
SANTI PIETRO E PAOLO, APOSTOLI – MESSA DEL GIORNO – SOLENNITA’
28 Giugno 2025 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / battista, chiesa, dio-vivente, elia, geremia, il-ritorno-di-gesù, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, paolo, pietro, potenze
Vangelo Commentato dai Padri
SANTI PIETRO E PAOLO, APOSTOLI – MESSA DEL GIORNO – SOLENNITA’
Vangelo di Matteo 16,13-19
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
VERSETTI 13-19io-viventeche sia il Figlio dell’uomo? Ma essi dissero: Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri invece Geremia o uno dei profeti. Dice loro Gesù: Ma voi chi dite che io sia? Rispondendo Simon Pietro disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Rispondendo Gesù gli disse: Beato te, Simone figlio di Giona, poiché non la carne e il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa, e a te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli.
GLOSSA: Il Signore, dopo avere separato i suoi discepoli dalla dottrina dei Farisei, trova il momento opportuno per gettare in essi le fondamenta profonde della dottrina del Vangelo; e per dare maggiore solennità l’Evangelista designa il luogo con queste parole: Venne poi Gesù dalle parti di Cesarèa di Filippo.
CRISOSTOMO: Dice Cesarea di Filippo, e non semplicemente Cesarea, poiché c’è un’altra Cesarea, di Strato; non in questa, ma nella prima il Signore domandò ai suoi discepoli, allontanandoli dai Giudei, che dicessero senza timore e con ogni libertà ciò che pensavano.
[GIROLAMO]: Questo Filippo era fratello di Erode e tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e diede il nome di Cesarea alla città che oggi si chiama Panea, in onore di Tiberio Cesare.
GLOSSA [ANSELMO]: Il Signore, volendo confermare i suoi discepoli nella fede, comincia con l’allontanare dai loro spiriti le opinioni e gli errori degli altri. Da qui ciò che segue: e interrogava i suoi discepoli dicendo: Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo?
ORIGENE: Cristo interroga i discepoli affinché noi sappiamo, attraverso le risposte degli Apostoli, le diverse opinioni che c’erano allora su Cristo fra i Giudei, e perché investighiamo sempre l’opinione che gli uomini hanno di noi; così che, se si dice qualcosa di male di noi, eliminiamo quell’occasione, e se parlano bene la aumentiamo. Ma anche i discepoli dei Vescovi sono istruiti dall’esempio degli Apostoli, così che, qualsiasi opinione sentano al di fuori dei loro Vescovi, la riferiscono loro.
GIROLAMO: Bene poi domanda: Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo? Poiché coloro che parlano del Figlio dell’uomo sono uomini, e quelli che comprendono la sua divinità non si chiamano uomini, ma dèi.
CRISOSTOMO: Ma non dice: che cosa dicono di me gli Scribi e i Farisei, bensì: che cosa dicono gli uomini di me? Ricerca l’opinione del popolo, poiché non era inclinata dalla parte del male; e benché la loro opinione su Cristo fosse inferiore alla realtà, era tuttavia pura da ogni malizia. Non così invece l’opinione dei Farisei, che era sommamente maliziosa.
ILARIO: Al dire del Signore: Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo?, si deve intendere che dovevano considerarlo qualcosa di più di ciò che vedevano in lui: era infatti Figlio dell’uomo. Che cosa desiderava dunque che opinassero di lui? Non crediamo quindi che era occulto ciò che egli stesso confessò di sé, ma ciò che egli domandava, e che la nostra confessione deve essere basata sul credere che Cristo non solamente è Figlio di Dio, ma anche Figlio dell’uomo, e che senza le due cose non possiamo trovare speranza alcuna di salvezza. Per questo Cristo disse in modo significativo: Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo?
GIROLAMO: Non disse: chi dicono gli uomini che sono io, ma Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo? Chiese in questo modo affinché non pensassero che faceva questa domanda per vanità. È da osservare che sempre nell’Antico Testamento, dove si dice Figlio dell’uomo, in ebraico si dice Figlio di Adamo.
ORIGENE: I discepoli riferiscono al Signore le differenti opinioni che sopra di lui avevano i Giudei. Per questo segue: Ma essi dissero: Alcuni Giovanni il Battista, cioè seguendo l’estimazione di Erode; altri Elia, cioè ritenendo o che Elia fosse nato una seconda volta, oppure che Elia vivesse ancora e si manifestasse in quel tempo; altri Geremia, non comprendendo che Geremia, fatto Profeta di tutte le nazioni, era figura di Cristo; o uno dei Profeti, per una ragione simile, a motivo delle cose che Dio disse loro mediante i Profeti, le quali ebbero il loro compimento non in essi, ma in Cristo.
GIROLAMO: Il popolo poté sbagliarsi su Elia e su Geremia, come si sbagliò Erode su Giovanni: per cui mi meraviglio che alcuni interpreti indaghino sulle cause di ognuno di questi errori
CRISOSTOMO: Dopo che i discepoli ebbero riferito le opinioni del popolo, il Signore ritorna a interrogarli per la seconda volta affinché si formino un’opinione più elevata sopra di lui, e per questo continua: Dice loro Gesù: Ma voi chi dite che io sia? Voi, ripeto, che siete sempre con me e che avete presenziato a miracoli più grandi di quelli che ha visto il popolo, non dovete avere la sua stessa opinione; in queste parole vediamo la ragione che ebbe il Signore per non avere fatto questa domanda al principio della sua predicazione, ma dopo aver fatto tanti miracoli e aver loro parlato sulla sua divinità.
GIROLAMO: Osserva dal contesto delle parole come gli Apostoli non siano chiamati uomini, ma dèi, poiché il Signore, al domandare loro: Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo?, aggiunge: Ma voi chi dite che io sia?, il che equivale a dire: quelli che sono uomini hanno un’opinione umana, ma voi, che siete dèi, chi dite che io sia?
RABANO: Ma il Signore non indaga l’opinione dei discepoli e degli estranei come colui che non sa, ma chiede ai discepoli quello che pensano di lui per premiare degnamente la confessione della retta fede; e indaga ciò che pensano gli altri di lui in modo che si dimostri, attraverso l’esposizione delle opinioni erronee, che i discepoli avevano recepito la verità della loro confessione non dall’opinione generale, ma dalla rivelazione arcana dello stesso Signore.
CRISOSTOMO: Quando il Signore interroga riguardo all’opinione del popolo, rispondono tutti gli Apostoli; ma quando interroga gli Apostoli, risponde solo Pietro, bocca e capo di tutti loro. Per questo segue: Rispondendo Simon Pietro disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
ORIGENE: Pietro negò che Cristo fosse qualcuna delle cose che giudicavano i Giudei, ma confessò: Tu sei il Cristo, cosa che i Giudei non sapevano, ma, il che e ancora di più: il Figlio del Dio vivente, il quale aveva detto anche mediante i Profeti (Is 49, 18; Ez 5, 11): «Io vivo, dice il Signore»; e veniva detto vivo sotto una forma sovraeminente, poiché egli sta sopra tutti coloro che hanno la vita; infatti egli solo ha l’immortalità ed è fonte della vita, poiché è propriamente detto Dio Padre; ma c’è una vita come procedente da una fonte, che ha detto (Gv 14, 6): «Io sono la vita».
GIROLAMO: Lo chiama anche Dio vivente per distinguerlo da quegli dèi che portano il nome di dèi ma sono morti, come Saturno, Giove, Venere, Ercole e le altre finzioni degli idolatri.
ILARIO: La fede vera e inviolabile consiste nel credere che il Figlio di Dio fu generato da Dio e ha l’eternità del Padre; e la confessione perfetta consiste nel dire che questo Figlio prese corpo e si fece uomo. Colui nel quale si trova la perfezione di tutte le virtù ha preso tutto ciò che annunciano il nome e la natura di cui si è rivestito.
RABANO: Con un mirabile contrasto il Signore confessa l’umile condizione umana di cui si è rivestito e il discepolo annuncia l’eccellenza della sua divina eternità.
ILARIO: La confessione di Pietro, che aveva visto il Figlio di Dio nell’uomo, conseguì la grande ricompensa. Per cui segue: Rispondendo Gesù gli disse: Beato te, Simone figlio di Giona, poiché non la carne e il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.
GIROLAMO: Il Signore contraccambiò l’Apostolo per la testimonianza da lui data a suo riguardo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, dicendogli: Beato te, Simone figlio di Giona. Perché? Poiché non te l’hanno rivelato la carne e il sangue, ma te l’ha rivelato il Padre. Ciò che la carne e il sangue non poterono rivelare fu rivelato per grazia dello Spirito Santo. Quindi Pietro meritò per la sua confessione di essere chiamato figlio dello Spirito Santo che gli fece questa rivelazione, poiché «bar Iona» nella nostra lingua significa figlio della colomba. Alcuni pensano che Simone, cioè Pietro, fosse figlio di Giovanni, secondo quel passo (Gv 21, 15): «Simone di Giovanni, mi ami tu?», e pensano che per un errore di scrittura sia stato scritto figlio di Giona, anziché «figlio di Giovanni», togliendo una sillaba; ora, Giovanni viene interpretato grazia di Dio. Ma entrambi i nomi possono essere interpretati in senso mistico, poiché la colomba significa lo Spirito Santo, e la grazia di Dio il dono spirituale.
CRISOSTOMO: È infatti inutile dire: tu sei figlio di Giona o di Giovanni se non per mostrare che Cristo è naturalmente Figlio di Dio come Pietro è figlio di Giona, della stessa sostanza del generante.
GIROLAMO: Ciò che poi dice: poiché non la carne e il sangue te l’hanno rivelato, ha corrispondenza con le parole dell’Apostolo (Gal 1, 16): «Io non ho consultato né la carne né il sangue»; nel primo passo la carne e il sangue significano i Giudei, mentre in quest’ultimo, benché in altri termini, Paolo dice che Cristo, Figlio di Dio, fu rivelato non dalla dottrina dei Farisei, ma dalla grazia di Dio.
ILARIO: Oppure diversamente. Beato costui che meritò la lode di aver guardato e visto più in là dell’umano, non contemplando ciò che è della carne e del sangue, ma comprendendo per rivelazione del Padre celeste il Figlio di Dio; e fu giudicato degno di conoscere per primo che la divinità era in Cristo.
ORIGENE: Dobbiamo chiederci in questo luogo se i discepoli conoscevano prima di essere inviati che Gesù era il Cristo; il passo precedente dava a intendere che questa è la prima volta in cui Pietro ha confessato Cristo Figlio del Dio vivente; e devi tener presente, se ti è possibile, che credere che Gesù è il Cristo è meno che riconoscerlo come tale; da qui puoi dire senza dubbio che quando gli Apostoli furono inviati a predicare credevano che Gesù era il Cristo, e dopo, quando già erano più avanzati, lo riconobbero. Oppure puoi rispondere che gli Apostoli all’inizio avevano una conoscenza di Cristo come in embrione, e conoscevano assai poche cose di lui; però dopo avanzarono in tale maniera nella conoscenza di Cristo che già si trovavano nella disposizione di comprendere la rivelazione del Padre su Cristo. Come Pietro è proclamato beato non solo per le parole: Tu sei il Cristo, ma principalmente per quelle che aggiunse: «il Figlio del Dio vivente».
CRISOSTOMO: Certamente, se Pietro non avesse confessato che Cristo nacque realmente dal Padre, non avrebbe necessitato della rivelazione, né sarebbe stato giudicato beato per avere detto che Cristo era uno dei tanti figli adottivi di Dio, poiché, prima di Pietro, quelli che erano nella barca con Cristo gli dissero (Mt 14, 33): «Costui è veramente il Figlio di Dio»; anche Natanaele aveva detto (Gv 1, 43): «Maestro, tu sei il Figlio di Dio»; tuttavia non furono proclamati beati poiché non confessarono la stessa filiazione di Pietro. Lo giudicavano come uno dei tanti figli, però non veramente come Figlio; e benché lo considerassero come il principale di tutti, non lo vedevano tuttavia come della stessa sostanza del Padre: vedi dunque come il Padre rivela il Figlio e il Figlio il Padre, e come non possiamo conoscere il Figlio se non per mezzo del Padre, né il Padre se non per mezzo del Figlio; per cui risulta che il Figlio è consustanziale al Padre, e deve essere adorato come il Padre. Partendo da questa confessione il Signore dimostra che molti crederanno la stessa cosa che ha confessato Pietro; per cui aggiunge: E io ti dico che tu sei Pietro.
GIROLAMO: Il che equivale a dire: dato che tu hai detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, anch’io dico a te, non con vane parole, che non devono essere compiute, ma lo dico io in cui il dire è operare, che tu sei Pietro; prima il Signore chiamò i suoi Apostoli luce del mondo, e altre diverse cose, e ora a Simone, che credeva nella pietra di Cristo, dà il nome di Pietro.
AGOSTINO: Non si creda tuttavia che sia in questo passo che Pietro ricevette il suo nome; lo ricevette infatti nel passo di Gv 1, 42, dove si legge: «Tu sarai chiamato Cefa, che vuol dire Pietro».
GIROLAMO: Continuando la metafora della pietra gli dice con opportunità: e su di te edificherò la mia Chiesa, il che è ciò che segue: e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.
CRISOSTOMO: Cioè sopra questa fede e sopra questa confessione edificherò la mia Chiesa. Parole che fanno intendere che molti crederanno nella stessa cosa che Pietro ha confessato, e che eleva la sua mente e lo rende pastore.
AGOSTINO: Ho detto in un certo luogo, parlando dell’Apostolo Pietro, che in lui come su una pietra fu edificata la Chiesa; però in seguito ho spiegato in molte occasioni le parole del Signore: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, nel senso che la Chiesa è edificata sopra ciò che Pietro confesso dicendo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Infatti Pietro, chiamato così da questa pietra, rappresenta la persona della Chiesa, che è edificata sopra questa pietra, poiché non gli disse il Signore: tu sei la pietra, ma: tu sei Pietro, «e la pietra era Cristo» (1 Cor 10, 4), che Simone confessò come lo confessa tutta la Chiesa, e per questa confessione fu chiamato Pietro. Quale sia più probabile fra queste due spiegazioni lo scelga il lettore.
ILARIO: Si trova in questo nuovo nome un fondamento mirabile della solidità della Chiesa, degna di essere edificata su questa pietra, che farà scomparire le forze dell’inferno, le porte del tartaro, e tutti i catenacci della morte. Per cui segue, per manifestare la solidità della Chiesa fondata su questa pietra: e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa.
GLOSSA: Cioè non la separeranno dalla mia carità e dalla mia fede.
GIROLAMO: Io considero le porte dell’inferno i peccati e i vizi, o anche le dottrine eretiche che seducono gli uomini e li portano all’abisso.
ORIGENE: Sono porte dell’inferno tutti i vizi spirituali nell’ordine soprannaturale, e che sono opposti alle porte della giustizia.
RABANO: Sono porte dell’inferno anche i tormenti e le seduzioni dei persecutori, e le opere cattive e le parole sciocche degli increduli, poiché servono solo per insegnare il cammino della perdizione.
ORIGENE: Ma il Signore non esprime se prevarrà la pietra sopra cui è edificata la Chiesa, o se sarà la Chiesa edificata sulla pietra. Tuttavia è indubbio che né contro la pietra né contro la Chiesa prevalgono le porte dell’inferno.
CIRILLO: Secondo la promessa di Cristo, la Chiesa apostolica di Pietro rimane pura da ogni seduzione e al coperto da ogni attacco eretico, e al di sopra di tutti i governatori e i Vescovi e sopra tutti i primati della Chiesa e i suoi pontefici, nella sua completissima fede e nell’autorità di Pietro. E mentre alcune chiese sono state segnate dagli errori di qualcuno, solo essa regna assisa in maniera definitiva imponendo il silenzio e chiudendo la bocca di tutti gli eretici; e noi, se non siamo sviati da una folle presunzione della nostra salvezza, né inebriati dal vino dell’orgoglio, confessiamo e annunziamo insieme con essa la verità e la santa tradizione apostolica nella sua forma autentica.
GIROLAMO: Non si creda però, con queste parole, che il Signore prometta agli Apostoli di liberarli dalla morte: aprite gli occhi e vedete piuttosto quanto brillarono gli Apostoli nel loro martirio.
ORIGENE: E anche noi, per una rivelazione del Padre che è nei cieli, se confesseremo che Gesù Cristo è il Figlio del Dio vivente, ci sentiremo dire: tu sei Pietro; infatti chiunque imita Cristo è pietra, e colui contro il quale prevalgono le porte dell’inferno non è né la pietra sopra la quale Cristo edificò la sua Chiesa, né la Chiesa, né è parte della Chiesa che il Signore edifica sopra la pietra.
CRISOSTOMO: Il Signore dà un altro nuovo onore a Pietro, quando gli aggiunge: e a te darò le chiavi del regno dei cieli, il che significa dire: così come il Padre ti concesse che tu mi conoscessi, così anch’io ti do qualche cosa, ossia le chiavi del regno dei cieli.
RABANO: Con ragione furono date le chiavi del regno dei cieli a colui che confessò con più devozione degli altri il re dei cieli; in questo modo si fece sapere a tutti che senza questa fede e senza questa confessione nessuno entrerà nel regno dei cieli. Le chiavi indicano il potere e la discrezione per discernere: il potere per legare e sciogliere, e la discrezione per distinguere i degni e gli indegni.
GLOSSA: Per cui segue: e tutto ciò che avrai legato, cioè chiunque giudicherai mentre vive indegno di perdono, sarà giudicato indegno davanti a Dio; e tutto ciò che avrai sciolto, cioè chiunque giudicherai mentre vive degno di essere perdonato, raggiungerà conseguentemente da Dio il perdono dei suoi peccati.
ORIGENE: Vedi quale grande potere è quello di questa pietra sopra la quale è edificata la Chiesa. I suoi giudizi rimangono fermi come se fosse lo stesso Dio ad averli dati invece di essa.
CRISOSTOMO: Vedi anche come Cristo conduce Pietro fino alle idee più elevate sopra la sua persona, poiché gli promette di dargli ciò che compete solo a Dio, cioè perdonare i peccati e rendere ferma la Chiesa in mezzo a tante tempeste, persecuzioni e tentazioni.
RABANO: Anche se sembra che solo a Pietro fu dato questo potere di legare e sciogliere, tuttavia esso è concesso anche agli altri Apostoli, e ora ai Vescovi e ai presbiteri in tutta la Chiesa. E se Pietro ricevette con particolarità le chiavi del regno dei cieli e il potestato nel campo giudiziario, fu perché tutti i fedeli del mondo comprendano che quanti si separano per qualsiasi motivo dall’unità della fede o lasciano di essere uniti a lui non possono essere sciolti dalle catene dei peccati ed entrare attraverso le porte del regno dei cieli.
GLOSSA [ANSELMO]: Concesse il potere in modo speciale a Pietro per invitarci all’unità, e lo rese capo degli Apostoli affinché la Chiesa avesse un solo vicario principale al quale tutti i fedeli della Chiesa dovessero in caso di dissidenza accorrere. E se nella Chiesa ci fossero molti capi, non ci sarebbe unità. Alcuni aggiungono che le parole sulla terra furono dette dal Signore per indicare che il potere di legare e sciogliere si riferiva ai vivi e non ai morti; e colui che lega o scioglie i morti non esercita questo potere sulla terra.
II CONCILIO DI COSTANTINOPOLI: Come si azzardano alcuni a dire che questo potere è stato dato solo rispetto ai vivi? Per caso ignorano che il giudizio di anatèma non è altro che una separazione? Bisogna separarsi da tutti quelli, vivi o no, che sono schiavi di errori pessimi, e allontanarsi sempre da ciò che è nocivo. Lo stesso Agostino, di pia memoria, e che moltissimo brillò tra i Vescovi africani, ha scritto in molte lettere che è necessario anatematizzare gli eretici anche dopo la morte. La stessa tradizione ecclesiastica osservarono altri Vescovi africani, e la Chiesa romana anatematizzò alcuni Vescovi dopo che erano morti anche se non erano stati accusati in vita.
GIROLAMO: Alcuni Vescovi e presbiteri che non comprendono questo passo partecipano all’orgoglio dei Farisei al punto di condannare alcuni che sono innocenti e assolvere altri che sono colpevoli, come se il Signore tenesse in conto solamente la sentenza dei sacerdoti e non la condotta dei colpevoli. Leggiamo nel Levitico (cc. 13-14) che è comandato ai lebbrosi di presentarsi ai sacerdoti, affinché, se effettivamente avevano la lebbra, fossero i sacerdoti a dichiararli impuri, e ciò veniva comandato non in quanto i sacerdoti causassero la lebbra o l’immondizia, ma in quanto essi potevano distinguere il lebbroso dal non lebbroso, e il puro dall’impuro. Così, dunque, come lì il sacerdote dichiara impuro il lebbroso, così anche qui nella Chiesa il Vescovo o il presbitero lega o scioglie non quelli che sono innocenti o senza colpa, ma quelli intorno ai quali ha potuto, per il suo ministero, udire la varietà dei peccati, e così distinguere quali sono degni di essere legati e quali di essere slegati.
ORIGENE: Sia dunque irreprensibile colui che scioglie o lega un altro, in modo che sia anche degno di legare e sciogliere in cielo. Le chiavi del regno dei cieli vengono date come ricompensa solo a colui che per la sua virtù può chiudere le porte dell’inferno. E chiunque comincia a praticare ogni genere di virtù si apre da sé stesso la porta del regno dei cieli, cioè gliela apre il Signore con la sua grazia, in modo che la stessa virtù è a un tempo porta e chiave della porta. Forse poi anche ogni virtù è il regno dei cieli.