TERZA DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A
13 Dicembre 2025 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / battista, deserto, gesu, giovanni, il-ritorno-di-gesù, le-due-venute-di-gesù, messaggero, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, profeta
Vangelo Commentato dai Padri
TERZA DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A
Vangelo di Matteo 11, 2-11
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me».
Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Si, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: “Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te”.
In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
VERSETTI 2-6
Giovanni, avendo udito dalla prigione le opere di Cristo, mandando due dei suoi discepoli gli disse: Sei tu colui che deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro? E Gesù rispondendo disse loro: Andate e annunziate a Giovanni ciò che avete udito e visto: I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, i poveri sono evangelizzati, e beato chi non si scandalizzerà di me.
GLOSSA: L’Evangelista aveva precedentemente esposto come attraverso i miracoli e l’insegnamento di Cristo erano stati istruiti sia i suoi discepoli, sia le moltitudini; ora egli dimostra come questo insegnamento avesse raggiunto persino i discepoli di Giovanni, così che essi sembravano provare qualche gelosia verso Cristo, dove dice: Giovanni, avendo udito dalla prigione le opere di Cristo, mandando due dei suoi discepoli gli disse: Sei tu colui che deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro?
GREGORIO: Ci dobbiamo chiedere: Giovanni, che è un Profeta e più che un Profeta, che mostrò il Signore quando egli venne per essere battezzato, dicendo (Gv 1, 29): «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo», come mai quando fu poi messo in prigione mandò i suoi discepoli a domandare: Sei tu colui che deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro?, come se ignorasse colui che aveva mostrato, e non sapesse se era colui che egli aveva proclamato profetando, battezzando e indicandolo presente?
AMBROGIO: Alcuni intendono questo fatto così. Era una gran cosa che Giovanni fosse un Profeta al punto da riconoscere Cristo e predicare la remissione dei peccati; tuttavia, come un pio vate, non pensava che colui che credeva essere colui che doveva venire dovesse subire la morte. Quindi non dubitò nella fede, ma nella pietà. Così anche dubitò Pietro, dicendo (Mt 16, 22): «Lungi da te, Signore, questo non ti accadrà».
CRISOSTOMO: Ma ciò non sembra ragionevole: poiché Giovanni non ignorava la sua morte, ma fu il primo a predicarla dicendo (l. cit.): «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo». Per cui in tal modo, chiamandolo Agnello, mette chiaramente in evidenza la croce: e in nessun altro modo all’infuori della croce egli tolse i peccati del mondo. E come poi poteva essere un Profeta più grande se non conosceva nemmeno le cose che competono ai Profeti? Infatti Isaia dice (53, 7): «Fu condotto come un agnello al macello».
GREGORIO: Ma a questa domanda si può rispondere bene se badiamo all’ordine temporale. Alle acque del Giordano aveva affermato che questi era il Redentore del mondo; dopo che fu gettato in prigione, chiede se questi era colui che deve venire: non perché dubita che egli sia il Redentore del mondo, ma chiede di poter sapere se colui che per sé stesso era venuto nel mondo sarebbe per sé stesso disceso anche agli inferi.
GIROLAMO: Perciò egli formula così la sua domanda: Sei tu colui che deve venire?, non: sei tu colui che è venuto? E il senso è: dimmi, dato che sto per discendere negli inferi, se devo annunziarti anche laggiù, o manderai un altro a compiere ciò.
CRISOSTOMO: Ma anche questa spiegazione come può essere ragionevole? Perché infatti non ha detto: sei tu che andrai negli inferi?, ma semplicemente: che deve venire? E sembra anche più ridicolo che gli abbia detto questo per predicare anche là: infatti la vita presente è il tempo della grazia; dopo la morte invece c’è il giudizio e la pena: per cui in quel luogo non c’era alcun bisogno di un precursore. Ma si spiega diversamente. Se i non credenti che credono dopo la morte dovessero essere salvati, nessuno perirebbe mai: infatti allora tutti si pentiranno e adoreranno: «Ogni ginocchio si piegherà, in cielo, in terra e sotto terra» (Fil 2, 10).
GLOSSA: Ma si dovrebbe osservare che Girolamo e Gregorio non hanno detto che Giovanni dovesse proclamare la venuta di Cristo negli inferi nel senso che i non credenti là potessero essere convertiti alla fede, ma nel senso che i giusti che erano in attesa di Cristo fossero confortati dalla sua prossima venuta.
ILARIO: È certo tuttavia che colui che come precursore proclamò la venuta di Cristo, come Profeta lo riconobbe mentre egli stava davanti a lui, e come confessore lo venerò quando egli venne verso di lui, non poté cadere in errore possedendo una tale abbondante conoscenza.
GIROLAMO: Perciò egli non chiede perché egli stesso ignorava, ma come il Salvatore chiede dove è sepolto Lazzaro affinché coloro che gli mostravano il sepolcro fossero preparati alla fede e a vedere un morto che risorgeva; così anche Giovanni, che doveva essere ucciso da Erode, manda i suoi discepoli a Cristo in modo che in questa occasione, vedendo i segni e i miracoli, credessero in lui, e così potessero venire istruiti attraverso la domanda del loro maestro. Che poi i discepoli di Giovanni avessero qualche avversione e gelosia verso il Signore lo dimostra anche la domanda precedente, quando dicono (Mt 9, 14): «Perché noi e i Farisei digiuniamo frequentemente mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
CRISOSTOMO: Giovanni dunque finché rimase con loro, li mantenne uniti a Cristo; ma poiché ormai stava per morire, si preoccupò maggiormente di loro. Temeva infatti di lasciare nei suoi discepoli un germe di errore, e che essi dovessero rimanere separati da Cristo, al quale fin dall’inizio era stata sua cura portare tutti i suoi seguaci. Se egli avesse detto loro: andate da lui, poiché egli è migliore di me, non li avrebbe comunque persuasi, dato che avrebbero supposto che egli diceva ciò per umiltà, e questa opinione li avrebbe maggiormente stretti a lui. Che cosa fa allora? Egli aspetta di venire a sapere attraverso di loro che Cristo opera miracoli. E nemmeno li mandò tutti, ma due soltanto, che forse sapeva come più pronti a credere degli altri, in modo che l’interrogazione fosse insospettabile, e dai fatti stessi conoscessero la distanza fra lui e Gesù.
ILARIO: Giovanni quindi sta provvedendo non per la sua stessa ignoranza, ma per quella dei suoi discepoli; affinché infatti essi potessero sapere che egli non aveva annunziato un altro, mandò i discepoli a vedere le sue opere, affinché le sue opere conferissero autorità alle sue parole, e non fosse atteso un altro Cristo all’infuori di quello che veniva indicato dalle sue opere.
CRISOSTOMO: Lo stesso Cristo, poi, conoscendo l’intenzione di Giovanni, non disse: sono io; poiché in questo modo avrebbe messo un ostacolo sulla strada di coloro che lo udivano, i quali avrebbero forse pensato dentro di sé, pur non dicendolo, quanto i Giudei veramente dissero a Gesù (Gv 8, 13): «Tu dai testimonianza a te stesso». E per questo li istruì attraverso i miracoli, dando un insegnamento insospettabile e più manifesto. Infatti la testimonianza che viene dalle cose è più credibile della testimonianza che viene dalle parole. Per cui subito guarì ciechi e zoppi e molti altri, non per insegnare a Giovanni che già sapeva, ma a coloro che dubitavano; per cui segue: E Gesù rispondendo disse loro: Andate e annunziate a Giovanni ciò che avete udito e visto: I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, i poveri sono evangelizzati.
GIROLAMO: Ciò non è meno importante delle cose dette prima. E per poveri evangelizzati intendi i poveri in ispirito, oppure i poveri materialmente, così che nella predicazione non ci sia alcuna distanza fra i nobili e gli sconosciuti, fra i ricchi e i poveri. Ciò prova il rigore del maestro, ciò prova la veridicità dell’insegnante, quando presso colui che può salvare ognuno è uguale.
CRISOSTOMO: Ciò che poi dice: e beato chi non si scandalizzerà di me, è diretto contro i messaggeri; poiché infatti si scandalizzavano di lui, non divulgando il loro dubbio ma lasciandolo solo alla loro coscienza, introduce in modo latente un rimprovero per loro.
ILARIO: Quale fosse la preoccupazione di Giovanni lo mostra dicendo beati coloro che non si scandalizzavano di lui: poiché Giovanni, proprio per paura di questa cosa, che cioè si scandalizzassero, aveva mandato i suoi discepoli a udire Cristo.
GREGORIO oppure diversamente: La mente dei non credenti era assai scandalizzata riguardo a Cristo, poiché anche dopo i molti miracoli compiuti lo vide morire; per cui Paolo dice (1 Cor 1, 23): «Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei». Che cosa è dunque dire: beato chi non si scandalizzerà di me, se non indicare apertamente l’abiezione della sua morte e l’umiltà? Come se dicesse chiaramente: faccio senza dubbio delle cose mirabili, ma non disdegno di patire cose abbiette. Poiché dunque ti seguo nella morte, gli uomini devono stare attenti a non disprezzare in me la mia morte mentre onorano i miei miracoli.
ILARIO: In senso mistico, in questo fatto di Giovanni Battista si trova un significato più largo. Proprio la condizione e le circostanze del Profeta sono di per sé stesse una profezia. Giovanni rivela la legge, poiché la legge proclamava Cristo, predicava la remissione dei peccati e dava la promessa del regno dei cieli; e Giovanni adempi tutto questo aspetto della legge. Quindi, cessata ormai la legge (quella legge che era come prigioniera per i peccati del popolo, e che era come coperta di catene e chiusa in carcere in modo che Cristo non potesse essere inteso), essa manda a guardare i Vangeli, affinché l’incredulità possa riconoscere la verità delle parole contemplando i fatti.
AMBROGIO: E forse questi discepoli che ha mandato sono i due popoli, il primo formato dai Giudei credenti, il secondo dai Gentili.
VERSETTI 7-10
Essendosene quelli andati, Gesù cominciò a dire alle folle riguardo a Giovanni: Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento? Che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito di morbide vesti? Coloro che sono vestiti di morbide vesti abitano nei palazzi dei re. Che cosa siete andati a vedere? Un Profeta? Sì, vi dico, e più che un Profeta. Egli è infatti colui di cui fu scritto: Ecco, io mando il mio Angelo davanti al tuo volto, che preparerà la tua via dinanzi a te.
CRISOSTOMO: Era stato fatto abbastanza quanto ai discepoli di Giovanni; essi tornarono rassicurati riguardo a Cristo a causa delle opere che avevano visto. Ma era necessario che anche la folla venisse corretta, poiché essa aveva immaginato molte cose in modo sbagliato in seguito alla domanda dei discepoli di Giovanni, non conoscendo l’intenzione di Giovanni nell’inviarli. Essi potevano comunque dire: egli, che ha portato una tale testimonianza su Cristo, è ora di un’altra opinione. Agisce così perché prova gelosia verso Gesù? La prigione gli ha tolto il coraggio? O prima egli non diceva che parole vuote e inutili?
ILARIO: Perciò, affinché ciò non potesse condurli a pensare che Giovanni si fosse scandalizzato riguardo a Cristo, si aggiunge: Essendosene quelli andati, Gesù cominciò a dire alle folle riguardo a Giovanni.
CRISOSTOMO: Essendosene quelli andati, affinché non sembrasse un’adulazione dell’uomo. E nel correggere l’errore delle folle, egli non svela apertamente i loro segreti sospetti, ma formulando le sue parole contro ciò che era nei loro cuori, mostra di conoscere le cose nascoste. Infatti non disse come ai Giudei (Mt 9, 4): «Perché pensate cose cattive?», benché in effetti fosse male ciò che avevano pensato; infatti il male non proveniva dalla malvagità, ma dall’ignoranza; perciò egli non parlò loro severamente, ma rispose a favore di Giovanni, mostrando che egli non si era allontanato dalla sua precedente opinione. Egli insegna questo non solo con la sua parola, ma con la loro stessa testimonianza; non solo mediante ciò che dissero, ma anche mediante ciò che fecero; per questo dice: Che cosa siete andati a vedere nel deserto?, come se dicesse: perché, lasciando le città, siete andati nel deserto? Infatti una folla così grande e con un così grande desiderio non sarebbe andata nel deserto se non perché pensava di vedere una persona grande e mirabile e più solida della pietra.
GLOSSA [PS. CRISOSTOMO): Però allora non erano andati nel deserto per vedere Giovanni: infatti allora non era nel deserto, ma in carcere; ma riferisce il passato, poiché frequentemente il popolo era uscito nel deserto per vedere Giovanni, finché era nel deserto.
CRISOSTOMO: E nota che, tralasciando ogni altro difetto, egli esclude da Giovanni l’incostanza di cui la folla lo aveva sospettato, dicendo: Una canna agitata dal vento?
GREGORIO: Questo naturalmente lo disse non per affermare, ma per negare. Poiché se anche soltanto un soffio d’aria tocca una canna, essa si piega in una direzione o nell’altra; ed essa designa la mente carnale, che pende da quel lato secondo che l’alito della lode o della denigrazione la raggiunge. Dunque Giovanni non era una canna agitata dal vento, poiché nessuna variazione di cose lo faceva flettere dalla rettitudine del suo stato. Come se il Signore dicesse [GIROLAMO]: forse che siete usciti nel deserto per vedere un uomo simile a una canna, portato in giro da ogni vento, così che per leggerezza di spirito egli dubiti riguardo a colui che egli aveva una volta annunciato? O forse è spinto dagli stimoli dell’invidia contro di me, e la sua predicazione cerca la vanagloria per cercarne guadagno? Perché dovrebbe bramare la ricchezza? Per poter avere un cibo squisito? Il suo cibo sono le locuste e il miele selvatico. Per poter indossare morbide vesti? I suoi vestiti sono peli di cammello; per questo aggiunge: Che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito di morbide vesti?
CRISOSTOMO: oppure diversamente: Che Giovanni non sia simile a una mobile canna lo avete indicato con il vostro impegno, cioè uscendo nel deserto. Né qualcuno può dire che Giovanni una volta era risoluto, ma in seguito, servendo alla auto-indulgenza, divenne incostante: poiché come alcuni sono propensi all’ira per disposizione naturale e altri lo diventano attraverso una prolungata debolezza, così alcuni sono incostanti per natura, altri lo diventano cedendo al capriccio e all’indulgenza verso sé stessi. Ma Giovanni non era né incostante per disposizione naturale, per cui il Signore aveva detto: Forse che siete andati a vedere una canna agitata dal vento?; né aveva corrotto una natura eccellente attraverso l’auto-indulgenza, poiché che egli non fosse schiavo della carne è mostrato dai suoi vestiti, dal suo alloggio nel deserto, dalla sua prigione. Se egli avesse cercato morbide vesti, non sarebbe vissuto nel deserto, ma nei palazzi dei re; per cui segue: Coloro che sono vestiti di morbide vesti abitano nei palazzi dei re.
GIROLAMO: Con ciò si mostra che una vita austera e una predicazione severa devono evitare le corti dei re e rifuggire dai palazzi degli uomini amanti del lusso.
GREGORIO: Che nessuno supponga che non ci sia alcunché di peccaminoso nello sfarzo e nei vestiti costosi; poiché se la ricerca di tali cose fosse senza colpa, in nessun modo il Signore avrebbe lodato Giovanni per la ruvidezza del suo vestito. E mai Pietro avrebbe tenuto a freno il desiderio dei bei vestiti nelle donne dicendo (1 Pt 3, 3): «Non in vesti preziose».
AGOSTINO: In tutto ciò non è colpevole l’uso delle cose, ma la cupidigia di coloro che le usano. In colui che fa uso di queste cose in una maniera più ristretta di quanto non comportino gli usi di coloro con cui vive, c’è o temperanza o profezia. Chi invece le usa in una misura superiore alla consuetudine delle persone buone tra le quali vive, o ha qualche proposito al riguardo, oppure è scandaloso.
CRISOSTOMO: Dopo aver parlato del luogo, dei vestiti e del concorso di popolo che testimoniavano in favore della sua virtù, egli conclude presentandolo come Profeta, dicendo: Che cosa siete andati a vedere? Un Profeta? Sì, vi dico, e più che un Profeta.
GREGORIO: Il compito del Profeta infatti è di predire le cose future, non di mostrarle presenti. Giovanni è perciò più che un Profeta poiché colui che aveva predetto precedendolo lo annunziò anche mostrandolo.
GIROLAMO: Egli è superiore agli altri Profeti anche perché ai privilegi profetici si aggiunse per il Battista la ricompensa del battesimo, in quanto battezzò il suo Signore.
CRISOSTOMO: Poi mostra sotto quale aspetto egli è più grande, dicendo: Egli è infatti colui di cui fu scritto: Ecco, io mando il mio Angelo davanti al tuo volto.
GIROLAMO: Per aumentare infatti il merito di Giovanni, adduce una testimonianza di Malachia, in cui si parla di lui come di un Angelo. Dobbiamo supporre che qui Giovanni venga chiamato Angelo non in quanto partecipe della natura angelica, ma per la dignità del suo incarico di annunciatore del Signore che doveva venire.
GREGORIO: Chi infatti è detto in greco Angelo è detto in latino Annunziatore. Giustamente dunque colui che è venuto a portare un messaggio celeste è chiamato Angelo, in modo che possa conservare nel suo nome la dignità che esplica nell’attività.
CRISOSTOMO: Mostra dunque in che senso Giovanni è maggiore dei Profeti, in quanto cioè è vicino a Cristo; per questo dice: mando davanti al tuo volto, cioè presso di te; come infatti coloro che camminano vicino al carro del re sono più illustri degli altri, così similmente Giovanni vicino alla presenza di Cristo.
GLOSSA: Poi furono mandati altri Profeti ad annunziare l’avvento di Cristo, ma questo a preparare la sua via; per cui segue: che preparerà la tua via dinanzi a te, cioè ti aprirà i cuori degli uditori predicando la penitenza e battezzando.
ILARIO: In senso mistico il deserto è ciò che è abbandonato dallo Spirito Santo, dove non c’è dimora di Dio; nella canna è manifestato quell’uomo che esteriormente vive una vita pia, ma nell’interno è privo di tutti i frutti reali, bello all’esterno, vuoto all’interno, mosso da ogni alito di vento, cioè da ogni impulso di spiriti immondi, che non ha la fermezza per rimanere calmo, privo del midollo dell’anima; dall’abito di cui il suo corpo è rivestito è mostrata la sua mente, perduta nel lusso e nell’autoindulgenza. I re sono gli angeli caduti: essi infatti sono i potenti e i dominatori del mondo. Quindi coloro che sono rivestiti di morbide vesti sono nei palazzi dei re: cioè coloro i cui corpi sono dissoluti e snervati dal lusso, è chiaro che sono abitazione dei demoni.
GREGORIO: Giovanni poi non era vestito di morbide vesti poiché non incoraggiava i peccatori nella loro vita peccaminosa parlando di cose sdolcinate, ma li rimproverava con asprezza e severità dicendo (Mt 3, 7): «Razza di vipere …».
VERSETTO 11
In verità vi dico: Fra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
CRISOSTOMO: Premessa la raccomandazione di Giovanni in base alla testimonianza del Profeta, non si ferma qui, ma esprime anche il suo giudizio su di lui dicendo: In verità vi dico: Fra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista.
RABANO [GLOSSA]: Come se dicesse: perché enumerare una per una le lodi di Giovanni? In verità vi dico: Fra i nati di donna … Fra i nati di donna, dice, senza parlare di vergini: si dicono infatti propriamente donne quelle corrotte. Se poi Maria qualche volta nel Vangelo è detta donna, bisogna sapere che l’interprete ha messo donna per femmina, come in Gv 19, 26: «Donna, ecco tuo figlio».
GIROLAMO: Viene quindi anteposto a tutti coloro che sono nati da un vincolo coniugale, e non a colui che nacque dalla Vergine e dallo Spirito Santo; e tuttavia queste parole: non è sorto fra i nati di donna uno più grande di Giovanni Battista, non implicano che Giovanni debba essere posto al di sopra dei Profeti e dei Patriarchi e di tutti gli uomini, ma mostrano Giovanni loro uguale: infatti non segue immediatamente che se gli altri non sono maggiori di lui egli sia maggiore di loro.
CRISOSTOMO [Ps.]: Ma essendo l’altezza della giustizia così elevata che in essa nessuno può essere perfetto se non Dio solo, ritengo che tutti i santi, quanto all’acutezza del divino giudizio, vengano gli uni prima degli altri. Da ciò comprendiamo che chi non ha uno maggiore di sé è più grande di tutti.
CRISOSTOMO: Ma ancora, affinché l’abbondanza di questa lode non potesse generare qualche inconveniente presso i Giudei che preferivano Giovanni a Cristo, in modo appropriato rimuove ciò dicendo: ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
AGOSTINO: L’eretico argomenta da questo versetto per dimostrare che, poiché Giovanni non apparteneva al regno dei cieli, molto meno vi appartenevano gli altri Profeti di quel popolo, dei quali Giovanni è maggiore. Ma queste parole del Signore possono essere interpretate in due maniere: o infatti ha chiamato regno dei cieli ciò che non abbiamo ancora ricevuto, di cui alla fine dirà (Mt 25, 34): «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno»; e poiché li vi sono gli Angeli, il minore fra di loro è maggiore di qualunque giusto che possiede un corpo corruttibile. Oppure, se ha voluto intendere con regno dei cieli la Chiesa, di cui sono figli dalla creazione del genere umano fino ad ora tutti i giusti, il Signore ha indicato sé stesso, che quanto al tempo della nascita era minore di Giovanni, ma era maggiore per l’eternità della divinità e la somma autorità. Per cui secondo la prima spiegazione si distingue così: Chi è il più piccolo nel regno dei cieli, e poi si aggiunge: è più grande di lui. Secondo invece l’altra spiegazione leggiamo: Chi è il più piccolo, e poi si aggiunge: nel regno dei cieli è più grande di lui.
CRISOSTOMO: Dice poi: nel regno dei cieli, cioè nelle realtà spirituali e in tutto quanto si riferisce al cielo. Alcuni però dicono che Cristo ha detto questo degli Apostoli.
GIROLAMO: Noi invece intendiamo semplicemente che ogni santo che è già con il Signore è più grande di colui che è ancora nella battaglia: altro è infatti possedere la corona della vittoria, altro stare ancora a combattere sul campo.