
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO – SOLENNITA’
31 Dicembre 2024 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / bambino, beata-vergine-maria, gesu, giuseppe, le-due-venute-di-gesù, maria, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, pastori, vangelo-di-luca
Vangelo Commentato da Venerabile Beda
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO – SOLENNITA’
Vangelo di Luca 2, 16-21
In quel tempo i pastori andarono senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre!
OMELIA I, 7 (Lc 2, 15-20)
Dopo la nascita del nostro Salvatore a Betlemme, come attesta il racconto del Vangelo, l’angelo del Signore apparve in grande luce ai pastori, che si trovavano in quella regione per fare la guardia al proprio gregge, e non solo con le parole del linguaggio celeste ma anche col fulgore della luce divina, annunziò che era nato il sole di giustizia. In nessun luogo di tutta la serie dei libri dell’Antico Testamento troviamo che gli angeli, che con tanta frequenza apparvero ai padri, siano apparsi circondati di luce, ma ben a ragione questo privilegio è stato riservato al giorno d’oggi, quando «è sorto per i giusti come luce nelle tenebre il Signore benigno è misericordioso» E perché non sembrasse modesta l’autorità di un solo angelo, dopo che uno solo ebbe rivelato il mistero della nuova nascita, subito apparve una moltitudine di schiere celesti, per cantare gloria a Dio e annunziare insieme pace agli uomini, dimostrando così che grazie a questa nascita gli uomini si sarebbero convertiti alla pace di una sola fede speranza amore e alla lode della gloria di Dio. Infatti questi pastori di greggi indicano simbolicamente tutti coloro che istruiscono e dirigono le anime dei fedeli. mentre la notte durante la quale facevano la guardia al loro gregge indica i pericoli delle tentazioni dai quali non cessano di salvaguardare sé e i loro sottoposti tutti costoro che fanno bene la guardia. I pastori fanno bene la guardia al gregge quando nasce il Signore, perché è nato colui che dice: «Io sono il buon pastore: il buon pastore dà la sua vita per le sue pecore». Ed era vicino il tempo in cui il pastore sommamente buono avrebbe mandato i suoi pastori nel mondo per ricondurre ai pascoli sempre verdeggianti della vita celeste le sue pecore, che erravano disperse qua e là. Al capo di questi pastori così ordinò: «Se mi ami, pasci le mie pecore», spiegando queste parole: «Conferma i tuoi fratelli».
«Appena gli angeli si allontanarono da loro per tornare in cielo i pastori dicevano tra loro: “Andiamo a Betlemme e vediamo ciò che è accaduto e che il Signore ci ha mostrato”. Allora andarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia». Quei pastori con grande gioia si affrettarono ad andare a vedere quello che avevano ascoltato e, poiché cercavano con cuore ardente, meritarono di trovare subito il Salvatore che avevano cercato. Così sia con le parole sia con i fatti dimostrarono con quale impegno dell’anima debbano cercare Cristo i pastori delle pecore razionali, anzi tutti i fedeli. «Andiamo a Betlemme e vediamo ciò che è accaduto». Andiamo dunque anche noi, fratelli carissimi, col pensiero fino a Betlemme, la città di Davide; veneriamolo con amore e celebriamo la sua incarnazione con onori degni. Andiamo, dopo aver scacciato con tutto l’impegno dell’anima i desideri della carne, alla Betlemme di lassù, alla casa del pane vivo non fatta da mani, ma eterna in cielo e veneriamolo con amore, perché il Verbo che si è fatto carne è asceso là con la carne e là siede alla destra di Dio Padre. Seguiamolo con tutta la fermezza delle virtù e con pronta umiliazione di cuore e di corpo per meritare di veder regnare sul trono del Padre colui che i pastori videro vagire nella mangiatoia. «E vediamo — dicono – questa parola che è stata creata». Che pura e santa confessione di fede! «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo». Questo Verbo è nato dal Padre, non è stato creato, perché Dio non è creatura. Secondo tale nascita divina non poteva essere visto dagli uomini, e per poter essere visto «il Verbo si è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi». Vediamo – dicono – «questa parola che è stata creata», perché prima che il Verbo fosse stato creato non l’abbiamo potuto vedere; «ciò che il Signore ha fatto e ci ha mostrato», perché il Signore si è fatto carne e per questo ci si è mostrato visibile. «Allora andarono in fretta e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino adagiato in una mangiatoia». I pastori andarono in fretta e trovarono Dio nato uomo insieme ai ministri della sua nascita. Affrettiamoci anche noi, fratelli miei, non coi passi dei piedi ma con gli effetti delle opere buone, a contemplare la sua umanità glorificata insieme con i suoi ministri ricompensati con giusta mercede del loro servizio; affrettiamoci a vedere il Signore, che risplende nella divina maestà sua e del Padre suo. Affrettiamoci, dico: infatti non dobbiamo cercare tanta beatitudine nella pigrizia e nel torpore ma dobbiamo seguire le orme di Cristo con alacrità. Perché anch’egli desidera darci una mano e aiutarci nel nostro percorso e si diletta nel sentire da noi: «Attiraci a te; verremo dietro di te al profumo dei tuoi unguenti». Per meritare di raggiungerlo seguiamolo dunque più velocemente coi passi della virtù. Nessuno indugi a convertirsi al Signore, nessuno differisca di giorno in giorno di pregarlo in tutto e anzitutto perché diriga i nostri passi secondo la sua parola, e perché nessun male domini su di noi.
«E vedendo riconobbero tutto quanto era stato loro detto del bambino». Anche noi, fratelli carissimi, ciò che ci è stato detto di apprendere riguardo al nostro Salvatore vero Dio e uomo, affrettiamoci a farlo nostro con piena dedizione, per poter nella vita futura comprendere questi misteri contemplandoli con perfetta conoscenza. Infatti solo questa è la vera vita dei beati, non solo uomini ma anche angeli: contemplare in eterno il volto del loro Creatore, come desiderava ardentemente il salmista quando diceva: «La mia anima ha sete di Dio vivente; quando verrò e apparirò alla presenza di Dio?». Significò che poteva saziare il suo desiderio solo con la vista di Dio, non con abbondanza di cose terrene, quando disse: «Mi sazierò quando si manifesterà la tua gloria». Ma dato che non i pigri e gli oziosi sono degni di contemplare Dio, ma quanti si affaticano nella pratica delle virtù, ha avuto cura di dire prima: «Nella giustizia apparirò al tuo cospetto». I pastori dunque videro e compresero le parole che erano state dette loro riguardo a Cristo: che la visione di Dio è conoscenza di lui e che solo questa è per l’uomo la vita beata, come dice e attesta colui che affidandoci al Padre dice, tra l’altro: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, unico e vero Dio e colui che hai inviato Gesù Cristo».
«E tutti coloro che udivano si meravigliavano di quanto veniva raccontato loro dai pastori». I pastori non nascosero nel silenzio i misteri che avevano appreso per volontà divina, ma li comunicavano a tutti quelli che potevano, perché i pastori spirituali della Chiesa sono ordinati soprattutto a questo fine: predicare i misteri del Verbo di Dio e far ammirare ai loro ascoltatori le cose meravigliose che hanno appreso dalle Scritture. Dobbiamo intendere come pastori non solo vescovi, presbiteri e diaconi e anche i rettori dei monasteri, ma sono chiamati pastori anche tutti i fedeli che si danno cura di custodire la loro casa, anche se piccola, in quanto vi attendono con sollecita vigilanza. E chiunque di voi presiede anche solo a uno o due fratelli con cura quotidiana, gli compete il compito di pastore perché, per quanto può, deve nutrirli col cibo del Verbo. Anzi ognuno di voi, fratelli, anche se crede di vivere senza impegni di comando, svolge il compito di pastore, pasce un gregge spirituale e di notte lo sorveglia, se, facendo suoi un gran numero di pensieri puri e di buone azioni, cerca di governarli con giusta moderazione, di nutrirli col cibo celeste delle Scritture e di preservarli con vigile cura dalle insidie degli spiriti immondi.
«Maria, dal canto suo, custodiva tutte queste cose e vi rifletteva in cuor suo». Maria, custode a buon diritto della sua verginale pudicizia, non voleva svelare a nessuno i misteri di Cristo, che aveva appreso, ma aspettava con reverenza di divulgarli quando e come ritenesse opportuno. Anche se taceva con la bocca, ripensava frequentemente al suo segreto col cuore sempre vigile. Ecco ciò che significa: «vi rifletteva in cuor suo». Metteva cioè a confronto ciò che vedeva essersi già compiuto con ciò che aveva letto che si sarebbe compiuto. Vedeva che, nata a Nazareth dalla stirpe di Davide, aveva concepito il Figlio di Dio dallo Spirito Santo. Aveva letto nel profeta: «Uscirà un virgulto dal tronco di Iesse e un nazareo verrà su dalle sue radici e sopra di lui si poserà lo Spirito del Signore». Aveva letto: «E tu Betlemme Efrata, tu sei piccola tra le migliaia di Giuda, ma da te uscirà colui che deve regnare in Israele, e la sua origine è dall’inizio, dai giorni dell’eternità». Vedeva che a Betlemme aveva partorito il dominatore d’Israele, colui che era nato eterno dal Padre prima dei secoli; vedeva che vergine aveva concepito e partorito un figlio e lo aveva chiamato col nome di Gesù; aveva letto nei profeti: «Una vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiamerà Emmanuele»; aveva letto: «Il bove ha conosciuto il suo padrone e l’asino la mangiatoia del suo padrone». Vedeva il Signore posto in una mangiatoia, dove erano soliti venire il bue e l’asino a mangiare. Ricordava che le era stato detto dall’angelo: «Lo Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Per questo colui che nascerà santo, sarà chiamato Figlio di Dio». Aveva letto che il modo di questa sua nascita non avrebbe potuto essere conosciuto, se non per l’annuncio dell’angelo, secondo quanto dice Isaia: «Chi narrerà la sua generazione?»; aveva letto: «E tu torre del gregge, nebbiosa figlia di Sion, verranno fino a te, e verrà la prima potenza, il regno alla figlia di Gerusalemme». Aveva udito che le potenze angeliche, figlie della città celeste, erano apparse ai pastori in un luogo dove si riunivano le pecore, e che perciò da molto tempo era detto torre del gregge e si trova a un miglio a oriente di Betlemme, dove ancora oggi si vedono in chiesa tre memorie di quei pastori. Sapeva che allora era venuto nella carne il Signore, che ha una sola ed eterna potenza col Padre, per dare il regno alla Chiesa, cioè alla figlia della Gerusalemme celeste. Confrontava dunque Maria ciò che aveva letto doversi compiere con ciò che sapeva già avvenuto; tuttavia non lo esprimeva a parole, ma lo conservava nel cuore.
«E i pastori tornarono glorificando e lodando Dio per tutte le cose che avevano ascoltato e avevano visto come era stato detto loro». Anche noi, fratelli carissimi, dalla contemplazione dell’economia salvifica del Signore per la quale si è degnato di venire in nostro aiuto, impariamo a ringraziarlo sempre per i suoi benefici. Se infatti i pastori, dopo aver conosciuto solo la sua nascita, tornarono glorificando e lodando il Signore per tutto ciò che avevano ascoltato e avevano visto, quanto più noi, che abbiamo conosciuto per ordine tutta la vicenda della sua incarnazione e che siamo stati iniziati ai suoi sacramenti, dobbiamo predicare a tutti la sua gloria e la sua lode, non solo con le parole ma anche coi fatti, e mai dobbiamo dimenticare che Dio si è fatto uomo per reintegrarci, mediante la sua risurrezione, a immagine e somiglianza della sua divinità; fu battezzato con l’acqua per dare all’acqua la facoltà di lavare i peccati di tutti noi; fu tentato nel deserto per dare anche a noi, con la vittoria sul diavolo, la capacità e il coraggio di vincere; è morto per distruggere l’impero della morte; è risorto ed è salito al cielo per dare a noi l’esempio e la speranza di risorgere dai morti e di regnare per sempre in cielo. Per tutti questi benefici, volgendoci sempre a considerare l’economia della nostra salvezza, glorifichiamo e lodiamo Dio e Signore nostro Gesù Cristo, che vive e regna col Padre nell’unità dello Spirito Santo per i secoli dei secoli.