SECONDA DOMENICA TEMPO ORDINARIO – ANNO C


Vangelo Commentato dai Padri

SECONDA DOMENICA TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Vangelo di Giovanni 2, 1-12

In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono».
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono là solo pochi giorni.

VERSETTI 1-4

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli, e venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora venuta la mia ora».

CRISOSTOMO: Poiché in Galilea il Signore era una figura ben nota. lo invitarono alle nozze; perciò prosegue: Tre giorni dopo ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea.

ALCUNO: La Galilea era una provincia, in cui Cana era un piccolo villaggio.

CRISOSTOMO: Ora, invitano il Signore alle nozze non come un personaggio importante, ma semplicemente perché era una persona da loro conosciuta, e uno dei tanti; per questo motivo l’Evangelista dice: e c’era la madre di Gesù; come infatti avevano invitato la madre, così anche il figlio. Perciò segue: Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Ed egli ci andò senza badare alla propria dignità, ma soltanto al nostro bene. Infatti colui che non aveva ricusato di assumere la forma di servo, non ricusa neppure di andare alle nozze dei servi.

AGOSTINO: Perciò arrossisca l’uomo di essere superbo, quando Dio si è fatto umile. Ecco che fra le altre cose il figlio della Vergine andò alle nozze, mentre, essendo con il Padre, istituì il matrimonio.

BEDA: Anche il solo fatto di recarsi alle nozze, preso alla lettera, conferma la fede di coloro che credono rettamente. Inoltre qui viene condannato l’errore di Taziano, Marcione e gli altri che denigrano il matrimonio. Infatti, se ci fosse qualche colpa nel letto immacolato e nel matrimonio celebrato secondo la dovuta castità. il Signore non avrebbe mai voluto partecipare alle nozze. Ora, poiché la castità coniugale è una cosa buona, mentre la continenza vedovile è una cosa migliore e la perfezione verginale è una cosa ottima, per sanzionare tutti questi gradi ma distinguendo il merito di ciascuno, egli si è degnato di nascere dal grembo puro della Vergine; e dopo la sua nascita fu benedetto dalla voce profetica della vedova Anna; e invitato ancora giovane a partecipare alla celebrazione delle nozze, le onora con la presenza della sua virtù.

AGOSTINO: Che cosa c’è di strano se si reca in quella casa per le nozze colui che venne in questo mondo per contrarre le nozze con l’umanità? Infatti egli ha qui la sua sposa, che ha redento con il suo sangue e alla quale diede in pegno lo Spirito Santo unendola a sé stesso nel grembo della Vergine. Infatti il Verbo è lo sposo, mentre la carne umana è la sposa, e tutti e due insieme sono lo stesso Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. Il grembo della Vergine Maria è il suo talamo, da cui procedette «come uno sposo dal suo talamo» (Sal 18,6).

BEDA: Né è privo di mistero il fatto che si dica che le nozze sono state celebrate il terzo giorno. Il primo giorno è il tempo del mondo prima della Legge, illuminato dagli esempi dei Patriarchi; il secondo è il tempo della Legge, con gli scritti dei Profeti; il terzo giorno è il tempo sotto la grazia, caratterizzato dalla predicazione degli Evangelisti: come la luce del terzo giorno rifulse nel mondo, nel quale apparve il Signore nato nella carne. Ma anche il fatto che le nozze siano state celebrate a Cana di Galilea, cioè nello zelo della trasmigrazione, in senso tipico indica che sono massimamente degni della grazia di Cristo coloro che sono accesi dallo zelo della pia devozione, e conoscono il passaggio dai vizi alle virtù e dalle cose terrene a quelle eterne. Ora, mentre Gesù era seduto a mensa durante le nozze il vino venne a mancare, affinché con un vino migliore prodotto da lui si manifestasse la gloria di Dio nascosto in un uomo; perciò prosegue: e venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno vino.

CRISOSTOMO: Ora, è meritevole cercare di sapere da dove sia venuto in mente alla madre di raffigurarsi qualche cosa di grande nel Figlio, che in precedenza non aveva compiuto nessun miracolo; infatti prosegue: Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli. Ma la sua vera natura cominciò a essere rivelata sia da Giovanni, sia da ciò che aveva detto ai discepoli; inoltre la sua concezione e le circostanze della sua nascita avevano suscitato nella mente di Maria delle grandi attese: come dice Luca (2,19): «Maria conservava nel suo cuore tutte queste cose e le meditava». Ma allora perché non l’aveva sollecitato a fare miracoli in precedenza? Poiché in precedenza egli si comportava come uno qualsiasi, e per questo la madre non si azzardava a dirgli qualche cosa; ma poiché aveva sentito quale testimonianza gli aveva reso Giovanni, e che aveva già dei discepoli, essa lo prega con fiducia.

ALCUNO: Questo testo significa anche la Sinagoga che sollecita il Cristo a compiere miracoli: infatti era una cosa usuale per i Giudei chiedere miracoli. Poi continua: Gesù rispose: Che ho da fare con te o donna?

AGOSTINO: Alcuni, tentando di menomare il Vangelo e affermando che Gesù non è nato dalla Vergine Maria, cercano di trarre da questo testo un argomento per il loro errore, così da dire: In che modo poteva essere sua madre colei alla quale egli rispose: Che cosa ho da fare con te o donna? Ma chi è colui che ha narrato queste cose sicché noi possiamo credere che il Signore abbia detto ciò? Naturalmente l’Evangelista Giovanni. Ora, egli stesso aveva detto: e c’era la madre di Gesù. Perché dunque dice questo se non perché entrambe le cose sono vere? Forse che egli è andato alle nozze per insegnarci a disprezzare le madri?

CRISOSTOMO: Ma per farci capire che egli aveva una grande venerazione per sua madre ascolta Luca, il quale racconta in che modo egli era sottomesso ai suoi genitori. Infatti, quando i genitori non ci impediscono di compiere le cose che sono secondo Dio, è nostro dovere stare loro sottomessi, mentre quando chiedono qualche cosa non a tempo debito e ci allontanano dalle cose spirituali, non ci dobbiamo lasciare trarre in inganno.

AGOSTINO: Quindi, per distinguere tra Dio e l’uomo, poiché secondo l’uomo era inferiore ed era sottomesso, mentre secondo Dio era superiore a tutti, egli dice: Che ho da fare con te o donna?

CRISOSTOMO: Ma c’è anche un altro motivo: perché non fossero sospetti i miracoli che si facevano (infatti era conveniente che essi venissero richiesti da chi ne aveva bisogno e non dalla madre), egli volle mostrare che ogni cosa doveva essere fatta nel tempo dovuto, e non tutte insieme; perché altrimenti sarebbe nata della confusione; perciò continua: Non è ancora venuta la mia ora; cioè non sono ancora conosciuto dai presenti. E non sanno ancora che manca il vino; lascia che prima si accorgano di questo; infatti chi non avverte la necessità, non apprezza neppure il senso del beneficio.

AGOSTINO: Oppure anche perché nostro Signore, in quanto Dio, non aveva madre. Ora il miracolo che stava per fare avveniva secondo la divinità, e non secondo la debolezza dell’umanità. Tuttavia la madre chiedeva il miracolo, ma egli, come ignorando la nascita umana nel momento in cui stava per compiere un’opera divina, dice: Che cosa ho da fare con te o donna? Come se dicesse: ciò che in me opera il miracolo tu stessa non lo hai generato, poiché è la mia divinità. Essa viene chiamata donna secondo il sesso femminile e non secondo la corruzione della sua integrità. Ma poiché tu hai generato la mia debolezza, io ti riconoscerò quando la mia stessa debolezza penderà dalla croce; perciò aggiunge: Non è ancora venuta la mia ora; come se dicesse: ti riconoscerò quando la mia debolezza della quale tu sei la madre comincerà a pendere dalla croce. Infatti egli affidò sua madre al discepolo quando stava per morire e per risuscitare, prima della sua morte. Ma osserva che mentre i Manichei hanno trovato un pretesto per il loro errore e per la loro infedeltà nelle parole del Signore: Che ho da fare con te o donna?, allo stesso modo gli astrologi sostengono il loro errore con le parole: Non è ancora venuta la mia ora. Infatti dicono: Vedi come il Cristo era sotto il fato, poiché disse: Non è ancora venuta la mia ora? Ma costoro credano a Dio il quale dice (più avanti, 10,18): «Ho il potere di dare la mia vita e il potere di riprenderla», e cerchino di sapere perché sia detto: Non è ancora venuta la mia ora; e non pongano sotto il fato il Creatore del cielo: perché anche se esiste il fato per gli astri, il Creatore degli astri non può stare sotto il dominio del fato. Aggiungi poi che non solo il Cristo non ebbe ciò che tu chiami fato, ma neppure tu e qualsiasi altro uomo. Perché allora dice: Non è ancora venuta la mia ora? Perché aveva il potere di morire quando voleva, ma non ritenne opportuno avvalersi di questo potere. Bisognava prima chiamare i discepoli, annunciare il regno di Dio, operare cose grandiose, esaltare la divinità del Signore nei miracoli, esaltare la stessa umanità del Signore nella sua partecipazione alla nostra mortalità. E quando egli ebbe fatto tutto quanto giudicò sufficiente, allora venne l’ora non della necessità, ma della volontà, non della condizione, ma del potere.

VERSETTI 5-11

La madre dice ai servi: «Fate tutto ciò che egli vi dirà». Vi erano là sei idrie di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre metreti. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le idrie», e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea e manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui.

CRISOSTOMO: Sebbene avesse detto: Non è ancora venuta la mia ora, tuttavia poco dopo fece quello che la madre gli aveva chiesto, affinché anche da ciò vi fosse una dimostrazione che egli non era soggetto ad una certa ora. Infatti, se fosse stato soggetto a un’ora, come avrebbe potuto compiere questo miracolo prima dell’ora predestinata? Inoltre per l’onore della madre, affinché alla fine non sembrasse che la contraddiceva, e per non farla arrossire davanti a tante persone presenti (infatti egli fece venire a sé i servi, affinché la domanda partisse da molti); perciò prosegue: La madre dice ai servi: Fate tutto ciò che egli vi dirà.

BEDA: Come se dicesse: Sebbene sembri che si rifiuti, tuttavia interverrà; poiché la madre sapeva che era pio e misericordioso. Segue: Vi erano là sei idrie di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre metrete. Sono chiamate idrie i vasi d’acqua predisposti per essere riempiti; infatti in greco l’acqua viene detta hydor.

ALCUINO: Ora, i vasi d’acqua pronti per essere riempiti erano per la purificazione dei Giudei; poiché tra le diverse tradizioni dei Farisei c’era anche quella di lavarsi frequentemente.

CRISOSTOMO: Ma poiché la Palestina è una terra arida e in molti luoghi non era possibile trovare fonti e pozzi, riempivano le idrie di acqua per non correre ai fiumi quando fossero diventati impuri, ma avessero la maniera di purificarsi da vicino. Ora, perché qualche incredulo non sospettasse che fosse rimasta nel fondo della feccia dell’uva che poi, con l’immissione dell’acqua, sarebbe diventata un vino assai fino, perciò dice: «per la purificazione dei Giudei», mostrando che quei vasi non erano mai stati recipienti del vino.

AGOSTINO: Egli chiama metreta una certa misura come se dicesse una, anfora o qualche altra cosa del genere. Infatti i Greci chiamano la misura “metron”; perciò sono chiamate “metrete”. Il fatto poi che dica due o tre non va inteso come se alcune idrie ne contenessero due e altre tre, ma gli stessi recipienti contengono due o tre metrete. Prosegue: Gesù disse loro: Riempite d’acqua le idrie; e le riempirono fino all’orlo.

CRISOSTOMO: Ma perché prima che riempissero le idrie di acqua non fece un miracolo? Perché altro è cambiare una sostanza in un’altra e altro produrre la stessa sostanza dal nulla. L’ultimo miracolo è evidentemente più mirabile, ma per molti non sarebbe più credibile. Per questo motivo egli si astiene più volte dalla grandezza dei miracoli, volendo che quello che faceva fosse più credibile. In questo modo egli scalza anche le teorie perverse di alcuni. Infatti c’è qualcuno che afferma che il Creatore del mondo è un altro. Per questo noi vediamo che egli compie molti miracoli con la stessa materia già esistente, mentre, se il Creatore del mondo gli fosse contrario, egli non userebbe un materiale così alieno per provare la sua potenza. Non attinse poi egli stesso l’acqua da cui fece il vino, ma comandò questo ai servi, per avere dei testimoni di quanto faceva; perciò prosegue: Disse loro di nuovo: Ora attingete e portatene al maestro di tavola (arcitriclino).

ALCUNO: Il triclino è il circolo di tre letti; infatti clino significa letto. Perciò l’arcitriclino è il principe del triclino, cioè il primo dei commensali che, secondo il costume antico, erano seduti sui letti; perciò alcuni pensano che l’arcitriclino fosse un sacerdote dei Giudei, il quale partecipava alle nozze per fornire le istruzioni relative allo stato matrimoniale.

CRISOSTOMO: Oppure diversamente. Poiché alcuni potrebbero dire che i commensali erano ebbri e che il senso dei giudici era corrotto così che non potevano sapere se si trattava di acqua o di vino, mentre coloro ai quali era affidata la somministrazione dei cibi erano estremamente vigili, essendo loro dovere che tutte le cose venissero disposte in modo acconcio e ordinato, perciò il Signore ordinò ai servitori: portatene all’arcitriclino, il quale era indubbiamente sobrio; e non disse: Date da bere ai commensali.

ILARIO: Perciò l’acqua viene versata nelle idrie; invece il vino viene attinto con i calici, i sensi di chi attinge non concordano con la scienza di chi versa. Coloro che versano pensano infatti che venga attinta dell’acqua; mentre coloro che attingono credono che sia stato versato del vino; perciò segue: E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, l’arcitriclino che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo. Ora, non venne meno la semplicità dell’acqua ed è sorto il sapore del vino; non mediante la transfusione del più forte si ottiene ciò che è più debole, ma si abolisce ciò che era e comincia a esistere ciò che non era.

CRISOSTOMO: Ora il Signore voleva che la potenza dei propri miracoli fosse conosciuta un po’ alla volta; perciò non rivelò egli stesso che cosa era accaduto e neppure l’arcitriclino chiamò i servitori; poiché nessun credito sarebbe stato dato ad una testimonianza che riguardava un semplice uomo, quale si pensava che fosse nostro Signore, ma chiama lo sposo, che era maggiormente in grado di vedere ciò che era accaduto. In realtà il Signore aveva prodotto non semplicemente del vino, ma dell’ottimo vino. Perciò continua: e gli disse: Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono. Infatti i miracoli di Cristo sono assai più seducenti e più utili di quanto accade naturalmente. Perciò l’acqua cambiata in vino ebbe come testimoni i servi, mentre la produzione di un buon vino ebbe come testi l’arcitriclino e lo sposo. Ora, è probabile che lo sposo abbia risposto qualche cosa, ma l’Evangelista lo tralascia, ricordando soltanto ciò che è necessario sapere, ossia che cambiò l’acqua in vino. Perciò soggiunge immediatamente: Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea. Infatti era necessario fare dei miracoli, specialmente quando i discepoli raccolti attorno a lui gli erano devoti e, facendo attenzione a ciò che accadeva, vi aderivano apertamente. Ma se qualcuno dicesse che non ci sarebbe un argomento sufficiente per affermare che questo sia stato l’inizio dei suoi miracoli, poiché si aggiunge: in Cana di Galilea, come se ne avesse compiuti anche altrove, rispondiamo ciò che abbiamo già detto in precedenza, poiché Giovanni afferma (1,31): «Per questo sono venuto a battezzare con acqua, affinché fosse manifestato in Israele». Ma se egli avesse fatto miracoli sin dalla giovinezza, i Giudei non avrebbero avuto bisogno di un’altra persona che lo indicasse. Egli infatti con la moltitudine dei miracoli diventò famoso in breve tempo, al punto che il suo nome divenne famoso presso tutti; questo sarebbe accaduto ancor di più se in giovane età egli avesse fatto miracoli, poiché le stesse cose sarebbero state più straordinarie, essendo compiute da un bambino, e in un tempo così lungo sarebbero diventate note a tutti. Quindi era conveniente che non avesse iniziato a far miracoli in tenera età; infatti avrebbero pensato che l’incarnazione era una cosa immaginaria e, spinti dall’invidia, l’avrebbero consegnato perché fosse crocifisso prima del tempo prestabilito.

AGOSTINO: Ora, questo miracolo del Signore in cui egli cambiò l’acqua in vino non è stupefacente per coloro che sanno quello che Dio fa. Egli infatti produsse il vino nelle idrie in quel giorno, mentre Dio lo produce nelle viti ogni anno; senonché questo miracolo ha perso l’ammirazione a causa della sua frequenza. Per questo motivo Dio conserva qualche atto straordinario per certe occasioni, per risvegliare gli uomini dal loro letargo e riportarli al culto di Dio. Perciò segue: manifestò la sua gloria.

ALCUNO: Poiché è il re della gloria e cambiò gli elementi, essendo il loro Padrone.

CRISOSTOMO: E questo indubbiamente da parte sua, sebbene allora molti non lo riconoscessero; però in seguito tutti avrebbero udito parlare dei suoi miracoli. Segue: e i suoi discepoli credettero in lui. Infatti essi dovevano credere, e in modo più facile, e fare attenzione con diligenza a ciò che accadeva.

AGOSTINO: Se dunque allora essi credettero in lui, ne deriva che quando furono invitati alle nozze non erano ancora suoi discepoli; ma ciò viene detto secondo l’usanza del linguaggio con cui noi parliamo quando ad esempio diciamo che l’Apostolo Paolo è nato a Tarso di Cilicia; infatti allora egli non era ancora un Apostolo. Cosi dobbiamo intendere quando sentiamo che i discepoli di Cristo furono invitati alle nozze, perché allora non erano già discepoli, ma lo sarebbero diventati più tardi.

AGOSTINO: Ora considerate quei misteri che si celano in questo miracolo del Signore. Infatti era necessario che in Cristo si adempissero le cose che erano state scritte su di lui. Le Scritture erano l’acqua. Egli cambiò l’acqua in vino quando rivelò ai discepoli il loro significato e spiegò le Scritture: così infatti prende gusto ciò che prima non ne aveva, e inebria ciò che prima non inebriava.

BEDA: Con la comparsa del Signore nella carne, il dolce gusto di vino della Legge cominciava a indebolirsi per l’interpretazione carnale dei Farisei.

AGOSTINO: Ora, se avesse comandato che l’acqua fosse versata e poi avesse introdotto il vino dai confini nascosti della creazione, sarebbe sembrato che egli ripudiava le Scritture. Invece, cambiando l’acqua in vino, ci fa vedere che anche la Scrittura dell’Antico Testamento procede da lui; infatti le idrie sono riempite con il suo comando. Ma quella Scrittura non sa di nulla se non vi è inteso il Cristo. Ora noi conosciamo il tempo da cui la Scrittura inizia la sua narrazione, cioè dalla creazione del mondo; da allora fino al tempo in cui si svolgono le nostre gesta, sono trascorse sei età: infatti la prima età viene calcolata da Adamo fino a Noè; la seconda da Noè fino ad Abramo; la terza da Abramo fino a Davide; la quarta da Davide fino alla trasmigrazione a Babilonia; la quinta fino a Giovanni Battista; la sesta da lì fino alla fine del mondo. Pertanto quelle sei idrie significano quelle sei età in cui non mancò mai la profezia. Le profezie si sono compiute, perciò le idrie sono piene. Ma perché le idrie contenevano due o tre metrete? Se dicesse soltanto tre la nostra mente non correrebbe che verso il mistero della Trinità. Ma forse nemmeno così dobbiamo cambiare il senso, perché dice due o tre in quanto, dopo avere nominato il Padre e il Figlio, logicamente si deve intendere anche lo Spirito Santo. Infatti è necessario intendere la carità reciproca del Padre e del Figlio, che è lo Spirito Santo. Però non va trascurata anche un’altra interpretazione: infatti le due misure sono i due generi di uomini, cioè i Giudei e i Greci; mentre le tre metrete sono i tre figli di Noè.

ALCUINO: I ministri sono i dottori del Nuovo Testamento, i quali interpretano spiritualmente agli altri le Scritture; l’arcitriclino è un esperto della Legge, come Nicodemo, Gamaliele, Saulo. Perciò quando la parola del Vangelo viene affidata a costoro, ciò che era nascosto nella lettera della Legge viene cambiato dall’acqua in vino e viene consegnato all’arcitriclino. E i tre ordini di commensali presenti nella casa delle nozze sono descritti assai bene: infatti la Chiesa consta di tre ordini di fedeli: i coniugati, i continenti e i dottori. Cristo ha conservato un ottimo vino fino ad ora; cioè ha prorogato il Vangelo fino alla sesta età.

VERSETTO 12

Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli, e si fermarono colà solo per pochi giorni.

CRISOSTOMO: Poiché poco dopo il Signore sarebbe salito a Gerusalemme, egli si recò a Cafarnao per non portare con sé ovunque i fratelli e la madre. Perciò si dice: Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli, e si fermarono colà per pochi giorni.

AGOSTINO: Ora, questi è il nostro Dio: eccelso per poterci creare; umile per poterci rifare; che cammina in mezzo a noi uomini, sopportando le cose umane e nascondendo quelle divine. Ecco, egli ha una madre, ha dei fratelli, ha anche dei discepoli. Là dove ci sono fratelli, ivi c’è la madre. La Scrittura suole chiamare fratelli non solo coloro che nascono dallo stesso seno o dallo stesso padre, ma tutti coloro che sono della stessa generazione, cioè i cugini da parte del padre o della madre. Perciò da dove provengono i fratelli di Gesù? Forse Maria partorì una seconda volta? Non sia mai: da lei ha inizio la dignità delle vergini. Abramo era lo zio di Lot e Giacobbe era nipote rispetto a Labano il Siro; ed entrambi vengono detti fratelli.

ALCUNO: Perciò vengono chiamati fratelli del Signore i parenti di Maria e di Giuseppe, non i figli di Maria e di Giuseppe, perché non solo Maria, ma anche Giuseppe, custode della sua castità, rimase immune da ogni atto coniugale.

AGOSTINO: Quando dice: i suoi discepoli è incerto se allora gli si erano uniti anche Pietro e Andrea e i figli di Zebedeo. Infatti Matteo narra che il Signore anzitutto si recò e abitò a Cafarnao, e più tardi chiamò costoro dalle navi mentre pescavano. Forse Matteo riassume quanto aveva tralasciato? Poiché senza alcuna interruzione di tempo dice (4,18): «Camminando Gesù lungo il mare di Galilea, vide due fratelli», oppure c’erano anche altri discepoli? Infatti la Scrittura Evangelica e Apostolica chiama discepoli non solo i dodici, ma tutti coloro che credendo in Dio venivano preparati per il regno dei cieli dall’insegnamento del Signore. Bisogna anche chiedersi perché qui dice, prima che Giovanni Battista fosse messo in carcere, che Gesù andò in Galilea, quando Matteo dice (4,12): «Udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritirò nella Galilea»; lo stesso dice anche Marco. Anche Luca non dice nulla della consegna di Giovanni: ma, come gli altri due Evangelisti, dice che dopo il battesimo e la tentazione di Cristo, egli si recò in Galilea. Perciò non dovremmo pensare che i tre Evangelisti siano contrari a Giovanni, ma che trascurano la prima andata di Cristo in Galilea dopo che fu battezzato, quando vi convertì l’acqua in vino.

EUSEBIO: Quando la notizia dei tre Evangelisti giunse a Giovanni Evangelista, si dice che egli provò la fede e la verità delle cose dette; tuttavia vide che mancavano alcune cose, e soprattutto quelle che il Signore aveva compiuto nel primo tempo della sua predicazione: è certo infatti che nei tre precedenti Evangelisti sembrano essere contenute solo le cose che furono compiute in quell’anno in cui Giovanni Battista venne rinchiuso in carcere o punito. E perciò si dice che l’Apostolo Giovanni fu richiesto di riportare le cose compiute dal Salvatore che i precedenti evangelisti avevano omesso. Per cui, se ben si considera, si troverà che i Vangeli non discordano fra di loro; ma Giovanni scrive le cose che appartengono a un tempo, gli altri invece quelle che appartengono a un altro tempo.

CRISOSTOMO: Infatti in Cafarnao allora non operò nessun miracolo; poiché quelli che abitavano in quella città non erano in buoni rapporti con il Cristo, essendo assai corrotti; tuttavia ci andò e vi si fermò qualche tempo per rispetto verso sua madre.

BEDA: Ma non rimase là per molti giorni a causa della festa di Pasqua che era vicina.