
XVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO – ANNO C
2 Agosto 2025 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / beni, eredità, i-tempi-della-chiesa, il-ritorno-di-gesù, maestro, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, tesori, vangelo-di-luca, vita
Vangelo Commentato dai Padri
XVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Vangelo di Luca 12, 13-21
In quel tempo, uno della folla gli disse: «Maestro, dì’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?»
E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni».
Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».
VERSETTI 13-15
Uno della folla gli disse: Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità. Ma egli rispose: O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi? E disse loro: Guardatevi e tenetevi lontano da ogni avarizia; perché se anche uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni.
AMBROGIO: Tutto il testo precedente è stato costruito per prepararci ad affrontare le sofferenze per la confessione del Signore, o mediante il disprezzo della morte, o con la speranza della ricompensa, o con l’annuncio del supplizio che attenderà colui al quale non sarà mai concesso il perdono. E poiché l’avarizia è solita tentare la virtù, al fine di eliminarla viene offerto un comando e un esempio, quando si dice: Uno della folla gli disse: Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità.
TEOFILATTO: Poiché questi due fratelli litigavano per la divisione dell’eredità paterna, era logico che uno cercasse di defraudare l’altro. Ma il Signore, il quale ci insegna a non piegarci alle cose terrene, rimprovera chi lo aveva chiamato per la divisione dell’eredità. Perciò prosegue: Ma egli rispose: O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?
BEDA: Chi vuole imporre il disturbo della divisione dell’eredità paterna al Maestro che raccomanda le gioie della pace celeste, viene giustamente chiamato uomo, secondo quanto si dice in 1 Cor 3,3: «Quando c’è tra voi invidia e discordia, non è forse vero che siete camali e vi conducete in maniera tutta umana?»
CIRILLO: Ora, il Figlio di Dio, quando fu fatto simile a noi, venne costituito da Dio Padre come re e principe sul santo monte di Sion, per far conoscere il comando divino.
AMBROGIO: Perciò rifiuta giustamente le cose terrene colui che era disceso per le realtà divine, e non si degna di diventare giudice di liti e arbitro di leggi, possedendo il giudizio e l’arbitrio dei meriti dei vivi e dei morti. Perciò tu dovresti fare attenzione non a che cosa chiedi, ma a chi le chiedi: né con animo ardente dovresti supporre che i superiori debbano essere disturbati dagli inferiori. Perciò qui viene respinto giustamente il fratello che cercava di indurre chi ha cura delle cose celesti a occuparsi delle cose corruttibili, poiché per il patrimonio tra fratelli non esiste alcun giudice intermedio, ma la pietas dovrebbe dividere il patrimonio; sebbene non le ricchezze, ma l’immortalità dovrebbe essere il patrimonio che gli uomini devono attendere.
BEDA: Prendendo lo spunto da questo stolto richiedente, egli si sforza di armare contro la peste dell’avarizia la folla e i suoi discepoli sia con i comandamenti, sia con i precetti. Perciò prosegue: E disse loro: Guardatevi e tenetevi lontano da ogni avarizia. Ora dice: da ogni, perché può sembrare che alcune cose siano fatte onestamente, ma il giudice interiore decide con quale intenzione sono state fatte.
CIRILLO: Oppure dice: da ogni avarizia, cioè sia grande che piccola. Infatti l’avarizia è controproducente, come dice il Signore (Amos 5,11): «Vi edificherete case di pietre squadrate, ma non le abiterete», e (Is 5,10): «Perché dieci jugeri di vigna daranno un solo barile, e trenta moggi di sementi ne renderanno solo tre». Ma è inutile anche secondo un altro modo, che fa vedere aggiungendo: perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni.
TEOFILATTO: Il Signore dice questo confutando le intenzioni degli avari, i quali sembrano accumulare le ricchezze come se vivessero a lungo; ma forse che l’opulenza ti allunga la vita? Perché dunque sopporti i mali in vista di un riposo incerto? Infatti c’è da dubitare se raggiungerai l’anzianità, per amore della quale accumuli tesori.
VERSETTI 16-21
Disse poi loro una parabola: La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita, e quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio.
TROFILATTO: Dopo aver detto che la vita dell’uomo non viene prolungata dall’abbondanza delle ricchezze, egli aggiunge una parabola per incrementare la fede in questa verità, dicendo: Disse poi loro una parabola: La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon frutto (raccolto).
BASILIO: Non per produrre dall’abbondanza dei frutti qualche cosa di buono, ma affinché sia più evidente la divina longanimità, che estende la sua bontà fino ai cattivi, facendo piovere sui giusti e sugli ingiusti. Quali sono infatti le cose con cui quest’uomo ripaga il suo Benefattore? Egli non si ricorda della natura in generale, né ritiene che sia necessario dare il superfluo ai bisognosi: in verità i suoi granai scoppiano per l’abbondanza dei raccolti, ma il suo animo avaro non è mai soddisfatto, non volendo abbandonare le cose vecchie a causa dell’avarizia; e non essendo in grado di accogliere le nuove a causa della quantità, per questo i suoi disegni erano imperfetti e le sue attenzioni erano sterili. Perciò prosegue: Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? La sua lamentela è come quella dei poveri. Infatti l’uomo oppresso dal bisogno non dice forse: Che cosa farò, da dove posso ricevere del cibo, da chi il vestito? Queste stesse cose le dice anche il ricco. Infatti opprimono la sua mente le ricchezze che provengono dai suoi granai, per timore che andando fuori esse tornino a vantaggio del povero; come il goloso, che preferisce scoppiare piuttosto che dare qualcosa di quello che rimane agli indigenti.
GREGORIO: quale difficoltà, nata dall’abbondanza! Infatti, dicendo: Che farò? indubbiamente egli attesta che, oppresso dal successo dei propri desideri, si tormenta come se si trovasse sotto il peso delle sue ricchezze.
BASILIO: Certamente per lui sarebbe stato facile dire: Aprirò i granai, chiamerò i poveri; ma egli non pensa a distribuire, bensì ad ammassare; perciò prosegue: Farò così: demolirò i miei granai. Fai bene: infatti i magazzini d’iniquità sono degni di essere distrutti. Abbatti i granai dai quali nessuno riceve qualche consolazione. Aggiunge: e ne costruirò di più grandi. Ma anche se li farai, non tornerai poi a distruggerli? Che c’è di più stolto che continuare ad affaticarsi all’infinito? Se vuoi, ci sono anche per te dei granai: le case dei poveri. Ma dirai: A chi reco ingiuria conservando per me le mie cose? Infatti prosegue: e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Ma dimmi: quali cose sono tue? Da dove le hai prese per portarle in questa vita? Come chi, giungendo per primo a uno spettacolo, vietasse agli altri di venire, appropriandosi di ciò che è destinato all’uso comune; tali sono i ricchi che, avendo occupato per primi le cose comuni, ritengono che siano di loro proprietà; infatti se ciascuno, assumendo ciò che basta alle proprie necessità, lasciasse il superfluo ai bisognosi, non ci sarebbe né ricco né povero.
CIRILLO: Fa’ attenzione a come anche sotto un altro aspetto la sua parola sia frivola, quando dice: e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni: come se non pensasse di averli ottenuti da Dio, ma che siano il frutto delle sue fatiche.
BASILIO: Ma se tu ammetti che quelle cose ti sono state concesse da Dio, forse che Dio è ingiusto distribuendo le cose in modo ineguale? Perché tu abbondi mentre l’altro mendica se non perché tu sia ricompensato per una generosità meritoria, mentre costui riceve il premio della sua pazienza? Non sei tu un ladro per il fatto che annoveri le cose come cose tue proprie mentre ti sono state affidate perché siano distribuite? E il pane dell’affamato quello che tu ricevi; la tunica dell’ignudo quella che tu tieni nascosta nell’armadio; i calzari di chi è scalzo quelli che marciscono in casa tua; il danaro dell’indigente quello che tu possiedi sotterrato: per questo tu rechi offesa a tanti quanti sei in grado di aiutare.
CRISOSTOMO: Ma egli cade in errore anche su questo punto: egli stima certe cose buone che invece sono semplicemente indifferenti. Delle cose infatti alcune sono buone, altre cattive, altre ancora intermedie. Sono certamente buone la castità, l’umiltà e simili; quando l’uomo sceglie queste virtù, diviene buono. Mentre le cose che sono opposte a quelle precedenti sono cattive, e l’uomo che le sceglie diviene cattivo. Ci sono poi le cose intermedie, come le ricchezze; queste talvolta sono ordinate al bene come all’elemosina, mentre talvolta sono ordinate al male come all’avarizia; e analogamente la miseria, la quale talora viene indirizzata alla bestemmia mentre talora viene indirizzata alla sapienza secondo i sentimenti di coloro che la vivono.
CIRILLO: Pertanto il ricco non prepara granai permanenti, ma caduchi, e, ciò che è ancora più stolto, calcola per sé stesso una lunga vita. Infatti prosegue: Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni. Ma, o ricco, hai certamente i frutti nei tuoi granai, ma donde puoi ottenere molti anni di vita?
ATANASIO: Se uno vive come se stesse ogni giorno per morire, poiché la nostra vita è naturalmente incerta, non peccherà; infatti un più grande timore distrugge interamente il piacere. Per contro, invece, il ricco si ripromette la longevità, e così aspira ai piaceri; infatti prosegue: Riposati, cioè dalle fatiche, mangia, bevi e datti alla gioia, cioè con grande sfarzo.
BASILIO: Sei così imprevidente verso i beni dell’anima da ascrivere i cibi del corpo alla stessa anima. Invece se questa è dotata di virtù, se è ricca di buone operazioni, se aderisce a Dio, possiede molti beni e gode di un piacevole gaudio. Ma poiché, essendo interamente carnale, sei soggetto alle passioni, tu parli con il ventre e non con l’anima.
CRISOSTOMO: Ora, non conviene dedicarsi ai piaceri e ingrassare il corpo, sminuire l’anima e caricarla con un grave peso, coprirla di oscurità e con un pesante velo: poiché nel piacere la nostra parte dominante che è l’anima diviene schiava, mentre la parte che funge da suddita, ossia il corpo, diviene la parte dominante. Ma il corpo non ha bisogno di piaceri, bensì di cibo: per essere nutrito, non per essere lacerato e prostrato; infatti i piaceri non sono nocivi solo all’anima, ma anche al corpo, poiché da forte viene reso debole, da sano ammalato, da agile pesante, da bello deforme, da giovane vecchio.
BASILIO: Ora, in ogni cosa è lecito deliberare e manifestare i propri propositi, affinché si possa ottenere una sentenza conforme alle proprie inclinazioni. Ma mentre il ricco parla di nascosto, le sue parole sono esaminate in cielo, da dove gli giunge la risposta; infatti prosegue: Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. Ascolta il nome di stoltezza che ti conviene, e che non ti impone alcun uomo ma Dio stesso.
GREGORIO: Quella stessa notte fu portato via chi si aspettava molti anni, come chi aveva programmato per sé stesso un lungo tempo per raccogliere delle provviste e invece vede al massimo il giorno seguente.
CRISOSTOMO: Egli dice poi: ti sarà richiesta: infatti forse alcune terribili potenze erano state inviate per reclamarla, e poiché se abbiamo bisogno di una guida per recarci da una città all’altra, a fortiori l’anima liberata dal corpo e in cammino verso la vita eterna ha bisogno di un condottiero. Per questo motivo spesse volte l’anima protesta e retrocede nelle profondità, quando deve uscire dal corpo; infatti ci incalza continuamente la coscienza dei peccati, soprattutto quando dobbiamo essere condotti al terribile giudizio. Allora tutta la massa dei peccati si rinnova infatti e posta dinanzi agli occhi si abbatte sulla mente. E come i prigionieri sono sempre tristi, specialmente quando si devono presentare in giudizio, così l’anima si affligge e si pente del peccato soprattutto in quel tempo, ma molto di più nel momento in cui è stata strappata dal corpo.
GREGORIO: Ma durante la notte è portata via l’anima che va avanti nelle tenebre del suo cuore: viene portata via durante la notte quella che non ha voluto avere la luce dell’esame, per prevedere ciò che poteva patire. Poi soggiunge: quello che hai preparato di chi sarà?
CRISOSTOMO: Infatti lo lascerai qui, non solo senza ricavare alcun vantaggio, ma anche portando sulle tue spalle il peso dei tuoi peccati. E le cose che sono state da te accumulate spesso cadranno nelle mani dei tuoi nemici, mentre di tutto ciò ti sarà chiesta una spiegazione. Poi continua: Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio.
BEDA: Questi infatti è uno stolto, e dovrà essere portato via durante la notte. Perciò chi vuole essere ricco davanti a Dio non accumuli ricchezze per sé stesso, ma distribuisca i suoi possedimenti ai poveri.
AMBROGIO: Infatti accumula inutilmente le ricchezze chi non sa come le userà: poiché non sono nostre le cose che non possiamo portare via con noi: solamente la virtù è compagna dei defunti; ci seguirà soltanto la misericordia, che guadagna per i defunti una dimora eterna.