DICIASSETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO-ANNO B


Vangelo Commentato dai Padri

DICIASSETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO-ANNO B

Vangelo di Giovanni 6, 1-15

In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù sali sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.
Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzáti quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?».
Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.
E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

VERSETTI 1-14

Dopo questi fatti Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la testa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno ne possa ricevere un pezzo». Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano quasi cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a coloro che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo».

CRISOSTOMO: Come le frecce, quando incontrano qualche cosa di duro, si disperdono con violenza qua e là, e invece quando incontrano qualcosa di più morbido, vi si configgono e si arrestano, così, se ci imbattiamo violentemente con uomini audaci, li rendiamo ancora più furiosi; mentre se siamo arrendevoli, addolciamo facilmente il loro furore. Perciò il Cristo mitigò il furore sorto dai discorsi precedenti abbandonando Gerusalemme e recandosi in Galilea, ma non in quei luoghi da dove era salito a Gerusalemme: cioè non a Cana di Galilea, ma andò oltre il mare; perciò dice: Dopo questi fatti Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade.

ALCUNO: Questo mare, a seconda della diversità dei luoghi, viene chiamato con vari nomi; ma in questo testo viene detto mare di Galilea per la provincia, e mare di Tiberiade dalla città. Si dice mare non perché l’acqua sia salata, ma secondo l’uso ebraico sono chiamate mare tutte le aggregazioni ampie delle acque: ora, il Signore attraversava spesso il mare per elargire la parola della predicazione ai popoli che vi abitavano.

TEOFILATTO: Egli va da un luogo all’altro esaminando la volontà del popolo, e per sollecitare il suo desiderio di ascoltarlo, perciò prosegue: e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.

ALCUNO: Cioè quelli per cui dava la luce ai ciechi e altre cose del genere. E bisogna osservare che tutti coloro che guariva nel corpo, contemporaneamente li trasformava nell’anima.

CRISOSTOMO: Mentre erano conquistati da un sì grande insegnamento, essi erano attratti ancora di più dai segni, come si conveniva a menti rozze. Infatti, come dice san Paolo (1 Cor 14,22): «I segni non sono dati ai credenti, ma agli increduli». Erano più sapienti coloro dei quali si dice (Mc 1,22) che si meravigliavano della sua dottrina. Ma perché non dice di quali segni, fra quelli che egli faceva, erano stupefatti? Perché l’Evangelista si preoccupa di dedicare la maggior parte del suo libro ai discorsi del Signore. Continua: Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Salì sul monte per il segno che doveva compiere. Ma che egli abbia fatto salire i discepoli con lui è un’implicita accusa che altrimenti la folla non l’avrebbe seguito; salì sul monte per insegnarci a riposare dal tumulto e dalla dissipazione delle cose del mondo: infatti la solitudine si confà alla filosofia. Poi prosegue: Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Osserva che in tutto l’anno l’Evangelista ci ha narrato del Cristo solo i miracoli del paralitico e del figlio del funzionario del re; infatti non si preoccupa di raccontare ogni cosa; ma tra molte cose quelle più grandi, e poche anche di queste. Ma perché non è salito per il giorno della festa? Egli approfittava dell’occasione della malizia dei Giudei per eliminare gradualmente la Legge.

TEOFILATTO: Infatti, poiché i Giudei lo perseguitavano, approfittando del ritiro, egli mise in disparte la Legge, suggerendo agli osservanti che con l’arrivo della verità veniva meno ogni figura, e che nell’adempimento delle feste legali non si è più sottomessi alla Legge. E osserva l’espressione: la festa dei Giudei, non di Cristo.

BEDA: Se uno prende in attenta considerazione le parole degli Evangelisti, scopre facilmente che tra la decapitazione di Giovanni e la passione del Signore c’è lo spazio di un anno. Infatti, poiché Matteo dice che il Signore, udita l’uccisione di Giovanni, si ritirò in un luogo deserto e la nutrì le folle, e Giovanni dice che era prossima la Pasqua dei Giudei quando Gesù nutriva le folle, si dimostra chiaramente che Giovanni venne decapitato nell’imminenza della festa pasquale. Trascorso lo spazio di un anno, nella stessa festività il Cristo subì la sua passione. Poi segue: Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: Dove possiamo comprare il pane affinché costoro abbiano da mangiare? Dice: Alzati quindi gli occhi, perché imparassimo che non alzava gli occhi di qua e di là, ma sedeva calmo e attento assieme ai suoi discepoli.

CRISOSTOMO: Neppure stava semplicemente seduto con i suoi discepoli, ma parlava diligentemente con essi di qualche cosa, attirando la loro attenzione su di sé. Poi, guardando, vide la folla che gli si avvicinava. Ma per quale motivo interroga Filippo? Poiché sapeva che l’associazione dei suoi discepoli aveva bisogno di un ulteriore insegnamento. Ora, tale era Filippo, che più avanti dice (c. 14): «Mostraci il Padre e ci basta». Per questo motivo lo ammaestra per primo. Infatti, se il miracolo fosse stato compiuto immediatamente, senza alcuna preparazione, la sua grandezza sarebbe sfuggita. Perciò anzitutto vuole mostrare la scarsezza affinché apprenda la grandezza del miracolo; perciò prosegue: Diceva così per metterlo alla prova. Indubbiamente non perché non sapesse ciò che gli avrebbe detto, ma parlando secondo l’usanza umana. Come quando si dice: «chi scruta i cuori degli uomini» non si fa vedere l’ignoranza della ricerca, ma la conoscenza certissima; così, quando si dice che lo metteva alla prova, non si dice nient’altro se non che lo sapeva in modo certissimo; così qui, quando si dice che mette alla prova Filippo, dobbiamo intendere che egli lo conosceva perfettamente, ma lo mise alla prova per confermarlo nella sua fede. Lo stesso Evangelista, affinché a causa dell’imperfezione del linguaggio tu non cada in errore, soggiunge: egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.

ALCUNO: Perciò lo interroga non per apprendere cose che non conosce, ma per rivelare al discepolo ancora rozzo la sua arretratezza che egli da sé stesso non riusciva a valutare.

TEOFILATTO: O per farlo vedere agli altri, poiché non ignorava il cuore del suo discepolo.

AGOSTINO: Ma se il Signore, secondo la narrazione di Giovanni, vista la folla interrogò Filippo per metterlo alla prova, chiedendo come si poteva dare loro da mangiare, si può obiettare in che modo sia vero ciò che viene narrato dagli altri Evangelisti, che cioè i discepoli prima dissero al Signore di congedare la folla. Secondo Matteo (14,16) egli rispose loro: «Non c’è bisogno che se ne vadano; date voi loro da mangiare». Così si capisce che dopo queste parole il Signore vide la grande folla e disse a Filippo ciò che Giovanni ricorda, mentre gli altri Evangelisti lo omettono.

CRISOSTOMO: Oppure diversamente. Si tratta di due circostanze differenti che accadono in tempi diversi.

TEOFILATTO: Pertanto, il Signore, mettendo alla prova Filippo per scrutare la sua fede, lo trova ancora soggetto a sentimenti umani, il che risulta da quanto segue: Gli rispose Filippo: Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno ne passa ricevere un pezzo.

ALCUNO: In ciò egli rivela la propria rozzezza: infatti, se avesse avuto un’idea perfetta del creatore, non avrebbe diffidato della grandezza della sua potenza.

AGOSTINO: Ma ciò che a questo punto presso Giovanni risponde Filippo, Marco afferma che fu risposto dai discepoli, volendo che si sappia che Filippo rispose a nome degli altri discepoli; sebbene abbia anche potuto porre il numero plurale al posto del singolare secondo un uso assai comune.

TEOFILATTO: Il Signore scopre che anche Andrea ha disposizioni simili a Filippo, ma con un concetto più elevato su di sé; infatti prosegue: Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci.

CRISOSTOMO: Ritengo che abbia detto questo non senza motivo, ma perché aveva sentito riferire il segno che Eliseo aveva fatto con cinque pani d’orzo: infatti con venti pani aveva nutrito cento uomini. Pertanto si innalzò con la sua mente molto in alto, ma non raggiunse la vetta, il che risulta da quanto soggiunge: ma che cos’è questo per tanta gente? Infatti egli credeva che da poche cose sarebbero state ricavate poche cose e da molte molte, da parte di chi compiva miracoli; ma questo non era vero: infatti gli era egualmente facile nutrire le folle sia con poche cose sia con molte; infatti non aveva bisogno di alcuna materia, ma perché le creature non sembrassero estranee alla sua sapienza, si serve delle stesse creature come di materia per compiere i miracoli.

TEOFILATTO: Siano confusi i Manichei, che dicono che il pane e cose del genere sono state create da un Dio cattivo: poiché Gesù Cristo, Figlio del Dio buono, moltiplicò i pani; infatti, se le creature fossero cattive, il Dio buono non le avrebbe mai moltiplicate.

AGOSTINO: Ora, ciò che in Giovanni Andrea suggerì dei cinque pani e dei due pesci, gli altri Evangelisti, ponendo il numero plurale per il singolare, lo riferiscono a nome dei discepoli.

CRISOSTOMO: Qui noi che siamo servi dei piaceri impariamo che cosa mangiavano quegli uomini grandi e ammirevoli, e la quantità delle cose che venivano servite e la modestia della loro mensa. Infatti, ancor prima che comparissero i pani, li fece sedere, affinché tu impari che per lui i non enti esistono come enti, come san dice Paolo (Rm 4,17): «E chiama le cose che non sono come se fossero». Infatti prosegue: Rispose Gesù: Fateli sedere.

ALCUNO: Secondo la lettera, si dice che gli uomini si siedono per mangiare, secondo il costume antico; perciò prosegue: C’era molta erba in quel luogo.

TEOFILATTO: Cioè erba verde; infatti era il tempo di Pasqua, che cadeva nel primo mese della primavera. Poi continua: Si sedettero dunque, ed erano quasi cinquemila uomini. Dall’Evangelista sono contati soltanto gli uomini, in quanto seguiva l’usanza legale Infatti Mosè contava il popolo dai vent’anni in su, senza far menzione delle donne, insinuando che tutto ciò che è virile e giovanile, è cosa degna e onorevole presso Dio. Poi segue: Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a coloro che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.

CRISOSTOMO: Ma perché dovendo guarire il paralitico non prega, né quando risuscita i morti, né quando placa la tempesta, mentre qui prega rendendo grazie? Per mostrare che chi si accinge a mangiare è conveniente che renda grazie a Dio. Ed egli prega anche nelle cose più piccole per far vedere che non prega per ragioni di bisogno. Infatti, se avesse pregato a causa del bisogno, l’avrebbe fatto ancora di più nelle cose più grandi; ma poiché egli le fa in base alla sua autorità, è chiaro che egli prega per la sua condiscendenza verso di noi; inoltre, poiché era presente una grande folla, era opportuno persuaderla che ciò accadeva secondo la volontà di Dio: perciò, quando compiva qualche miracolo di nascosto, non pregava; mentre quando agiva alla presenza di molta gente, pregava perché non pensassero che era contrario a Dio.

ILARIO: Pertanto vengono distribuiti alla folla cinque pani e vengono spezzati. Le frazioni passano per le mani di coloro che le spezzano senza che diminuiscano mediante lo spezzettamento, e tuttavia i frammenti occupano le mani di chi li fraziona; né il senso né la vista raggiungono il compimento di un’operazione così mirabile: qui c’è quello che non c’era, si vede ciò che non si comprende; ci rimane soltanto da credere che Dio può compiere qualsiasi cosa.

AGOSTINO: Egli moltiplica nelle sue mani i cinque pani allo stesso modo in cui produce la messe da pochi grani. Nelle mani di Cristo c’era una potenza straordinaria; e quei cinque pani erano come una specie di semi non affidati alla terra, ma moltiplicati da chi ha fatto la terra.

CRISOSTOMO: Nota la differenza che intercorre tra il servo e il padrone: i Profeti, che possedevano la grazia secondo una determinata misura, allo stesso modo operavano anche i miracoli; Gesù invece, che agisce in base a un potere assoluto, compie ogni cosa con grande sovrabbondanza. Poi continua: E quando furono saziati disse ai discepoli: Raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto. Li raccolsero e riempirono dodici canestri. Questo non fu fatto per vana ostentazione, ma per impedire agli uomini di pensare che si trattasse di una semplice fantasticheria; e questo fu il motivo per cui egli fece ricorso alla materia esistente per compiere il miracolo. Ma perché non consegnò i frammenti alle turbe perché li portassero via, ma ai suoi discepoli? Perché voleva soprattutto istruire coloro che dovevano essere i maestri di tutta la terra. Ma io ammiro non solo la moltitudine dei pani che i stata prodotta, ma anche la definita quantità degli avanzi: poiché egli stabilì che ci fossero tanti avanzi quanti egli voleva: vale a dire dodici canestri, in base al numero dei dodici Apostoli.

TEOFILATTO: Apprendiamo da questo miracolo a non essere pusillanimi nelle grandi strettezze della povertà.

BEDA: Ora la folla, avendo visto il miracolo che il Signore aveva compiuto, era stupefatta, perché non sapeva ancora che egli era Dio; perciò l’Evangelista soggiunge: Allora la gente, che era carnale e intendeva tutto carnalmente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: Questi è davvero il Profeta che deve venire nel mondo.

ALCUINO: Non essendo ancora pieni di fede, essi chiamano il Signore Profeta, poiché non lo riconoscono come Dio; ma poiché grazie al miracolo avevano fatto grandi progressi, distinguendolo dagli altri, lo chiamavano Profeta, perché sapevano che in quel popolo talvolta i Profeti avevano compiuto dei miracoli; e non si sbagliano se lo chiamano Profeta, poiché lo stesso Signore aveva chiamato sé stesso Profeta dicendo (Lc 13,33): «Poiché non conviene che un Profeta muoia fuori di Gerusalemme».

AGOSTINO: Ora, Cristo è Profeta e Signore dei Profeti, così come è un Angelo e Signore degli Angeli: per il fatto che annunciava il presente era un Angelo, mentre per il fatto che prediceva il futuro, era un Profeta; per il fatto che era il Verbo di Dio fatto carne, era il Signore degli Angeli e dei Profeti: infatti senza la parola di Dio non c’è nessun Profeta.

CRISOSTOMO: Ora, per il fatto che dicono: il Profeta che deve venire nel mondo, è evidente che aspettavano un grande Profeta; perciò si dice: Questi è davvero il Profeta, in greco con l’aggiunta dell’articolo, per mostrare che si tratta di un Profeta diverso dagli altri.

AGOSTINO: Ora si deve considerare ciò che viene detto: infatti, poiché Dio non è una sostanza tale da poter essere vista con gli occhi, e i miracoli con cui egli governa tutto il mondo e provvede a tutte le creature sviliscono per la loro frequenza, ha riservato a sé di compiere nel tempo opportuno cose al di fuori del corso consueto e dell’ordine della natura, affinché vedendo non cose più grandi, ma insolite, gli uomini restassero stupefatti, mentre di fronte alle cose quotidiane sono indifferenti. Il governo dell’universo è un miracolo più grande che placare la fame di cinquemila uomini con cinque pani; e tuttavia ciò non suscita alcuna meraviglia; gli uomini ammirano questo miracolo non perché è più grande, ma perché è più raro. Però non è sufficiente ammirare queste cose nei miracoli di Cristo: poiché infatti il Signore si trova sulla montagna, il Verbo di Dio è in alto; perciò non se ne sta disteso umilmente, né dev’essere oltrepassato di sfuggita.

ALCUINO: Infatti in senso mistico con il nome del mare si indica il mondo burrascoso. Ma tosto che il Cristo è entrato nel mare della nostra mortalità con la nascita, lo ha calcato con la morte, lo ha attraversato con la risurrezione, le folle dei credenti raccolti da entrambi i popoli lo hanno seguito credendo in lui e imitandolo.

BEDA: Ora, il Signore salì sul monte quando ascese al cielo, che viene indicato con il monte.

ALCUINO: Il fatto che, lasciate le folle in basso, egli salì con i discepoli più in alto, mostra che ai semplici si devono affidare i precetti minori e ai perfetti quelli maggiori; e il fatto che nell’imminenza della Pasqua li rifocilla, significa che chiunque desidera nutrirsi con il pane della parola divina e con il corpo e il sangue del Signore deve compiere la Pasqua spirituale, cioè passare dai vizi alle virtù. Gli occhi del Signore sono i doni spirituali: quando il Signore li concede con misericordia ai suoi eletti, allora egli rivolge a loro i suoi occhi, ossia concede loro l’asilo della pietà.

AGOSTINO: Ora, i cinque pani d’orzo significano la Legge antica; sia perché la Legge è stata data agli uomini non ancora spirituali, ma tuttora carnali, cioè ancora soggetti ai cinque sensi – la stessa moltitudine era costituita di cinquemila uomini; oppure perché la Legge venne data da Mosè in cinque libri. E il fatto che i pani erano d’orzo significa la Legge stessa, che è stata data per nascondervi sotto i sacramenti corporali il nutrimento spirituale dell’anima: infatti il midollo dell’orzo è ricoperto da una paglia durissima; oppure significa il popolo non ancora spogliato delle passioni carnali, che avvolgono il suo cuore come la paglia.

BEDA: L’orzo è anche il foraggio delle bestie da soma e il cibo degli schiavi; e l’antica Legge è stata data agli schiavi e ai giumenti, ossia agli uomini carnali.

AGOSTINO: Invece i due pesci che davano un sapore soave al pane sembrano indicare quelle due persone dalle quali quel popolo era diretto, cioè il re e il sacerdote, persone che prefiguravano il Signore che le ricopriva tutt’e due.

ALCUNO: Oppure i due pesci significano i detti oppure gli scritti dei Profeti e del Salmista; e mentre il numero cinque si riferisce ai cinque sensi del corpo, il numero mille si riferisce alla perfezione. Invece coloro che si sforzano di controllare perfettamente i sensi del corpo sono chiamati “viri” (uomini), da “viribus” (forze), che la mollezza femminile non corrompe, ma vivono sobriamente e castamente e meritano di essere ricreati dalla dolcezza della sapienza celeste.

AGOSTINO: Il fanciullo che aveva queste cose, probabilmente era il popolo di Israele che portava queste cose in modo puerile senza mangiarle. Le cose che portava, mentre erano rinchiuse, erano per lui soltanto un peso, mentre una volta aperte, diventavano del cibo.

BEDA: E dice bene: ma che cos’è questo per tanta gente? Poiché la Legge antica giovava poco fino a quando il Signore non la prese nelle sue mani, cioè la compì con le sue opere e mostrò che la si doveva intendere spiritualmente: «La Legge infatti non ha portato nulla alla perfezione» (Eb 7,19),

AGOSTINO: Spezzandoli, i pani sono stati moltiplicati. Infatti i cinque libri di Mosè sono diventati molti libri quando sono stati esposti come spezzandoli, ossia discutendoli.

AGOSTINO: Inoltre il Signore, come spezzando e aprendo quanto c’era di duro e di chiuso nella Legge, la compìi per mezzo dei discepoli, quando aprì loro le Scritture dopo la risurrezione.

AGOSTINO: Ora, poiché l’ignoranza del popolo riguardava la Legge, perciò la prova del Signore dimostrava l’ignoranza del discepolo. Essi mangiavano seduti sull’erba, poiché avevano gusti carnali ed erano fermi nelle cose carnali: «Erba è tutta la carne» (Is 40,6). Ma sono riempiti dai pani del Signore coloro che quanto odono con le orecchie lo compiono con le opere.

AGOSTINO: Che cosa sono gli avanzi se non le cose che il popolo non era riuscito a mangiare? Perciò che cosa ci rimane se non che le verità più profonde, che la moltitudine non riesce a capire, siano affidate a coloro che sono in grado di comprenderle e poi di insegnarle agli altri, come erano gli Apostoli? Perciò furono riempiti dodici canestri.

ALCUNO: I canestri sono usati per gli uffici servili. I canestri sono anche gli Apostoli e i loro imitatori, che, sebbene nel momento presente siano persone spregevoli, sono interiormente ripieni delle ricchezze dei misteri spirituali. Ma si dice che gli Apostoli siano stati dei canestri poiché per mezzo degli Apostoli la fede nella Trinità doveva essere predicata nelle quattro parti del mondo. Il fatto poi che non abbia voluto produrre dei pani nuovi, ma che abbia moltiplicato quelli che gli erano stati presentati, significa che egli non respinse la Scrittura antica, ma la chiarì spiegandola.

VERSETTI 15-21

Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, fuggì di nuovo sulla montagna, tutto solo. Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare. E saliti su una barca, si avviarono verso l’altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. 9Dopo aver remato circa venticinque o trenta stadi, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». Allora vollero prenderlo sulla barca e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

BEDA: Le folle, visto un miracolo così grande, conclusero che era una persona pia e potente, e perciò volevano farlo re: infatti gli uomini vogliono avere un re pio nel governare e potente nel difendere. Perciò il Signore, avendo scoperto ciò, fugge sul monte, salendo velocemente; perciò si dice: Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, fuggì di nuovo sulla montagna, tutto solo. Quindi si lascia intendere che il Signore, mentre stava seduto con i suoi discepoli sul monte, vedendo che la folla si avvicinava, discese dal monte e nutrì la folla stando più in basso. Infatti in che modo è possibile che egli si rifugi nuovamente sul monte se prima non discende dal monte?

AGOSTINO: Ciò non contrasta con quanto dice Matteo (14,23): «Salì in disparte sul monte a pregare». Infatti il motivo della fuga è perfettamente compatibile con quello della preghiera. Infatti qui il Signore ci insegna che ogniqualvolta è necessaria la fuga, esiste una grande necessità della preghiera.

AGOSTINO: Ma chi temeva di essere fatto re, era realmente un re; però non fatto re dagli uomini, bensì tale da dare un regno agli uomini; infatti, essendo Figlio di Dio, egli regna sempre con il Padre. I Profeti avevano predetto il suo regno, e in quanto Cristo si è fatto uomo ha anche fatto i suoi fedeli cristiani, i quali costituiscono il suo regno, che adesso viene radunato e adesso comprato con il sangue di Cristo. E questo regno sarà manifestato dopo il giudizio; quando lo splendore dei santi sarà rivelato. Invece i discepoli e le folle che lo seguivano credevano che egli fosse venuto a regnare sin d’ora. Per questo motivo lo volevano prendere con la forza per farlo re.

CRISOSTOMO: Vedi il potere della gola. Essi non si preoccupano più per la violazione del sabato; tutto il loro zelo per Dio se ne è andato, ora che il loro stomaco è pieno: Cristo è diventato un Profeta, ed essi vogliono intronizzarlo come re. Ma cristo fugge, insegnandoci a disprezzare le dignità mondane. Così congeda i suoi discepoli e sale sul monte.