
SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE-FESTA-ANNO B
30 Dicembre 2023 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / anticristo, avvento, beata-vergine-maria, GESU'-MARIA-GIUSEPPE, i-tempi-della-chiesa, il-ritorno-di-gesù, le-due-venute-di-gesù, natale, padre-angelico, padre-angelico-maria-moccia, padri-della-chiesa, SACRA-FAMIGLIA, SANTA-FAMIGLIA, tempo-di-natale, vangelo
Vangelo Commentato dai Padri
SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE-FESTA-LITURGIA PROPRIA-ANNOB
Luca 2,22-40
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosé, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, [come è scritto nella Legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore»; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme].
Quando ebbero tutto compiuto secondo la Legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro citta di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
VERSETTI 22-24
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mose, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà chiamato sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore e di giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
CIRILLO: Dopo la circoncisione si attendeva ancora il tempo della purificazione; perciò si dice: Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di Mosè.
BEDA: Se consideri attentamente le parole della Legge, troverai senz’altro che la stessa genitrice di Dio, come dall’accoppiamento maschile, così fu immune anche dal diritto legale. Infatti non qualsiasi donna che partorisce, ma chi ha ricevuto il seme viene considerata immonda, e perciò si insegna che dev’essere purificata; diversamente da colei che ha concepito e partorito da vergine. Ma affinché noi venissimo liberati dal vincolo della Legge, come il Cristo, così anche la beata Maria si è assoggettata spontaneamente alla Legge.
TITO: Perciò l’Evangelista mostra in modo elegante che venne il giorno della loro purificazione secondo la Legge. Infatti, realmente, non sovrastava sulla Vergine sacra la necessità di aspettare il giorno della purificazione, perché, avendo concepito per opera dello Spirito Santo, non c’era stato nessun accoppiamento. Quindi segue: portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore.
ATANASIO: Ma quando il Signore sfugge agli sguardi paterni, o qual luogo viene sottratto al suo comando, sicché, essendo lì, si trovi sottratto al Padre, a meno che non sia portato a Gerusalemme e introdotto nel tempio? Ma probabilmente queste cose sono state scritte per noi. Infatti come non si è fatto uomo e non è stato circonciso nella carne per il proprio vantaggio, ma per farci Dei mediante la grazia e perché venissimo circoncisi spiritualmente, così egli viene offerto al Signore per noi, perché impariamo a offrire noi stessi a Dio.
BEDA: Dopo il trentatreesimo giorno dalla circoncisione viene offerto al Signore, in senso mistico alludendo al fatto che, se uno non è circonciso dai vizi, non è degno degli sguardi del Signore, e nessuno che non sia sciolto dai nodi della mortalità può ricevere perfettamente le gioie della città celeste. Segue: come è scritto nella Legge del Signore.
ORIGENE: Dove sono coloro che affermano che il Cristo non ha predicato il Dio della Legge? O bisogna credere che un Dio buono abbia sottoposto il Figlio suo alla legge del nemico, che egli stesso non ha emanato? Infatti nella legge di Mosè sta scritto quanto segue: come è scritto nella legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà chiamato sacro al Signore.
BEDA: L’espressione: aprendo l’utero significa il primogenito sia dell’uomo sia dell’animale. Entrambi sono sacri al Signore, e per questo motivo viene comandato che siano del sacerdote; così che almeno per il primogenito dell’uomo ricevesse il prezzo, e ogni animale immondo venisse riscattato.
GREGORIO NISSENO: Ora, questo decreto della Legge nel solo Verbo incarnato si è compiuto in modo singolare e differente dagli altri: egli infatti, concepito in modo ineffabile e generato in modo incomprensibile, aprì l’utero verginale che in precedenza non era stato aperto dall’unione sessuale; conservando anche dopo il parto in modo inviolabile il segno della castità.
AMBROGIO: Infatti il coito maschile non aprì i segreti dell’utero verginale, ma lo Spirito Santo infuse nell’utero inviolabile un seme immacolato. Perciò colui che aveva santificato l’altro utero affinché nascesse il Profeta, è lo stesso che aprì l’utero di sua madre, per uscire da esso immacolato.
BEDA: Usando l’espressione aprendo l’utero, parla della nascita secondo il modo normale; non così che si debba credere che, dopo che il Signore entrando nell’ospizio del sacro ventre lo ebbe santificato, uscendo poi da esso lo abbia disonorato.
GREGORIO NISSENO: Ora, solo questo parto maschile che non portava nessuna colpa dalla femminilità, viene considerato in modo spirituale: per cui viene chiamato realmente santo; così anche Gabriele, come se ricordasse che questo comando conveniva a lui solo, diceva (1,35): «Perciò l’essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio». Indubbiamente anche per gli altri primogeniti la diligenza dei Vangeli stabilisce che siano chiamati santi come se dalla offerta fatta a Dio avessero ricavato questo nome; ma per il primogenito di tutte le creature l’Angelo annuncia che nasce santo, come se fosse santo in modo proprio.
AMBROGIO: Infatti fra i nati di donna il solo santo è il Signore Gesù, il quale, grazie alla novità del parto immacolato, non avvertì il contagio della corruzione terrena, e la scacciò con la sua maestà celeste: infatti, se stiamo alla lettera, in che modo è possibile che ogni maschio sia santo quando è evidente che molti sono stati perversi? Ma è veramente santo colui che i precetti divini indicavano nella figura del mistero futuro della Legge divina; poiché solo lui aprirà il segreto generativo della Chiesa santa e vergine per la generazione dei popoli.
CIRILLO: O profondità della sapienza e della scienza di Dio! Offre delle vittime colui che per mezzo delle singole vittime viene onorato assieme al Padre; custodisce la verità delle figure della Legge; colui che come Dio è l’autore della Legge, come uomo è il custode della Legge; perciò segue: e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
BEDA: Ora, questo era il sacrificio dei poveri; infatti nella legge il Signore prescriveva senz’altro che coloro che potevano per il figlio o la figlia offrissero un agnello insieme con una tortora o una colomba; coloro invece che non fossero stati in grado di offrire un agnello, offrissero due tortore o due colombe. Perciò Dio, pur essendo ricco, si è degnato di farsi povero, affinché con la sua povertà ci facesse il dono di diventare partecipi delle sue ricchezze.
CIRILLO: Ora, dobbiamo vedere a che cosa alludano queste offerte. Certamente la tortora è, tra gli uccelli, molto loquace; e la colomba è un animale molto mansueto. Ora, tale si è fatto per noi il Salvatore, coltivando in modo perfetto la mansuetudine; e come tortora attirò il mondo riempendo con le proprie melodie il suo orto. Perciò la tortora o la colomba veniva uccisa per far vedere a noi per mezzo delle figure ciò che egli avrebbe sofferto nella sua carne per la salvezza del mondo.
BEDA: Oppure la colomba indica la semplicità, la tortora la castità; perché la colomba ama la semplicità e la tortora ama la castità, sicché nell’eventualità che perda il compagno, non si cura di trovarne un altro. A buon diritto perciò la tortora e la colomba sono offerte al Signore come vittime, perché la condotta semplice e pudica dei fedeli gli è un sacrificio gradito di giustizia.
ATANASIO: Perciò ordinò che fossero offerte tutte e due, perché, essendo l’uomo costituito di anima e di corpo, Dio ci chiede entrambe le cose, la castità e la mansuetudine, non solo del corpo ma anche dell’anima: diversamente l’uomo sarebbe un infingardo e un ipocrita, che porta come copertura di una malizia nascosta un’innocenza solo apparente.
BEDA: Ma mentre entrambi i volatili, per il comune istinto al verso gemente, designano le lacrime presenti dei santi, si distinguono tuttavia in questo, che la tortora è solita volare da sola, mentre la colomba in compagnia; e perciò questa suggerisce le lacrime nascoste della preghiera, quella le adunanze pubbliche della liturgia ecclesiale.
BEDA: Oppure la colomba, che vola a frotte, rivela la frequenza di una vita attiva, mentre la tortora, che preferisce volare da sola, fa conoscere le vette della vita contemplativa. E poiché entrambe sono vittime accette al Creatore, appositamente Luca non ha detto se sono state offerte al Signore le tortore o le colombe, per non dare la preferenza all’uno o all’altro ordine di vita, ma per insegnare che si devono seguire tutti e due.
VERSETTI 25-28a
0ra, a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito si recò al tempio, e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la legge, lo prese tra le braccia
AMBROGIO: La nascita del Signore ricevette la testimonianza non solo dagli Angeli e dai Profeti, dai pastori e dai genitori, ma anche dagli anziani e dai giusti. Perciò sì dice: Ora, a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio.
BEDA: Poiché difficilmente si custodisce la giustizia senza il timore, e non mi riferisco a quel timore che ha paura che gli vengano sottratti i beni temporali, di cui il perfetto amore si sbarazza, ma mi riferisco al timore santo di Dio che rimane in eterno, con cui quanto più ardentemente il giusto ama il Signore, tanto più ingegnosamente si guarda dall’offenderlo.
AMBROGIO: E convenientemente è giusto colui che non cercava la sua grazia, ma quella del popolo; perciò continua: che aspettava il conforto di Israele.
GREGORIO NISSENO: Il prudente Simeone indubbiamente non aspettava la felicità mondana per la consolazione di Israele, ma il vero trasferimento alla bellezza della verità mediante la separazione dall’ombra della Legge. Infatti aveva saputo mediante gli oracoli che avrebbe visto il Cristo Signore prima di lasciare questo mondo; perciò segue: lo Spirito Santo che era sopra di lui; dal quale cioè egli veniva giustificato. Il quale gli aveva rivelato che non avrebbe visto la morte senza aver veduto il Messia del Signore.
AMBROGIO: Egli desiderava indubbiamente di essere liberato dalle catene della fragilità del corpo, ma aspettava di vedere il promesso Messia; infatti sapeva che sarebbero stati beati gli occhi che l’avessero visto.
GREGORIO: Da questo testo impariamo anche con quanto desiderio gli uomini santi del popolo d’Israele bramavano di vedere il mistero della sua incarnazione.
BEDA: Ora, vedere la morte significa sperimentarla; e vedrà con grande felicità la morte chiunque si sarà prima affaticato di vedere il Signore Gesù Cristo con gli occhi della carne, vivendo nella Gerusalemme celeste e frequentando la dimora del tempio di Dio, cioè dei santi, nei quali abita Dio, e seguendo i loro esempi. Con la stessa grazia dello Spirito Santo con cui aveva saputo che sarebbe venuto il Salvatore, ora lo conosce come venuto. Perciò prosegue: Mosso dunque dallo Spirito si recò al tempio.
ORIGENE: Anche tu, se vuoi abbracciare Gesù e tenerlo nelle tue mani, ti devi sforzare con ogni fatica di avere come guida lo Spirito e di recarti al tempio di Dio; quindi segue: mentre i genitori vi portavano il bambino, cioè Maria e Giuseppe che era ritenuto suo padre, per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia.
GREGORIO NISSENO: Come fu beato quel sacro ingresso alle cose sante, per mezzo del quale si affrettò verso il termine della vita! Beate le mani che palparono il Verbo della vita e le braccia che si preparavano a riceverlo.
BEDA: Il giusto secondo la Legge prese il bambino nelle sue braccia, per significare che la giustizia delle opere legali, figurate dalle mani e dalle braccia, doveva essere cambiata dalla grazia umile e salutare della fede evangelica. Il più anziano prese nelle sue braccia Cristo infante per insinuare che si tratta di un secolo ormai spossato che sarebbe tornato all’infanzia e all’innocenza della condotta cristiana.
VERSETTI 28b-32
e benedisse Dio e disse: «Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele.
ORIGENE: Se al solo contatto dell’orlo della veste la donna è stata guarita, che si deve pensare di Simeone, il quale accolse nelle sue braccia il bambino e godeva vedendo che egli portava quel bambino che era venuto per liberare i prigionieri, sapendo che nessuno poteva farlo uscire dal chiostro del corpo con la speranza della vita futura se non chi egli teneva nelle sue braccia? Perciò si dice: e benedisse Dio dicendo: «Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace».
TEOFILATTO: L’espressione o Signore, è di chi confessa che lui è il Signore della vita e della morte; e così chi accolse nelle proprie braccia il fanciullo confessa la sua divinità.
ORIGENE: Come se dicesse: Finché non avessi tenuto nelle mie braccia il fanciullo sarei ancora rinchiuso e non sarei potuto uscire dalle catene.
BASILIO: Ora, se studi le voci dei giusti, tutte si lamentano di questo mondo e della sua deplorevole dimora. «Ohimé», dice Davide (Sal 119,5), «la mia peregrinazione si prolunga!».
AMBROGIO: Vedi quindi che il giusto, come rinchiuso nel carcere della massa corporea, vuole scomparire per cominciare a vivere con il Cristo. Ma chi vuole essere sciolto (dalle catene del corpo) vada al tempio, vada a Gerusalemme, aspetti il Cristo Signore, riceva nelle sue mani il Verbo di Dio e lo stringa come con le braccia della sua fede; allora sarà sciolto affinché non veda la morte chi ha veduto la vita.
Il GRECO: Ora, Simeone tra l’altro benediceva Dio perché le promesse che gli erano state fatte si erano veramente realizzate: infatti egli aveva potuto contemplare con i propri occhi la consolazione di Israele e portarla nelle proprie mani; perciò dice: secondo la tua parola, cioè, perché ho conseguito il termine delle promesse. Ma avendo percepito visibilmente ciò che desideravo, ora sciogli il tuo servo, che non è più colpito dal sapore della morte né è più turbato da pensieri di esitazione; perciò si aggiunge: in pace.
GREGORIO NISSENO: Poiché Cristo, dopo avere distrutto la colpa nemica, ci ha anche riconciliati col Padre, la traslazione dei santi è avvenuta nella pace.
ORIGENE: Ora, chi è colui che abbandona questo mondo in pace se non chi ha capito che in Cristo era presente Dio che riconcilia con sé il mondo e che in sé non ha più nulla di ostile a Dio, ma ha accolto in se stesso con le opere buone tutta la pace?
Il GRECO: Gli era stato promesso che non sarebbe morto prima di vedere il Cristo Signore, e avendo visto che ciò si era compiuto soggiunge: perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza.
GREGORIO NISSENO: Beati i tuoi occhi sia dell’anima sia del corpo: questi perché ammirano visibilmente Dio, quelli perché non solo considerano quanto hanno visto, ma anche perché, illuminati dalla luce dello Spirito del Signore, conoscono il Verbo nella carne: infatti il Salvatore che hai colto con i tuoi occhi è lo stesso Gesù, con il cui nome viene indicata la salvezza.
CIRILLO: Ora, il mistero di Cristo che egli schiuse negli ultimi tempi era stato preparato prima dell’origine del mondo; perciò continua: preparata da te davanti a tutti i popoli.
ATANASIO: Ossia la salvezza per mezzo del Cristo realizzata per tutto il mondo. Ma perché in precedenza è stato detto che Israele aspettava la consolazione? Perché allora conobbe nello spirito che con la consolazione di Israele sarebbe stato preparato anche il Sa per tutti i popoli
Il Greco: Fa’ anche attenzione alla perspicacia del nobile e venerando anziano: prima di apparire degno della beata visione egli aspettava la consolazione di Israele; poi, quando ottenne ciò che sperava esclamò di aver visto la salvezza di tutti i popoli, e tosto che l’ineffabile splendore del fanciullo lo illuminò, gli si chiarirono immediatamente le cose future nel processo del tempo.
TEOFILATTO: Oria, dice espressamente al cospetto (ante faciem) affinché la sua incarnazione apparisse a tutti. Egli afferma che questo Salvatore è la luce delle Genti e la gloria di Israele; perciò continua: luce per illuminare le genti.
ATANASIO: Infatti prima della venuta del Cristo le genti erano collocate nelle tenebre più profonde, prive di ogni conoscenza di Dio.
CIRILLO: Ma il Cristo che arriva diviene la luce per coloro che sono avvolti nelle tenebre e nell’errore, oppressi dalla mano del diavolo. Ora sono chiamati da Dio Padre alla conoscenza del Figlio, che è la luce vera.
ATANASIO: Poiché Israele, seppure in modo tenue, era illuminato dalla Legge, non dice che a loro venne offerta la luce, ma aggiunge: e gloria del tuo popolo Israele: ricordando la storia antica, che cioè, come una volta Mosè parlando al Signore riportò un volto radioso, così anche coloro che raggiungono la luce divina dell’umanità, sbarazzandosi dell’antico velo, secondo la stessa immagine saranno trasformati di gloria in gloria.
CIRILLO: Infatti, benché alcuni di loro siano stati disobbedienti, tuttavia i superstiti si sono salvati e per mezzo del Cristo hanno raggiunto la gloria. Tra queste primizie ci furono gli Apostoli, il cui splendore ha illuminato tutto il mondo. Inoltre il Cristo fu la gloria di Israele in modo particolare, perché secondo la carne procedette da loro; sebbene come Dio egli sovraintenda a tutti, benedetto nei secoli.
GREGORIO NISSENO: Perciò dice espressamente: del tuo popolo, non solo perché egli viene adorato da loro, ma anche perché è nato da loro secondo la carne.
BEDA: E mentre per le Genti si parla di rivelazione, per Israele si preferisce parlare di gloria, perché «quando entrerà la pienezza delle Genti, allora tutto Israele sarà salvato» (Rm 10,15-26).
VERSETTI 33-34
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione; perché siano svelati i pensieri di molti cuori, e anche a te una spada trafiggerà l’anima».
Il GRECO: Ogniqualvolta noi ci ricordiamo di cose sublimi, altrettante volte si rinnova in noi il miracolo; perciò si dice: Il padre e la madre si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
ORIGENE: Tanto dall’Angelo come dalla moltitudine dell’esercito celeste, come pure dai pastori e da Simeone.
BEDA: Lo chiama padre del Salvatore non perché fosse realmente suo padre, ma perché per salvaguardare la fama di Maria egli era stimato da tutti come padre.
AGOSTINO: Sebbene si potesse chiamare suo padre per lo stesso motivo per cui era considerato giustamente marito di Maria senza l’accoppiamento della carne, cioè in modo assai più profondo che se il figlio fosse stato adottato da altri. Giuseppe non doveva essere chiamato padre di Gesù Cristo, non per il fatto che non l’aveva generato con il connubio: infatti in qualche caso uno è padre rispetto a colui che, non essendo stato generato dal proprio coniuge, è stato adottato da altri.
ORIGENE: Chi vuol fare una ricerca più approfondita, può dire perché l’ordine della generazione viene condotto da Davide fino a Giuseppe; e affinché non sembri che Giuseppe venga nominato invano, perché non era padre del Salvatore, si tenga presente che, perché l’ordine della generazione fosse completo, egli è stato chiamato padre del Signore.
Il GRECO: Dopo aver terminato le lodi divine, Simeone si rivolge alla benedizione di coloro che avevano portato il bambino; perciò segue: Simeone li benedisse: egli imparte la sua benedizione a entrambi, ma indirizza soltanto alla madre i presagi delle cose occulte; e ciò in quanto mediante la benedizione comune Giuseppe non venisse privato della apparenza di padre; ma mediante le cose che dice alla madre in disparte da Giuseppe, egli mostra che lei è la vera genitrice: perciò segue: e parlò a Maria sua madre: egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele.
AMBROGIO: Considera come è stata diffusa abbondantemente verso tutti la grazia nella generazione del Signore, e come la profezia è stata negata agli increduli ma non ai giusti. Ecco che anche Simeone profetizza che il Signore è venuto per la rovina e la risurrezione di molti.
ORIGENE: Chi dà una spiegazione semplice può dire che egli è venuto per la rovina degli infedeli e per la risurrezione dei credenti.
CRISOSTOMO: Infatti come la luce, sebbene disturbi gli occhi deboli, è sempre luce, allo stesso modo il Salvatore continua a essere sempre tale anche se molti vanno in rovina; infatti il suo compito non è la loro distruzione, che è frutto del loro delirio. Perciò il suo potere non si fa vedere soltanto nella salvezza dei buoni, ma anche nella dispersione dei cattivi: infatti poiché il sole fa molta luce, perciò disturba soprattutto i deboli di vista.
GREGORIO NISSENO: Ora considera la bella esposizione della distinzione: Senza dubbio viene detto preparazione della salvezza davanti a tutti i popoli, mentre è la rovina e la risurrezione di molti. Infatti il disegno divino è la salvezza e la deificazione dei singoli, mentre la caduta e la risurrezione è in vista di molti, sia credenti come dei non credenti. E non è una cosa assurda che gli abbattuti e gli increduli siano sollevati.
ORIGENE: Ma un commentatore minuzioso dirà che non cade se non chi prima stava in piedi. Perciò concedimi uno che prima stava in piedi e per la rovina del quale è venuto il Salvatore.
GREGORIO NISSENO: Ma con ciò egli designa la rovina verso le cose più basse: come se non dovessero essere puniti allo stesso le modo coloro che si trovarono prima del mistero dell’incarnazione e coloro che si trovano dopo l’incarnazione e la predicazione. Ed essi sono soprattutto dal popolo di Israele, perché era necessario che essi fossero privi degli antichi beni e che espiassero pene più gravi di tutti gli altri popoli; poiché essi si rifiutarono di accogliere colui che era stato loro per lungo tempo annunciato e adorato, e tra loro stessi generato. Perciò essi vengono specialmente minacciati di rovina, e non solo per quanto concerne la salvezza spirituale, ma anche per la distruzione della città e dei suoi abitanti. Invece la risurrezione viene promessa ai credenti, in parte a coloro che si trovavano sotto la Legge e che sarebbero stati liberati dalla schiavitù, e in parte a coloro che con Cristo sono stati sepolti e con lui sono risorti. Ora, con queste parole intendi attraverso la concordanza degli ammaestramenti con i detti profetici, poiché lo stesso unico Dio e legislatore ha parlato sia nei Profeti che nel Nuovo Testamento: il discorso profetico proclamò che sarebbe stato un masso di rovina e una pietra di scandalo per non sconcertare chi avrebbe creduto in lui.
ORIGENE: E si deve intendere qualche cosa di più alto contro coloro che abbaiano contro il Creatore dicendo: Ecco il Dio della Legge e dei Profeti, guardate chi egli sia. «Io, dice (Dt 32,39), uccido, io faccio rivivere». Ma se cruento è il giudice e crudele il Creatore poiché afferma queste cose, è evidentissimo che Gesù è il Figlio suo: infatti le stesse cose sono qui scritte di lui, che cioè egli viene per la rovina e la risurrezione di molti.
AMBROGIO: Affinché, tu possa distinguere i meriti dei giusti e dei peccatori, e per la qualità delle nostre azioni il giudice verace e giusto distingua le pene o i premi.
ORIGENE: Ora bisogna considerare attentamente che il Salvatore non è venuto per assegnare in modo non equo alcuni alla rovina e altri alla risurrezione: infatti, poiché mi trovavo nel peccato, in primo luogo mi occorreva cadere e morire al peccato. Quindi anche i santi Profeti, quando contemplavano le cose in modo più critico, si prostravano per terra, per purificarsi dai peccati in modo più completo: questo è quanto il Salvatore ti concede per prima cosa. Eri un peccatore: cessi in te il peccatore per poter poi risorgere e dire: «Se siamo insieme morti, con lui insieme anche vivremo» (2Tm 2,11).
CRISOTOMO: Indubbiamente la risurrezione è una nuova condotta: infatti quando il lussurioso diventa casto, l’avaro generoso, il crudele mansueto, allora si celebra la risurrezione, è morto il peccato e risorta la giustizia. Poi prosegue: segno di contraddizione.
BASILIO: Prendendo propriamente il segno di contraddizione, nella Scrittura esso è la croce. In Nm 21,9 si legge: «Mosè dunque fece un serpente di bronzo e lo mise come segno»
GREGORIO NISSENO: Mescola il disonore con la gloria. Infatti per noi cristiani questo segno è l’indizio di questa cosa: cioè della contraddizione; infatti da alcuni viene preso come ridicolo e orribile, mentre da altri come venerando. Oppure forse chiama segno il Cristo stesso, in quanto sta al di sopra della natura ed è l’autore dei segni.
BASILIO: Egli infatti è il segno che indica qualche cosa di ammirevole e nascosto: per la vista per i più semplici; per l’intelletto per coloro che hanno un intelletto bene addestrato.
ORIGENE: Infatti tutte le cose narrate dalla storia di Cristo sono segni di contraddizione: non perché contraddicano coloro che credono in lui: (noi sappiamo indubbiamente che le cose che vi sono scritte sono vere), ma perché presso gli increduli tutte le cose che sono scritte di lui, sono segni di contraddizione.
GREGORIO NISSENO: Queste cose sono dette del Figlio, ma riguardano sua madre, mentre essa prende per sé sia le cose pericolose che quelle gloriose, poiché le vengono annunziate non solo cose fauste ma anche dolorose; infatti prosegue: anche a te una spada trafiggerà l’anima.
ORIGENE: Nessun racconto riferisce che la beata Maria sia uscita da questa vita uccisa da una spada; anche perché con il ferro non si suole uccidere l’anima ma il corpo; perciò non ci rimane altro che intendere quella spada di cui si dice (Sal 58,8): «E una spada è sulle loro labbra», cioè che il dolore della passione del Signore avrebbe trapassato la sua anima; infatti, benché sapesse che il Cristo in quanto Figlio di Dio sarebbe morto volontariamente e non dubitasse che egli avrebbe sconfitto la morte, tuttavia ella non poté vedere senza un senso di profondo dolore che colui che era stato procreato dalla sua stessa carne venisse crocifisso.
AMBROGIO: Oppure mostra la prudenza di Maria che non ignorava il mistero celeste: «Poiché viva è la parola di Dio ed efficace e più tagliente di una spada a due tagli»(Eb 4,12).
AGOSTINO: Oppure significò che Maria, per mezzo della quale è stato portato il mistero dell’incarnazione, nella morte del Signore fu colpita da un senso di stupore, vedendo che il Figlio di Dio veniva così umiliato da sprofondare sino alla morte. E come una spada che passa di fianco a un uomo incute paura ma non lo colpisce, così il dubbio procurò tristezza ma non uccise, perché non si stabilì nell’anima ma passò oltre come attraverso un’ombra.
GREGORIO NISSENO: Ma egli indica che essa non fu la sola a intrattenersi circa la passione quando soggiunge: perchè siano svelati i pensieri di molti cuori. L’espressione perché (ut) significa il fatto, perché non viene usata in senso causale. Infatti, mentre accadevano tutte queste cose, si manifestò il pensiero di molti: poiché molti nella croce confessavano Dio, mentre altri non cessavano neppure ora di insultarlo e di accusarlo. Oppure ciò è stato detto perché nel tempo della passione fossero svelati i pensieri nei cuori di molti, e questi si correggessero attraverso la risurrezione: infatti dopo l’incertezza, giunse presto in essi la certezza; a meno che uno non prenda la rivelazione per la illuminazione, come succede spesso nella Scrittura.
BEDA: Ma fino alla fine dei tempi la spada di una durissima tribolazione non cessa di attraversare l’anima della Chiesa, allorché il segno della fede viene contraddetto dagli empi; allorché all’ascolto della parola di Dio essa considera gemendo che molti risorgono con Cristo mentre molti altri si allontanano dalla fede; quando, mentre le si rivelano i pensieri di molti cuori, nei quali aveva seminato l’ottimo seme del Vangelo, vede germogliare la zizzania del vizio, o da sola o più del giusto.
ORIGENE: C’erano negli uomini anche i pensieri cattivi, che sono stati manifestati affinché chi e morto per noi li potesse uccidere. Infatti fino a quando erano nascosti, era impossibile estirparli completamente; perciò anche noi, se abbiamo peccato, dobbiamo dire: «Il mio peccato non l’ho nascosto» (Sal 31,5). Se infatti noi riveleremo i nostri peccati non solo a Dio, ma anche a coloro che possono curare le nostre ferite, i nostri peccati verranno cancellati.
VERSETTI 36-38
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, ed era vissuta col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza. Era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento si mise anche lei a lodare il Signore e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Israele.
AMBROGIO: Aveva profetizzato Simeone, aveva profetizzato una donna sposata, aveva profetizzato una vergine, dovette profetizzare anche una vedova, perché non mancasse qualche professione o sesso; perciò si dice: C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser.
TEOFILATTO: L’Evangelista indugia nella descrizione di Anna, indicando il padre e la tribù, e portando molti testimoni che avevano visto il padre e la tribù.
GREGORIO NISSENO: O perché in quel tempo c’erano molte altre donne che portavano quel nome. Così, per distinguerla in modo chiaro, ricorda suo padre e descrive la qualità della sua stirpe.
AMBROGIO: In verità Anna, grazie ai servizi e ai costumi della vedovanza, viene presentata come degna di essere creduta nel suo annunciare la venuta del Redentore di tutti. Perciò prosegue: Era molto avanzata in età, ed era vissuta sette anni col marito dal tempo in cui era ragazza. Era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni.
ORIGENE: Infatti lo Spirito Santo non abitò in lei in modo fortuito: poiché il primo bene è che, se una può, conservi la grazia della verginità; ma se non ha potuto fare questo, e poi le accade di perdere il marito, resti vedova; e non solo nel caso della morte del marito ma anche quando egli vive, deve avere l’intenzione che, se anche ciò non accade, la sua volontà e il suo proposito siano incoronati da Dio; perciò dica: faccio il voto e prometto questo: se mi succede qualche cosa di umano che io non desidero, non farò altro che restare incontaminata e vedova. Pertanto giustamente la santa donna si meritò di ricevere lo spirito di profezia, perché con la lunga castità e anche con i prolungati digiuni salì fino a questa vetta; perciò continua: non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.
GREGORIO NISSENO: In ciò è evidente che c’era in lei l’insieme di tutte le altre virtù. E vedi come essa sia uguale a Simeone nelle virtù: essi si trovavano insieme nel tempio, ed entrambi furono considerati degni della grazia della profezia; perciò continua: Sopraggiunta in quel momento si mise anche lei a lodare il Signore; cioè ringraziava, vedendo in Israele la salvezza del mondo, e confessava circa Gesù, perché lui sarebbe stato il Redentore e il Salvatore. Donde continua: e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Israele. In verità, poiché la profetessa Anna ha parlato poco di Gesù e in modo non troppo chiaro, il Vangelo non riferisce ordinatamente le cose che sono state dette da lei. Ora, per questo forse qualcuno riconoscerà che Simeone venne prima poiché conservava la regola della Legge; infatti lo stesso nome sottolinea l’obbedienza; essa invece parla della grazia, che viene manifestata dal significato del nome; tra i due si trova in mezzo il Cristo, il quale lasciò il primo mentre moriva con la Legge, mentre alimentò costei mentre viveva con la grazia.
BEDA: Secondo l’interpretazione mistica Anna significa la Chiesa, che nel tempo presente è quasi resa vedova a causa della morte del suo sposo. Anche il numero degli anni della sua vedovanza indica il tempo della Chiesa, in cui, mentre si trova nel corpo, cammina pellegrina lontana dal Signore. Indubbiamente sette per dodici fa ottantaquattro; e mentre il sette si riferisce al corso di questo tempo, che si svolge in sette giorni, invece il dodici si riferisce alla perfezione dell’insegnamento apostolico. Perciò sia che la Chiesa universale sia qualsiasi anima credente, che ha cura di dedicare tutto il tempo della propria vita agli insegnamenti apostolici, viene lodata per avere servito il Signore per ottantaquattro anni. Anche il tempo di sette anni nei quali visse con il marito, è congruo: infatti grazie a un privilegio della maestà del Signore, con cui, mentre si trovava nella carne, insegnò, in segno di perfezione esso viene semplicemente espresso nel numero di sette anni. Inoltre è favorevole ai misteri della Chiesa sia che Anna, che significa grazia, sia figlia di Fanuele, che vuol dire volto di Dio, sia che discenda dalla tribù di Aser, che significa del beato.
VERSETTI 39-40
Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava pieno di sapienza, e la grazia di Dio era in lui.
BEDA: A questo punto Luca tralascia quelle cose che egli sapeva che erano state esposte sufficientemente da Matteo: cioè che dopo questi avvenimenti, per non essere trovato da Erode ed essere ucciso, Gesù fu condotto dai suoi genitori in Egitto, e dopo la morte di Erode, avendo fatto di novo ritorno in Galilea, cominciò a vivere a Nazaret, che era la sua città. Infatti i singoli Evangelisti sono soliti tralasciare cose che o sanno che sono già state raccontate da altri, o che nello Spirito prevedevano che sarebbero state narrate da altri, sicché nell’ordine della narrazione fosse evidente che nulla era stato omesso; perciò tenendo conto di quanto è stato scritto da un altro Evangelista, il lettore diligente trovi quello che è stato tralasciato in questo luogo. Così, tralasciate molte cose, Luca dice: Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret.
TEOFILATTO: Indubbiamente come patria la loro città era Betlemme, ma come abitazione era Nazaret.
AGOSTINO: Forse ora colpisce come Matteo possa dire che i suoi genitori con il bambino si recarono in Galilea perché per paura di Archelao non vollero andare in Giudea, quando invece sembra che siano andati in Galilea perché la loro città era Nazaret di Galilea, come Luca qui non passa sotto silenzio. Ma si deve capire il testo in cui l’Angelo in sogno disse a Giuseppe quando era in Egitto (Mt 2,20): «Levati, prendi il bambino e sua madre e torna nella terra di Israele». Quest’ordine fu compreso da Giuseppe in primo luogo in modo tale che egli pensò che gli fosse stato comandato di recarsi in Giudea; questa infatti poteva essere intesa anzitutto come la terra di Israele. Ma in seguito, quando seppe che là regnava Archelao figlio di Erode, non volle esporsi a quel pericolo; poiché si poteva intendere la terra di Israele in modo tale che con essa fosse designata la Galilea, poiché il popolo di Israele abitava anche in essa.
Il GRECO: O anche in un altro modo. Qui Luca annovera il tempo prima della discesa in Egitto; infatti Giuseppe non ve la condusse prima della purificazione. In verità prima che scendessero in Egitto essi non ricevettero l’ordine per mezzo degli oracoli di recarsi a Nazaret; anzi, dimorando più volentieri nella loro patria, vi si recarono spontaneamente. Infatti poiché la salita a Betlemme non era avvenuta per nessun altro scopo che quello del censimento, compiuto ciò per cui erano saliti, scendono nuovamente a Nazaret.
TEOFILATTO: Secondo il corpo (Cristo) avrebbe potuto uscire dall’utero di Maria nella misura dell’età matura; ma ciò può sembrare vero soltanto all’immaginazione; perciò egli cresce un po’ alla volta; quindi prosegue: Il bambino cresceva e si fortificava.
BEDA: Si deve notare la distinzione delle parole: poiché il Signore nostro Gesù Cristo, per il fatto che era un bambino, cioè perché aveva indossato l’abito della fragilità umana, doveva crescere e fortificarsi.
ATANASIO: Del resto, se secondo qualcuno la carne viene cambiata nella natura divina, come poteva crescere? Infatti attribuire una crescita all’Increato è una cosa empia.
CIRILLO: In verità in modo opportuno egli unisce alla crescita in età l’aumento in sapienza, quando dice: si fortificava, cioè nello spirito; infatti secondo la misura dell’età corporea, la natura divina rivelava la propria sapienza.
TEOFILATTO: Se infatti, mentre il bambino era ancora piccolo di età, avesse mostrato ogni sapienza, ciò sarebbe apparso una cosa prodigiosa; mentre invece, mediante la crescita dell’età, egli rivelava se stesso percorrendo così tutte le fasi della vita. Però non si dice che si fortificava come se ricevesse la sapienza: infatti ciò che era sommamente perfetto sin dall’inizio, come avrebbe potuto diventare in seguito più perfetto? Perciò continua: pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra in lui.
BEDA: Certamente (pieno) di sapienza, «poiché in esso abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col. 2,9); poi di grazia, poiché all’uomo Gesù Cristo fu concessa una grande grazia affinché dal momento in cui cominciò a esistere come uomo, fosse perfettamente Dio; tanto più per il fatto che era il Verbo di Dio, e Dio non aveva bisogno né di fortificarsi né di crescere. Inoltre, mentre era ancora fanciullo, aveva la grazia di Dio; così che allo stesso modo che in lui tutte le cose erano meravigliose, così anche la sua infanzia fosse ammirevole, e in essa si compisse la Sapienza di Dio.