
QUINTA DOMENICA DI PASQUA – ANNO C
17 Maggio 2025 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / altri, amatevi, comandamento, gesu, glorificato, il-ritorno-di-gesù, le-due-venute-di-gesù, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, uni, vangelo-di-giovanni
Vangelo Commentato dai Padri
QUINTA DOMENICA DI PASQUA – ANNO C
Vangelo di Giovanni 13, 31-33.34-35
Quando Giuda fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri».
VERSETTI 31-32
Quand’egli fu uscito, Gesù disse: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà in sé stesso e lo glorificherà subito.
ORIGENE: Dopo la gloria dei suoi miracoli e della sua trasfigurazione, l’uscita di Giuda dal luogo dove si trovava Gesù assieme a Satana che era entrato in lui, costituisce l’inizio della glorificazione del Figlio dell’uomo. Perciò si dice: Quand’egli fu uscito, Gesù disse: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato. Infatti qui non viene narrata la gloria del Verbo unigenito immortale, ma dell’uomo che è stato generato dal seme di Davide. Poiché se nella morte di Cristo che glorifica Dio è vero ciò che si dice in Col 2,15: «E spogliati i Principati e le Potestà, li trascinò alla gogna trionfando di loro sulla croce», e in precedenza (1,20): «Riconciliando a sé tutte le cose, sia quelle della terra che quelle del cielo», in tutte queste cose è stato glorificato il Figlio dell’uomo, e in lui viene glorificato Dio stesso; perciò continua: e anche Dio è stato glorificato in lui. Infatti il Cristo non può essere glorificato se con lui non è glorificato anche il Padre. Ma chiunque è glorificato, è glorificato da qualcuno. Ma se chiedi da chi è glorificato il Figlio dell’uomo, rispondendo a ciò egli aggiunge: Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà in sé stesso.
CRISOSTOMO: E ciò per mezzo di sé stesso, non di un altro. Continua: e lo glorificherà subito. Come se dicesse: non dopo lungo tempo, ma subito, nella stessa croce, apparirà la sua gloria. Infatti il sole fu oscurato, le pietre infrante, molti corpi di defunti risuscitarono. Per questa via egli solleva i pensieri scossi dei discepoli, e li persuade non solo a non rattristarsi, ma anche a essere felici.
AGOSTINO: Oppure diversamente. Dopo che era uscito l’immondo, rimasero tutti i mondi assieme al loro purificatore. Ciò accade quando la zizzania viene separata dal grano: «I giusti risplenderanno come il sole nel regno dei cieli» (Mt 13,43). Il Signore, prevedendo che ciò sarebbe accaduto dopo la partenza di Giuda, come se si trattasse della separazione della zizzania mentre gli Apostoli restavano come il frumento, disse: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, come se dicesse: ecco ciò che accadrà nella mia glorificazione, in cui non ci sarà più nessuno dei cattivi e nessuno dei buoni perirà. Non dice: ora viene indicata la glorificazione del Figlio dell’uomo, ma ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato; così come non è detto (1 Cor 10,4): la pietra significa il Cristo, ma: «la pietra era il Cristo». Spesso infatti la Scrittura parla delle cose che significano come se si trattasse delle cose significate. Ma la glorificazione del Figlio dell’uomo è che Dio sia glorificato in lui; perciò soggiunge: e anche Dio è stato glorificato in lui. Poi, come spiegando queste cose, soggiunge e dice: Se Dio fu glorificato in lui, poiché non è venuto a fare la sua volontà, ma la volontà di chi lo ha mandato, anche Dio lo glorificherà in sé stesso, così che la natura umana che fu assunta dal Verbo eterno riceva in dono l’immortale eternità. Continua: e lo glorificherà subito; con simile attestazione predice la sua risurrezione, la quale non avverrà, come la nostra, alla fine del mondo, ma subito. Il detto: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato può trattare di questa glorificazione; sicché l’espressione ora si ritiene non riferita alla passione imminente, ma alla vicina risurrezione; come se fosse già accaduto ciò che apparteneva al prossimo futuro.
ILARIO: Ora, che Dio fosse glorificato in lui si riferisce alla gloria del corpo, che è la gloria di Dio, poiché il corpo deriva la sua gloria dalla comunione con la natura divina. Ma poiché in lui viene glorificato Dio, pertanto lo glorificò in sé stesso, sicché colui che regna nella gloria che proviene dalla gloria di Dio, egli stesso passa nella gloria di Dio, restando egli stesso in Dio grazie all’economia che gli appartiene in senso pieno. E non passa sotto silenzio il tempo, dicendo: E lo glorificherò subito. Questo si riferisce alla gloria della sua risurrezione che deve accompagnare immediatamente la sua passione, che egli ricorda come presente, perché Giuda era uscito per tradirlo; mentre, il fatto che Dio lo avrebbe glorificato in sé stesso, lo riserva per il futuro. La gloria di Dio veniva mostrata in lui attraverso il miracolo della risurrezione; però restando egli nella gloria di Dio quando avrà abbandonato l’economia dell’assoggettamento.
ILARIO: Il senso di queste parole: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato non è affatto ambiguo: infatti la gloria non riguarda il Verbo, ma la carne. Ma mi chiedo che cosa significhino le parole che seguono: anche Dio è stato glorificato in lui; anche perché il Figlio dell’uomo non è altro dal Figlio di Dio né un altro Figlio di Dio; infatti «Il Verbo si è fatto carne» (1,14). In che modo Dio viene glorificato in questo Figlio dell’uomo, che è anche il Figlio di Dio? La clausola successiva ci viene in aiuto: Se Dio fu glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà in sé stesso. Un uomo non è glorificato in sé stesso, e neppure Dio che è glorificato nell’uomo, sebbene riceva la gloria, cessa di essere Dio. Perciò, le parole Dio è stato glorificato in lui significano o che è Cristo che viene glorificato nella carne, o lo è il Padre che è glorificato in Cristo. Se Dio significa il Cristo, è il Cristo stesso che è glorificato nella carne; se invece significa il Padre, allora, nel sacramento dell’unità, è il Padre che è glorificato nel Figlio. Inoltre, se Dio glorifica Dio in sé stesso che viene glorificato nel Figlio dell’uomo, ciò scalza l’empia dottrina che Cristo non è veramente Dio, nella verità della sua natura. Infatti in che modo colui che Dio glorifica in sé stesso può trovarsi fuori di sé stesso? Colui che il Padre glorifica in sé stesso dev’essere nella sua gloria; e chi va glorificato nella gloria del Padre va inteso come appartenente allo stesso ordine del Padre.
ORIGENE: La parola gloria qui viene usata in un significato diverso da quello che alcuni autori pagani le assegnano: per gloria essi intendono l’insieme di elogi conferiti da molti. Ora, è evidente che questo è qualcosa di diverso da quanto viene detto nell’Esodo (40,32-33), che cioè il tabernacolo fu riempito della gloria di Dio e il volto di Mosè era stato glorificato. La gloria di cui si parla qui è qualcosa di più divino dell’apparizione che c’è nel tabernacolo e nel volto di Mosè che parla con Dio. Noi poi siamo glorificati in senso anagogico quando con l’occhio dell’intelletto penetriamo nelle cose di Dio, superando tutte le realtà materiali, e, scrutando la divina visione, in ciò che guarda l’occhio viene deificato: così che questo sia figurativamente il volto di Mosè glorificato, reso divino secondo la mente. Tuttavia non esiste alcun paragone tra l’eminente gloria di Cristo e la conoscenza di Mosè, con cui il suo volto fu glorificato; infatti tutta la gloria del Padre risplende nel Figlio, così come si legge in san Paolo (Eb 1,3): «Questo Figlio, essendo il riflesso della gloria di Dio e l’impronta della sua sostanza». In effetti, dalla luce di tutta questa gloria provengono gli splendori di ogni creatura razionale; sebbene nessuno possa ricevere lo splendore di tutta la gloria divina, eccetto il Figlio. Perciò, dato che il Figlio non era ancora noto al mondo, nel mondo non era stato ancora glorificato; ma quando il Padre comunicò ad alcuni la conoscenza di Gesù, allora il Figlio dell’uomo venne glorificato in coloro che lo conobbero; e in questo modo concesse la gloria a quelli che lo conobbero; infatti coloro che vedono a volto scoperto la gloria divina vengono trasfigurati secondo la stessa immagine dalla gloria del glorificato alla gloria dei glorificanti. Ma quando egli si avvicinò a quell’economia mediante la quale doveva essere conosciuto dal mondo ed essere glorificato nella gloria di coloro che lo glorificano, disse: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato. E poiché «nessuno conosce perfettamente il Padre tranne il Figlio e colui al quale il Figlio ha voluto rivelarlo» (Mt 11,27), e mediante l’economia il Figlio stava per rivelare il Padre, per questo motivo dice: Dio è stato glorificato in lui. Il che viene confermato da ciò che è detto più avanti (14,9): «Chi vede me, vede il Padre mio». Il Padre che ha generato il Verbo è venuto nel Verbo, che è Dio e l’immagine del Dio invisibile. Ma queste parole possono essere prese in un senso più largo. Infatti come da alcuni tra i Gentili il nome di Dio viene bestemmiato, così per mezzo dei santi, le opere buone dei quali sono chiaramente discernibili dagli uomini, il nome del nobile Padre viene esaltato. Ma in chi altri viene così esaltato come in Gesù, che non fece nessun peccato né sulla sua bocca si è trovato inganno alcuno? Pertanto, essendo tale il Figlio, egli venne glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Ma se Dio viene glorificato in lui, il Padre gli restituisce di più di quanto gli aveva dato il Figlio dell’uomo. Infatti la gloria del Figlio dell’uomo, quando il Padre lo glorifica, supera di gran lunga la gloria del Padre, allorché egli è glorificato dal Figlio; infatti è opportuno che l’onnipotente ricambi una gloria maggiore. Poiché queste cose sarebbero accadute immediatamente (cioè che il Figlio dell’uomo sarebbe stato glorificato in Dio), per questo motivo soggiunge: e lo glorificherà subito.
VERSETTI 33-35
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Mi cercherete e, come dissi ai Giudei «dove vado voi non potete venire», lo dico adesso anche a voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato, così che anche voi vi amiate gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri.
AGOSTINO: Poiché in precedenza (v. 32) aveva detto e lo glorificherà subito, perché non pensassero che Dio lo avrebbe glorificato in tal modo che avrebbe cessato di vivere con loro sulla terra, soggiunge: Figlioli, ancora per poco sono con voi. Come se dicesse: sarò subito glorificato dalla risurrezione, ma non ascenderò subito in cielo. Infatti, come sta scritto negli Atti degli Apostoli, egli rimase con loro per quaranta giorni dopo la sua risurrezione. Perciò egli indicò questi quaranta giorni dicendo: Ancora per poco sono con voi.
ORIGENE: Con l’espressione Figlioli egli mostra l’imminente meschinità delle loro anime. Quelli che ora chiama figlioli, dopo la risurrezione diverranno fratelli; mentre prima di essere figlioli erano stati servi
AGOSTINO: Il testo può essere inteso anche nel modo seguente: io mi troverò in questa carne fragile come voi fino a quando morirò e risorgerò nuovamente. Dopo la risurrezione egli rimarrà con loro con la presenza corporea, ma senza partecipare alla fragilità umana. Secondo un altro Evangelista (Lc 24,44), dopo la risurrezione il Signore disse: «Vi dissi queste cose mentre ero ancora con voi»; cioè: mi trovavo nella carne mortale come voi. Infatti egli si trovava nella stessa carne ma non si trovava con essi nella medesima mortalità. C’è poi anche un’altra divina presenza sconosciuta ai nostri sensi, della quale dice (Mt 28,20): «Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo». Questa non è la presenza indicata da ancora per poco sono con voi; infatti non manca poco tempo fino alla fine del mondo; oppure, anche se è poca cosa poiché agli occhi di Dio mille anni sono come un solo giorno, tuttavia non bisogna credere che egli abbia voluto significare ciò in questo momento, allorché soggiunge: Dove vado io voi non potete venire. Infatti, forse che, dopo la fine del mondo, dove egli stesso andrà non potranno andare anche coloro dei quali si dice più avanti (17,24): «Padre, io voglio che dove sono io siano anch’essi con me»?
ORIGENE: Ma forse chiederai se nelle parole con cui dice che non per molto tempo sarà ancora con loro, non ci sia un significato più profondo. In che senso sono dette? Non perché egli non era con loro secondo la carne, essendo stato portato via da loro, ma perché, dopo che quel poco tempo sarà trascorso, «io sarò per voi un’occasione di scandalo» (Mc 14,24). Egli non rimase con loro perché rimane soltanto con coloro che sono degni di vivere con lui. Ma anche se non era con loro, tuttavia essi lo cercavano; come Pietro, dopo la negazione, pianse amaramente cercando Gesù; perciò segue: Mi cercherete e, come dissi ai Giudei, «dove vado voi non potete venire». Cercare Gesù è cercare il Verbo, la sapienza, la giustizia, la verità, la potenza divina, tutte cose che il Cristo è. Perciò a tutti i discepoli che vogliono seguire Gesù, non in modo corporeo come pensano i più rozzi, ma secondo ciò che significa Luca (14,27: «Chi non prende la sua croce e mi segue non può essere mio discepolo»), ora il Signore dice: Dove vado io voi non potete venire. Infatti, sebbene essi volessero seguire il Verbo e confessarlo, tuttavia non erano in grado di farlo: poiché «non era ancora stato dato lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato» (7,39).
AGOSTINO: Oppure dice questo perché non erano ancora idonei a seguire il Signore che sarebbe morto per la giustizia: in che modo infatti e come avrebbero potuto, non essendo ancora maturi per il martirio? Oppure, come avrebbero potuto seguire il Signore che stava per risorgere per l’immortalità, essi che dovevano morire per risorgere non in qualsiasi momento, ma alla fine del mondo? Oppure, in che modo avrebbero potuto seguire il Signore fino al seno del Padre, dato che nessuno può trovarsi in quella beatitudine se non è perfetto nella carità? Però quando si rivolse ai Giudei non aggiunse “subito”. Infatti, sebbene i discepoli non fossero in grado di seguirlo allora, sarebbero tuttavia stati capaci di farlo più tardi; perciò soggiunge: lo dico adesso anche a voi.
ORIGENE: Come se dicesse: lo dico anche a voi, ma con l’aggiunta di adesso. I Giudei infatti, che egli prevedeva che sarebbero morti nei loro peccati, non sarebbero mai stati capaci di seguire Gesù dove andava, mentre i discepoli poco dopo sarebbero stati in grado di seguire il Verbo.
CRISOSTOMO: Ora, affinché i discepoli, sentendosi dire: come ho detto ai Giudei, non stimassero di essere considerati come loro, aggiunge: Figlioli.
ORIGENE: Con questo egli vuole esprimere l’imminente debolezza degli animi dei discepoli. Infatti, dopo la resurrezione, coloro che aveva chiamati figlioli diventano fratelli, mentre prima di essere dei figlioli erano stati dei servi.
CRISOSTOMO: Chiama così chi è rivolto a lui, per accendere l’amore dei suoi discepoli. Infatti la partenza di cari amici accende tutto il nostro affetto, specialmente se essi si recano in un luogo dove non li possiamo seguire. Similmente parla della sua morte come di un trasferimento e di un passaggio a un luogo dove i corpi mortali non sono.
AGOSTINO: Insegnando loro in che modo potevano essere in grado di arrivare fino al punto dove egli li precedeva, soggiunge: Vi ho dato un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Forse che nell’antica legge di Dio non esisteva già questo comandamento, là dove sta scritto: «Ama il prossimo tuo come te stesso (Lev 19,18)»? Perché allora viene chiamato dal Signore comandamento nuovo? Forse perché, tolto il vecchio, ci riveste di un uomo nuovo? Certamente rinnova l’ascoltatore, o meglio l’esecutore, non qualsiasi amore, ma quell’amore che il Signore distingue dal nostro sentimento carnale quando soggiunge: Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri, cioè non come si amano coloro che si corrompono, e neppure come si amano gli uomini perché sono uomini, ma come si amano i figli di Dio e tutti i figli dell’Altissimo, così da essere fratelli dell’unico Figlio, amandosi vicendevolmente di quello stesso amore con cui egli li ha amati e con cui li condurrà al compimento dei loro desideri.
CRISOSTOMO: Oppure dice: Come io vi ho amato: io non vi ho ripagato il debito per atti di giustizia precedenti, ma ho cominciato io stesso; così dovete fare il bene anche voi, anche quando non avete alcun debito.
AGOSTINO: Non pensare però che sia stato omesso quel comandamento più grande con cui ci viene ordinato di amare il Signore Dio nostro; perché se uno comprende bene i due precetti, nei casi singoli li vede inclusi tutti e due; infatti chi ama Dio non può disprezzare chi comanda di amare il prossimo, e chi ama spiritualmente il prossimo che altro ama in lui se non Dio stesso? Questo è l’amore che il Signore distingue dall’amore umano quando aggiunge: come io vi ho amato. Ma amandoci, che altro fece se non amare Dio in noi, non perché lo possedevamo, ma perché lo ricevessimo? Così dunque amiamoci gli uni gli altri in modo tale che, per quanto è possibile, cerchiamo di renderci l’un l’altro dimora di Dio.
CRISOSTOMO: Tralasciando i miracoli che avrebbero compiuto in futuro, li contraddistingue per l’amore, soggiungendo: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri; infatti è questo ciò che mostra maggiormente la santità degli uomini; questi, infatti, dice che sono discepoli.
AGOSTINO: Come se dicesse: gli altri miei doni li posseggono insieme con voi anche gli altri che non sono miei: e non solo la natura, la vita, i sensi, la ragione e quella salute che gli uomini hanno in comune con i bruti, ma anche la lingua, i sacramenti, la profezia, la scienza, la fede, la distribuzione delle proprie cose ai poveri, la consegna del proprio corpo perché sia bruciato; ma poiché non posseggono la carità, come un cembalo squillante non sono nulla, né ricavano alcun profitto.