DOMENICA DI PENTECOSTE – SOLENNITA’ – MESSA DEL GIORNO – ANNO B


Vangelo Commentato dai Padri

DOMENICA DI PENTECOSTE – SOLENNITA’ – MESSA DEL GIORNO – ANNO B

Vangelo di Giovanni 15,26-27;16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

VERSETTI 26-27

Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza. E anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.

CRISOSTOMO: I discepoli avrebbero potuto dire al Signore: se essi hanno udito da te parole che nessun altro ha mai detto; se hanno visto opere che nessun altro ha mai fatto e tuttavia non ne trassero alcun profitto; se hanno odiato tuo Padre e te stesso assieme a lui, perché ci mandi a predicare? In che modo saremo creduti? Affinché pensando a queste cose non venissero turbati, li consola dicendo: Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza.

AGOSTINO: Come se dicesse: vedendomi essi mi odiarono e mi uccisero. Ma il Consolatore mi renderà tale testimonianza da indurre alla fede coloro che non mi hanno visto; e poiché egli mi renderà testimonianza, anche voi farete la stessa cosa; per cui dice: E anche voi mi renderete testimonianza. Egli lo farà ispirando i vostri cuori, voi con il suono delle vostre voci; così potrete predicare quello che avete conosciuto, perché siete stati con me sin dal principio; cosa che per ora non fate perché non c’è ancora in voi la pienezza dello Spirito Santo. Infatti la carità di Dio diffusa nei vostri cuori dallo Spirito Santo che vi sarà dato vi concederà la fiducia di rendere la testimonianza. Egli, rendendo la testimonianza e facendo di voi dei testimoni fortissimi, toglie agli amici di Cristo il timore e cambia l’odio dei nemici in amore.

DIDIMO: Ora, egli chiama “Consolatore” lo Spirto Santo che viene, assegnando a lui il nome dalla sua operazione: poiché quelli che trova degni di se stesso non solo li sottrae a qualsiasi turbamento, ma dona anche loro una certa gioia incredibile; infatti una letizia sempiterna viene versata nel cuore di coloro in cui abita lo Spirito Santo. Questo Spirito consolatore viene inviato dal Figlio, non secondo il ministero degli Angeli o dei Profeti o degli Apostoli, ma come conviene che sia inviato dalla Sapienza e dalla Potenza lo Spirito di Dio, il quale possiede una natura indivisa assieme alla stessa Sapienza e Potenza. Infatti il Figlio mandato dal Padre non si separa o disgiunge da lui, rimanendo in lui e avendolo in sé stesso. Questo Spirito Santo inviato dal Figlio nel modo suddetto, esce dal Padre, senza passare da un luogo a un altro. Infatti, come il Padre non esiste in un luogo poiché supera qualsiasi natura corporea, così neppure lo Spirito di verità rimane rinchiuso dentro i confini di un luogo, essendo incorporeo e superando l’essenza di tutte le creature.

CRISOSTOMO: Invero non si chiama Spirito Santo, ma Spirito di verità, per mostrare che è degno di fede. Ma dice che procede dal Padre, perché egli conosce ogni cosa in modo certissimo, come dice di sé stesso (8,14); «Perché so donde vengo e dove vado».

DIDIMO: Ma mentre avrebbe potuto dire: da Dio, oppure dall’ Onnipotente; non tocca nessuna di queste proprietà; ma dice: dal Padre: perché, sebbene il Padre e Dio Onnipotente siano la stessa cosa, tuttavia lo Spirito di verità propriamente procede da Dio in quanto Padre. Il Padre e il Figlio insieme inviano lo Spirito di verità: egli procede dalla volontà del Padre e del Figlio.

TEOFILATTO: Altrove egli dice che il Padre invia lo Spirito: ora dice che è egli stesso a inviare lo Spirito, indicando in questo l’equipollenza delle azioni. Ma affinché non si pensi che egli si oppone al Padre, come essendo una sorgente rivale dello Spirito, soggiunge: dal Padre, come se il Padre fosse d’accordo e prendesse parte al suo invio. Ma quando senti che procede, non pensare che questa processione sia una missione esterna, come quella con cui sono inviati gli spiriti ministeriali; è qualcosa di diverso, una processione distinta che costituisce l’attributo specifico dello Spirito Santo: infatti la processione costituisce la consistenza originale dello Spirito. Perciò non si deve intendere il procedere come un essere inviato, ma come l’ottenere dal Padre la propria essenza naturale.

AGOSTINO: Se qui ci viene chiesto se lo Spirito Santo procede anche dal Figlio, noi possiamo rispondere così: il Figlio è Figlio del solo Padre; e il Padre è Padre del solo Figlio: e lo Spirito Santo non è lo Spirito di uno solo di loro, ma di entrambi, poiché lo stesso Cristo dice (Mt 10,20): «È lo Spirito del Padre vostro che parla in voi»; e l’Apostolo dice (Gal 4,6): «Dio ha inviato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori». Infatti questa è la ragione per cui è chiamato Spirito in modo particolare: poiché sia del Padre che del Figlio separatamente possiamo dire che ciascuno è Spirito. Perciò quello che i singoli sono detti comunemente, è necessario che venga detto propriamente di chi non è uno di loro, ma in cui è evidente la comunità di entrambi. Perché dunque se lo Spirito Santo è lo Spirito del Figlio, non dovremmo credere che egli procede anche dal Figlio? Infatti, se egli non procedesse dal Figlio, Cristo dopo la risurrezione non avrebbe soffiato sui suoi discepoli dicendo (più avanti, vv. 20,22): «Ricevete lo Spirito Santo». Si deve credere che parli di questo potere anche l’Evangelista Luca (6,19): «Perché usciva da lui una forza che guariva tutti». Perciò, se lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, perché il Figlio dice: procede dal Padre, se non perché è solito riferire anche ciò che egli ha a colui dal quale egli è? Perciò abbiamo quanto dice: (7,16): «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato». Quindi, se ciò dev’essere inteso della sua dottrina, che tuttavia egli dice non sua ma del Padre, a maggior ragione dev’essere inteso dello Spirito Santo quanto al suo procedere, là dove si dice: procede dal Padre; sicché egli non dica: non procede da me. Ora, dal fatto che il Figlio deriva il suo essere da Dio, dallo stesso fatto deriva che lo Spirito Santo procede da lui. Da ciò si capisce anche perché non si dice che lo Spirito Santo è nato, ma che procede: perché, se fosse nato, sarebbe allo stesso tempo Figlio del Padre e del Figlio, il che e una cosa assurda: infatti nessuno è figlio di due che non siano un padre e una madre. Ma lungi da noi il sospetto che tra Dio Padre e Dio Figlio ci sia una siffatta relazione, perché neppure il figlio degli uomini procede simultaneamente dal padre e dalla madre: infatti, mentre procede dal padre nella madre, non procede allo stesso tempo dalla madre. Pertanto lo Spirito Santo non procede dal Padre nel Figlio e dal Figlio procede alla santificazione della creatura; ma procede dal Padre e dal Figlio allo stesso tempo. Né possiamo dire che lo Spirito Santo non sia vita, poiché il Padre è vita e il Figlio è vita; e come il Padre, pur avendo la vita in sé stesso, comunicò anche al Figlio di avere la vita in sé stesso, così gli concesse che la vita procedesse da lui allo stesso modo in cui procede anche da lui stesso.

VERSETTI 12-15

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che ha udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annunzierà.

TEOFILATTO: Poiché in precedenza il Signore aveva detto (v. 7): «È bene per voi che io me ne vada», ora lo amplifica dicendo: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.

AGOSTINO: Tutti gli eretici, prendendo lo spunto da questo testo evangelico, si sforzano di colorare l’impudenza delle loro finzioni che il senso umano aborrisce massimamente; come se queste fossero le cose che i discepoli non erano in grado di portare e che lo Spirito Santo avrebbe insegnato loro, cose che lo spirito immondo arrossisce di insegnare e predicare. Ma le cattive dottrine che persino il timore naturale non sopporta sono una cosa, mentre le buone dottrine che il nostro povero intelletto naturale non può comprendere sono un’altra cosa. Le une si trovano nei corpi lascivi, mentre le altre sono lontane da tutti i corpi. Ma quali sono le cose che essi non riescono a sopportare e che noi affermiamo invece di essere in grado di sopportare? Ciò non si deve chiedere neppure a me. Ma qualcuno dirà: così molti possono ciò che allora Pietro non poté, come molti possono essere incoronati con il martirio, mentre ciò non poteva accadere allora a Pietro; specialmente dopo l’invio dello Spirito Santo, che allora non era ancora stato inviato. Ma forse che noi sappiamo le cose che egli allora voleva dire? Infatti a me sembra una cosa del tutto assurda dire che allora i discepoli non e potevano portare il peso delle cose altissime che troviamo nelle lettere apostoliche che furono scritte più tardi, e che non si dice che il Signore abbia narrato. Indubbiamente gli uomini delle sette perverse non possono sopportare ciò che nelle sacre Scritture si trova riguardo alla fede cattolica, così come noi non possiamo sopportare le loro sacrileghe vanità; ma che cos’è il non poter sopportare, se non il poter accogliere di buon animo? Ora, quale fedele o catecumeno, prima di ricevere da battezzato lo Spirito Santo, non legge o ascolta di buon animo, anche se non intende le cose che furono scritte dopo l’ascensione del Signore? Ma qualcuno dirà: gli uomini spirituali non conservano nel loro insegnamento cose spirituali? In realtà non esiste alcuna necessità che una dottrina sia tenuta segreta ai bambini mentre viene manifestata agli adulti. Gli uomini spirituali non troverebbero giusto tacere le dottrine spirituali agli uomini carnali, visto che la fede cattolica dev’essere annunciata a tutti; ma allo stesso tempo non dovrebbero esporla in modo tale da condurla all’intelligenza degli inetti, tanto da rendere fastidiosa la loro predicazione della verità, anziché renderla intelligibile. Perciò non dobbiamo intendere queste parole del Signore come riferite a certe dottrine segrete, che se l’insegnante rivela, il discepolo non sarebbe in grado di sopportare, ma a quelle cose dell’insegnamento religioso che rientrano nella comprensione di tutti, qualora il Signore ce le volesse dire, come le cose che egli dice ai suoi Angeli. Ma quali uomini, anche se fossero spirituali, come gli Apostoli che non lo erano ancora, potrebbero sopportare il peso di tali cose? Infatti tutto ciò che si può conoscere della creatura è inferiore allo stesso Creatore: e chi fa silenzio su di lui? Ma chi, vivendo in questo corpo, potrebbe conoscere tutta la verità, quando l’Apostolo dice (1 Cor 13,9): «Conosciamo parzialmente»? Però, poiché per mezzo dello Spirito Santo avviene che noi raggiungiamo quella pienezza della quale l’Apostolo dice (v. 12): «Allora vedremo faccia a faccia», il Signore non ci promise soltanto ciò che riguarda la vita presente, dicendo: Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, o «vi condurrà a tutta la verità». Con queste parole non si riferisce soltanto a questa vita, ma alla pienezza che ci viene riservata nell’altra. Lo Spirito Santo ammaestra anche ora i fedeli su tutte le realtà spirituali che essi sono in grado di ricevere, e accende nei loro cuori un desiderio più grande.

DIDIMO: Oppure dice così perché i suoi uditori non avevano ancora raggiunto tutte quelle cose che in seguito avrebbero potuto sopportare a causa del suo nome; così, rivelando loro le cose minori, rimanda le cose più importanti a un altro tempo; quelle cose che non erano in grado di comprendere finché la croce del nostro capo crocifisso non li avesse preceduti con il suo magistero. Inoltre, fino a quando erano ancora schiavi del modello della legge, delle ombre e delle figure, non potevano vedere la verità di cui la legge portava l’ombra. Ma quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà a tutta la verità con il suo insegnamento e la sua istruzione, trasferendovi dalla morte della lettera allo Spirito che vivifica, nel quale soltanto si trova riposta la verità di tutta la Scrittura.

CRISOSTOMO: Poiché aveva detto: per il momento non siete capaci di portarne il peso, ma poi lo potrete; e poiché lo Spirito Santo vi guiderà alla verità tutta intera, affinché udendo queste parole non ritenessero lo Spirito Santo più grande del Figlio, soggiunge: perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che ha udito.

AGOSTINO: Questo è simile a ciò che aveva detto di sé stesso (5,30): «Io non posso fare nulla da me; ma come intendo, così giudico». Ora, ciò può essere inteso di lui come uomo. Poiché dunque lo Spirito Santo non è mai diventato una creatura mediante l’assunzione di una creatura, in che modo questa frase dev’essere intesa di lui? Dobbiamo prenderla in modo tale da intendere che egli non è da sé stesso; infatti il Figlio è nato dal Padre e lo Spirito Santo procede dal Padre. Che differenza poi ci sia tra procedere e nascere, sarebbe lungo discuterlo e temerario definirlo. Ma per lui ascoltare è conoscere, e conoscere è essere. Poiché dunque non è da sé stesso, ma da colui dal quale procede, da lui deriva l’essenza, da lui la scienza e quindi anche l’udire. Così lo Spirito Santo ascolta sempre, poiché conosce sempre; perciò egli udì, ode e udrà da colui dal quale è.

DIDIMO: Dice dunque: non parlerà da sé, cioè senza l’arbitrio mio e del Padre; perché non è da sé stesso, ma dal Padre e da me. Infatti che egli esista e parli, gli deriva dal Padre e da me. Io dico la verità, cioè ispiro ciò che dico, poiché è lo Spirito di verità. Ma dire e parlare nella Trinità non vanno presi secondo la nostra abitudine, ma secondo la forma delle nature immateriali, specialmente della Trinità, la quale infonde la sua volontà nel cuore dei credenti e di coloro che sono degni di ascoltarlo. Per il Padre dunque il parlare e per il Figlio l’ascoltare è un modo di esprimere l’identità della loro natura e il loro comune accordo. Inoltre lo Spirito Santo, che è Spirito di verità e Spirito di sapienza, non può udire dal Figlio ciò che non conosce, poiché egli è ciò stesso che è proferito dal Figlio, ossia la verità che procede dalla verità, il consolatore che emana dal consolatore, Dio Spirito di verità che procede da Dio. Ma affinché nessuno lo separi dalla volontà e dalla comunione del Padre e del Figlio, sta scritto: dirà tutto ciò che ha udito.

AGOSTINO: Ma da ciò non avviene che lo Spirito Santo sia inferiore; per questo motivo infatti si dice che procede dal Padre.

AGOSTINO: Né si obietti che viene usato un verbo al tempo futuro: infatti quell’ascolto è eterno, perché è eterna la scienza. Ora, in ciò che è eterno non c’è né inizio né fine, indipendentemente dal tempo che viene usato: infatti, sebbene quella natura immutabile non riceva né il “fu” né il “sarà”, ma soltanto l’“è”, tuttavia non diciamo in modo mendace: fu, è e sarà; fu, perché non venne mai meno; sarà, perché non cesserà mai; è, perché è sempre.

DIDIMO: Per opera dello Spirito di verità viene concessa anche ai santi uomini una conoscenza sicura delle cose future. Perciò anche i Profeti ripieni di questo stesso Spirito preannunciavano e vedevano quasi come presenti le cose che sarebbero accadute più tardi; perciò prosegue: e vi annunzierà le cose future.

BEDA: Risulta che molti, ripieni della grazia dello Spirito, abbiano conosciuto molte cose che sarebbero accadute in futuro; ma poiché molti santi non hanno mai goduto di questo potere intese potere di conoscere il futuro, queste parole possono essere intese nel modo seguente: le cose che accadranno, ve le annunzierà, cioè vi riporterà alla memoria le gioie della patia celeste. Annunziò però agli Apostoli le cose future, ossia i mali che avrebbero dovuto sopportare per la confessione di Cristo, e i beni che avrebbero ricevuto a causa di questi stessi mali.

CRISOSTOMO: Pertanto in questo modo innalzò la loro mente, poiché non c’è alcun’altra cosa di cui il genere umano sia più avido che di conoscere il futuro. Dunque li libera da ogni preoccupazione mostrando loro che non incorreranno in pericoli senza saperlo. Poi, mostrando loro di avere detto tutta la verità che lo Spirito Santo avrebbe loro comunica-to, soggiunge: Egli mi glorificherà.

AGOSTINO: Cioè: diffondendo la carità nel cuore dei credenti e rendendoli spirituali, spiegò loro in che modo il Figlio fosse uguale al Padre, mentre in precedenza lo avevano conosciuto solo secondo la carne, e lo pensavano un uomo come gli altri. Oppure, indubbiamente, poiché, riempiti di fiducia mediante la stessa carità e scacciato qualsiasi timore, essi annunziarono il Cristo a tutti gli uomini. Infatti, ciò che avrebbero compiuto nello Spirito Santo, disse che l’avrebbe fatto lo stesso Spirito Santo.

CRISOSTOMO: E poiché il Signore aveva detto (Mt 23,8): «Uno solo è il vostro maestro», affinché anche lo Spirito Santo venisse accolto da loro soggiunge: per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annunzierà.

DIDIMO: Qui bisogna capire in che modo il prendere si addica a una natura divina; infatti allo stesso modo in cui il Figlio che dà non viene privato di ciò che dona, e non distribuisce agli altri a proprio svantaggio, così lo Spirito Santo non riceve ciò che prima non possedeva; se infatti ha ricevuto ciò che in precedenza non possedeva, trasferendo il suo dono a un altro, diviene un vuoto donatore. Pertanto è necessario sapere che lo Spirito Santo riceve dal Figlio ciò che appartiene alla sua natura, e non dà né riceve un’altra natura, essendo un’unica sostanza. Allo stesso modo anche il Figlio si dice che riceve dal Padre ciò in cui egli stesso sussiste. Pertanto anche il Figlio non è null’altro se non ciò che riceve dal Padre; né lo Spirito Santo è un’altra sostanza diversa da quella che gli viene data dal Figlio.

AGOSTINO: Ma non per questo, come hanno pensato alcuni eretici, lo Spirito Santo è inferiore al Figlio, poiché il Figlio riceve la natura dal Padre e lo Spirito Santo dal Figlio, come per certi gradi. Perciò, risolvendo egli stesso la questione, spiega perché ha detto questo dicendo: Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annunzierà.

ro Spirio di ve la proca era.

DIDIMO: Come se dicesse: sebbene lo Spirito di verità proceda dal Padre, tuttavia, poiché tutto ciò che possiede il Padre appartiene anche a me, e anche lo stesso Spirito del Padre è mio, egli prenderà del mio. Ma guardati dal pensare, quando si dice questo, che non siano la stessa cosa l’essere e il possesso del Padre e del Figlio; infatti ciò che il Padre possiede secondo la sostanza, cioè l’eternità, l’immutabilità, la bontà, le stesse cose le possiede anche il Figlio. E guardiamoci dai tranelli dei dialettici; infatti affermano che il Padre è il Figlio. Ora, se avesse detto: Tutto quello che Dio possiede è mio, l’empietà avrebbe trovato lo spunto per insorgere; ma quando dice: Tutto quello che il Padre possiede è mio, avvalendosi del nome del Padre si proclamò Figlio, ma colui che era Figlio non usurpò la paternità; sebbene egli stesso sia padre di molti santi per la grazia dell’adozione.

ILARIO: Tuttavia il Signore non volle lasciare nel dubbio se lo Spirito Paraclito fosse dal Padre o dal Figlio: infatti dal Figlio riceve di essere da lui inviato, e dal Padre procede. Ma mi domando se sia la stessa cosa ricevere dal Figlio e procedere dal Padre. Indubbiamente ricevere dal Figlio dev’essere ritenuto la stessa cosa che ricevere dal Padre; infatti, dice che tutte le cose che il Padre possiede sono sue, e quindi mostra che tutte le cose ricevute da lui sono anche cose che il Padre possiede e da cui sono ricevute, ma sono ricevute da lui poiché tutto ciò che è del Padre è anche suo. Questa unità non ha diversità: né fa differenza da chi sia ricevuto; infatti ciò che è dato dal Padre, viene riferito anche come dato dal Figlio.

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