secoli dei secoli», «In principio tu, o Signore, hai fondato la terra, ecc.; i cieli periranno, ma tu rimani, ecc., resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine». Sono parole che Paolo riferì al Cristo.

29. «Finché regnerà» vuol dire «sempre e più di prima»

Vuoi sapere donde hanno preso lo spunto per insegnare il contrario con sì folle eresia? Dalla perversa lettura di quello che così bene aveva detto l’Apostolo: «Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi». Essi l’intendono nel senso che egli non regnerà più quando avrà posto i nemici sotto i suoi piedi; ma l’interpretazione è falsa e sciocca: colui che ha regnato già prima di combattere i suoi nemici può non continuare a regnare, e con maggiore forza, dopo aver avuto ragione di essi?

30. Il Figlio non si dissolverà ma sussisterà nel Padre

Ma hanno anche osato dire che l’espressione avrebbe questo senso secondo il contesto: «Quando tutto gli sarà sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso ogni cosa». Essi intendono Paolo come se dicesse che il Figlio si dissolverà nel Padre!

Davvero, voi superate tutti in empietà! Non è blasfemo dire che voi, creature del Cristo, continuerete ad esistere, mentre allora si dissolverà il creatore vostro e dell’universo, il Cristo? Come potranno essergli sottomesse tutte le cose, destinate a perire o a sussistere? Perché dovrebbero ancora sussistere le cose assoggettate al Figlio, e dovrebbe non più sussistere il Figlio una volta assoggettato al Padre?

Vero è che sarà assoggettato, ma non nel senso che allora comincerà ad obbedire al Padre, perché egli fa da sempre ciò che a lui piace. Egli continuerà ad obbedire al Padre allora come sempre: senza costrizione e in libera adesione; non da schiavo costretto alla sottomissione, ma da figlio liberamente e amorosamente in ascolto.

31. L’espressione «finché» o «finché non» non è limitativa

Ma chiediamo loro cosa vuol dire «finché» o «finché non». Prendo di qui lo spunto per cercare di abbattere il loro errore.

Essi hanno osato interpretare l’espressione «finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi» nel senso che il suo regno non è eterno ma avrà fine. Dal momento che hanno avuto la temerarietà di decretarne la fine, con l’arbitrarietà di sminuire il significato del termine, torniamo a leggere l’Apostolo in un passo dove il termine ha lo stesso significato: «La morte regnò da Adamo fino a Mosè».

Vuol forse dire che gli uomini morirono fino a quel tempo e che o dopo Mosè alcuni non morirono o dopo la Legge gli uomini non videro più la morte? E’ evidente che Paolo non diede al «finché» questo valore limitativo rispetto al tempo, ma al contrario volle chiaramente dire che anche quell’uomo giusto e meraviglioso che fu Mosè vide vigere per sé e per i suoi discendenti la sentenza di morte emanata per Adamo, benché senza commettere peccato come Adamo che disobbedì mangiando di quell’albero.

32. Espressioni estensive: 2 Cor. 3,14; 10,14-15; Ebr. 3,13

Eccoti altre espressioni simili.

Sta scritto: «Fino a oggi infatti, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore». L’oggi di Paolo si riferisce soltanto ai suoi tempi o si estende sino alla fine dei tempi? Leggi le parole di San Paolo ai Corinzi: «Infatti fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo, e abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di evangelizzare le regioni più lontane dalla vostra». Da queste parole vedrai da te che senso dà al «fino a»: non limitativo rispetto a quell’oggi ma estensivo al tempo seguente.

Questa espressione non deve farti ricordare l’altra: «finché non abbia posto i nemici…»? Lo stesso Paolo altrove usa il «finché» esplicitamente nel senso di «durata sempiterna». Per esempio dice: «Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché dura questo cosiddetto oggi».

Come non si può parlare di un giorno in cui Cristo ebbe principio, così non permettere che si parli di una fine del suo regno, poiché sta scritto: «Il suo regno è un regno eterno».

33. Vivi in attesa del Giudice per trovarti alla sua destra

Sul regno eterno del Cristo avrei da esporre ancora altre testimonianze della Sacra Scrittura, ma poiché l’ora è tarda mi dovrò limitare a quelle fin qui prodotte.

Intanto, o mio uditore, prostrati in adorazione soltanto a questo vero re, e fuggi ogni errore che da questa verità ti faccia deviare. In seguito, se Dio mi farà grazia, passerò alla spiegazione degli altri articoli del credo, a tempo opportuno. Il Signore dell’universo vi custodisca tutti nel ricordo dei segni premonitori della fine e nella perseveranza della lotta contro l’Anticristo. Hai sentito quali saranno i segni premonitori della venuta di questo mistificatore, e hai ascoltato quali saranno i segni della venuta del vero Cristo, che discenderà in modo visibile dal cielo. Quanto a te, fuggi il primo, il falso; e vivi in attesa del secondo, del vero.

Ormai conosci la via che devi seguire per trovarti al suo giudizio dalla parte destra. Conserva il deposito della fede in Cristo, pratica esemplarmente le buone opere»; così ti presenterai al Giudice con animo sicuro, e avrai in eredità da lui il regno dei cieli. Per lui e con lui, gloria al Padre e allo Spirito Santo per i secoli dei secoli. Amen.

Fine Prima Catechesi

Padre Angelico