
DICIANNOVESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
10 Agosto 2024 / by Padre Angelico / Commenti al vangelo / i-tempi-della-chiesa, il-ritorno-di-gesù, le-due-venute-di-gesù, padre, padri-della-chiesa, pane, pane-disceso-dal-cielo, vangelo
Vangelo Commentato dai Padri
DICIANNOVESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
Vangelo di Giovanni 6, 41-51
In quel tempo, i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno ammaestrati da Dio”. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che qualcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
VERSETTI 41-46
Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù dunque rispose e disse loro: «Non mormorate fra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno ammaestrati da Dio”. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo chi viene da Dio ha visto il Padre.
CRISOSTOMO: I Giudei, credendo di potersi impadronire del cibo materiale, non erano turbati fino a quando non si sentirono sfidati; perciò si dice: Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: lo sono il pane vivo disceso dal cielo. Sembra che fossero turbati per il fatto che aveva detto di essere disceso dal cielo; ma non era questa la causa del loro turbamento, bensì il fatto che così pensavano di non poter godere del cibo materiale. Infatti continuavano ancora ad ammirarlo, a causa del segno recente; per questo motivo non dissentivano da lui apertamente, ma mormorando manifestavano il loro turbamento. Che cosa essi mormorassero lo aggiunge dicendo: E dicevano: Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?
AGOSTINO: Essi erano molto lontani dal pane del cielo e non sapevano aver fame di esso. Ciò perché non avevano la fame dell’uomo interiore.
CRISOSTOMO: Infatti è evidente che essi non conoscevano ancora la sua stupenda generazione, per cui lo ritenevano ancora figlio di Giuseppe. Ma non sono rimproverati per questo. Infatti non risponde loro: Non sono il figlio di Giuseppe, perché non erano in grado di capire questa nascita straordinaria. Ma se non potevano capire chiaramente la sua nascita secondo la carne, tanto meno erano in grado di capire la sua nascita superiore.
AGOSTINO: Egli assunse la carne dagli uomini, ma non secondo la modalità umana; avendo infatti un Padre in cielo, scelse una madre sulla terra, e mentre là è nato senza la madre, qui nasce senza il padre. Segue la risposta a coloro che mormoravano: Gesù dunque rispose e disse loro: Non mormorate fra di voi, come se dicesse: So perché voi non avete fame di questo pane, sicché voi non lo capite e non lo cercate. Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato. Quale grande raccomandazione della grazia: nessuno viene se non è attratto! Chi essa attiri e chi non attiri; perché attiri uno e non l’altro, non giudicarlo se non vuoi cadere in errore. Accogli la dottrina e cerca di capirla; se non sei attratto prega per esserlo.
CRISOSTOMO: Ma qui i Manichei vanno all’assalto dicendo che nulla è lasciato alla nostra libertà. Tuttavia le parole del Signore non distruggono ciò che è in noi, ma fanno vedere che noi abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio: infatti non mostrano chi viene come costretto; ma chi ha molti ostacoli da affrontare lungo il suo cammino.
AGOSTINO: Ma se siamo attratti al Cristo senza la nostra volontà, allora noi crediamo senza la nostra volontà; non c’è nessun esercizio della volontà, ma soltanto la costrizione. Uno può entrare nella Chiesa non volendo, ma non può credere che volendo: «Poiché col cuore si crede così da pervenire alla giustizia» (Rm 10,10). Perciò se uno viene attratto contro la sua volontà, non crede; se non crede non viene a me: infatti non corriamo verso Cristo camminando, ma credendo; e ci accostiamo a lui non con il movimento del corpo, ma con la volontà del cuore: perciò sei attirato dalla volontà. Ma che cosa significa essere attirato dalla volontà? «Cerca la gioia nel Signore; esaudirà i desideri del tuo cuore» (Sal 36,4). C’è un piacere del cuore, al quale il pane celeste è dolce. Inoltre, se al poeta è lecito dire: «Trahit sua quemque voluptas», quanto più fortemente noi dobbiamo dire che viene attratto al Cristo l’uomo che si diletta della verità, della beatitudine, della giustizia, della vita eterna, il che tutto insieme è il Cristo. Forse che i sensi del corpo hanno i loro piaceri, mentre l’animo è abbandonato dai propri? Dammi uno che ama, che desidera, che è fervente, che sospira la sorgente della patria eterna, ed egli capisce ciò che dico. Ma perché volle dire: se non lo attira il Padre? Se dobbiamo essere attirati da qualcuno, lasciateci attrarre da colui al quale chi ama dice: «Attraimi, dietro a te correremo» (Ct 1,3). Ma facciamo attenzione a ciò che questo significa. Il Padre attira al Figlio coloro che credono nel Figlio perché pensano che abbia come Padre Dio. Infatti il Padre ha generato un Figlio uguale a sé stesso: e chi pensa e nella sua fede sente e rimugina che colui in cui crede è uguale al Padre, il Padre lo attira verso il Figlio. Ario lo credette una creatura; il Padre non lo ha attratto. Fotino ha detto: Cristo è soltanto un uomo. Chi crede in questo modo, il Padre non lo attira. Invece ha attratto san Pietro, il quale disse (Mt 16,16): «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»; perciò gli è stato risposto (ivi, v. 17): «Perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli». Questa stessa rivelazione costituisce l’attrazione. Infatti se attirano coloro che si rivelano agli amanti tra i piaceri terreni, come non attira il Cristo rivelato dal Padre? Infatti che cosa brama l’anima di più forte della verità? Ma qui gli uomini sono affamati, mentre là saranno saziati. Perciò aggiunge: e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Come se dicesse: Sarà saziato, per il fatto che qui ha sete, nella risurrezione dei morti, perché io lo risusciterò.
AGOSTINO: Oppure il Padre attira al Figlio con le opere che faceva per mezzo di lui.
CRISOSTOMO: Indubbiamente non è piccola la dignità del Figlio se il Padre attira gli uomini verso di lui e il Figlio li risuscita, non dividendo le opere rispetto al Padre, ma mostrando l’eguaglianza del loro potere. Poi mostra la modalità secondo cui il Padre attira, dicendo: Sta scritto nei Profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Considera la dignità della fede: poiché non dagli uomini né per mezzo degli uomini, ma da Dio stesso devono apprenderla. Il maestro presiede disposto a trasmettere a tutti i suoi insegnamenti, comunicando a tutti la sua dottrina. Ma se tutti sono disposti a essere ammaestrati da Dio, perché alcuni non credono? Perché questo viene detto di molti, ossia di tutti coloro che vogliono.
AGOSTINO: Oppure diversamente. Come parliamo correttamente quando diciamo di un maestro di lettere che si trova solo in una città: qui egli insegna lettere a tutti; non che tutti imparino, ma chiunque studia le lettere non le studia da altri che da lui; così diciamo giustamente: Dio insegna a tutti di venire al Cristo non perché tutti vengono, ma perché nessuno viene in altro modo.
AGOSTINO: Oppure diversamente. Tutti gli uomini di quel regno verranno ammaestrati da Dio; non udranno nulla dagli uomini: infatti, sebbene ciò che ascoltano in questo mondo con l’orecchio esterno provenga dagli uomini, tuttavia quello che capiscono è dato loro dal di dentro; dall’interno viene la luce e la rivelazione. Io posso far entrare nei vostri orecchi i suoni con la forza, ma se dentro non c’è lui a rivelare il loro significato, in che modo voi Giudei potete riconoscermi, voi che non siete stati ammaestrati dal Padre?
BEDA: Egli fa uso del plurale quando dice nei Profeti, perché tutti i Profeti ripieni dello stesso e unico Spirito, anche se hanno profetizzato cose diverse, tuttavia miravano alla stessa cosa; e qualsiasi cosa uno dice, tutti gli altri concordano con lui; come nella profezia di Gioele, il quale dice: Tutti saranno ammaestrati da Dio.
GLOSSA: Questo testo non lo troviamo in Gioele, ma c’è qualche cosa di simile; infatti vi si dice (2,33): «Figli di Sion, esultate e gioite nel Signore Dio nostro, perché il Signore ci ha dato un maestro». Tuttavia si trova più esplicitamente in Isaia là dove si dice (54,13): «Tutti i tuoi figli ammaestrati dal Signore darò a te».
CRISOSTOMO: Indubbiamente ciò è molto importante, perché prima apprendevano attraverso gli uomini le cose di Dio, mentre ora le imparano per mezzo dell’unico Figlio di Dio e dello Spirito Santo.
AGOSTINO: Tutti coloro che sono ammaestrati da Dio vanno al Figlio, perché hanno ascoltato e hanno imparato dal Padre mediante il Figlio; perciò viene aggiunto: Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui viene a me. Ora, se chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui viene a me, chiunque non viene non ascolta il Padre né impara. Questa scuola è assai lontana dai sensi della carne: in essa si ode il Padre il quale insegna in che modo si viene al Figlio; e ciò non viene fatto con gli orecchi della carne, ma con il cuore, dove si trova il Figlio stesso; poiché egli è il suo Verbo per mezzo del quale insegna in questo modo, e allo stesso tempo si trova anche lo Spirito Santo; infatti noi sappiamo che le opere della Trinità sono inseparabili. Ma questo è attribuito soprattutto al Padre, perché da lui procedono il Figlio e lo Spirito santo. Perciò la grazia che dalla divina abbondanza viene concessa segretamente ai cuori umani, non viene respinta da nessuno per la durezza del suo cuore; anzi, viene concessa anzitutto perché sia tolta la durezza del cuore. Perché dunque non ammaestra tutti perché vengano al Cristo? Perché dunque coloro che egli ammaestra, li ammaestra per la misericordia, mentre coloro che non ammaestra, non li ammaestra per il giudizio? Ma se dicessimo che coloro che egli non ammaestra desiderano imparare, riceveremmo la seguente risposta: dove è il testo che dice (Sal 84,7): «Tu, o Dio, tornerai a vivificarci…»? Oppure, se Dio non ricava i volenti dai nolenti, perché la Chiesa prega, secondo il precetto del Signore, per i suoi persecutori? Poiché nessuno può dire: ho creduto, perciò mi ha chiamato; ma piuttosto: la misericordia preveniente di Dio mi ha chiamato affinché io potessi credere.
AGOSTINO: Ecco dunque come il Padre attira insegnando la verità e non imponendo la necessità: infatti è proprio di Dio attirare. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui viene a me. Che cosa dunque? Il Cristo non ha insegnato nulla? Perché questo? Non è forse vero che gli uomini non hanno visto il Padre ammaestrare, mentre hanno visto il Figlio? Perciò il Figlio diceva, mentre il Padre insegnava. Infatti se io che sono un uomo ammaestro colui che ascolta la mia parola, anche il Padre ammaestra chi ascolta il suo Verbo. Egli stesso spiega questo e ci mostra che cosa aveva detto, soggiungendo immediatamente: Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo chi viene da Dio ha visto il Padre. Come se dicesse:Affinché quando vi dico: Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, non abbiate a replicare tra di voi: Noi non abbiamo mai visto il Padre, in che modo possiamo imparare da lui?, ascoltate me. Io ho conosciuto il Padre, io sono da lui allo stesso modo in cui la parola è da colui dal quale essa procede; ma non che essa risuoni e passi, bensì rimane con colui che parla e attira chi la ascolta.
CRISOSTOMO: Noi tutti siamo da Dio. Ma egli tralascia qui di ricordare ciò che appartiene specialmente e principalmente al Figlio a causa della debolezza degli uditori.
VERSETTI 47-51
In verità, in verità vi dico: Chi crede in me ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti. Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
AGOSTINO: Il Signore volle rivelare che cosa egli era. Perciò dice: In verità, in verità vi dico: Chi crede in me ha la vita eterna. Come se dicesse: Chi crede in me, ha me. Ma che cosa significa avere me? Significa avere la vita eterna; ora, la vita eterna è il Verbo che in principio era presso Dio, e la vita era la luce degli uomini. La vita assunse la morte, perché la vita uccidesse la morte.
CRISOSTOMO: Ma poiché la folla insisteva chiedendo il cibo temporale, e si ricordava del cibo che era stato dato ai loro padri, per far capire che tutte quelle cose erano prefigurazioni della verità presente, egli fa menzione del cibo spirituale dicendo: Io sono il pane della vita. Egli chiama sé stesso pane della vita perché contiene la nostra vita, sia quella presente sia quella futura.
AGOSTINO: Ma poiché essi si vantavano della manna, soggiunge: i padri vostri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti. Perciò sono i vostri padri perché voi siete simili a loro: mormoratori i padri di figli mormoratori; infatti si dice che quel popolo non abbia offeso Dio di più che mormorando contro Dio. Ma sono morti perché credevano alle cose che vedevano, mentre non credevano né comprendevano le cose che non vedevano.
CRISOSTOMO: E non senza ragione aggiunge: nel deserto, ma alludendo di nascosto al fatto che non durò molto il tempo in cui fu data la manna, e neppure con essa entrarono nella terra promessa. Ma poiché vedevano nel pane dato da Gesù qualche cosa di inferiore al pane concesso ai padri, il quale discendeva dall’alto mentre il miracolo dei pani veniva dal basso, aggiunge: Questo è il pane che discende dal cielo.
AGOSTINO: La manna significava questo pane; l’altare di Dio significava questo pane. Tutti e due erano dei sacramenti, diversi nei segni, ma uguali nella cosa significata. Ascolta l’Apostolo (1Cor 10,3): «Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale».
CRISOSTOMO: Poi fa loro vedere che ciò che li poteva persuadere sopra ogni altra cosa era il fatto che erano diventati molto migliori dei loro padri, che mangiando la manna morirono; perciò soggiunge: perché chi ne mangia non muoia. Dal fine di entrambi i cibi mostra la loro diversità. Ora, qui chiama pane le dottrine salvifiche e la fede in lui, cioè il suo corpo: infatti queste cose preservano l’anima.
AGOSTINO: Ma forse non moriamo anche noi, che pure mangiamo il pane che discende dal cielo? Essi sono morti come anche noi moriremo per quanto concerne la morte di questo corpo visibile e carnale; invece, per quanto concerne la morte spirituale, per la quale i loro padri sono morti, Mosè e molti di coloro che piacquero a Dio mangiarono la manna e non morirono, perché intesero il cibo visibile spiritualmente, lo gustarono spiritualmente e furono saziati spiritualmente. Anche noi oggi riceviamo un cibo visibile, ma una cosa è il sacramento e un’altra la forza del sacramento: poiché molti sono quelli che prendono dall’altare e prendendo muoiono; perciò l’Apostolo dice (1Cor 11,29): «Poiché chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna». Perciò mangiare spiritualmente il pane celeste è portare all’altare la propria innocenza. I peccati, anche se quotidiani, non causano la morte. Prima di accostarti all’altare fa’ attenzione alla preghiera che dice: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). Se tu li rimetti, ti saranno rimessi. Accostati tranquillo: è pane, non veleno. Infatti, se uno mangia di questo pane non muore; ma questo per quanto concerne la forza del sacramento, non per quanto riguarda il sacramento visibile; cioè chi mangia interiormente, non esteriormente.
ALCUINO: Perciò, dico, non muore chi mangia di questo pane, perché Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
TEFILATTO: Cioè per il fatto che si è incarnato. Perciò prima egli non fu solo un uomo che poi ha assunto la divinità, come fantastica Nestorio.
AGOSTINO: Anche la manna discese dal cielo; ma la manna era l’ombra, mentre egli è la verità.
ALCUINO: E’ la mia vita che vivifica; perciò prosegue: Se uno mangia di questo pane vivrà, non soltanto nella vita presente mediante la fede e la giustizia, ma in eterno.
AGOSTINO: Conseguentemente il Signore precisa in che modo egli si dice pane, non solamente secondo la divinità che dà da mangiare a tutti, ma anche secondo la natura umana assunta dal Verbo di Dio, quando aggiunge: il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.
BEDA: Il Signore diede questo pane nel momento in cui consegnò ai suoi discepoli il mistero del suo corpo e del suo sangue, e quando offrì sé stesso al Padre sull’altare della croce. L’espressione: per la vita del mondo, non dobbiamo intenderla per gli elementi del mondo, ma per gli uomini che sono indicati col nome di mondo.
TEOFILATTO: Quando dice: il pane che io darò, mostra la sua potestà, poiché non come un servo inferiore al Padre egli è stato crocifisso, ma volontariamente: infatti, sebbene si dica che è stato offerto dal Padre, tuttavia egli ha offerto sé stesso. Ma fa’ attenzione che il pane che viene da noi assunto nel sacramento non porta soltanto la figura della carne di Cristo, ma è esso stesso la vera carne di Cristo; infatti non disse: il pane che io darò porta la figura della mia carne, ma è la mia carne. Con parole indicibili mediante la mistica benedizione e l’inabitazione dello Spirito Santo questo pane viene trasformato nella carne di Cristo. Ma perché noi non vediamo la carne? Perché se si vedesse la carne nell’assumerla, noi saremmo presi dallo spavento: perciò accondiscendendo alla nostra debolezza, il cibo mistico ci viene offerto sotto apparenze conformi alla nostra mente. Egli ha offerto la sua carne per la vita del mondo, perché morendo egli distrugge la morte. Io comprendo per “la vita del mondo” anche la risurrezione: infatti la morte del Signore ha meritato la risurrezione generale a tutto il genere umano. Ma forse ha chiamato “vita del mondo” anche la vita che consiste nella santificazione e nella beatificazione mediante lo Spirito: infatti, sebbene non tutti ricevano la vita che consiste nella santificazione e nello Spirito, tuttavia il Signore ha offerto sé stesso per il mondo, e per quanto sta in lui tutto il mondO viene santificato.
AGOSTINO: Ma quando la carne concepisce che Egli chiama pane la carne? Il fedele conosce e riceve il corpo di Cristo se si affatica per essere il corpo di Cristo. E diviene il corpo di Cristo se vuole vivere dello Spirito di Cristo: infatti vive dello Spirito di Cristo soltanto il corpo di Cristo. Forse che il mio corpo vive del tuo spirito? L’Apostolo presenta questo pane dicendo (1Cor 10,17): «Noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo». O sacramento di pietà, o segno di unità, o vincolo di carità! Chi vuole vivere si accosti, creda, venga incorporato per essere vivificato.