
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
26 Luglio 2025 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / bambini, gesu, giovanni, il-ritorno-di-gesù, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, pani, pregare, spirito-santo, vangelo-di-luca
Vangelo Commentato dai Padri
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Vangelo di Luca 11, 1-13
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione».
Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono?».
VERSETTI 1-4
Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare, e quando ebbe finito uno dei suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli. Ed egli disse loro: Quando pregate dite: Padre, sia santificato Il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati come anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione.
BEDA: Dopo il racconto delle due sorelle che significano i due tipi di vita della Chiesa, è scritto che non inutilmente il Signore ha egli stesso pregato e ha anche insegnato ai suoi discepoli a pregare; poiché la preghiera che egli insegna contiene in sé stessa il mistero di entrambe le vite e la perfezione di queste non va ottenuta con le nostre forze, ma con le preghiere; perciò si dice: Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare.
CIRILLO: Ora, poiché possiede la pienezza di ogni bene, perché prega se è pieno e non manca di nulla? A ciò rispondiamo che secondo l’economia della carne gli compete di seguire, poiché così ha voluto, le regole umane secondo il tempo conveniente. Infatti se mangiava e beveva, non impropriamente egli faceva uso della preghiera: per insegnarci a non essere tiepidi in questo dovere, ma anzi a stare più attenti nella preghiera.
TITO: Ora, poiché i suoi discepoli avevano notato una nuova condotta di vita, essi chiesero una nuova forma di preghiera, dato che nell’Antico Testamento esistevano molte preghiere; perciò prosegue: quando ebbe finito uno dei suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare; cioè affinché non pecchiamo contro Dio chiedendo una cosa per un’altra, oppure insistendo nella preghiera secondo un modo che non conviene.
ORIGENE: E perché presenti una dottrina sulla preghiera aggiunge: come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli; di lui tu ci hai insegnato che tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande: e poiché ci hai comandato di chiedere cose eterne e grandi; da chi potremo noi averne notizia se non da te, Dio e Salvatore nostro?
GREGORIO NISSENO: Perciò egli spiega la dottrina sulla preghiera ai discepoli, i quali gli chiedono con insistenza la conoscenza della preghiera; mostrando loro in che modo l’ascolto divino dev’essere implorato.
BASILIO: Ora, esistono due modi di pregare, Il primo è quello della lode con umiltà, mentre il secondo è quello della domanda, che è più pacato. Perciò quando preghi, non prorompere subito nella domanda; altrimenti condanni il tuo affetto, supplicando Dio come spinto dalla necessità. Ma quando cominci a pregare, lascia qualsiasi creatura visibile e invisibile e inizia con la lode di colui che ha creato tutte le cose; perciò si aggiunge: Ed egli disse loro: Quando pregate dite: Padre.
AGOSTINO: La prima parola, quanto è piena di grazia? Tu non osavi alzare la tua faccia al cielo, e improvvisamente hai ricevuto la grazia di Cristo. Da servo cattivo sei stato reso un figlio buono. Perciò non presumere delle tue azioni, ma affidati alla grazia di Cristo. Infatti qui non c’è posto per l’arroganza, ma per la fede; proclamare ciò che hai ricevuto non è superbia, ma devozione. Perciò innalza gli occhi al Padre che con il battesimo ti ha generato e per mezzo del Figlio ti ha redento; invoca il Padre come un figlio; non rivendicare per te stesso qualche cosa di particolare: infatti in particolare egli è Padre solo del Cristo, mentre rispetto a noi egli è Padre in generale; perché lui solo ha generato, noi invece ci ha creati. Perciò secondo Matteo (6,9) si dice: «Padre nostro» e si aggiunge: «Che sei nei cieli», cioè di quei cieli dei quali è stato detto (Sal 18,2): «I cieli narrano la gloria di Dio». Il cielo è il luogo dove la colpa è cessata; dove non esiste più alcuna ferita mortale.
TEOFILATTO: Ora non dice: «Che sei nei cieli» come se vi fosse circoscritto, ma per innalzare l’ascoltatore verso il cielo e per distaccarlo dalle cose terrene.
GREGORIO NISSENO: Ora, guarda quanto lavoro di preparazione è necessario affinché tu possa dire con audacia: Padre; perché se tu indirizzi il tuo sguardo verso cose mondane, o aspiri alla gloria umana o sei schiavo delle passioni e formuli questa preghiera, mi sembra di ascoltare il Padre che dice: Poiché conduci una vita corrotta, se chiami Padre chi genera l’incorruttibilità, inquini con una voce contaminata il nome incorruttibile. Infatti chi ha comandato di invocare il Padre non tollera che sia detta una bugia. Veramente l’inizio di tutti i beni è glorificare il nome di Dio nella nostra vita; perciò soggiunge: sia santificato il tuo nome. Infatti chi è così brutale che vedendo la vita pura dei credenti non glorifichi il nome invocato in tale vita? Perciò chi dice nella sua preghiera: sia santificato in me l’invocato tuo nome, chiede questo: che col tuo aiuto io diventi giusto e mi astenga da ogni male.
CRISOSTOMO: Infatti come quando qualcuno vede la bellezza del cielo, dice: Gloria a te, o Dio, così pure, quando vede la virtù di qualcuno, poiché la virtù dell’uomo rende gloria a Dio molto più del cielo.
AGOSTINO. Oppure si dice: sia santificato il tuo nome in noi, affinché la sua santificazione possa giungere sino a noi.
TITO: Oppure dice: sia santificato il tuo nome, ossia che la tua santità sia nota a tutto il mondo e che ti si lodi nel modo conveniente. Sal 32,1: «Ai retti conviene la lode». Perciò ha ordinato di pregare per la purificazione di tutto il mondo.
CIRILLO: Infatti presso coloro ai quali non è ancora giunta la fede si disprezza ancora il nome di Dio, mentre dove brilla lo splendore della verità, essi confesseranno il santo dei santi.
TITO: E poiché nel nome di Gesù c’è la gloria di Dio Padre, il nome del Padre sarà glorificato allorché Cristo sarà conosciuto.
ORIGENE: Oppure poiché dagli idolatri il nome di Dio viene attribuito agli idoli e alle creature, non viene ancora santificato, sicché sia separato da ciò da cui dev’essere separato. Per questo ci conviene pregare affinché il nome di Dio sia attribuito soltanto al vero Dio, a cui soltanto appartiene ciò che segue: venga il tuo regno; così che sia annientato il governo, il potere, la forza e il regno del mondo, nonché il peccato, che regna nei nostri corpi mortali.
GREGORIO NISSENO: Imploriamo anche dal Signore di venire liberati dalla corruzione e di essere esentati dalla morte. Oppure, secondo alcuni, venga il tuo regno, cioè venga su di noi il tuo Spirito Santo, perché ci purifichi.
AGOSTINO: Infatti il regno di Dio viene quando abbiamo ottenuto la sua grazia; poiché egli stesso dice: «Il Regno di Dio e dentro di voi».
CIRILLO: Oppure quelli che dicono ciò, sembrano desiderare che il Salvatore di tutti torni a risplendere in questo mondo. Ma egli ci ha comandato che nella preghiera noi chiediamo quel tempo veramente terribile, affinché gli uomini sappiano che a loro conviene vivere non pigramente e languidamente, affinché quel tempo non prepari loro il fuoco e la vendetta, ma piuttosto onestamente e secondo la sua volontà, cosicché quel tempo possa tessere per loro corone di gloria; perciò, secondo Matteo (6,10) segue: «Sia fatta la tua volontà come in cielo cosi in terra».
CRISOSTOMO: Come se dicesse: Accordaci, o Signore, di imitare la condotta celeste, in quanto tutto ciò che tu vuoi, lo vogliamo anche noi.
GREGORIO NISSENO: Infatti, poiché dice che la vita dell’uomo dopo la risurrezione sarà simile a quella degli Angeli, ne deriva la conseguenza che la vita mondana sia ordinata alla vita futura che viene sperata, sicché vivendo nella carne non viviamo carnalmente. Con ciò il vero medico dell’anima distrugge la natura della malattia; sicché coloro dei quali si è impadronita la debolezza per il fatto che si sono allontanati dalla volontà divina, mediante l’unione con la stessa volontà divina siano liberati finalmente da questa malattia. Infatti la realizzazione della volontà divina costituisce la salute dell’anima
AGOSTINO: Pertanto nell’Evangelista Matteo pare che la preghiera del Signore contenga sette domande, mentre nella preghiera del Signore l’Evangelista Luca abbraccia non sette ma cinque domande; e tuttavia non è in disaccordo con lui, poiché Luca con la sua brevità suggerisce in che modo quelle sette devono essere intese. Indubbiamente il nome di Dio viene santificato nello Spirito, mentre il regno di Dio si realizzerà nella risurrezione. Perciò Luca, mostrando che la terza domanda è in un certo modo una ripetizione delle due precedenti, voleva piuttosto lasciarlo intendere tralasciandola. Poi aggiunge le altre tre, e anzitutto circa il pane quotidiano, dicendo: dacci oggi il nostro pane quotidiano.
AGOSTINO: In greco si dice epiousion, cioè sovrasostanziale. Questo non è il pane che entra nel corpo, ma il pane della vita eterna, che sostiene la sostanza della nostra anima. Ora, i Latini dicono questo pane: quotidiano, mentre i Greci dicono: che viene. Se è un pane quotidiano, perché viene mangiato dopo un anno, come usano fare i Greci in oriente? Prendi quotidianamente ciò che quotidianamente ti giova: vivi così che ogni giorno meriti di riceverlo. Con ciò viene indicata la morte del Signore e la remissione dei peccati. Chi ha una ferita cerca la medicina; c’è la ferita perché ci troviamo sotto il peccato; la medicina è celeste e venerabile sacramento. Se lo ricevi quotidianamente, quotidianamente è per te «oggi»; per te Cristo risorge quotidianamente: infatti l’oggi è quando Cristo risorge.
TITO: Oppure il pane delle anime è la virtù divina che conduce alla vita futura perenne, come il pane che proviene dalla terra conserva la vita temporale. Ma dicendo «quotidiano», egli indica il pane divino che arriva e arriverà, che noi cerchiamo che ci sia dato quotidianamente, chiedendo un certo inizio e gusto di esso, il che avviene quando lo Spirito che dimora in noi produce una virtù che supera tutte le capacità umane, quali la castità, l’umiltà e altre simili.
CIRILLO: Oppure forse alcuni pensano che per i santi non sia una cosa decente chiedere a Dio cose corporali, e per questo motivo applicano ciò che viene detto a un senso spirituale. Ma pur concedendo che la maggiore preoccupazione dei santi dovrebbe essere quella di ottenere doni spirituali, tuttavia è conveniente per loro chiedere in modo irreprensibile, in base al comando del Signore, il pane comune: infatti ordinando loro di chiedere il pane, vale a dire l’alimento quotidiano, è evidente che egli non concede loro di possedere alcunché, ma piuttosto di coltivare un’onesta povertà. Infatti non è proprio degli abbienti chiedere il pane, ma lo è piuttosto di coloro che sono oppressi dalla necessità.
BASILIO: Come se dicesse: per il tuo pane quotidiano, cioè che ti occorre per le necessità di ogni giorno, non confidare in te stesso, ma rifugiati in Dio facendogli conoscere i bisogni della tua natura.
CRISOSTOMO: Perciò bisogna domandare a Dio le cose necessarie alla vita, non la varietà di cibi e i vini profumati e le altre cose che sono deliziose per il gusto, ma appesantiscono il ventre e disturbano la mente; bensì il pane, che è in grado di sostenere la sostanza del corpo ed è sufficiente per un giorno, così che non abbiamo pensieri per il domani. Dunque noi facciamo una sola richiesta per le realtà sensibili e non siamo attaccati alle cose presenti.
GREGORIO NISSENO: Poi, dopo avere insegnato ad avere fiducia attraverso le opere buone, ci insegna a implorare la remissione dei nostri peccati; infatti continua: e perdonaci i nostri peccati.
TITO: Ora, ciò è stato aggiunto necessariamente, dato che non c’è nessuno senza peccato, per non essere impediti dalla sacra partecipazione a causa dei peccati dell’uomo. Infatti, poiché siamo tenuti a presentare a Cristo una completa santità, a lui che fa abitare in noi lo Spirito Santo, dobbiamo essere biasimati se non conserviamo per lui il nostro tempio puro. Ora, a questo difetto viene posto rimedio dalla bontà di Dio che rimette alla fragilità umana la punizione severa del peccato. Ma ciò viene fatto giustamente dal Dio giusto quando noi perdoniamo ai nostri debitori, cioè a coloro che ci hanno fatto del male e non hanno pagato per i loro debiti; perciò soggiunge: come anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore.
CIRILLO: Infatti egli vuole, per così dire, che Dio divenga imitatore di quella pazienza che gli uomini praticano, affinché quella stessa bontà che hanno mostrato verso i compagni di servizio, chiedano di riceverla in uguale misura da Dio, il quale ricompensa in modo giusto e sa avere misericordia di tutti.
CRISOSTOMO: Considerando queste cose, noi dobbiamo mostrare misericordia verso i nostri debitori. Se infatti siamo saggi, essi diverranno per noi la causa della più grande indulgenza; e facendo poche cose ne ritroveremo molte; infatti noi abbiamo verso Dio molti e grandi debiti; dei quali, se egli volesse esigere da noi anche una minima parte, saremmo tutti condannati a perire.
AGOSTINO: Il debito che altro è se non il peccato? Perciò, se tu non avessi ricevuto nulla non saresti debitore; perciò ti viene imputato il peccato. Infatti hai avuto il danaro con cui sei nato ricco, e sei stato fatto a immagine e somiglianza di Dio, ma hai perduto ciò che possedevi; come quando desideri vendicare l’arroganza, hai perduto l’oro dell’umiltà; hai ricevuto dal diavolo un debito che non era necessario: il nemico teneva la tua cauzione, ma il Signore la crocifisse e la cancellò con il suo sangue. Ora, il Signore che ha tolto il peccato e ha pagato il nostro debito, ha il potere di proteggerci dalle insidie del demonio, che è abituato a generare la colpa. Perciò prosegue: e non ci indurre in tentazione, che cioè noi non siamo in grado di sopportare, come un atleta desidera una tentazione tale che la condizione umana sia in grado di sopportare.
TITO: Infatti non essere tentati dal diavolo è impossibile; ma noi preghiamo per non essere abbandonati da Dio nella tentazione. Ora, ciò che accade per divina permissione, nella Scrittura talvolta si dice che viene fatto da Dio. E in questo modo non impedendo l’intensificarsi della tentazione che supera le nostre forze, egli ci induce in tentazione.
MASSIMO: Oppure il Signore ci ordina di chiedere di non indurci in tentazione, cioè di non permettere che subiamo l’esperienza di tentazioni piacevoli e volontarie. Giacomo ci insegna che coloro che combattono per la verità non devono rassegnarsi alle tentazioni involontarie e che causano fatica dicendo: «Voi, fratelli miei, dovete stimare vero gaudio le diverse prove alle quali vi troverete esposti».
BASILIO: Tuttavia non è conveniente che noi, pregando, domandiamo delle pene temporali; infatti egli comanda in generale di pregare per non subire tentazioni; ma, una volta che uno le subisce, conviene chiedere al Signore la forza di sostenerle, affinché si realizzi in noi il detto di Mt 10,22: «Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvo».
AGOSTINO: Ciò che Matteo pone alla fine: «Ma liberaci dal male», Luca non lo pone, affinché capiamo che ciò appartiene a quanto è stato detto in precedenza della tentazione. Per questo dice: «Ma liberaci» e non: «e ci liberi»; come se si trattasse di una stessa domanda: «non fare questo, ma questo». Ciascuno sappia che è liberato dal male per il fatto che non viene indotto in tentazione.
AGOSTINO: Infatti ciascuno chiede di essere liberato dal male, cioè dal nemico e dal peccato; ma chi si affida a Dio non teme il demonio: «Se infatti Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31).
VERSETTI 5-8
Poi aggiunse: Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non mi importunare, la porta è chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per l’insistenza.
CIRILLO: In precedenza, alla richiesta degli Apostoli, il Salvatore aveva insegnato in che modo si deve pregare; ora, poteva accadere che quanti avevano ricevuto questo insegnamento salutare, effondessero le loro preghiere secondo la forma che era stata impartita loro, ma in modo negligente e fiacco: sicché, dopo che non fossero stati esauditi per la prima o la seconda preghiera, essi smettessero di pregare. Ma affinché ciò non accada egli mostra con una parabola che la pusillanimità nella preghiera è dannosa, mentre è una cosa utilissima avere pazienza in essa. Perciò si dice: Poi aggiunse: Se uno di voi ha un amico.
TEOFILATTO: Questo amico è Dio, che ama tutti e vuole che tutti siano salvi.
AMBROGIO: Infatti chi è più amico di colui che ha dato il suo corpo per noi? Ora, ci viene dato un altro modo di questo comando, cioè che la preghiera venga offerta in qualsiasi momento, non solo di giorno ma anche di notte. Infatti prosegue: e va da lui a mezzanotte; come chiese Davide quando disse: «A mezzanotte mi levo a lodarti» (Sal 118,62). Né ebbe timore di svegliare chi dormiva, sapendo che era sempre sveglio. Infatti se Davide, così santo e occupato negli affari del suo regno, trovava il tempo per lodare il Signore sette volte al giorno, che cosa dovremmo fare noi, che dovremmo pregare ancora di più, visto che pecchiamo più frequentemente per la fragilità della carne e della mente? Infatti se tu ami il Signore Dio tuo, sarai in grado di ottenere dei favori non solo per te, ma anche per gli altri. Dunque continua: E gli dice: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti.
AGOSTINO: Ora, che cosa sono questi tre pani se non il cibo del mistero celeste? Infatti può accadere che uno abbia un amico che gli chiede qualche cosa a cui non può rispondere; e allora trova di non avere ciò che è costretto a dare. Perciò un amico viene da te dalla via di questo mondo, che tutti percorrono come pellegrini senza che alcuno vi rimanga presente come padrone; ma ad ogni uomo vien detto: «Va’ (o forestiero), lascia il posto a chi sta per venire» (Eccl. 29,33); o piuttosto viene dalla via cattiva, cioè da una vita cattiva, angustiato e alla vana ricerca della verità, ascoltando e ricevendo la quale egli possa diventare felice. Egli viene da te come a un Cristiano e dice: «Dammi una ragione», e forse ti chiede qualche cosa che tu a causa della semplicità della tua fede non sai, e non avendo ciò con cui soddisfare la sua fame sei costretto a cercarlo nei libri del Signore. Infatti ciò che egli chiede forse si trova nel libro, ma è oscuro. Non ti è permesso di interrogare Paolo o Pietro o qualcuno dei Profeti: infatti tutta questa famiglia ora riposa con Dio, e l’ignoranza di questo mondo è molto grande, cioè è mezzanotte e il tuo amico affamato ha fretta, e a lui la semplice fede non basta. Forse che lo si deve abbandonare? Perciò bussa pregando lo stesso Signore, con il quale ora la famiglia riposa. A questo riguardo si aggiunge: e quegli dall’interno risponde: Non mi importunare. Chi dilaziona il dare, vuole che ciò che viene dilazionato sia desiderato maggiormente, affinché ciò che viene dato in fretta non sia svilito.
BASILIO: Inoltre, forse, dilaziona per raddoppiare la tua assiduità e affluenza presso di lui, e affinché tu conosca quale sia il dono di Dio e custodisca le cose donate con timore. Infatti tutto ciò che uno guadagna con grande fatica si sforza di custodirlo, affinché, se lo perde, non renda vana la sua fatica.
GLOSSA: Perciò non elimina la facoltà di chiedere, ma accende più intensamente il desiderio di pregare vista la difficoltà di ottenere (ciò che si chiede): infatti prosegue: la porta è chiusa.
AMBROGIO: Ossia la porta che anche Paolo chiede che gli sia aperta, chiedendo di essere assistito non solo per le sue preghiere, ma anche per quelle del popolo, così che gli sia aperta la porta per parlare del mistero di Cristo. E forse è quella porta che Giovanni vide aperta, lui a cui fu detto: (Ap 4,1): «Sali quassù, e ti mostrerò ciò che deve accadere dopo queste cose».
AGOSTINO: Perciò viene indicata la fame della parola allorché l’intelligenza rimane chiusa, e coloro che predicarono nel mondo la sapienza apostolica distribuendola come pane, ora già si trovano nel riposo segreto con il Signore; e questo è quanto viene aggiunto: e i miei bambini sono a letto con me.
GREGORIO NISSENO: Giustamente egli chiama bambini coloro che con le armi della giustizia hanno reclamato per sé stessi la libertà dalla passione, insegnando che il bene che abbiamo acquistato con la pratica era stato posto nella natura sin dall’inizio: infatti quando rinunciando alla carne e vivendo nell’esercizio di una vita virtuosa, uno supera la passione, allora diviene come un fanciullo ed è insensibile alle passioni. Con il letto invece noi intendiamo il riposo di coloro che sono stati salvati.
GLOSSA: E in base a quanto è stato detto aggiunge: non posso alzarmi per darteli. Il che si riferisce alla difficoltà di chiedere.
AGOSTINO: Oppure in un altro senso. La parabola dell’amico dal quale si va a mezzanotte per chiedere tre pani, viene posta come similitudine di una persona che si trova in mezzo alle difficoltà e prega il Signore che gli conceda di capire la Trinità, da cui sia consolato nelle fatiche della vita presente. Infatti la difficoltà è costituita dalla stessa mezzanotte, per cui uno è costretto a insistere maggiormente. Inoltre nei tre pani si indica che la Trinità è di una sola sostanza. Invece con l’amico che viene da un viaggio si intende l’appetito dell’uomo che deve servire alla ragione, mentre serviva alle abitudini mondane; e lo chiama viaggio perché sono tutte cose che passano. Però una volta che l’uomo si è convertito a Dio, anche quell’appetito viene sottratto alla consuetudine. Se però non viene consolato dal gaudio interiore che nasce dalla dottrina spirituale che proclama la Trinità del Creatore, uno si trova in gravi difficoltà, essendo oppresso da una mortale tribolazione, visto che gli si comanda di astenersi da tutto ciò che è esteriormente piacevole, e interiormente è privo del ristoro della gioia della dottrina spirituale. Tuttavia accade con la preghiera che chi lo desidera riceva una certa comprensione di Dio, sebbene manchi un uomo dal quale sia annunciata la sapienza; infatti prosegue: vi dico che se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Il confronto è fatto dall’inferiore: infatti se un uomo amico si alza dal letto e dà, non spinto dall’amicizia ma dal fastidio, quanto più dà Dio che senza alcun fastidio dona in modo assai abbondante ciò che gli viene chiesto?
AGOSTINO: Ora, quando arriverai al tre pani, cioè al cibo e alla comprensione della Trinità, hai di che vivere e di che saziarti.
TEOFILATTO: Oppure in un altro modo. La mezzanotte è la fine della vita, in cui molti raggiungono Dio. Invece l’amico è l’Angelo che accoglie l’anima. Oppure la mezzanotte è l’abisso delle tentazioni in cui uno si trova e chiede a Dio tre pani per fronteggiare i bisogni del corpo, dell’anima e dello spirito, per non cadere nel pericolo delle tentazioni. Mentre l’amico che viene da un viaggio è Dio stesso il quale ci mette alla prova con le tentazioni; e al quale non ha nulla da mettere davanti chi è indebolito dalle tentazioni. L’espressione: la porta è chiusa va così intesa: dobbiamo essere preparati davanti alle tentazioni, ma dopo che siamo caduti nella tentazione la porta della preparazione viene chiusa, e se ci troviamo impreparati, a meno che Dio non ci aiuti, siamo in pericolo.
VERSETTI 9-13
Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? 0 se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono?
AGOSTINO: Terminata la parabola, il Signore aggiunge un’esortazione e ci incoraggia a cercare, a chiedere, a bussare fino a quando non riceviamo ciò che chiediamo; perciò dice: Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato.
CIRILLO: L’espressione: io vi dico, ha la forza del giuramento: Dio infatti non mente. Ora, ogniqualvolta agli ascoltatori accenna qualcosa con giuramento, egli mostra la pochezza inescusabile della nostra fede.
CRISOSTOMO: Con la domanda dunque egli illustra la preghiera, mentre con la ricerca illustra lo studio e la diligenza, quando aggiunge: cercate e troverete. Infatti le cose che sono ricercate richiedono una grande cura; il che accade soprattutto con Dio. Infatti ci sono molte cose che impediscono i nostri sensi. Perciò come cerchiamo l’oro perduto, altrettanto sollecitamente dobbiamo cercare Dio. Egli fa inoltre vedere che sebbene non apra subito la porta, tuttavia occorre insistere; perciò soggiunge: bussate e vi sarà aperto; perché se chi cerca insisterà, certamente riceverà; la porta è stata chiusa per farti bussare; perciò non acconsente immediatamente per farti pregare.
Il GRECO: Oppure con l’espressione: bussate forse vuol dire di cercare effettivamente; infatti uno bussa con la mano, e la mano è il segno di un buon lavoro. Oppure queste tre cose possono essere distinte anche in un altro modo. Infatti l’inizio della virtù è chiedere di conoscere la via della verità; invece il secondo grado è cercare in che modo convenga percorrere la via. Il terzo grado è quando uno ha raggiunto le virtù, bussa alla porta per entrare in un’ampia conoscenza. Tutte cose che uno acquista con la preghiera. Oppure chiedere è effettivamente pregare; cercare è fare con le buone opere cose degne della preghiera; bussare è insistere nella preghiera senza interruzioni.
AGOSTINO: Ora, non ci esorterebbe così tanto a chiedere a meno che non voglia dare. Perciò arrossisca la pigrizia umana: infatti è maggiore la sua volontà di dare che la nostra di ricevere.
AMBROGIO: Ma chi promette qualche cosa deve addurre una speranza di ciò che promette, cosicché ai comandamenti sia resa l’obbedienza, e alle promesse la fede. Perciò soggiunge: Perché chiunque chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
ORIGENE: Qualcuno domanderà per quale motivo alcuni che pregano non sono esauditi. Al che si deve dire che chiunque si accosta per domandare nel modo giusto, non tralasciando nulla di ciò che contribuisce a ottenere ciò che è richiesto, otterrà indubbiamente quanto ha pregato che gli sia concesso; ma se qualcuno si allontana dall’intento della buona domanda, quando non chiede come si conviene, allora non domanda. Perciò accade che quando uno non riceve come viene qui promesso, non c’è nessuna falsità; infatti anche quando un maestro dice: chiunque verrà da me riceverà il dono dell’istruzione, accostarsi al maestro viene inteso realmente, cioè nel senso che uno attenda in modo fervente e assiduo ai suoi insegnamenti; perciò anche Giacomo dice (4,3): «Chiedete e non ottenete, perché chiedete malamente», ossia per la causa di vani desideri. Ma qualcuno dirà: anche quando alcuni pregano per ottenere la conoscenza di Dio e per il ricupero delle virtù, non sono esauditi. Al che si deve rispondere che essi non hanno chiesto di ottenete cose buone in sé stesse, ma per essere lodati per loro mezzo.
BASILIO: Se qualcuno a causa del torpore si concede alle passioni e abbandona sé stesso nelle mani dei nemici, costui Dio non lo aiuta né esaudisce, perché mediante il peccato egli si è allontanato da Dio. Perciò uno deve offrire tutto ciò che lo interessa; gridare a Dio per essere aiutato da lui. E si deve implorare l’aiuto divino non in modo blando e con la mente che vaga di qua e di là, perché in questo modo uno non implora ciò che chiede, ma piuttosto irrita il Signore: se infatti uno che si trova dinanzi al principe tiene l’occhio fisso sia dentro che fuori, forse per paura di venire punito, quanto più dinanzi a Dio deve stare attento e tremebondo? Ma se indebolito dal peccato non puoi pregare stabilmente, controlla te stesso quanto più puoi, sicché stando davanti a Dio tu diriga a lui la tua mente; e Dio perdona per il fatto che non per negligenza, ma per fragilità non puoi stare dinanzi a Dio come si conviene. Se ti concentri in questo modo, non andartene fino a quando non vieni esaudito. Perciò quando chiedi e non ricevi è perché hai pregato ingiustamente, o senza fede o leggermente, o chiedendo cose non convenienti a te, o perché hai smesso. Ma più spesso alcuni obiettano dicendo: Perché dobbiamo pregare? Forse che Dio ignora ciò di cui abbiamo bisogno? Indubbiamente Dio lo sa, e ci dà in modo più abbondante, e prima ancora che noi le domandiamo, tutte le cose spirituali; ma noi dobbiamo prima desiderare le opere buone e il regno dei cieli; e poi, avendo desiderato, chiedere con fede e pazienza, includendo nelle nostre preghiere tutto ciò che è buono per noi, non venendo rimproverati dalla nostra coscienza per qualche offesa.
AMBROGIO: Perciò l’argomento che persuade a frequentare la preghiera è la speranza di ottenere ciò che domandiamo. Il fondamento della persuasione sta anzitutto nel comando e in secondo luogo è contenuto nell’esempio che egli ci propone aggiungendo: Quale padre tra voi se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra?
CIRILLO: In questo testo il Salvatore ci insegna qualche cosa di necessario: infatti spesso, imprudentemente, sotto la spinta delle passioni ci precipitiamo verso desideri dannosi. Perciò quando chiediamo a Dio una di queste cose, non la otterremo; per mostrare ciò ricorre a un esempio evidente tratto da quanto accade fra di noi: infatti quando tuo figlio ti chiede del pane, glielo dai volentieri perché chiede un cibo adatto. Ma quando per mancanza di intelligenza egli chiede una pietra per mangiare, non gliela dai, ma piuttosto lo dissuadi da quel cattivo desiderio: sicché il senso sia il seguente: Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, che cioè il padre dà, gli darà una pietra? nel caso che gliela chieda. Lo stesso motivo c’è nel serpente e nel pesce, del quale si aggiunge: O un pesce gli darà al posto del pesce una serpe? E analogamente per l’uovo e lo scorpione, a proposito del quale soggiunge: O se chiede un uovo, gli darà uno scorpione?
ORIGENE: Fa’ attenzione a ciò: se il pane è il cibo dell’anima nella conoscenza, senza cui non c’è salvezza: per esempio una regola intelligente di vita onesta, allora il pesce sarà l’amore dello studio, come la conoscenza della costituzione del mondo e gli effetti degli elementi e di qualsiasi altra cosa di cui tratta la sapienza. Così neppure Dio al posto del pane presenta una pietra, che il diavolo pretendeva che fosse mangiata dal Cristo; né al posto del pesce un serpente, che mangiano gli Etiopi che non sono degni di mangiare i pesci; similmente al posto di qualche cosa di nutriente e utile non dà cose non commestibili e nocive: il che si riferisce allo scorpione e all’uovo.
AGOSTINO: O piuttosto per il pane si intende la carità, perché noi abbiamo un grande desiderio di essa, la quale è così necessaria che senza di essa tutte le altre cose sono nulla, così come la mensa senza pane è povera. Il suo contrario è la durezza del cuore, che egli paragona a una pietra. Con il pesce invece viene indicata la fede nelle cose invisibili, o in riferimento alle acque del battesimo, o perché viene tratto fuori da luoghi invisibili che l’occhio non può raggiungere. Anche perché la fede, sebbene sbattuta dalle onde di questo mondo, non viene distrutta, per cui essa viene paragonata giustamente al pesce, in contrasto con il quale egli colloca il serpente per il veleno dell’inganno, che per una suggestione cattiva fu seminato nel primo uomo. Oppure con l’uovo si intende la speranza. Infatti l’uovo non è ancora il feto completo, ma atteso nella speranza quando è covato; a cui viene contrapposto lo scorpione, del quale bisogna temere il pungiglione avvelenato, come contrario alla speranza è il guardare indietro: poiché la speranza del futuro si estende alle cose che ci stanno davanti.
AGOSTINO: Di quali grandi cose ti parla il mondo? Di quali cose ti strepita alle spalle perché tu rivolga il tuo sguardo all’indietro? O mondo immondo, perché strepiti, perché cerchi di stornarci? Ci vorresti trattenere mentre tu stai morendo, ma che cosa faresti se durassi per sempre? Chi non sedurresti con la dolcezza quando con l’amarezza hai falsificato gli alimenti?
CIRILLO: Dal precedente esempio egli ricava la conclusione: Se dunque voi che siete cattivi, cioè voi che portate una mente suscettibile di cattiveria e non uniforme e fissa nel bene come Dio,
BEDA: Oppure chiama cattivi gli amanti del mondo che danno quelle cose che secondo il loro modo di vedere giudicano buone e che anche secondo la loro natura sono buone e appartengono all’uso di una vita imperfetta. Perciò soggiunge: sapete dare cose buone ai vostri figli. Anche gli Apostoli, i quali grazie all’elezione superavano la bontà del genere umano, rispetto alla bontà suprema sono detti cattivi, poiché nulla è buono in sé stesso se non la sola divinità. Mentre quanto viene aggiunto; quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono? al posto del quale Matteo pone (7,11): «Il Padre darà cose buone a quelli che gliele domandano», presenta lo Spirito Santo come la pienezza dei doni di Dio: poiché tutti i vantaggi che si ricavano dalla grazia dei doni di Dio traggono origine da lui.
ATANASIO: Infatti a meno che lo Spirito Santo non sia della stessa sostanza di Dio che è il solo buono, neppure lui sarebbe chiamato buono; mentre anche nostro Signore ha rifiutato di essere chiamato buono in quanto era diventato uomo.
AGOSTINO: O uomo avaro, che cerchi? O se cerchi altre cose, che ti basterà se Dio non ti basta?