
Quarta Domenica di Avvento – Anno C
21 Dicembre 2024 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / bambino, beata-vergine-maria, elisabetta, il-ritorno-di-gesù, maria, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, sussulto, vangelo-di-luca, zaccaria
Vangelo commentato dai Padri
Quarta Domenica di Avvento – Anno C
Vangelo di Luca 1, 39-48
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva».
VERSETTI 39-45
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo, e beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».
AMBROGIO: L’Angelo, annunciando misteri nascosti, per confermare la fede annunciò alla Vergine il concepimento di una donna sterile. Quando Maria udì questo annuncio, non come incredula circa l’oracolo, né come incerta riguardo al messaggero, né come dubbiosa circa l’esempio, ma come lieta per la promessa e devota per il compito, si diresse subito verso la montagna; perciò si dice: in quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna. Infatti la Vergine già piena di grazia dove poteva salire in fretta se non verso traguardi più elevati?
ORIGENE: Infatti Gesù, che si trovava nel suo seno, aveva fretta di santificare Giovanni che era nel ventre di sua madre: donde continua: e raggiunse in fretta.
AMBROGIO: La grazia dello Spirito Santo ignora dilazioni. O vergini, imparate a non girovagare nelle abitazioni degli altri, a non fermarvi nelle piazze, a non immischiarvi in pubblico nei discorsi.
TEOFILATTO. Andò in montagna perché Zaccaria abitava sui monti; perciò prosegue: in una città di Giuda, ed entrò nella casa di Zaccaria.
AMBROGIO: Imparate voi, o sante donne, lo zelo con cui dovete assistere le vostre parenti incinte. Il pudore della verginità non trattenne dal pubblico Maria, che viveva tutta sola in luoghi appartati, né l’asperità della montagna la trattenne dall’impegno, né la lunghezza del viaggio la trattenne dal compito. Imparate inoltre, o vergini, l’umiltà di Maria: l’affine si recò dalla parente, la più giovane dalla più anziana, e non solo si recò ma anche salutò per prima; perciò segue: e salutò Elisabetta. Infatti è opportuno che quanto più casta è una vergine tanto più sia umile e impari a confidare nelle più anziane. Sia maestra di umiltà chi fa professione di castità. E c’è anche il motivo della pietà: perché chi è superiore va dall’inferiore, per aiutare l’inferiore: Maria va da Elisabetta, Cristo da Giovanni.
CRISOSTOMO. Oppure secondo un’altra interpretazione: le cose che sono state dette in precedenza la Vergine le teneva nascoste in sé stessa e non le faceva conoscere ad alcuno degli uomini: infatti non pensava di poter pretendere dagli altri la fede nelle cose meravigliose che le erano state riferite; piuttosto pensava che avrebbe patito insulti se le avesse svelate, come se volesse nascondere il proprio crimine.
Il GRECO: Ora, si rifugia presso la sola Elisabetta: così infatti era solita fare sia perché era sua parente, sia per la comunanza dei costumi.
AMBROGIO: Ora vengono celermente narrati l’arrivo di Maria e i benefici della presenza del Signore; infatti continua: appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Vedi la distinzione e le proprietà delle singole parole. Elisabetta udì per prima la voce, mentre Giovanni sentì per primo la grazia; quella udì secondo l’ordine della natura, questi esultò a causa del mistero; quella senti l’arrivo di Maria, questi l’arrivo dei Signore.
Il GRECO: Infatti il Profeta vede e ascolta in modo più acuto della madre e saluta chi viene profetizzato, e poiché non poteva farlo con le parole lo fa sussultando nel ventre, e ciò risulta al massimo della gioia. Chi infatti ha mai conosciuto la gioia prima della nascita? La grazia fece conoscere le cose che erano ignote alla natura; il soldato chiuso nel ventre riconobbe il Signore e il re che sarebbe nato con una mistica visione, nonostante la copertura del ventre; infatti rimirò non con le palpebre, ma con lo spirito.
ORIGENE: Infatti non fu ripieno di Spirito fino a quando non si accostò a colei che portava in seno il Cristo, ma poi fu ripieno di Spirito e sussultò nel grembo di sua madre. Perciò continua: Elisabetta fu piena di Spirito Santo. Ora, non v’è dubbio che colei che fu piena di Spirito Santo, fosse piena per suo figlio.
AMBROGIO: Ora, quella che si nascondeva quando concepì il figlio cominciò a esaltarsi, perché portava in seno un Profeta; e lei che prima arrossiva ora rende lode a Dio; perciò segue: ed esclamò a gran voce: benedetta tu fra le donne. Essa esclamò a gran voce, quando avvertì l’arrivo del Signore, poiché credette in un parto sacro.
ORIGENE: Dice infatti: benedetta tu fra le donne; nessuna infatti fu o potrà essere resa partecipe di una grazia così grande, poiché unica è la genitrice di un unico rampollo divino.
BEDA: Ora, è benedetta con le stesse parole con cui era stata benedetta da Gabriele, affinché sia agli Angeli che agli uomini fosse mostrata venerabile.
TEOFILATTO: Ma poiché ci furono altre sante donne che concepirono figli macchiati dal peccato, soggiunge: benedetto il frutto del tuo grembo. Oppure ciò può essere inteso anche in un altro senso. Aveva detto: benedetta tu fra le donne; poi, come se ci fosse qualcuno che la interroga, soggiunge: e benedetto il frutto del tuo grembo, come si dice nel Salmo 117,26-27: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore; il Signore è Dio e ci illumina». Infatti nella Scrittura si suole prendere e per perché.
ORIGENE: Chiama Signore il frutto del ventre della genitrice di Dio, perché non procedette da uomo ma dalla sola Maria: infatti coloro che ricavarono il seme dai padri, sono loro frutto.
Il GRECO: Perciò soltanto questo frutto è benedetto: perché viene generato senza uomo e senza peccato.
BEDA: Questo è il frutto che è stato promesso a Davide (Sal 131,11): «Un frutto delle tue viscere io porrò sul tuo trono».
SEVERO: In questa parte emerge la replica ad Eutiche, mentre si afferma che il Cristo è frutto del ventre di Maria. Infatti tutti i frutti sono della stessa natura della pianta; perciò rimane che la Vergine sia stata della stessa natura del secondo Adamo, che toglie i peccati del mondo. Ma coloro che inventano un’opinione fantastica circa la carne di Cristo, devono arrossire di fronte al parto della genitrice di Dio: infatti lo stesso frutto procede dalla stessa sostanza dell’albero. E dove sono coloro che affermano che il Cristo è passato attraverso la Vergine come per un acquedotto? Badino bene in base alle parole di Elisabetta, che fu piena di Spirito, che il Cristo fu il frutto del ventre (della Vergine). Continua: a che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
AMBROGIO: Non dice come se ignorasse; sa bene infatti che è una grazia e un’operazione dello Spirito Santo che la madre del Signore saluti la madre del Profeta per profitto del suo figlio; ma come se sapesse che non si trattava di un merito umano, ma di un dono della grazia divina, dice: a che debbo, cioè in base a quale giustizia, a quali fatti e per quali meriti?
ORIGENE: Ora, dice ciò con il figlio; infatti anche Giovanni si sentiva indegno della venuta di Cristo. E chiama madre del Signore colei che è ancora vergine, prevenendo l’evento grazie al detto profetico. La promessa divina aveva condotto Maria da Elisabetta affinché la testimonianza di Giovanni dal seno (di Elisabetta) giungesse al Signore; da quel momento infatti il Signore costituì Giovanni come Profeta; perciò continua: ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.
AGOSTINO: Per dire ciò, come l’Evangelista ha anticipato, fu piena di Spirito Santo; indubbiamente per mezzo della sua rivelazione essa seppe che cosa quel giubilo significava; ossia che era arrivata la madre di colui del quale egli sarebbe stato il precursore e il presentatore. Perciò il significato di una cosa così grande poteva essere noto ai più grandi ma non al bambino; infatti non ha detto: ha esultato per la fede nel mio grembo, ma ha esultato di gioia. Ora, noi vediamo l’esultanza non solo dei bambini ma anche degli armenti; infatti essa non proviene dalla fede o dalla pietà o da qualsiasi conoscenza razionale. Ma questa esultanza è nuova e inusuale, perché si trova nel seno e all’arrivo di colei che avrebbe partorito il Salvatore di tutti gli uomini. Perciò questa esultanza, come saluto dovuto alla madre del Signore, avviene divinamente nel bambino, ma non viene umanamente dal bambino, così come è proprio dei miracoli; anche se in quel bambino l’uso della ragione e della volontà fosse stato accelerato fino al punto di poter conoscere, credere e acconsentire già nel seno della madre, anche ciò avverrebbe miracolosamente per la potenza divina, e non sarebbe da attribuire al modello della natura umana.
ORIGENE: Ora, venne la madre del Signore per vedere colui che Elisabetta aveva concepito miracolosamente, del quale aveva parlato l’Angelo, e si confermasse così nella fede in un miracolo ben più sorprendente di cui una vergine doveva essere l’oggetto; e di questa fede parla Elisabetta quando dice: e beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore.
AMBROGIO: Vedi che Maria non ha dubitato minimamente, ma ha creduto fermamente, e perciò ha ottenuto il frutto della sua fede.
BEDA: Né c’è da meravigliarsi se il Signore, per redimere il mondo, ha iniziato la sua azione dalla madre: affinché colei per mezzo della quale si preparava la salvezza di tutti, ricevesse essa stessa, per prima, come ca-parra, il frutto della salvezza.
AMBROGIO: Ma siete beati anche voi che avete ascoltato e avete creduto: infatti qualsiasi anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio, e riconosce le sue opere.
BEDA: Qualsiasi anima che concepisce Dio nella sua mente, scala subito le vette dell’amore, come se penetrasse nella città di Giuda, ossia nella rocca della confessione e della lode, fino alla perfezione della fede, della speranza e della carità, come se fosse in grado di restarci per tre mesi.
GREGORIO: (Elisabetta), toccata dallo spirito profetico, scorse allo stesso tempo ciò che riguarda il passato, il presente e il futuro: infatti riconobbe che essa credette alle promesse dell’Angelo, e, chiamandola madre, comprese che portava nel seno il Redentore del genere umano; e predicendo tutto ciò che sarebbe accaduto in lei, vide anche ciò che sarebbe successo in futuro.
VERSETTO 46
Allora Maria disse: L’anima mia magnifica il Signore
AMBROGIO: Come il peccato cominciò dalle donne, così iniziano dalle donne anche le cose buone: perciò non sembra una cosa oziosa il fatto che Elisabetta profetizzi prima della nascita di Giovanni e Maria prima della generazione del Signore. Ora, segue che quanto migliore è la persona di Maria, tanto più piena sia dello spirito profetico.
BASILIO: Infatti la Vergine, con un’applicazione sublime e una speculazione profonda, contemplando l’immensità del mistero, come avanzando più profondamente, magnifica Dio: perciò si dice: Allora Maria disse: l’anima mia magnifica il Signore.
Il GRECO: Come se dicesse: Dio eserciterà nel mio corpo le cose meravigliose che ha preannunciato; ma la mia anima non resterà infruttuosa dinanzi a Dio. Infatti è opportuno per me portare anche il frutto della volontà: infatti quanto più sono istruita da un grande miracolo, altrettanto sono tenuta a glorificare colui che opera meraviglie in me.
ORIGENE: Ora, se Dio non può ricavare né vantaggi né svantaggi, perché Maria dice: l’anima mia magnifica il Signore? Ma se noi consideriamo che il Signore Salvatore è l’immagine del Dio invisibile, e che l’anima è fatta a sua immagine così da essere l’immagine dell’immagine, allora vedo che, ad esempio di coloro che sono soliti dipingere delle immagini, quando glorifico la mia anima con le opere, il pensiero e le parole, allora l’immagine di Dio diviene grande e Dio stesso, del quale l’anima è immagine, viene glorificato.
VERSETTO 47
e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore;
BASILIO: Il primo frutto dello Spirito sono la pace e il gaudio. Perciò, avendo Maria assorbito per sé tutta la grazia dello Spirito, a buon diritto soggiunge: e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore: Essa identifica l’anima e lo spirito. Ora, nella Scrittura la consueta espressione dell’esultanza mostra una disposizione ardente e giocosa dell’anima in coloro che sono meritevoli. Perciò la Vergine esulta nel Signore con un indicibile tripudio del cuore, e, di rimbalzo, con il clamore di un onesto sentimento. Poi continua: in Dio mio salvatore.
BEDA: Poiché lo spirito della Vergine viene allietato dall’eterna divinità dello stesso Gesù, cioè del Salvatore, della cui carne essa era gravida mediante il concepimento temporale.
AMBROGIO. Pertanto l’anima di Maria magnifica il Signore e il suo spirito esulta in Dio; poiché l’anima, devota allo Spirito del Padre e del Figlio, venera con pio sentimento l’unico Dio, dal quale tutte le cose sono state fatte. Sia quindi in ciascuno di noi l’anima di Maria per magnificare il Signore, sia in ciascuno di noi lo spirito di Maria, per esultare nel Signore. Se secondo la carne la madre di Cristo è una sola, tuttavia secondo la fede Cristo è il frutto di tutti: infatti ogni anima riceve il Verbo di Dio, purché sia pura ed esente da vizi e custodisca la castità con un pudore intemerato.
TEOFILATTO: Ora, magnifica il Signore chi segue degnamente Cristo, e mentre viene chiamato Cristiano, non diminuisce la dignità di Cristo, operando cose grandi e sublimi; e allora il suo spirito, ossia l’unzione spirituale, esulterà, cioè progredirà e non sarà mortificato.
BASILIO: Se invero quando la luce penetra nel tuo cuore e mediante quella breve e oscura immagine cogli la coscienza dei giusti perfetta per amare Dio e disprezzare le cose materiali, senza alcuna difficoltà otterrai il gaudio nel Signore.
ORIGENE: Prima l’anima magnifica il Signore per poi esultare in Dio: infatti se prima non abbiamo creduto, non possiamo esultare.
VERSETTO 48
perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
II GRECO: Essa fa vedere il motivo per cui è conveniente che magnifichi Dio ed esulti in Lui, dicendo: perché ha guardato l’umiltà della sua serva; come se dicesse: Egli stesso provvede; io non me l’aspettavo; ero tra gli umili. Ma ora sono stata prescelta per un decreto ineffabile e sono stata esaltata dalla terra fino al cielo.
AGOSTINO: O vera umiltà che ha partorito Dio agli uomini, ha generato la vita ai mortali, ha rinnovato i cieli, ha purificato il mondo, ha aperto il paradiso, ha liberato le anime degli uomini. L’umiltà di Maria è diventata la scala celeste per mezzo della quale Dio è disceso sulla terra. Che altro infatti è dire: ha guardato, se non che ha approvato? Infatti al cospetto degli uomini molti sembrano umili, ma la loro umiltà non viene guardata da Dio. Infatti se fossero veramente umili e volessero che fosse lodato Dio e non loro stessi, il loro spirito non esulterebbe in questo mondo, ma in Dio.
ORIGENE: Che cosa aveva di umile e abietto colei che portava nel suo grembo il Figlio di Dio? Considera che nella Scrittura l’umiltà viene detta una delle virtù, che dai filosofi viene chiamata modestia. Ma noi possiamo chiamarla con un giro di parole, quando uno non si gonfia ma egli stesso si abbassa.
BEDA: Ora, colei della quale viene guardata l’umiltà, viene giustamente chiamata da tutti beata; perciò segue: d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
ATANASIO: Se infatti secondo il Profeta sono beati coloro che hanno il seme in Sion e i parenti in Gerusalemme, quale dev’essere la lode della divina e sacrosanta Vergine Maria che è diventata la genitrice del Verbo secondo la carne?
Il GRECO: Non si dice beata indotta da vanagloria: infatti da dove poteva esserci il fuoco della superbia in colei che si era proclamata serva del Signore? Ma [lo faceva] perché, toccata dallo Spirito, sapeva in precedenza le cose che sarebbero accadute in futuro.
BEDA: Infatti era conveniente che come mediante la superbia del primo genitore era entrata nel mondo la morte, così mediante l’umiltà di Maria si vedesse l’ingresso della vita.
TEOFILATTO: E perciò dice tutte le generazioni: non soltanto Elisabetta, ma anche tutte le genti dei credenti.