ASCENSIONE DEL SIGNORE – SOLENNITA’ – MESSA DEL GIORNO – Anno B


Vangelo Commentato dai Padri

ASCENSIONE DEL SIGNORE – SOLENNITA’ – MESSA DEL GIORNO – Anno B

Vangelo di Marco 16, 15-20

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.

VERSETTI 14-18

Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, poiché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno.

GLOSSA: Prima di chiudere la narrazione evangelica, Marco riferisce l’ultima apparizione di Gesù ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione: Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa.

GREGORIO: E’ ciò che Luca riferisce negli Atti (1,4) in questi termini: «Mangiando insieme con loro ordinò di non lasciare Gerusalemme», e, poco dopo (v. 9): «Egli si alzò al di sopra della loro vista». È dopo aver mangiato che egli sale ai cieli, per stabilire, mangiando, la verità della sua carne. È per questo che ci è detto che da ultimo apparve ai discepoli mentre erano a tavola.

GIROLAMO: Egli apparve agli undici riuniti insieme affinché tutti potessero raccontare all’universo intero, dopo esserne stati tutti testimoni, ciò che essi avevano visto e avevano udito insieme. Segue: e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore poiché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.

AGOSTINO: In che modo ciò accadde alla fine? Fu alla fine che gli Apostoli videro il Signore in terra, il che accadde quaranta giorni dopo la risurrezione. Come ha potuto in quel giorno rimproverarli di non aver creduto a quelli che avevano riferito la sua risurrezione quando essi stessi lo avevano visto così sovente dopo la sua risurrezione? Ci resta da intenderlo così. Con l’espressione alla fine Marco ha voluto esprimere in poche parole che fu in quel momento, cadendo la notte, che ebbe luogo l’ultimo fatto di quel giorno in cui i discepoli, ritornando dal borgo di cui si è parlato a Gerusalemme, trovarono, come riferisce Luca, gli undici e coloro che si intrattenevano con loro sulla risurrezione del Signore. Tra di essi si trovavano alcuni che non credevano. Essendo i discepoli a tavola, come racconta Marco, e intrattenendosi, come dice Luca, del medesimo soggetto, il Signore si presentò in mezzo a loro e disse queste parole conservate da Luca (24,36) e Giovanni (20,19); «La pace sia con voi. È fra ciò che riportano questi due Evangelisti che si colloca il rimprovero di cui parla Marco. Ma qui si presenta una nuova difficoltà. In che modo, se si tratta della sera della domenica di Pasqua, Marco può dire che gli undici erano riuniti, essendo sicuro, stando a Giovanni, che Tommaso non c’era, poiché era uscito, presumiamo, prima che il Signore si fosse presentato in mezzo a loro? E dopo la sua partenza che vennero i due discepoli, giungendo dalla campagna, come riferisce Luca; e insieme si intrattennero sulla risurrezione di Gesù. Luca, nella sua narrazione, può lasciare supporre che Tommaso uscì prima che i due discepoli fossero venuti a raccontare ciò che era loro successo, e che è dopo la loro partenza che il Salvatore entrò. Dato che Marco si esprime così: Alla fine, mentre stavano a mensa, apparve agli undici, bisogna ammettere che Tommaso era rientrato in quel momento e si trovava con gli altri, a meno che non si voglia dire che, prima che Mattia avesse rimpiazzato Giuda, l’espressione «gli undici» servisse in modo generale a designare il collegio apostolico. Ma se queste spiegazioni sembrano inammissibili, ammettiamo che fu dopo aver dato tutte le prove della risurrezione che alla fine, al quarantesimo giorno, il Signore apparve agli undici riuniti a tavola, e che prima di salire al cielo egli volle rimproverarli di non aver voluto ammettere la sua risurrezione sulla fede degli altri, prima di essere stati testimoni essi stessi, rimprovero che egli poteva tanto più fare in quel momento in cui sarebbero andati, dopo la sua Ascensione, a predicare il Vangelo alle nazioni che dovevano credere senza aver visto. È dopo questo rimprovero che Marco colloca queste parole: E disse loro: Andate in tutto il mondo, e dopo: chi non crederà sarà condannato. Non bisognava forse rimproverare a quelli che dovevano predicare tali parole di non aver voluto credere essi stessi prima di aver visto?

GREGORIO: È con ragione che, prima di abbandonarli corporalmente, il Salvatore ha fatto questo rimprovero agli Apostoli, affinché queste parole dette alla partenza fossero impresse più profondamente nelle loro anime.

GIROLAMO: Egli rimprovera la loro incredulità affinché la fede succeda a questa incredulità. Egli rimprovera loro il cuore di pietra affinché a tale cuore succeda un cuore di carne pieno di carità.

GREGORIO: Rimproverata dunque la loro durezza, ascoltiamo che cosa dice ammonendoli, per cui segue: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura. Il nome di ogni creatura si riferisce all’uomo: infatti l’uomo ha qualcosa di ogni creatura: ha l’essere con le pietre, il vivere con gli alberi, il sentire con gli animali, l’intendere con gli Angeli. Infatti il Vangelo viene predicato a ogni creatura quando è predicato solo all’uomo, poiché è istruito colui per cui furono fatte tutte le cose sulla terra, e a cui non è estranea alcuna cosa per una certa somiglianza. Col nome di ogni creatura può essere designata anche la nazione delle Genti. Prima si era detto (Mt 10,5): «Non andate per la via delle Genti»; ora invece si dice: Predicate il vangelo a ogni creatura, in modo cioè che la predicazione degli Apostoli respinta prima dalla Giudea venisse in nostro aiuto, avendola i Giudei orgogliosamente rifiutata, in modo cioè che essa deporrà per accusarli.

TEOFILATTO: Oppure a ogni creatura, cioè ai credenti e ai non credenti. Segue: Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo. Infatti non basta credere, poiché chi crede e non è ancora battezzato, ma è catecumeno, non è ancora perfettamente pronto per la salvezza.

GREGORIO: Forse però ognuno dirà con sé stesso: io ho già creduto, sarò salvo. Dice il vero, se tiene la fede con le opere. Infatti la vera fede è quella che non contraddice con le opere ciò che dice con le parole. Segue: ma chi non crederà sarà condannato.

BEDA: Che dire qui dei bambini che per l’età non possono ancora credere? Infatti per gli adulti non c’è questione. Nella Chiesa del Salvatore i bambini credono mediante gli altri, come degli altri hanno contratto i peccati che sono loro rimessi nel battesimo. Segue: E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti.

TEOFILATTO: Vale a dire che disperderanno le potenze sensibili e intellettuali, come dice Luca (10,19): «Cammineranno su serpenti e scorpioni», il che va inteso in senso intellettuale. Si può anche intendere dei serpenti sensibili, come anche Paolo non ebbe alcun danno dalle vipere. Segue: e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno. Nella storia leggiamo non pochi di questi fatti. Molti infatti non potevano subire danno dalle bevande avvelenate se erano munite del segno di Cristo. Segue: imporranno le mani sui malati e questi guariranno.

GREGORIO: Allora forse noi che non facciamo questi segni non crediamo? Ma queste cose furono necessarie all’esordio della Chiesa. Affinché infatti crescesse la fede dei credenti, dovette essere nutrita dai miracoli; come anche noi, quando piantiamo gli arbusti, infondiamo in essi l’acqua finché non si sono irrobustiti; ma una volta che hanno messo radice, cessiamo di innaffiarli. Ma in questi segni e virtù vi sono delle cose che dobbiamo considerare più sottilmente. La Santa Chiesa ogni giorno fa spiritualmente ciò che allora gli Apostoli facevano corporalmente: infatti i sacerdoti, quando per la grazia dell’esorcismo impongono le mani ai credenti e impediscono agli spiriti maligni di abitare nelle loro menti, che cosa fanno d’altro se non scacciare i demoni? E ogni fedele che abbandona le idee del secolo e conserva i suoi pensieri rivolti ai santi misteri, parla delle lingue nuove, mentre prende dei serpenti con la mano strappando il male dal cuore dei suoi fratelli mediante i suoi buoni consigli. Coloro che, intendendo delle proposte dannose, non le seguono realizzandole, bevono del veleno ed esso non li danneggerà; e coloro che, tutte le volte che vedono i buoni indebolirsi nel bene, fortificano la loro condotta con l’esempio delle loro azioni, impongono le mani sui malati e li guariscono; miracoli tanto più grandi poiché appartengono allo spirito, e grazie ai quali non sono i corpi, ma le anime che sono strappate alla morte.

VERSETTI 19-20

E il Signore Gesù, dopo che ebbe parlato con loro, fu assunto in cielo e siede alla destra di Dio. Ed essi, partiti, predicarono dappertutto, mentre il Signore cooperava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che la accompagnavano.

GIROLAMO: Il Signore Gesù, che era sceso dal cielo per guarire l’infermità della nostra natura, egli stesso risalì anche sopra i cieli; per cui si dice: E il Signore Gesù, dopo che ebbe parlato con loro, fu assunto in cielo.

AGOSTINO: Queste parole ci fanno comprendere che il discorso che precede fu l’ultimo che il Salvatore indirizzò ai suoi discepoli; tuttavia questa conclusione non è rigorosamente necessaria. Infatti le parole: dopo che ebbe parlato con loro, se ci fosse necessità, si potrebbero rapportare a tutto ciò che era stato detto nei giorni precedenti senza essere obbligati ad ammettere che il discorso citato sopra fosse necessariamente l’ultimo. Ma, poiché in base a ciò che abbiamo visto sopra tutto ci porta più naturalmente a concludere che si tratta qui dell’ultimo giorno di Gesù sulla terra, bisogna credere che ciò che Marco riporta come detto in questa circostanza, unito a ciò che è riferito negli Atti degli Apostoli, precede immediatamente l’’Ascensione del Signore.

GREGORIO: Nell’Antico Testamento noi vediamo Elia elevato al cielo, ma bisogna fare una differenza fra il cielo dell’etere e il cielo dell’aria: questo è più vicino alla terra. Ora, è nel cielo dell’aria che fu elevato Elia, per essere condotto in una parte sconosciuta della terra, per vivere in una grande pace dell’anima e del corpo, fino a giungere alla fine del mondo per pagare il suo tributo alla morte. Bisogna notare che Elia fu elevato in un carro di fuoco perché fosse chiaro a tutto il mondo che, non essendo che un uomo, aveva bisogno del soccorso di altro, mentre non vediamo che il nostro Redentore sia stato elevato o da un carro o dall’aiuto di un Angelo; infatti, avendo tutto creato, egli si elevava per sua propria virtù al di sopra di tutto. Bisogna notare che Marco aggiunge: e siede alla destra di Dio, mentre Stefano grida (At 7,55): «Io vedo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo ritto alla destra di Dio». Sedersi è di un giudice, essere ritto è di un uomo che aiuta al combattimento. Stefano, nel combattimento, vede Cristo ritto che lo aiuta, e Marco ce lo mostra seduto dopo la sua ascensione, poiché è dopo la sua ascensione che alla fine si manifesterà la sua gloria di Giudice.

AGOSTINO: Non intendiamo ciò nel senso carnale e che il Padre è seduto a sinistra e il Figlio a destra. Per destra dobbiamo intendere la potenza che ha ricevuto quest’ uomo e con la quale verrà a giudicare dopo essere venuto per essere giudicato. Il verbo sedersi, in latino, vuol dire abitare, ed è così che si dice di un uomo che ha passato tre anni in un paese: «In quella patria sedette per tre anni». È così che Cristo abita alla destra del Padre, felice, poiché abita la felicità designata da questa destra del Padre. La c’è solo la destra, poiché non c’è sofferenza. Segue: Ed essi, partiti, predicarono dappertutto, mentre il Signore cooperava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che la accompagnavano.

BEDA: Vedi che l’Evangelista Marco spinge il suo Vangelo tanto più lontano quanto lo ha iniziato tardi nella vita di Cristo, terminandolo dopo averci mostrato la Parola di Dio sparsa su tutta la terra dagli Apostoli, e non avendolo iniziato se non quando Giovanni ricevette la parola della predicazione.

GREGORIO: Che cosa dobbiamo notare qui se non che l’obbedienza succede al comanda-mento, e i miracoli succedono all’obbedienza? Il Signore aveva detto: Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo, e negli Atti (1,8): «Mi sarete testimoni fino alle estremità della terra».

AGOSTINO: Come dunque si può dire che questa predicazione è stata compiuta dagli Apostoli, se vi sono delle nazioni presso le quali la predicazione non fa che cominciare, e delle altre presso le quali non è ancora compiuta? La verità è che questo comandamento non è stato dato agli Apostoli come se fossero i soli a doverlo espletare. Ma così questa parola, «Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo» (Mt 28,20), si estende a tutta la Chiesa durante le varie generazioni che si succedono con la morte e la nascita; chi non comprende dunque che anche la sua realizzazione si estende sino alla fine dei tempi?

TEOFILATTO: Bisogna sapere che le parole devono essere appoggiate dalle opere, come negli Apostoli, le cui parole erano seguite dai miracoli. O Cristo, fate che le nostre parole, che noi pronunciamo con potere, siano appoggiate dalle opere e dagli atti, affinché giungiamo alla perfezione, con la vostra cooperazione, in tutti i nostri discorsi e in tutte le nostre opere; poiché e a voi che risale la gloria delle parole e delle azioni. Amen.

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