
QUARTA DOMENICA DI PASQUA – ANNO C
10 Maggio 2025 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / gesu, i-tempi-della-chiesa, il-ritorno-di-gesù, le-due-venute-di-gesù, padre, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, Pecore, perdute, una-cosa-sola, vangelo-di-giovanni
Vangelo Commentato dai Padri
QUARTA DOMENICA DI PASQUA – ANNO C
Vangelo di Giovanni 10, 27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola».
VERSETTI 27-30
«Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna, e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti, e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola».
AGOSTINO: Disse così perché li vedeva predestinati alla morte eterna, e non alla vita eterna che egli aveva guadagnato con il prezzo del suo sangue. Infatti sono pecore credendo, e seguendo il pastore.
TEOFILATTO: Dopo aver detto (v. 26): voi non siete delle mie pecore, conseguentemente li induce a diventare sue pecore dicendo: Le mie pecore ascoltano la mia voce.
ALCUINO: Cioè obbediscono ai miei precetti con il cuore. E io le conosco, cioè le scelgo; ed esse mi seguono, percorrendo la via della mansuetudine e dell’innocenza in questo mondo, e poi nell’altro entrando nelle gioie della vita eterna; perciò prosegue: Io do loro la vita eterna.
AGOSTINO: Questi sono i pascoli di cui si è parlato in precedenza (v. 9): E troverà pascolo. La vita eterna è chiamata buoni pascoli, dove nessuna erba si secca e tutto è verde. Ma voi cercate di calunniarmi perché pensate soltanto alla vita presente. Continua: e non andranno mai perdute, come se dicesse: voi perirete eternamente, perché non siete delle mie pecore (v. 26).
TEOFILATTO: Ma in che modo vediamo che Giuda andò perduto? Perché non perseverò fino alla fine. Ora, Cristo disse questo di quelli che perseverano; infatti, se qualcuno si separa dal gregge delle pecore, cessando di seguire il pastore, incorre subito in qualche pericolo.
AGOSTINO: Perché invece esse non si perdano lo soggiunge dicendo: e nessuno le rapirà dalla mia mano; parla di quelle pecore di cui si dice (2 Tm 2,19): «Il Signore conosce i suoi»: che il lupo non rapisce, il ladro non porta via, il brigante non uccide. Cristo è sicuro del loro numero, perché sa a che cosa ha rinunciato per la loro salvezza.
ILARIO: Questa è la voce consapevole del proprio potere; ma per mostrare che, sebbene fosse di natura divina, egli riceveva la sua nascita da Dio, soggiunge: Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti. Egli non tiene nascosto di essere nato dal Padre; ma ciò che ha ricevuto dal Padre lo ha ricevuto nascendo e non dopo; tuttavia è da un altro quando riceve.
AGOSTINO: Infatti, non crescendo ma nascendo, è uguale chi è sempre nato dal Padre come Figlio, Dio da Dio. Questo è ciò che mi ha dato il Padre, che è la cosa più grande di tutte, che cioè io sia il suo Verbo, il suo Figlio unigenito, lo splendore della sua luce. Perciò nessuno può rapire le mie pecore dalle mie mani, perché non può farlo neppure dalle mani del Padre. Quindi continua: e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Se per mano intendiamo la potenza, la potenza del Padre e del Figlio è la stessa, perché unica è la divinità; se invece per mano intendiamo il Figlio, la mano del Padre è il Figlio stesso; il che non è stato detto come se Dio Padre fosse dotato di membra corporee, ma perché per mezzo di lui sono state fatte tutte le cose. Infatti anche gli uomini sono soliti dire che le loro mani sono altri uomini per mezzo dei quali essi fanno quello che vogliono. Talvolta anche l’opera stessa dell’uomo è chiamata mano dell’uomo, perché è fatta con le mani: come quando si dice di riconoscere la propria mano quando si riconosce ciò che è stato scritto. Ma in questo testo per mano del Padre noi intendiamo il potere del Figlio: affinché, se prendiamo per mano il Figlio stesso, noi non cadiamo nel pericolo di immaginare che, se il Padre ha la sua mano e la mano è suo Figlio, anche il Figlio debba avere un Figlio.
ILARIO: Affinché mediante una rappresentazione corporale tu potessi conoscere che la potenza è della stessa natura, viene ricordato che la mano del Figlio è la stessa mano del Padre, poiché la natura e la potenza del Padre ci sono anche nel Figlio.
CRISOSTOMO: Ma affinché tu non pensi che egli sia troppo debole e che perciò le pecore sono messe al sicuro mediante la potenza del Padre, egli soggiunge: Io e il Padre siamo una cosa sola.
AGOSTINO: Nota entrambe queste parole: una cosa sola (unum) e siamo, e sfuggirai ai pericoli di Scilla e Cariddi. Con la parola una cosa sola sei liberato da Ario; con la parola siamo sei liberato da Sabellio. Infatti, se è una cosa sola, non è diversa; mentre con la parola siamo si indica il Padre e il Figlio.
AGOSTINO: Viene detto: una cosa sola e siamo; ciò che egli è, lo sono anch’io, con riferimento all’essenza e non alla relazione.
ILARIO: Gli eretici, non potendo negare queste parole, le corrompono con la menzogna della loro empietà. Infatti cercano di riferirle a un’unanimità di consenso, sicché ci sia in essi unità di volontà e non di natura; cioè essi sarebbero una cosa sola non per ciò che sono, ma per ciò che vogliono. Invece sono una cosa sola mediante la natività di natura, e il Dio che genera il Figlio non degenera in alcun modo. Pertanto le cose che non sono rapite dalla sua mano non sono rapite neppure dalla mano del Padre; mentre egli opera, opera anche il Padre, e mentre egli è nel Padre, il Padre è in lui. Questo non lo compie la creazione ma la nascita, non la volontà, ma la potenza, non l’unanimità, ma la natura. Perciò non neghiamo l’unanimità fra il Padre e il Figlio; infatti gli eretici, poiché noi rifiutiamo la concordia come sostitutiva dell’unità, ci accusano di porre un disaccordo tra il Padre e il Figlio. Ma facciano attenzione a quale unanimità da noi non viene negata. Il Padre e il Figlio sono una cosa sola per natura, onore e potenza; e la stessa natura non può volere cose diverse.