SANTISSIMA TRINITA’-SOLENNITA’ ANNO B


Vangelo Commentato dai Padri

SANTISSIMA TRINITA’-SOLENNITA’ ANNO B

Vangelo di Matteo 28, 16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi, alcuni però dubitavano.
E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo».

VERSETTI 16-20

Gli undici discepoli andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro fissato, e vedendolo lo adorarono, però alcuni dubitavano. E Gesù avvicinatosi parlò loro dicendo: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra; andando dunque istruite tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo.

BEDA: Dopo che Matteo ha asserito la risurrezione del Signore annunciata dall’Angelo, riferisce anche la visione del Signore avuta dai discepoli, dicendo: Gli undici discepoli andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro fissato: infatti, quando il Signore stava per patire, aveva detto ai suoi discepoli (26, 32): «Dopo che sarò risorto vi precederò in Galilea». E l’Angelo disse anche alle donne (Mc 16, 7): «Dite ai suoi discepoli che li precederà in Galilea». Per questo l’obbedienza dei discepoli si sottomette alla missione del Maestro. Giustamente poi undici discepoli vennero ad adorare il Maestro: uno infatti era già perito, avendo tradito il suo Signore e Maestro.

GIROLAMO: Dopo la risurrezione, quindi, Gesù viene visto sul monte della Galilea, e lì viene adorato; sebbene alcuni dubitino, e il loro dubbio aumenta la nostra fede. Segue: e vedendolo lo adorarono, però alcuni dubitavano.

REMIGIO [RABANO]: Ciò è manifestato più pienamente dall’Evangelista Luca: riferisce infatti che, essendo il Signore risorto dai morti apparso ai discepoli, essi furono conturbati e atterriti, credendo di vedere un fantasma.

RABANO [BEDA]: Il Signore certamente apparve loro sul monte, per mostrare che nascendo aveva assunto un corpo dalla terra comune del genere umano, ma risorgendo lo aveva già sollevato sopra tutte le realtà terrene; e per ammonire i fedeli che se lì desiderano vedere l’altezza della sua risurrezione, qui devono impegnarsi a passare dai piaceri infimi ai desideri superni. Ma Gesù precede i discepoli in Galilea, poiché Cristo è risorto dai morti come primizia dei dormienti. Lo seguono poi quelli che sono di Cristo, e nel loro ordine trasmigrano dalla morte alla vita, contemplando la divinità nella sua propria specie: e da qui è conveniente che Galilea venga interpretata come rivelazione.

AGOSTINO: Ma bisogna considerare in che modo Gesù poté essere veduto corporalmente in Galilea: che infatti sia stato visto non nello steso giorno in cui risuscitò è una cosa manifesta. Infatti a Gerusalemme fu visto in quel giorno all’inizio della notte, come Luca e Giovanni dicono in perfetto accordo; e nemmeno apparve negli otto giorni seguenti, dopo i quali Giovanni dice che il Signore apparve ai discepoli, quando lo vide per la prima volta Tommaso, il quale non l’aveva visto il giorno della sua risurrezione; a meno che uno non dica che non quegli undici che già allora erano chiamati Apostoli si trovavano lì, ma undici discepoli fra i molti. Ma si presenta un altro ostacolo: Giovanni infatti, quando ha ricordato che il Signore fu visto non sul monte degli undici, ma da sette che pescavano, dice (21, 14): «Fu questa la terza volta in cui Gesù si manifestò ai suoi discepoli»; il che va inteso come riferito al numero dei giorni, non al numero delle apparizioni; se però diciamo che in quegli otto giorni, prima di essere visto da Tommaso, non ci fu la terza manifestazione agli undici sul lago di Tiberiade, ma la quarta, anche così siamo costretti a intendere che dopo che furono accadute tutte queste cose i discepoli lo videro sul monte della Galilea. Troviamo dunque presso i quattro Evangelisti che il Signore fu visto dagli uomini dopo la sua risurrezione dieci volte: una volta al sepolcro dalle donne; ancora dalle stesse mentre si allontanavano dal sepolcro; una terza volta da Pietro; una quarta dai due che andavano al villaggio; una quinta da molti in Gerusalemme, dove non c’era Tommaso; una sesta dove Tommaso lo vide; una settima al mare di Tiberiade; un’ottava sul monte della Galilea secondo Matteo; una nona, riferita da Marco, sedendo a mensa per l’ultima volta; una decima nello stesso giorno, non più in terra, ma elevato nella nube: il che è ricordato da Marco e da Luca. Ma non tutto fu scritto, come confessa Giovanni: infatti era frequente il trattenersi con lui per quei quaranta giorni, prima che salisse al cielo.

REMIGIO [RABANO]: I discepoli dunque vedendo il Signore lo riconobbero, e per questo lo adoravano con la faccia a terra; e per questo il pio e clemente Maestro, per togliere ogni dubbio dai loro cuori, accostatosi a loro li corroborò nella fede; per cui segue: E Gesù avvicinatosi parlò loro dicendo: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.

GIROLAMO: È stato dato il potere a colui che poco prima era stato crocifisso, sepolto in una tomba e poi risuscitato.

RABANO: Dice infatti questo non della divinità coeterna al Padre, ma dell’umanità assunta, secondo la quale fu reso di poco inferiore agli Angeli.

SEVERIANO [CRISOLOGO]: Il figlio di Dio dà al figlio della Vergine, Dio all’uomo, la divinità alla carne, ciò che sempre possedette con il Padre.

GIROLAMO: Il potere fu dato in cielo e in terra, così che chi prima regnava in cielo, per la fede dei credenti regni in terra.

REMIGIO [RABANO]: Poiché dunque il Salmista dice del Signore risorto (Ps 8, 7): «L’hai costituito sopra l’opera delle tue mani», questo dice il Signore oggi: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. E qui bisogna sapere che prima che il Signore risorgesse dai morti, gli Angeli sapevano di essere soggetti all’uomo Cristo. Volendo dunque Cristo che fosse noto anche agli uomini che gli era stato dato ogni potere in cielo e in terra, mandò i predicatori a predicare la parola di vita a tutte le nazioni; per cui segue: andate dunque istruite tutte le genti.

BEDA: Colui infatti che prima della sua passione aveva detto (10, 5): «Non andate nella via delle genti», risorgendo dai morti dice: Andate, istruite tutte le genti. Per questo siano confusi i Giudei, i quali dicono che Cristo doveva venire soltanto per la loro salvezza; si vergognino anche i Donatisti, i quali, desiderando racchiudere Cristo localmente, dissero che egli era soltanto in Africa, e non nelle altre regioni.

GIROLAMO: Prima dunque istruiscono tutte le Genti, poi, istruite, le immergono nell’acqua: infatti non può accadere che il corpo riceva il sacramento del battesimo se prima l’anima non ha accolto la verità della fede. Battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: affinché vi sia una sola elargizione di coloro di cui è unica la divinità, e il nome Trinità indichi un solo Dio.

SEVERIANO [CRISOLOGO]: Una sola e medesima potestà dunque ricrea nella salvezza tutte le genti che aveva creato alla vita.

DIDIMO: Sebbene poi possa esistere qualcuno, per così dire, col cuore di pietra, e del tutto alieno di mente, che cerchi di battezzare eliminando uno di questi nomi, essendo cioè contrario a Cristo legislatore, tuttavia battezzerà senza perfezione, anzi, non potrà in alcun modo liberare dai peccati coloro che riterrà da lui battezzati. Da queste cose infatti si deduce quanto sia indivisa la sostanza della Trinità, e il Padre sia veramente Padre del Figlio, e il Figlio veramente Figlio del Padre, e lo Spirito Santo veramente lo Spirito del Padre e del Figlio di Dio, e inoltre della sapienza e della verità, cioè del Figlio di Dio. Questa è la salvezza dei credenti, e l’economia dell’insegnamento ecclesiastico si compie in questa Trinità.

ILARIO: Che cosa infatti non è contenuto in questo sacramento della salvezza umana? Tutte le cose sono piene, essendo proferite da ciò che è pieno e perfetto. Ha infatti il nome della sua natura nel Padre, ma è soltanto Padre infatti non ha da altro, in modo umano, di essere Padre: egli è l’ingenito, l’eterno, avente sempre in sé di essere noto solo al Figlio. Il Figlio poi è la progenie dell’ingenito, uno dall’uno, vero dal vero, vivo dal vivo, perfetto dal perfetto, virtù della virtù, sapienza della sapienza, gloria della gloria, immagine del Dio invisibile, forma del Padre ingenito. Lo Spirito Santo poi non può essere separato dalla confessione del Padre e del Figlio. E in verità da nessuna parte manca questa consolazione della nostra attesa. Egli è il pegno della nostra speranza negli effetti dei suoi doni, è la luce delle menti, lo splendore degli animi. Sebbene dunque gli eretici non possano mutare queste cose, le vogliono tuttavia adottare all’intelligenza umana: così Sabellio dice che è Padre poiché tende al Figlio, e ciò è più una questione di parole che di realtà, poiché nomina indifferentemente il Padre e il Figlio; così Ebione pone ogni principio in Maria, dicendo che l’uomo non procede da Dio, ma Dio dall’uomo; così gli Ariani dicono che la forma, la sapienza e la virtù di Dio procedono dal niente e hanno avuto un inizio nel tempo. Perché poi meravigliarsi se pensano cose diverse dello Spirito Santo, quando fanno affermazioni così temerarie del Figlio elargitore?

GIROLAMO: Questo ordine è considerato come essenziale. Comando agli Apostoli che dapprima istruissero tutte le Genti, poi le bagnassero col sacramento della fede, e dopo la fede e il sacramento insegnassero loro tutto ciò che dovevano fare; per cui segue: insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.

RABANO: Poiché come il corpo senza lo spirito è morto, così la fede senza le opere è morta.

CRISOSTOMO: Poiché in verità aveva comandato loro delle cose grandi, sollevandoli dice: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo; come se dicesse: non dite che è difficile il compito che vi ho dato, poiché con voi ci sono io, che rendo lievi tutte le cose. Però non disse che sarebbe stato solo con essi, ma anche con tutti i credenti dopo di loro: infatti gli Apostoli non sarebbero restati sino alla fine del mondo; egli parla dunque ai fedeli come a un solo corpo.

RABANO: Da ciò poi si intende che sino alla fine del secolo non va e ranno meno nel mondo coloro che saranno degni della permanenza e inabitazione divina.

CRISOSTOMO: Ricorda loro anche la fine, per attrarli maggiormente, e perché non guardino soltanto alle cose presenti, ma anche ai beni futuri e che rimarranno sempre; come se dicesse: la tristezza che soffrirete si consumerà con la vita presente, e tutto il secolo si consumerà; ma i beni di cui godrete rimaranno per sempre.

BEDA: Si chiede però perché qui dica: Ecco, io sono con voi, quando altrove si legge che disse (Gv 16, 5): «Vado a colui che mi ha mandato». Ma altre sono le cose che si ascrivono all’umanità, e altre alla divinità. Andò al Padre con l’umanità, ma rimane con i discepoli nella forma in cui è uguale al Padre. Quando poi dice: sino alla fine del mondo, pone il finito per l’infinito; infatti colui che nel secolo presente rimane con gli eletti proteggendoli, egli stesso dopo la fine rimarrà con loro ricompensandoli.

GIROLAMO: Colui dunque che promette di stare con i discepoli mostra sia che essi saranno sempre vincitori, sia che egli non si allontanerà mai dai credenti.

LEONE: Chi infatti è asceso al cielo non abbandona gli adottati, ed egli stesso incoraggia quaggiù alla pazienza e invita lassù alla gloria; della quale gloria ci renda partecipi lo stesso Cristo re della gloria, che è Dio benedetto nei secoli. Amen.

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