
SECONDA DOMENICA DI PASQUA–ANNO B
6 Aprile 2024 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / annoB, anticristo, creduto, i-tempi-della-chiesa, il-ritorno-di-gesù, incredulo, le-due-venute-di-gesù, pace-a-voi, padre-angelico, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, tommaso, vangelo, veduto
Vangelo Commentato dai Padri
SECONDA DOMENICA DI PASQUA–ANNO B
Vangelo di Giovanni 20,19-31
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Gesù gli disse: «Perché mi ha veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
VERSETTI 19-25
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù e si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: Abbiamo visto il Signore. Ma egli disse loro: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò.
CRISOSTOMO: Di conseguenza, i discepoli, quando udirono ciò che Maria annunziò loro, o non credettero, oppure, credendo, si dolsero del fatto che egli non li avesse ritenuti degni della sua visione. Mentre essi dunque meditavano su queste cose, non trascorse neppure un giorno, e poiché sapevano che era stato risuscitato e bramavano di vederlo, egli, quando si fece sera, si presentò loro; per cui si dice: La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei.
BEDA: In questo testo si mostra la debolezza degli Apostoli, riuniti a porte chiuse a causa del timore dei Giudei, per paura dei quali erano stati dispersi. Venne Gesù e si fermò in mezzo a loro. Apparve loro di sera, perché quello era il tempo in cui erano massimamente spaventati.
TEOFILATTO: Oppure perché aspettava che fossero tutti riuniti. A porte chiuse, per mostrare che nello stesso modo era risorto, mentre la pietra si trovava sopra il sepolcro.
AGOSTINO: Ma alcuni sono talmente scossi da questo fatto da sollevare i loro pregiudizi contro i miracoli divini, e così argomentano: se risuscitò dal sepolcro quello stesso corpo che era stato appeso alla croce, in che modo poté entrare a porte chiuse? Ma se comprendi il modo, non è più un miracolo; dove viene meno la ragione, là si costruisce la fede.
AGOSTINO: La porta chiusa non ostacolò il corpo in cui risiedeva la divinità. Poté entrare senza aprire le porte colui che era nato senza violare la verginità della madre.
CRISOSTOMO: Ora, è una cosa stupenda che non l’abbiano ritenuto un fantasma. Ma ciò accadde perché Maria, con il suo arrivo, aveva prodotto in loro una grande fede. Ed egli stesso si presentò alla loro vista, e con la sua voce confermò la loro mente fluttuante; poi segue: E disse: Pace a voi, cioè: non agitatevi; in questo modo ricorda le parole che aveva detto prima della crocifissione (14,27): «Vi dò la mia pace» e di nuovo (16,33): «Perché abbiate la pace in me».
GREGORIO: Ma poiché in quel corpo che si poteva vedere la fede di coloro che guardavano dubitava, mostra loro anche le mani e i piedi; per cui segue: Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I chiodi avevano fissato le sue mani alla croce; la lancia aveva squarciato il suo costato; le impronte delle ferite vi furono conservate per guarire i cuori dal dubbio.
CRISOSTOMO: E poiché prima della crocifissione aveva detto loro (16,22): «Vi vedrò nuovamente, e la vostra gioia sarà grande», ciò si compie con i fatti, per cui segue: E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
AGOSTINO: Occorre credere che quello splendore con cui i giusti rifulgeranno come il sole nel regno del Padre suo, nel corpo di Cristo, al momento della sua risurrezione, sia rimasto piuttosto nascosto che assente (infatti il debole sguardo umano non era in grado di sopportarlo), quando egli doveva apparire in modo tale da essere riconosciuto.
CRISOSTOMO: Tutte queste cose li conducevano a una fede certissima. Ma poiché erano in continua lotta con i Giudei, di nuovo annunzia loro la pace, per cui segue: Disse loro di nuovo: Pace a voi!
BEDA: La ripetizione è una conferma; per cui ripete sia perché duplice è il precetto della carità, sia anche perché è lui che ha fatto delle due una cosa sola.
CRISOSTOMO: Contemporaneamente mostra l’efficacia della croce, con cui ha eliminato tutte le cose cattive e portato tutte le cose buone; e questa è la pace. Alle donne fu annunciata la gioia perché il loro genere si trovava nella tristezza e aveva ricevuto la maledizione quando il Signore aveva detto (Gen 3,16): «Partorirai nel dolore». Poiché dunque tutti gli ostacoli erano stati rimossi e tutte le cose raddrizzate, soggiunge subito dopo: Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi.
GREGORIO: Il Padre mandò il Figlio, stabilendo che si incarnasse per la redenzione del genere umano. E così si dice: Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi; cioè, quando vi mando tra gli scandali dei persecutori, vi amo con quello stesso amore con cui mi ama il Padre, Il quale mi inviò per sopportare le sofferenze.
AGOSTINO: Ora, noi sappiamo che il Figlio è uguale al Padre, ma qui egli si mostra come mediatore. Infatti si presenta come chi sta in mezzo dicendo: Egli-me, lo-voi.
CRISOSTOMO: Così solleva i loro animi sia per le cose che vengono fatte sia per la dignità di chi invia; infatti la preghiera non viene più rivolta al Padre, ma egli di sua autorità concede loro il potere; perciò segue: Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo.
AGOSTINO: Perciò quel fiato corporeo non costituiva la sostanza dello Spirito Santo, ma la dimostrazione mediante un segno conveniente che lo Spirito Santo non procede solo dal Padre, ma anche dal Figlio. Infatti, chi sarebbe così stolto da dire che lo Spirito Santo che diede soffiando fu diverso da quello che inviò dopo l’ascensione?
GREGORIO: Ma perché viene dato ai discepoli anzitutto sulla terra, e poi viene inviato dal cielo, se non perché i comandamenti dell’amore sono due: cioè l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo? Sulla terra viene concesso perché sia amato il prossimo; dal cielo viene inviato lo Spirito perché sia amato Dio. E infatti, come uno è l’amore e due i comandamenti, così uno è lo Spirito ma due i doni: anzitutto dal Cristo esistente su questa terra, poi dal cielo, poiché dall’amore del prossimo si impara come si deve raggiungere l’amore di Dio.
CRISOSTOMO: Ma alcuni affermano che egli non diede lo Spirito, ma mediante l’alitazione li rese atti alla recezione dello Spirito Santo. Infatti, se Daniele, vedendo l’Angelo, patì un’estasi della mente, che cosa avrebbero patito coloro che ricevettero quella grazia ineffabile, se i discepoli non fossero stati istruiti adeguatamente? Ma non peccherà chi dice che allora essi ricevettero un certo potere della grazia spirituale non per risuscitare i morti o compiere altri miracoli, ma per rimettere i peccati; perciò prosegue: A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi.
AGOSTINO: La carità della Chiesa che viene diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo rimette i peccati di coloro che comunicano con essa, e non li rimette a coloro che non comunicano con essa; per cui dice: Ricevete lo Spirito Santo, subito dopo aver parlato della remissione e non remissione dei peccati.
GREGORIO: Si deve però sapere che quanti hanno ricevuto per primi lo Spirito Santo devono vivere loro stessi in modo innocente, e aiutare alcuni nella predicazione; perciò quanti lo ricevettero apertamente dopo la risurrezione del Signore, possono giovare non a pochi, ma a molti. Quindi è bene considerare che i discepoli sono chiamati a un onere di umiltà tanto più grande quanto più è alta la vetta di gloria a cui sono arrivati. Perciò non diventano sicuri soltanto di sé stessi, ma ottengono anche il governo del giudizio supremo, per cui, facendo le veci di Cristo, ad alcuni non rimetteranno i peccati, mentre ad altri li rimetteranno. I vescovi detengono il loro posto nella Chiesa, e coloro che ottengono il grado di governo ricevono anche la facoltà di sciogliere e di legare. Grande è l’onore, ma grave il peso di questo onore. È cosa ardua, per chi non sa come governare la propria vita, diventare giudice della vita altrui.
CRISOSTOMO: Infatti un sacerdote che sa amministrare bene la propria vita ma non cura con diligenza la vita degli altri, va all’inferno assieme ai dannati. Perciò, conoscendo la grandezza del pericolo, nutrite per i sacerdoti un grande rispetto, anche se non ne sono molto degni. Infatti non è giusto che siano giudicati da quanti sono sottomessi al loro governo. E anche se la loro vita fosse assai criticabile, non recare loro alcun danno in nessuna delle cose loro affidate da Dio. Infatti né un sacerdote né un angelo né un arcangelo possono fare qualche cosa in ciò che viene loro affidato da Dio, ma il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo distribuiscono tutto; tuttavia il sacerdote fornisce sempre la lingua e la mano: poiché non sarebbe giusto, a causa della malizia altrui, che venga recato un danno, circa i simboli della nostra salvezza, a quanti vengono alla fede. Però, mentre tutti i discepoli si trovavano riuniti, mancava soltanto Tommaso nella distribuzione che era avvenuta. Perciò si dice: Tommaso, uno dei dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù.
ALCUINO: Didimo, in greco, in latino sta per gemello o dubbio, a causa del cuore dubbioso nel credere; Tommaso invece evoca la profondità, poiché penetrò con fede sicura l’altezza della divinità.
GREGORIO: Non avvenne per caso che quel discepolo prescelto fosse assente in quel momento; infatti la clemenza divina operò in modo mirabile, affinché quel discepolo che dubitava, mentre toccava le ferite carnali del suo maestro, guarisse in noi le ferite dell’incredulità di Tommaso che la fede dei discepoli che credevano; poiché mentre egli, toccando, viene ricondotto alla fede, la nostra mente, liberata da qualsiasi dubbio, viene consolidata.
BEDA: Ci si può chiedere però come mai questo Evangelista dice che Tommaso era assente, mentre Luca scrive che i due discepoli, ritornando da Emmaus, vi trovarono radunati gli undici. Dobbiamo pensare che Tommaso fosse uscito, e che durante la sua assenza Gesù fosse arrivato e si fosse fermato in mezzo a loro.
CRISOSTOMO: Ora, come credere semplicemente e in qualsiasi modo è segno di faciloneria, così indagare eccessivamente è segno di una mente molto grossolana: e per questo motivo Tommaso viene rimproverato. Infatti, agli Apostoli che gli dicono di avere visto il Cristo egli non crede, e non tanto perché non ha fiducia in loro, quanto perché ritiene che sia una cosa impossibile. Perciò prosegue: Gli dissero allora gli altri discepoli: Abbiamo visto il Signore. Ma egli disse loro: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito al posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò. Essendo più grossolano degli altri, chiede l’evidenza del più grossolano di tutti i sensi, ossia del tatto, e non vuole neppure credere ai propri occhi; poiché non dice solamente: Se non vedo, ma aggiunge: E non metto il dito al posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò.
VERSETTI 26-31
Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi. Poi disse a Tommaso: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente! Rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio! Gesù gli disse: Perché mi hai veduto, hai creduto: beati coloro che, pur non avendo visto, hanno creduto! Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
CRISOSTOMO: Esamina la clemenza del Signore: come anche per una sola anima egli mostra sé stesso ferito, e si accosta per salvare anche una sola persona. E indubbiamente i discepoli che lo annunciavano erano degni di fede, così come lo era egli stesso che aveva predetto l’evento; tuttavia, poiché solamente Tommaso lo richiede, il Cristo non lo priva di sé. Tuttavia non gli appare subito, ma dopo otto giorni, affinché, venendo annunciato in mezzo ai discepoli, possa accendere in lui un desiderio più grande e rafforzare la sua fede in futuro. Per cui si dice: Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa, e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi.
AGOSTINO: Mi interrogherai e dirai: se entrò a porte chiuse, dove sta la natura del suo corpo? lo ti rispondo: se camminò sulle acque, dov’era il peso del corpo? Il Signore fece ciò in quanto Signore; forse che ora, perché è risorto cessa di essere Signore?
CRISOSTOMO: Così Gesù si ferma e non attende di essere interrogato da Tommaso; ma per mostrare che ha ascoltato ciò che Tommaso ha detto ai discepoli, sfrutta e riprende le sue stesse parole; e anzitutto lo rimprovera. Perciò continua: Poi disse a Tommaso: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato! In secondo luogo lo ammaestra dicendo: E non essere più incredulo, ma credente. Osserva come, prima di ricevere lo Spirito Santo, la loro fede era ancora ondeggiante, mentre, in seguito, diviene ferma. Ma è giusto chiedersi come un corpo incorruttibile possa portare i segni dei chiodi. Ma non turbarti: era un segno di condiscendenza, perché si convincessero che era la stessa persona che era stata crocifissa.
AGOSTINO: Ora, se egli avesse voluto, avrebbe potuto cancellare dal corpo risuscitato e glorificato qualsiasi traccia di cicatrice, ma egli conosceva i motivi per conservare nel suo corpo le cicatrici. Egli le mostrò a Tommaso, il quale non avrebbe creduto se non le avesse viste e toccate; e le mostrerà ai suoi nemici, non per dire loro, come fece con Tommaso (v. 29): «Perché hai veduto hai creduto», ma perché la verità li accusi dicendo: ecco l’uomo che avete crocifisso; guardate le ferite che gli avete inferto, riconoscete il costato che gli avete trafitto, poiché è per voi e per causa vostra che è stato aperto, ma voi non avete voluto entrare.
AGOSTINO: Non so per qual motivo noi siamo così colpiti dall’amore dei beati martiri, che nel regno dei cieli desidereremo vedere le cicatrici delle ferite nei loro corpi, ferite che hanno sopportato per il nome di Cristo, e forse le potremo vedere; infatti in loro non saranno un segno di deformità, ma di dignità, e nel corpo risplenderanno non di una bellezza corporea, ma spirituale. E non si deve pensare che, se qualcuna delle membra dei martiri è stata asportata, nella risurrezione dei morti essi appariranno senza di essa; poiché sta scritto (Lc 21,18): «Nessuno dei capelli del vostro capo andrà perduto». Piuttosto, se sarà opportuno che nel nuovo mondo, in quella carne immortale, si scorgano i segni delle gloriose ferite, nel luogo dove le membra sono state tagliate, segate o percosse compariranno le cicatrici; tuttavia nelle membra loro restituite, non perdute. Infatti, se è vero che tutti i difetti del corpo allora non esisteranno più, tuttavia le cicatrici non devono essere chiamate difetti, ma segni di virtù.
GREGORIO: Il Signore offrì la sua carne perché fosse palpata dopo averla introdotta a porte chiuse; in questa vicenda ci sono due cose mirabili e, dal punto di vista della ragione, apparentemente contraddittorie: cioè, dopo la risurrezione, egli possedeva un corpo incorruttibile e tuttavia palpabile. Infatti ciò che si palpa è necessariamente corruttibile, mentre ciò che non si può palpare non si può corrompere. Perciò si mostrò sia incorruttibile sia palpabile, per provare che dopo la risurrezione il suo corpo era identico quanto alla natura, ma diverso quanto alla gloria.
GREGORIO: Anche il nostro corpo, nella risurrezione, quanto alla gloria, sarà sottile per l’azione dello Spirito, ma palpabile in forza della sua natura, e non, come afferma Eutiche, impalpabile e più sottile del vento e dell’aria.
AGOSTINO: Tommaso vedeva e toccava l’uomo, ma confessava Dio che non vedeva né toccava; per mezzo di ciò che vedeva e toccava, tolto qualsiasi dubbio, egli credeva nell’Invisibile. Perciò segue: Rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio.
TEOFILATTO: Colui che prima era stato un non credente, dopo avergli toccato il costato si mostra un ottimo teologo; infatti insegna che in Cristo c’è una doppia natura e una sola ipostasi. Poiché, dicendo: Mio Signore, confessa la natura umana, e dicendo: Mio Dio, confessa la natura divina; e che un’unica persona è Dio e Signore. Poi continua: Gesù gli disse: Perché mi hai veduto hai creduto.
AGOSTINO: Non dice: Mi hai toccato, ma: Mi hai veduto, poiché il senso della vista è, in un certo modo, generale: infatti lo si suole nominare anche negli altri quattro sensi; per esempio, quando diciamo: ascolta e vedi come suona bene; odora e vedi come odora bene; tocca e vedi come è ben caldo; gusta e vedi come è ben saporito. Perciò, quando il Signore qui dice: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani, che altro dice se non: “tocca e vedi”? Eppure non aveva gli occhi nelle dita. Quindi, sia per il guardare sia per il toccare dice: Perché mi hai veduto, hai creduto. Sebbene si possa anche dire che il discepolo non abbia osato toccarlo quando egli si offrì per essere toccato.
GREGORIO: Ma poiché l’Apostolo dice (Eb 11,1): «La fede è realtà di cose sperate e convincimento di cose che non si vedono», è evidente che le cose che si vedono non sono oggetto di fede, ma di conoscenza. Allora perché a Tommaso, nel momento in cui palpa, viene detto: Perché mi hai veduto, hai creduto? Ma egli vede una cosa e ne crede un’altra: vede l’uomo e confessa Dio. E ciò che segue produce una grande gioia: Beati coloro che, pur non avendo visto, hanno creduto. In questa sentenza siamo indicati soprattutto noi, che non l’abbiamo visto con gli occhi, ma lo teniamo impresso nella mente; se però accompagniamo la nostra fede con le opere; infatti crede veramente chi esercita ciò che crede con le opere.
AGOSTINO: Ora, egli fa uso del verbo al tempo passato, come colui che nella sua predestinazione considera ciò che è futuro come già avvenuto.
CRISOSTOMO: Se qualcuno ora dicesse: “magari io fossi vissuto in quei tempi, e avessi visto il Cristo compiere i miracoli!”, pensi alle parole: Beati coloro che, pur non avendo visto, hanno creduto.
TEOFILATTO: Qui indica i discepoli che, pur non avendo toccato le piaghe dei piedi e del costato, tuttavia hanno creduto.
CRISOSTOMO: Poiché aveva detto meno cose degli altri Evangelisti, Giovanni soggiunge: Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Ma neppure gli altri Evangelisti hanno detto tutto, ma solamente le cose che potevano bastare ad attrarre gli ascoltatori alla fede. A me però sembra che qui si riferisca ai miracoli fatti dopo la risurrezione; per cui dice: In presenza dei suoi discepoli, soltanto con i quali si intrattenne dopo la risurrezione. Ma affinché tu sappia che i segni non erano stati compiuti solo per i discepoli, aggiunge: Questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo il Figlio di Dio, rivolgendosi in comune alla natura umana. E per mostrarci che il credere è utile non a colui al quale si crede, ma a noi stessi, soggiunge: E perché credendo abbiate la vita nel suo nome, ossia mediante Gesù, in quanto egli stesso è la Vita.