
SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C
15 Marzo 2025 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / ELETTO, elia, FIGLIO, gesu, giacomo, giovanni, gloria, il-ritorno-di-gesù, MOSE, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, pietro, vangelo-di-luca
Vangelo Commentato dai Padri
SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C
Vangelo di Luca 9, 28-36
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e sali sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosé ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosé e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; nell’entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo». Appena la voce cessò Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono ad alcuno di ciò che avevano visto.
VERSETTI 28-31
Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare. E mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste diventò candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
EUSEBIO: Quando il Signore rese noto ai suoi discepoli il grandioso mistero della sua seconda venuta, affinché non credessero soltanto alle parole, egli passa alle opere, manifestando loro con gli occhi della fede l’immagine del suo regno. Perciò si dice: Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare.
DAMASCENO: Matteo e Marco dicono che la trasfigurazione ha avuto luogo sei giorni dopo che aveva fatta la promessa agli Apostoli, mentre Luca dice che ciò è avvenuto l’ottavo giorno; ma non c’è disaccordo in queste parole: infatti coloro che contano sei giorni, tolti gli estremi, ossia il primo e l’ultimo, quello in cui fece la promessa e quello in cui l’ha realizzata, hanno calcolato i giorni intermedi; mentre chi ha enumerato otto giorni ha calcolato entrambi gli estremi. Ma perché non tutti, ma soltanto alcuni, sono stati invitati a questa visione? In effetti soltanto uno era indegno della visione della divinità, cioè Giuda, secondo il detto di Is 26,10; «L’empio non vedrà la gloria del Signore». Perciò se soltanto lui fosse stato escluso, dall’invidia sarebbe stato spinto a una maggiore malizia. Pertanto egli toglie al traditore l’occasione del tradimento, lasciando indietro il resto della compagnia degli Apostoli. Perciò ne prese con sé tre, affinché sulla bocca di due o tre testimoni venga stabilita ogni parola. Egli prese Pietro perché voleva mostrargli che la testimonianza che gli aveva reso era confermata dalla testimonianza del Padre, e che egli sarebbe stato come colui che presiede a tutta la Chiesa. Prese Giacomo come colui che sarebbe morto per Cristo prima di tutti gli altri discepoli. Prese Giovanni quale cantore chiarissimo della Teologia, affinché, avendo visto la gloria del Figlio, che non è soggetto al tempo, potesse far risuonare: «In principio era il Verbo» (Gv 1,1).
AMBROGIO: Oppure Pietro salì come colui che ricevette le chiavi del regno dei cieli; Giovanni come colui al quale venne affidata la madre; Giacomo come colui che per primo subì il martirio.
TEOFILATTO: Oppure egli prese con sé questi tre discepoli in quanto erano uomini capaci di tenere nascosta questa cosa e di non rivelarla a nessuno. Ma salendo sulla montagna a pregare, egli ci insegna a pregare da soli e salendo, senza ripiegare verso cose terrene.
DAMASCENO: Tuttavia i servi pregano in un modo, e in un altro modo prega il Signore: infatti l’orazione del servo che prega è un’ascesa a Dio mediante l’intelletto; mentre l’intelletto sacro di Cristo, che era unito a Dio ipostaticamente, ci guida verso l’ascesa con cui si sale a Dio con la preghiera, e ci insegna che egli non si oppone a Dio, ma venera il Padre come suo principio; anzi, in questo modo, disorientando il tiranno che cercava di sapere se egli era Dio, il che era comprovato dalla potenza dei suoi miracoli, nascose la verità come sotto l’esca di un amo, sicché colui che aveva ingannato l’uomo con la speranza della divinità potesse venire preso con il rivestimento dell’umanità; perciò prosegue: mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.
CIRILLO: Non come se il suo corpo cambiasse la sua forma umana, ma come se fosse investito da una splendida gloria.
DAMASCENO: Ora, il diavolo, vedendo la sua faccia risplendere nella preghiera, si ricordò di Mosè il cui volto fu glorificato. Ma Mosè fu circondato da una gloria che gli veniva dall’esterno, mentre nostro Signore era circondato da un fulgore insito nella sua gloria divina; infatti, secondo la sua unione ipostatica, essendo unica e medesima la gloria del Verbo e della carne, egli viene trasfigurato non come ricevendo ciò che non era, ma manifestando ai suoi discepoli ciò che era. Perciò, secondo Matteo, si dice che egli si trasfigurò dinanzi a loro e il suo viso risplendeva come il sole: infatti ciò che è il sole nelle cose visibili, Dio lo è nelle cose intelligibili, e come il sole che è la fonte della luce non può essere visto facilmente, ma la sua luce viene colta da ciò che raggiunge la terra, così il volto di Cristo risplende più intensamente del sole e i suoi vestiti sono più candidi della neve; perciò prosegue: e la sua veste diventò candida e sfolgorante, cioè venne rischiarata mediante la partecipazione della luce divina. Ora, stando così le cose, perché fosse evidente che unico è il Signore dell’Antico e del Nuovo Testamento, e per tappare la bocca degli eretici e affinché esista la fede nella risurrezione, e inoltre affinché si credesse che chi si trasfigurò era il Signore dei vivi e dei defunti, Mosè ed Elia assistevano il Signore nella gloria come suoi ministri; perciò prosegue: Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia. Infatti era opportuno che gli uomini, vedendo la gloria e la confidenza di coloro che erano servi come loro, ammirassero la benevola condiscendenza del Signore, ed emulassero coloro che avevano faticato prima di loro, e guardando alla giocondità dei beni futuri venissero fortificati nelle loro fatiche: infatti chi conosce le ricompense delle fatiche, sopporterà più facilmente queste fatiche.
CRISOSTOMO: Oppure, in un altro modo, poiché la gente affermava che egli era Elia o Geremia, affinché si distinguesse tra il Signore e i suoi servi; e perché fosse evidente che egli non era un nemico di Dio, e un violatore della Legge, presenta questi due come suoi ministri; infatti, altrimenti, il legislatore Mosè ed Elia, che era così zelante per la gloria di Dio, non sarebbero stati al suo fianco, ma ciò anche per rendere testimonianza alle virtù di questi uomini: infatti entrambi si esposero molte volte alla morte per i divini comanda-menti. Egli voleva inoltre che i suoi discepoli li imitassero nel governo del popolo, essendo miti come Mosè e zelanti come Elia. Inoltre li porta con sé per mostrare la gloria della croce e per consolare Pietro e gli altri che avevano paura della passione. Perciò prosegue: e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
CIRILLO: Cioè il mistero dell’economia nella carne, nonché la passione salutare che avrebbe portato a compimento sulla santa croce.
AMBROGIO: Dopo le suddette parole, ora si spiega la trasfigurazione di Cristo secondo il senso mistico; poiché chi ascolta e crede nelle parole di Cristo, vedrà la gloria della sua risurrezione; infatti la risurrezione è avvenuta nell’ottavo giorno: perciò anche alcuni salmi sono scritti pro octava; oppure, forse, per spiegarci ciò che aveva detto, che cioè chi perde la sua anima per la parola di Dio, la salverà perché egli convaliderà le sue promesse nella sua risurrezione.
BEDA: Infatti come egli è risuscitato dai morti dopo il settimo giorno del sabato, in cui egli giacque nella tomba, anche noi, dopo la sesta età di questo mondo e la settima del riposo delle anime che nel frattempo sono passate a un’altra vita, risusciteremo di nuovo come se si trattasse di un’ottava età.
AMBROGIO: Ma Matteo e Marco ricordano che egli li prese con sé dopo sei giorni, cioè possiamo dire dopo seimila anni, poiché al cospetto di Dio mille anni sono come un giorno solo. Ma si contano più di seimila anni. Perciò preferiamo prendere i sei giorni simbolicamente, poiché in sei giorni furono create le opere di questo mondo, sicché intendiamo con il tempo le opere e con le opere il mondo. Quindi, dopo che sono stati compiuti i tempi di questo mondo, si dichiara che arriverà la risurrezione; oppure perché colui che è asceso sopra il mondo e ha oltrepassato i momenti di questa vita, attende, come seduto su un luogo elevato, i frutti durevoli della sua risurrezione.
BEDA: Quindi egli sale sul monte per pregare ed essere trasfigurato, e per mostrare a coloro che attendono i frutti della risurrezione e desiderano di vedere il loro re nel suo splendore, che bisogna abitare con la mente nell’alto dei cieli e attendere continuamente alla preghiera.
AMBROGIO: Penserei che nei tre che furono condotti sulla montagna, in senso mistico sia compreso il genere umano, poiché dai tre figli di Noè è derivato tutto il genere umano, a meno di considerare soltanto gli eletti. Pertanto furono scelti tre per salire sul monte, perché non può vedere la gloria della risurrezione se non chi ha conservato il mistero della Trinità con la sincerità incorrotta della fede.
BEDA: Ora, il Salvatore trasfigurato rivela la gloria della sua risurrezione oppure della nostra; e quale egli apparve allora agli Apostoli, dopo il giudizio apparirà a tutti gli eletti. Per la veste del Signore si intende il coro dei santi, che quando il Signore era sulla terra sembrava che fosse disprezzato, ma quando salì sul monte brilla con una nuova bianchezza; poiché «noi siamo fin d’ora figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato quello che saremo. Sappiamo però che quando si manifesterà, saremo simili a lui» (1 Gv 3,2).
AMBROGIO: Oppure in un altro modo. La parola o diminuisce oppure cresce secondo la tua capacità; e a meno che tu non salga sulla vetta più alta della prudenza, non ti si manifesterà quanto grande sia la gloria nel Verbo di Dio. Ora, i vestiti del Verbo sono i discorsi della Scrittura e certi indumenti dell’intelletto divino. E come la veste bianca risplende, così agli occhi del tuo intelletto diviene chiaro il senso delle parole divine. Quindi sono apparsi Mosè ed Elia, cioè la Legge e il Profeta nel Verbo; infatti la Legge non può esistere senza il Verbo, e neppure il Profeta, se non chi non profetizzi circa il Figlio di Dio.
VERSETTI 32-36
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno e, svegliatisi, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: Maestro, è bello per noi restare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia. Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li adombrò; e all’entrare in quella nube ebbero paura. E dalla nube uscì una voce che diceva: Questi è il mio Figlio diletto, ascoltatelo. E mentre si sentiva la voce, Gesù si trovò solo. Ed essi tacquero e in quei giorni non dissero a nessuno qualcosa di ciò che avevano visto.
TEOFILATTO: Mentre Cristo si dedica alla preghiera, Pietro viene preso dal sonno. Infatti era debole e compì ciò che è proprio dell’uomo. Perciò si dice: Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno. Ma svegliatisi vedono la sua gloria e i due uomini che stavano con lui; perciò prosegue: svegliatisi videro la sua gloria e i due uomini che erano con Gesù.
CRISOSTOMO: Oppure chiama sonno il grande stupore in cui erano piombati per quella visione. Infatti non era un tempo notturno, ma l’eccellenza della luce appesantiva la debolezza degli occhi.
AMBROGIO: Infatti lo splendore incomprensibile della divinità opprime i nostri sensi corporei, perché se la vista del corpo non è in grado di sopportare il raggio del sole opposto agli occhi che lo contemplano, come può la corruzione delle membra umane sopportare la gloria di Dio? E forse erano oppressi dal sonno per poter ammirare dopo il riposo la visione della risurrezione. E così, svegliati, essi contemplarono la sua maestà; infatti solo chi vigila contempla la gloria di Cristo. Pietro ne è compiaciuto, e colui che le attrattive di questo mondo non dovevano catturare, rimase affascinato dalla gloria della risurrezione. Perciò prosegue: Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: Maestro, e bello per noi restare qui.
CIRILLO: Forse san Pietro credeva che il tempo del regno di Dio fosse imminente, per cui approvava il soggiorno sul monte.
DAMASCENO: O Pietro, non è una bella cosa per te che Cristo rimanga sul monte, perché, se vi restasse, non raggiungerebbe il suo effetto la promessa che ti è stata fatta, né otterresti le chiavi del regno e neppure sarebbe abolita la tirannia della morte. Non cercare la felicità prima del tempo, come fece Adamo quando volle diventare come Dio. Verrà il tempo in cui godrai la visione incessantemente e abiterai con colui che è la luce e la vita.
AMBROGIO: Pietro si distingue non solo per l’affetto, ma anche per la dedizione nei fatti: desiderando come uno zelante lavoratore di costruire tre tende, offre il servizio del loro comune lavoro; infatti prosegue: Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia.
DAMASCENO: Ora, il Signore non ti ha fatto costruttore di tende, ma della Chiesa universale. Le tue parole sono state compiute dai tuoi discepoli, dalle tue pecore, costruendo una tenda per Cristo e per i suoi servi. Ma Pietro non disse queste cose deliberatamente, bensì mediante l’ispirazione dello Spirito che gli rivelava le cose future; perciò continua: Egli non sapeva quello che diceva.
CIRILLO: Infatti non sapeva ciò che diceva poiché non era ancora prossima la fine del mondo, né per i santi il godimento della loro speranza promessa. E poiché l’economia stava per cominciare, come poteva il Signore abbandonare il suo amore per il mondo, lui che era disposto a soffrire per esso?
DAMASCENO: Era inoltre conveniente raccogliere i frutti dell’incarnazione per coloro che si trovavano sul monte, ma anche che venissero diffuse a tutti i credenti le cose che si sarebbero compiute mediante la croce e la passione.
TITO: Inoltre Pietro non sapeva quello che diceva, infatti non era opportuno costruire tre tende, poiché i domestici non si annoverano assieme al Signore, come le creature non si paragonano con il loro creatore.
AMBROGIO: Né la condizione umana in questo corpo corruttibile si può permettere di costruire una tenda per Dio, sia nell’anima che nel corpo o in qualsiasi altro posto; e sebbene egli non sapesse ciò che diceva, tuttavia veniva offerto un servizio che non per la petulanza inconsulta, ma per la devozione prematura accumulava i frutti della pietà; infatti ciò che ignorava era dovuto alla sua condizione, mentre ciò che prometteva era dovuto alla sua devozione.
CRISOSTOMO: Oppure in un altro modo. Pietro udiva che era necessario che Cristo morisse e che il terzo giorno risuscitasse; ma egli scorgeva intorno a sé un luogo molto spazioso e solitario; quindi pensava che quel luogo godesse di una protezione speciale. Per questo motivo dice: è bello per noi restare qui. C’era anche Mosè che entrò nella nube, ed Elia, che dal cielo attrasse il fuoco sulla montagna. Perciò l’Evangelista, mostrando la confusione della sua mente con cui parlava, dice: Egli non sapeva quello che diceva.
AGOSTINO: Il fatto che qui Luca abbia detto di Mosè ed Elia: Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: Maestro, è bello per noi restare qui, non dev’essere ritenuto contrario a Matteo e a Marco che hanno collegato il suggerimento di Pietro come se Mosè ed Elia stessero ancora parlando con il Signore. Infatti essi non dicono espressamente che Pietro disse questo in quel momento, ma piuttosto passano sotto silenzio ciò che Luca aggiunge, che cioè, mentre questi si separavano, Pietro fece il suggerimento a Gesù.
TEOFILATTO: Ora, mentre Pietro dice: Facciamo tre tende, il Signore costruisce una tenda non prodotta dalla mano dell’uomo e vi entra assieme ai Profeti; perciò soggiunge: Mentre parlava così venne una nube e li adombrò: per mostrare che egli non è inferiore al Padre: infatti come nell’Antico Testamento si diceva che il Signore abitava in una nube, così anche ora si dice che una nube, non fosca ma chiara, avvolse il Signore.
BASILIO: Infatti l’oscurità della Legge se ne è andata: poiché come il fumo è causato dal fuoco, così la nube dalla luce. Ma siccome la nebbia è segno di calma, la quiete della futura dimora viene evidenziata dalla copertura della nube.
AMBROGIO: Infatti è l’adombramento dello Spirito Santo che non oscura, ma rivela le cose segrete ai cuori degli uomini.
ORIGENE: I suoi discepoli, non riuscendo a sopportare la gloria del Signore, si prostrarono umiliati sotto la potente mano di Dio, temendo oltremodo, poiché sapevano che a Mosè era stato detto (Es 33,20): «Nessun uomo vedrà il mio volto e poi rimarrà vivo»; perciò prosegue: all’entrare in quella nube ebbero paura.
AMBROGIO: Ora, considera che questa nube non era nera a causa del condensamento dell’acqua, e tale da oscurare il cielo con l’orrore delle tenebre, ma era una nube radiosa, dalla quale noi non siamo bagnati con l’acqua piovana, ma quando la voce dell’onnipotente Iddio si fece sentire, la rugiada della fede venne versata nei cuori degli uomini; infatti prosegue: e dalla nube uscì una voce che diceva: Questi è il mio Figlio diletto. Il Figlio non è né Elia né Mosè; ma Questi è il mio Figlio, che voi vedete solo.
CIRILLO: Perciò in che modo potevano gli uomini supporre che colui che è veramente il Figlio fosse stato fatto o creato, quando Dio Padre tuona dall’alto: Questi è il mio Figlio? Come se dicesse: non uno dei miei figli, ma colui che è veramente e naturalmente il Figlio, sul cui esempio gli altri sono figli adottivi. Perciò egli ordina loro di obbedirgli, quando soggiunge: ascoltatelo; e di obbedirgli più che a Elia e a Mosè, poiché Cristo è il fine della Legge e dei Profeti; perciò l’Evangelista aggiunge espressamente: appena la voce cessò, Gesù restò solo.
TEOFILATTO: Perché qualcuno non pensi che l’espressione: Questi è il mio Figlio diletto sia stata proferita circa Mosè o Elia,
AMBROGIO: Essi se ne andarono nel momento in cui la manifestazione del Signore era cominciata. All’inizio sono visti in tre, alla fine uno solo; infatti una volta che la fede diviene perfetta, essi sono uno solo. Perciò anch’essi sono accolti nel corpo di Cristo, poiché anche noi saremo una sola cosa in Cristo Gesù; oppure perché la Legge e i Profeti sono usciti dal Verbo.
TEOFILATTO: Ora, ciò che ebbe inizio dal Verbo, finisce nel Verbo: con questo infatti allude al fatto che fino a un certo punto compaiono la Legge e i Profeti, come qui Mosè ed Elia; ma successivamente, dopo la loro dipartita, Gesù rimane solo. Infatti ora resta il Vangelo, dopo che le cose legali sono state spazzate via.
BEDA: E osserva: come nel battesimo del Signore nel Giordano, così nella sua trasfigurazione sul monte, viene illustrato tutto il mistero della Trinità; poiché la sua gloria che confessiamo nel battesimo, la vedremo nella risurrezione. Né lo Spirito Santo qui appare invano sotto forma di una nube splendente, mentre altrove appare sotto forma di colomba, visto che chi ora preserva con cuore semplice la fede che riceve vedrà poi nella luce di una chiara visione quelle cose che ha creduto.
ORIGENE: Ma il Signore non vuole che le cose che riguardano la sua gloria siano proclamate prima della sua passione. Perciò continua: Essi tacquero e in quei giorni non dissero a nessuno qualcosa di ciò che avevano visto. Infatti sarebbero rimasti scandalizzati, specialmente il popolo, se avessero visto crocifisso colui che era stato il glorificato.
DAMASCENO: Il Signore ha ordinato questo sapendo che i suoi discepoli erano imperfetti, poiché non avevano ancora ricevuto la pienezza dello Spirito, e affinché i cuori di coloro che non avevano visto non fossero travolti dalla mestizia, e il traditore non fosse spinto al furore dell’invidia.